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Le monete di Cantù

VIII/B Grosso

9. Le monete di Cantù

A. Schedatura delle monete

I. Bissolo342 I/A Bissolo343 Mistura Peso: 0,43 g - 0,61 g Diametro: 13,5 mm D/ + IOHANES • VICECOM R/ + MEDIOLANENSIS

Nel diritto è raffigurato il biscione visconteo in doppio contorno rigato, ma senza corona; nel rovescio è presentata la croce gigliata in doppio contorno rigato.

Conservazione dell’esemplare osservato: mediocre, abraso e ossidato lateralmente

Rarità dell’esemplare osservato: rarissimo CNI n°1 p. 88 I/B Bissolo344 Mistura Peso: 0,70 g 342 CNI IV, 1913, p. 88. P

OZZI L., 1991, p. 29. Il Pozzi lo definisce sia denaro sia bissolo.

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CNIIV, 1913, p. 88.

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Diametro: 13,5 mm

D/ (rosetta) IOHANES • VICECOM R/ (rosetta) MEDIOLANENSIS

Nel diritto è raffigurato il biscione visconteo, senza corona, in contorno rigato; sul rovescio è presente la croce ornata, con contorno rigato.

Conservazione dell’esemplare osservato: mediocre, ossidato e abraso

Rarità dell’esemplare osservato: rarissimo CNI n°2 p. 88

I. Le immagini sono in CNI IV, 1913, tav. VIII; L.POZZI, 1991, p. 29.

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B. Contestualizzazione

La moneta I/A è un bissolo di Cantù con un peso compreso tra 0,45 g e 0,61 g e di diametro uguale a circa 13,5 mm, coniato tra il 1407 e il 1412 da Giampiccino Visconti, conosciuto anche come Giancarlo o Giovanni Carlo Visconti345. E’ un esemplare rarissimo.

Il tipo del diritto, il biscione milanese, affiancato dalla legenda, IOHANES VICECOMES, che ricorda il nome del signore della città di Cantù, è teso a sottolineare l’autorità viscontea nella città346. Allo stesso modo, la leggenda del rovescio, MEDIOLANENSIS, accompagnata da un’iconografia comune in quegli anni, la croce ornata, riporta il nome della città principale del dominio visconteo, cioè Milano. Si tratta di una moneta molto rara e coniata in un ristretto arco di tempo, cioè durante il dominio su Cantù da parte di Giancarlo Visconti, tra il 1407 e il 1412 secondo il CNI, p. 88347; mentre il Pozzi la colloca tra il 1410 e il 1412348. Sicuramente non si può parlare di un periodo posteriore al 1412, dal momento che il 16 giugno 1412 la città di Cantù fu presa da Filippo Maria Visconti, insieme a Milano e Monza, stabilendo tregue con i Rusca di Como, con i Fondulo di Cremona e con altri avversari. Questi avvenimenti repentini furono la possibile causa dell’occultamento del gruzzolo contenente i bissoli di Cantù, coniati da Gian Carlo, e furono lo stesso motivo per cui le monete non vennero più recuperate349. La moneta è presente nel CNI n°1, p.88, che la attribuisce alla provincia di Como350.

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Il Pozzi data il bissolo o denaro tra 1410 e 1412. POZZI L., 1991, p. 29.

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Elemento già presente per le coniazioni da parte di Azzone Visconti a Como. BELLESIA L., 2011, pp. 103-105. 347 CNIIV, 1913, p. 88. 348 POZZI L., 1991, p. 25. 349P

OZZI L., 1991, pp. 25-26. Il ritrovamento dei due bissoli attribuiti a Gian Carlo Visconti per Cantù è avvenuto nel ripostiglio della Cascina Malpirana. È caratterizzato dalla grande uniformità delle monete, stante la sola presenza di monete di minor valore. Nel ripostiglio erano contenuti: un denaro o imperiale di Gian Galeazzo Visconti per Milano, 139 bissoli o imperiali

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La moneta I/B è un bissolo in mistura, con peso pari a 0,70 g e diametro di circa 13,5 mm, coniato da Giancarlo Visconti, nel periodo di tempo compreso tra il 1407 e il 1412.

Si tratta di una moneta rarissima, presente nel CNI n°2, p. 88, che la attribuisce al periodo compreso tra il 1407 e il 1412351, mentre il Pozzi la data tra il 1410 e il 1412. La legenda del diritto, IOHANES VICECOM, identifica l’autorità della città, accentuando il concetto attraverso il tipo, che raffigura il biscione milanese, simbolo della casata viscontea. La legenda del diritto, MEDIOLANENSIS, ribadisce agli abitanti di Cantù quale fosse il centro del potere del dominio visconteo, da cui essi dipendevano352. Mentre nella moneta I/A le legende del diritto e del rovescio sono preceduto dalla croce, nell’esemplare I/B, invece, troviamo le rosette; nella prima il peso ammonta a 0,61 g, mentre nella seconda a 0,70 g.

nuovi di Giovanni Maria Visconti per Milano, 35 bissoli di Filippo Maria Visconti, Conte di Pavia, per quella città, 2 bissoli di Giancarlo Visconti per Cantù, 5 denari di Franchino II Rusca per Como, 2 bissoli di Giancarlo Visconti per Milano, 28 bissoli di Giancarlo Visconti ed Estore Visconti per Milano ed infine un denaro illeggibile. Escludendo l’unico imperiale a nome di Giancarlo Visconti, tutte le monete sono comprese in un periodo di quattro o cinque anni, dal 1408/9 al 1412.

350 CNIIV, 1913, p. 88. 351 CNIIV, 1913, p. 88. 352 B ELLESIA L., 2011, pp. 103-105.

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C. Confronti e conclusioni

Il bissolo di Giovanni Maria Visconti era stato creato nel 1409 ed aveva un valore inferiore a quello del denaro imperiale, con lo scopo dichiarato di favorire i poveri. Infatti, occorrevano tre bissoli per fare due denari imperiali. La rarefazione dell’imperiale di Gian Galeazzo, elemento che si nota nel ripostiglio di Cascina Malpirana di Erba353, sembrerebbe dovuta alle difficoltà di cambio, portando alla sostituzione della moneta migliore con quella peggiore354. Gli altri bissoli emessi dalle autorità coeve sono quindi successivi a questo. Quello pavese di Filippo Maria Visconti è forse contemporaneo a quello milanese, ma quello di Giancarlo Visconti signore di Cantù, che è palesemente una riproduzione, se non una contraffazione di quello di Giovanni Maria, presumibilmente è stato coniato più tardi, nel 1410. Gli ultimi bissoli di Giancarlo355, da solo o con Estore, furono frettolosamente coniati nel breve periodo in cui essi riuscirono a tenere la signoria di Milano, nel 1412. Il contenuto del ripostiglio, formatosi durante tale situazione di torbidi, che costrinsero il proprietario a raccogliere e nascondere il denaro, rappresenta l’espressione del circolante in quel periodo.

Dall’analisi dei due bissoli, coniati da Giancarlo Visconti a Cantù, si evince che tali esemplari furono prodotti per affermare sulla città di Cantù l’autorità dei Visconti, per il cui fine Giancarlo fece raffigurare nel diritto il biscione visconteo, ormai simbolo della casata, spesso presente nelle monete coniate dai

353

POZZI L., 1991, p. 25.

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Confrontando la media dei pesi di queste due monete, si evidenzia un rapporto giusto 3 a 2, ma il contenuto di argento nella misura si dimezza passando dal 160 %ₒ al 78 %ₒ. GNECCHI F.e G., 1884, in POZZI L., 1991, p. 25.

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Giovanni o Giancarlo Visconti sono sempre la stessa persona. Giovanni era figlio di Carlo, figlio legittimo di Bernabò Visconti, e si considerava l’erede legittimo della Signoria di Milano, usurpata da Gian Galeazzo. Per ribadire questa sua legittimità affiancò al suo nome quello del padre e venne riconosciuto come capo della fazione bernaboviana dai numerosi discendenti, quasi tutti figliastri di Bernabò. POZZI L., 1991, p. 26.

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Visconti a Milano e non solo356. A Monza, il bissolo coniato negli anni di dominio di Giancarlo ed Estore Visconti357, sul diritto, ha la biscia viscontea, affiancata dalla leggenda IOHANES KAROLVS, mentre sul rovescio è raffigurata la croce gigliata, accompagnata dalla scritta HESTOR VICECOMES (ved. fig. I). A differenza del bissolo di Cantù, che nella leggenda contiene solo il nome del signore di Milano al momento della sua coniazione, quello monzese riporta i nomi di entrambi i signori, Giancarlo e Estore. L’iconografia della biscia viscontea era già presente precedentemente in altre monete, come nei diritti dei grossi e dei sesini di Bernabò e Galeazzo II Visconti, coniati tra il 1354 e il 1378, e come nei diritti di alcuni soldi e nei rovesci di alcuni sesini di Gian Galeazzo Visconti tra il 1395 e il 1402, prodotti a Milano (ved. fig. II) 358. Lo stesso tipo verrà nuovamente ripreso nel diritto dei soldi e nel rovescio dei sesini, coniati da Galeazzo Maria Sforza e dalla madre Bianca Maria Visconti tra 1466 e 1468359.

Il bissolo milanese, coniato tra il 1402 e il 1412 sotto Giovanni Maria Visconti, recava sul diritto la legenda IOHANNES

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OZZI L., 2011, pp. 563-564.

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Si ritiene che le monete coniate da Estore Visconti fossero state prodotte non a Milano, ma bensì a Monza, anche se non esistono documenti che testimonino la presenza di una zecca in tale località. È plausibile che le coniazioni, non rare, di Estore siano da far rientrare nell’arco dei cinque anni in cui egli fu signore di Monza, dal 1407 al 1412, piuttosto che assegnate al suo brevissimo governo milanese, nel 1412. A conferma di ciò, occorre notare che non esiste nessuna moneta, coniata solo da Estore, che rechi la scritta DOMINVS MEDIOLANI, signore di Milano. Nel 1407 tentò di impadronirsi di Milano, ma, dal momento che fallì, divenne signore di Monza e, solo alla morte del suo acerrimo nemico, Giovanni Maria Visconti, fu proclamato anche signore di Milano, insieme al nipote Gian Carlo Visconti, nel 1412. I due vennero cacciati dalla città nello stesso anno da Filippo Maria Visconti e si rifugiarono a Monza, dove poco tempo dopo morirono.CRIPPA

C., 1986, pp. 115.

358

CRIPPA C., 1986, pp. 94-112.

359 L’associazione spesso presente dei due nomi, Bianca Maria Visconti e

Galeazzo Maria Sforza, non deve far credere che quest’ultimo regnasse sotto tutela della madre, perché fin dal 1466, egli si insediò al potere come quinto duca di Milano. Tuttavia, negli anni compresi tra il 1466 e il 1468, la madre di costui collaborò con il figlio nella gestione del potere del ducato milanese. Il fatto, dunque, che il di lei nome sia presente nelle monete di quel periodo, ha fatto pensare ad un riconoscimento da parte del figlio del contributo della donna nella gestione degli affari di Stato. CRIPPA C., 1986, pp. 180-181.

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MARIA, con al centro del campo il biscione visconteo, a sinistra, con il bambino tra le fauci, coronata; mentre il bissolo milanese, similmente a quello di Monza e coniato nel 1412 sotto la dominazione di Giancarlo ed Estore Visconti, nel diritto riporta la scritta IOHANES KAROLVS, con al centro del campo nuovamente la biscia viscontea, coronata, a sinistra e con il bimbo tra le fauci (ved. fig. III)360. Nel rovescio, il bissolo di Giovanni Maria reca la legenda DVX MEDIOLANI 3C, con al centro del campo la croce gigliata; il bissolo di Giancarlo è costituito nel rovescio dalla legenda HESTOR VICECOMES, con al centro sempre la croce gigliata. Si vede che nei tipi del diritto e del rovescio i due bissoli sono identici, mentre cambiano le legende. Infatti, mentre il bissolo del primo Visconti indica sul diritto l’autorità emittente, Giovanni Maria e sul rovescio il proprio titolo, cioè quella di duca di Milano e di altre città, invece il bissolo del secondo sul diritto ha anch’esso l’autorità emittente, Giancarlo, e sul rovescio indica la seconda, Estore, riportando in tal modo entrambi i Visconti. Nel caso del bissolo coniato a Cantù bisogna tener conto che i due Visconti fino al 1412 non furono signori di Milano e quindi il fatto di indicare sul rovescio di Cantù MEDIOLANENSIS e non DVX MEDIOLANI è significativo di una differenza fondamentale di ruoli. Per quanto riguarda i tipi, anche il bissolo di Cantù ha sul diritto la biscia viscontea e sul rovescio la croce gigliata.

Dal momento che Cantù era dipendente da Como, appare evidente come i tipi e le legende delle monete della città, prodotti nel periodo di Azzone Visconti, quando la zecca era ancora aperta, tra il 1335 e il 1339, abbiano potuto influenzare a posteriori la scelta iconografica e scrittoria delle monete di Cantù (ved. fig. IV). Nel diritto comense, il tipo dei grossi e dei soldi solitamente raffigura la croce patente o fiorata, così come nei rovesci del bissolo, e talvolta nei grossi i Santi Proto e

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Giacinto, un’iconografia assente nella monetazione di Cantù. Nel rovescio dei grossi e dei soldi comensi troviamo quasi sempre la figura di Sant’Abbondio, del tutto assente nei bissoli analizzati. Nei denari comensi, il diritto riporta il nome dell’autorità coniatrice, AZO VICECOMES, o l’aggettivo della città di emissione, CVMANVS, allo stesso modo dei bissoli di Cantù, in cui, nel diritto, è riportato il nome del signore di Milano, IOHANES VICECOM. Nel rovescio di Como è quasi sempre presente la legenda CVMANVS, che fa riferimento alla città di produzione, così come nei bissoli è riportato l’aggettivo MEDIOLANENSIS, in relazione al centro di potere visconteo, ma sottolineando che il signore di Milano, Giovanni Maria, non era lo stesso di Cantù, Gian Carlo. Il tipo del diritto del denaro comense o raffigura la biscia viscontea, come nel bissolo in questione, o dispone la scritta su tre righe; l’iconografia del rovescio comasco solitamente rappresenta una croce incavata e fogliata, così come la croce è presente anche nel bissolo di Cantù, e talvolta il biscione visconteo, mai raffigurata nei rovesci dei bissoli in esame361. Da questo confronto, ben si nota come le monete coniate da Estore e Gian Carlo a Cantù siano molto simili nei tipi e nelle leggende, in parte con gli esemplari comaschi di Azzone e in parte con quello milanese ad essi contemporanei. Elementi fondamentali rimangono in primo luogo la legenda con il nome del signore che ha voluto quella determinata emissione, in secondo luogo la biscia viscontea, rappresentativa della dinastia viscontea, ed infine l’aggettivo riferibile alla città della zecca o alla città da cui la zecca di un’altra località, quale Cantù, dipende. La zecca di Cantù funzionò per un periodo molto breve, dal 1407 al 1412, probabilmente perché si trattava di una città di importanza relativa nell’ambito dello Stato dei Visconti. Il fatto che i Visconti vi abbiamo fatto coniare solo monete spicciole è una conferma che Cantù era una piccola città d’appoggio per

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l’economia del Ducato, da cui Milano non dipendeva di certo. Un periodo di attività della zecca di Cantù così breve poteva essere motivato o da esigenze derivanti da penuria di circolante, causata da eventi eccezionali, come assedi di lunga durata, da cui di solito provengono le monete ossidionali, o da particolari concessioni dell’autorità centrale, a quei tempi nelle mani dell’imperatore, ottenute per determinati meriti del signore locale o della stessa comunità. Il diritto di battere moneta, infatti, era una concessione della massima autorità centrale, forse finalizzata al controllo delle popolazioni soggette, che non potevano agire indipendentemente362. Cantù non ebbe mai una concessione di questo tipo e non subì alcun tipo di assedio di lunga durata e tale da giustificare emissioni di necessità, e non ebbe nemmeno motivo e forza per contrapporsi al potere centrale, come Milano. La nascita e l’attività di Cantù ebbero origine da fatti ed eventi storici, comuni per i tempi a cui si riferiscono, cioè compresi tra il 1407 e il 1412, ma contemporaneamente singolari e fondamentali per comprendere la tipologia della moneta emessa e le relative legende. Nel 1407 il duca di Milano era Giovanni Maria Visconti, figlio di Gian Galeazzo che, eliminato lo zio Bernabò, aveva ampliato il ducato. La sua signoria, però, fu caratterizzata dal malgoverno, durante il quale a momenti di indecisione e debolezza si alternavano periodi caratterizzati da comportamenti sconcertanti del duca. La situazione provocò la defezione di molte città e paesi dal potere centrale e non era insolita la presenza di compagnie di ventura che vagavano in determinate zone del territorio, nelle quali talvolta i comandanti si insediavano come signori. Fu ciò che accadde a Gian Carlo Visconti e allo zio Estore. Nel 1407 Giancarlo tentò la conquista di Bergamo, rimasta senza signore per la morte di Mastino Visconti. Non essendogli riuscita l’impresa, si diresse verso Cantù, impadronendosene e insediandosi come signore dopo aver

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cacciato il governatore Nicola Grassi. Dal momento che Giancarlo aspirava a divenire duca di Milano al posto di Giovanni Maria Visconti, i due si inimicarono e Giancarlo, forse proprio per affermare il suo diritto al governo del ducato, aprì la zecca a Cantù, battendo monete alternative a quelle del duca. I rapporti del Visconti con l’imperatore Sigismondo furono improntati su un legame di corretta sudditanza del primo nei confronti del secondo. Così, secondo Umberto Perini363, si spiegherebbe perché le monete battute a Cantù inizialmente non solo risulterebbero emesse da Giovanni Maria Visconti, che era l’unico ad avere la concessione imperiale di conio, ma non contengono minimamente alcuna indicazione del comune di emissione. Decisioni diverse in tal senso sarebbero state interpretate come un atto di opposizione nei confronti dell’autorità imperiale. Tuttavia, esiste una sostanziale differenza tra le monete di Milano e quelle di Cantù: nel verso delle monete di Cantù non compare la scritta MEDIOLANI DVX, ma bensì quella MEDIOLANENSIS, consentendo un equivocabile riconoscimento della moneta. Dal momento che Giancarlo era conosciuto anche come Gian Carlo, si è propensi a pensare verosimilmente che la legenda del diritto dei bissoli portasse il suo nome e non quello di Giovanni Maria Visconti, che fino al 1411 fu signore di Milano, come volle Perini364. Gian Carlo Visconti fece coniare a Cantù solamente i bissoli, cioè piccole monete in mistura d’argento, di uso corrente, del peso approssimativo tra g 0,7 e g 0,9. La scelta potrebbe essere motivata anche dal fatto che tale moneta, essendo la più comune per l’uso quotidiano, aveva una maggior funzione di propaganda. U. Perini365 afferma che non si sa esattamente dove fosse collocata l’officina della zecca all’interno della città, ma si pensa, come era allora consueto, che si trovasse in una zona vicina alla sede del potere, cioè la rocca cittadina. La rocca, a

363 CHIARAVALLE M., 2003, pp. 7-17. 364 PERINI U., 1974, pp.1-2. 365 P ERINI U., 1974, pp.1-2.

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quei tempi, si trovava nella zona dove sorgeva il castello di Pietrasanta, quindi sul luogo dell’attuale piazza Garibaldi. Pozzi fa una proposta in più rispetto a Perini: dice cioè che, dato per scontato il fatto che non si hanno informazioni certe sull’officina della zecca a Cantù ma, attribuendo l’emissione a Gian Carlo Visconti e considerando il rapporto di stretta alleanza che lo legava allo zio Estore a quel tempo a Monza e del quale si conosce una notevole produzione monetale, si potrebbe anche ipotizzare l’esistenza di un’officina mobile al servizio di Gian Carlo e di Estore, la quale agiva con metodi e monetieri milanesi366.

Il 26 maggio 1411 le truppe, inviate da Giovanni Maria Visconti e comandate da Barnaba Carcano, cacciarono Gian Carlo da Cantù, restituendola al duca di Milano. Tuttavia, il 17 maggio 1412, Giovanni Maria venne ucciso, consentendo così a Gian Carlo ed Estore, di proclamarsi duchi di Milano. Filippo Maria Visconti, fratello del defunto, si oppose, allontanandoli da Milano ed impossessandosi a sua volta del titolo di duca. Anche Cantù cadde sotto il dominio di quest’ultimo, per altro senza grande spargimento di sangue, e la sua zecca venne chiusa. Il CNI riporta due esemplari di questi bissoli, le monete I e II. Le monete di Cantù, considerato il breve periodo di emissione, sono molto rare367. Una moneta molto simile al bissolo di Cantù venne coniata a Monza, verosimilmente sotto il nome di Estore Visconti tra il 1407 ed il 1412368. D. Immagini 366 POZZI L., 1991, p. 563. 367 P OZZI L., 1991, p. 563. 368

CRIPPA C.,1986, pp. 94-107. La moneta di Monza a cui si accenna venne coniata verosimilmente da Estore Visconti a Monza negli stessi anni, dal momento che egli fu signore di Monza contemporaneamente alla signoria di Gian Carlo a Cantù e dal momento che essi, considerati usurpatori del potere milanese di Giovanni Maria Visconti, agirono sempre insieme fino alla loro cacciata da Milano nel giugno del 1412 da parte del legittimo erede, Filippo Maria Visconti.

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