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Monegraph e Ascribe: protezione grafica online

Un progetto di arte digitale costruito e inteso come proof of concept che usa la tecnologia blockchain è Monegraph. Con questa applicazione (per ora) gratuita, gli utenti possono monetizzare più facilmente i loro progetti grafici online (che sono già stati creati e pubblicati sul web) registrando le loro attività.[38]

Il sistema verifica la proprietà (alla stessa stregua di Bitcoin, che verifica la proprietà della valuta), ed è un esempio di applicazione smart property della blockchain.

Monegraph potrebbe essere un servizio o una funzione complementare per l’immagazzinaggio di foto e immagini siti web di grafica come Getty Images, con la possibilità di aggiungere future funzionalità legate all’uso e monitoraggio delle immagini.

Monegraph opera in un processo a due fasi utilizzando Namecoin, Twitter e il proprio sistema. Namecoin viene usato perché è un altcoin in grado di verificare le registrazioni DNS in modo decentralizzato e automatizzato. Per registrare un attività l’utente accede tramite account Twitter al sito monegraph.com fornendo l’URL dell’attività interessata (un’immagine per esempio), su cui il sistema “twitta” un collegamento nel formato corretto. Per le registrazione vera e propria, dopo che Monegraph ha twittato il link dell’immagine, provvede a fornire un blocco di codice per l’utente da copiare e incollare nel client Namecoin. L’utente a questo punto avvia una nuova transazione nel portafoglio Namecoin e aggiunge il blocco come chiave e valore nella transazione. Le immagini di Monegraph sono file ordinari, in modo che possano essere duplicati e distribuiti come tutte le altre immagini, ma solo il file originale passerà la convalida attraverso il sistema (solo una copia dell’immagine può avere una firma Monegraph valida).[39]

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Un progetto relativo alla protezione dell’arte digitale e al copyright è Ascribe, che si rivolge a infrastrutture per il registro IP. La società sta costruendo un servizio di registrazione e trasferimento del diritto d’autore per la proprietà digitale. Anche se la legge sul copyright offre una protezione contro la contraffazione e il commercio sleale, non vi è alcuna interfaccia semplice e globale per registrare licenze e trasferire i relativi diritti.

Ascribe si propone di registrare lavori digitali tramite l’hashing e il timestamping di servizio all’interno della blockchain, mentre i diritti su tali lavori possono essere trasferiti, aprendo mercati secondari per gli IP digitali. Il servizio gestisce foto, loghi, opere digitali, musica, libri, file CAD 3D e viene utilizzato in particolare da operatori di mercato senza una necessaria conoscenza pregressa dei meccanismi della blockchain.[40]

Quello dell’arte digitale è solo un inizio e un esempio di come potrebbe svilupparsi un’economia basata su blockchain, e i servizi che ora risultano frammentati andrebbero ad essere raccolti in classi legate ai registri distribuiti. Per esempio i servizi notarili sarebbero raccolti in catene nell’evoluzione della blockchain, e inoltre sarebbero un esempio di DAO/DAC che svolgeranno anche funzioni legate ai servizi di attestazione descritti sopra (ad esempio inviando lotti di transazioni, piuttosto che transazioni singole si otterrebbe una maggiore efficienza).

I blocchi notarili potrebbero essere composti dagli hash di molti beni digitali, e sarebbero poi caratterizzati da un proprio hash, di modo da contraddistinguere quel particolare blocco nella catena. Poiché l’hash è unidirezionale, inoltre, l’esistenza della stringa del blocco sarebbe una prova dell’esistenza dei “subhashes” delle singole risorse.

Portare dunque l’attuale blockchain in una fase industriale caratterizzate da sistemi DAO/DAC, aprirebbe interessanti scenari su come unire mix di architetture gerarchiche e decentralizzate applicandole su larga scala.

Bug sulla piattaforma DAO di Ethereum

Ethereum promette che i contratti esisteranno anche in caso di default del sistema poiché, a meno che essi non contengano clausole di “suicidio”, non sono distruttibili. Questa tuttavia è una spada a doppio taglio, poiché se da un lato la clausola di suicidio prevedesse la restituzione di tutti i fondi al proprietario in caso di default, dall’altro verrebbe meno il concetto di sistema a fiducia zero, potendo il proprietario reclamare i suoi fondi. Non ci soffermeremo molto su questi aspetti della piattaforma se non fosse che nell’aprile 2016 è stato riscontrato un bug di sistema nella piattaforma DAO⁵, il quale ha portato nuove considerazioni in temi di sicurezza per le blockchain. Gli sviluppatori di Ethereum hanno lanciato una sorta di fondo di capitale di rischio di cui tutti potevano farne parte trasferendo ether ad uno smart contract rappresentante il fondo, ottenendo il diritto di voto sulle proposte di investimento. L’ether ha raggiunto così un valore fra i più alti dal suo lancio, tuttavia un hacker è riuscito a violare il sistema a causa di un bug nel codice di uno smart contract, facendo svanire nel nulla 60 milioni di dollari degli investitori DAO (3 milioni di ether).

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I fondi rubati in questa maniera potevano essere completamente ritirati solo dopo quattro settimane, quindi per recuperare il denaro in tempo la comunità di Ethereum ha accettato di cambiare le regole, permettendo ai proprietari di ritirare i loro contributi. La debacle del DAO potrebbe riflettere difficoltà iniziali: in media i software sono forniti con un intervallo di difetti compreso fra 15 e 50 per 1000 righe di codice.

Questo numero è stimato essere almeno il doppio per gli smart contracts di Ethereum, testimoniando che il sistema è ancora immaturo. Infatti nessuno si aspettava che il DAO potesse diventare grande e veloce in tempi così rapidi, pertanto si pensa che l’errore non sia nel codice della piattaforma ma nell’averla lanciata quando essa era ancora troppo giovane e gli strumenti ancora acerbi.

Ma la vicenda sottolinea anche aspetti più gravi relazionati al concetto stesso di smart contract: una blockchain è destinata ad essere immutabile, infatti una volta che i contratti sono crittografati non dovrebbero essere modificabili. La comunità di Ethereum a fine luglio ha deciso in questo caso di cambiare la sua blockchain attraverso un hard fork (soprannominata Ethereum One), poiché il sistema DAO è considerato troppo grande per fallire, attirando il 14% di tutto l’ether in circolazione. Questo ha creato ulteriori problemi, in quanto se il codice è legge, le risoluzione di bug al loro interno potrebbe considerarsi una violazione del contratto, tanto che si specula sulla possibilità per l’hacker di citare in giudizio la società per recuperare i fondi ottenuti sfruttando tali bug⁷. L’hard fork creata inoltre ha introdotto un eccezione alla regola di immutabilità della blockchain, per di più facendo crollare il prezzo dell’ether.[42]

La creazione di società intelligenti decentralizzate come il DAO sembrano idee acerbe, per cui molte istituzioni si stanno concentrando come vedremo in seguito su utilizzi più immediati della blockchain (trasferimento automatico di fondi e simili), mentre gli smart contracts sembrano destinati ad emergere in modelli privati gestiti da gruppi di imprese come le banche. Per esempio la start up Symbiont ha costituito una piattaforma di trading per titoli “smart”, quali prestiti sindacati e swap assicurativi. Bisogna considerare anche il fatto che, pur facendo venir meno la necessità di intermediari come banche e governi, gli smart contracts mettendo per così dire il pilota automatico alle transazioni economiche, se diffusi ampiamente potrebbero togliere gran parte della flessibilità che garantisce il funzionamento dell’economia (interventi delle istituzioni in casi di crisi per esempio). Come vedremo più avanti anche su questo tema ci sono proposte visionarie sull’utilizzo di contratti intelligenti e di rilancio del DAO.[41][42]

6. In effetti il livello di applicazione Slock.it in cui si è verificato tale bug afferma nei suoi termini di servizio che il codice è il contratto, assolvendo di fatto l’hacker.

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Capitolo 4