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Le monete di Domodossala o di Novara

A. Schedatura delle monete

I. Denaro34 Argento Peso teorico: 1,00 g Diametro: 19 mm – 20 mm I/A D/ + EPS NOVARIENS D/ Vescovo di Novara R/ + COMES • OSSOLLE ᵜ R/ Conte di Ossola

Nel diritto è raffigurato il tempietto carolingio con I + O senza cerchio; nel rovescio è incisa la croce in cerchio perlinato. Stato di conservazione dell’esemplare osservato: ossidato Rarità dell’esemplare osservato: raro

CNI IX, n°1 p. 275 I/B D/ + EPS ˚ NOVARIENS D/ Vescovo di Novara R/ + COMES OSSOLLE ᵜ R/ Conte di Ossola 34 CNIII, 1913, da n°1 a n°3 pp. 275-276.

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Nel diritto è raffigurato il tempietto carolingio con • I • + • O •; nel rovescio è presente la croce patente.

Stato di conservazione dell’esemplare osservato: ossidato Rarità dell’esemplare osservato: raro

CNI IX, n°2 p. 276 I/C D/ EPS • NOVARIENSIS D/ Vescovo di Novara R/ COMES OSSOLLE • R/ Conte di Ossola

Nel diritto è raffigurato il tempietto carolingio con • I • + • O •; nel rovescio è presentata la croce patente.

Stato di conservazione dell’esemplare osservato: solo disegno Rarità dell’esemplare osservato: rarissimo

CNI IX, n°3 p. 276

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B. Contestualizzazione

Gli esemplari sono stati coniati da Giovanni Visconti, vescovo di Novara dal 1329 al 1339, poi arcivescovo di Milano. Alcuni studiosi35 sostengono che nel territorio di Ossola non sia mai stata aperta una zecca e che la moneta di Giovanni sia stata coniata a Novara. Altri, invece, che personalmente appoggio, credono che, sulla base dell’iscrizione del rovescio della moneta, COMES OSSOLLE, si tratti di un’emissione della città di Domodossola, dal momento che viene specificata sia l’autorità emittente, COMES, quindi Visconti, che allora era sicuramente Giovanni, visto che la città suddetta era sotto il comune di Novara, sia il luogo di emissione del pezzo, cioè Domodossola.

La moneta I/A è un denaro in argento, con peso teorico di circa 1,00 g e di diametro compreso tra 19 e 20 mm. La legenda del diritto, EPS NOVARIENS, seguita nel campo dalle lettere I O, fa riferimento a Giovanni Visconti vescovo di Novara36. La N è sempre retroversa. L’iscrizione del rovescio specifica che si tratta del Visconti di Ossola, cioè Giovanni, alludendo al suo dominio sulla suddetta città. Il tempietto carolingio sta ad indicare sia il potere imperiale sia quello religioso, dal momento che il Visconti non era solo conte di Ossola, ma anche vescovo di Novara, città con la quale l’Ossola aveva un forte legame di dipendenza.

La moneta I/B è una variante di quella precedente, con peso teorico di circa 1,00 g e di diametro compreso tra 19 mm e 20 mm. Tipi e legende sono uguali a quelli della moneta I/A, ma il campo del diritto ha più segni diacritici tra le lettere, • I • + • O •. La N è retroversa.

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CAIRE P., 1882, pp. 10 -12

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La moneta I/C è un’altra varietà delle precedenti, con peso teorico pari a circa 1,00 g, di diametro medio compreso tra 19 mm e 20 mm. Nel campo del diritto sono incise le lettere I O, intervallate da segni diacritici, uguali a quelli della moneta I/B; la legenda, EPS NOVARIENSIS, fa riferimento al fatto che Giovanni Visconti fosse vescovo di Novara. Nel campo del rovescio si ripete nuovamente la croce patente, accompagnata nel contorno dalla legenda che specifica il luogo di dominio, nonché di coniazione, della moneta, Ossola o Domodossola. La N è retroversa e alla fine della legenda del rovescio, anziché il simbolo ᵜ, troviamo •.

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C. Confronti e conclusione

Si può ritenere che le monete catalogate siano state coniate a Domodossola, e non a Novara, perché nella legenda del rovescio l’iscrizione riporta il nome OSSOLLE in tutte e tre le monete e che indicherebbe tale luogo. La parola è accompagnata da COMES, che farebbe riferimento al conte di Ossola, quindi Giovanni Visconti, dal momento che egli era arcivescovo di Novara e signore di tutto il territorio dell’Ossola. È dunque probabile che il Visconti avesse ordinato l’emissione di denari a Domodossola, anziché a Novara, facendovi apporre anche il suo titolo di EPS, cioè EPISCOPVS, che indubbiamente, posto sul diritto della moneta, aveva maggior rilevanza rispetto a quello di conte, COMES, di Domodossola. Quest’ultima non aveva certo la stessa importanza di Novara dal punto di vista territoriale. Il CNI indica una solo moneta di Novara37, non datata, con la legenda EPISCOPVS sul rovescio, che potrebbe essere riferita al vescovo della città, forse Giovanni Visconti (ved. fig. II). La grande G raffigurata nel campo del rovescio sarebbe l’abbreviazione di Gaudenzio, patrono di Novara. Essa è racchiusa in un ramo di palma piegato a corona e tra quattro stelle. Nel diritto della moneta la legenda identifica la città di emissione, cioè Novara, NOVARIA, preceduta da una croce, con la N retroversa, e succeduta da un punto. Nel campo del diritto è incisa una croce con quattro stellette alle estremità, il tutto in cerchio perlinato. Si tratta di un denaro di diametro pari a 16 mm. Dal momento che in questa moneta di Novara viene specificata la città di emissione, risulta plausibile che, allo stesso modo, nel denaro di Domodossola, la scritta OSSOLLE faccia riferimento al luogo di produzione della moneta, cioè Domodossola. Ugualmente, come nel denaro novarese, il rovescio ospita la scritta EPISCOPVS, accompagnata nel campo dalla lettera G, così anche l’accezione EPS NOVARIENS del

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diritto della moneta ossolana, accompagnata dalla designazione di COMES OSSOLLE nel rovescio, sarebbe una chiara identificazione dell’emittente Giovanni Visconti. Con COMES si potrebbe intendere sia Visconti, come talvolta si trova, oppure, più probabilmente, di conte, in questo caso di Domodossola.

Questa produzione monetaria viscontea si inserisce in un contesto in cui le monete erano caratterizzate dalla legenda del diritto o del rovescio NOVARIA; tali monete sono conosciute come autonome o municipali, vescovili, ossidionali o marchionali e farnesiane. Ciò dipende da quando furono emesse: se la città si reggeva a comune, o se era sotto la dominazione dei suoi vescovi, caso che ci interessa nello specifico, oppure sotto quella degli Orleanesi o ancora sotto la signoria dei Farnese, duchi di Parma e di Piacenza, cui era stata data la città in feudo marchionale da Carlo V38.

Per capire meglio come si arrivò alla coniazione di monete vescovili, è interessante partire da un’analisi delle monete autonome. Tra queste ultime è da notare il grosso d’argento di Enrico VI, che ha sul campo del diritto la lettera N, che sta per Novara, circondata da quattro globetti, il tutto in cerchio perlinato (ved. fig. III)39. La legenda del diritto è + CIVITAS, con la S obliqua, che accompagnerebbe la lettera N del campo, specificando che si tratta proprio della città di Novara. Il campo del rovescio ospita in cerchio perlinato le lettere S C S G con sopra il simbolo Ω allungato e schiacciato, che fa riferimento a San Gaudenzio. La legenda del rovescio, + ENRIC . IMP ., sottolinea chi fosse il committente di tale moneta, nonché il signore della città citata nel diritto, cioè in questo caso l’imperatore Enrico VI. Un’altra emissione autonoma dello stesso imperatore ospita nel diritto la solita legenda +

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PELLEGRINO E., 1951, 42, pp. 46-52.

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NOVARIA (ved. fig. IV)40, e nel campo la croce con quattro stellette attorno. Al rovescio, nel campo, vediamo una grossa G contornata da quattro stellette, e nel contorno la legenda IMPERATOR, che attribuisce all’imperatore la coniazione di tale esemplare. Un terzo pezzo, coniato sempre a nome di Enrico VI, è quello con la legenda + NOVARIA al diritto, accompagnata, nel campo, dalla croce patente contornata da quattro stellette. Nel rovescio, il campo ospita le lettere S * T, sormontate dal simbolo Ω allungato e *G*, che si riferiscono a San Gaudenzio (ved. fig. V)41. Nella legenda del rovescio leggiamo + IMPERATOR, elemento fondamentale per l’attribuzione di tale esemplare all’imperatore Enrico VI. A queste monete si può aggiungere l’obolino (ved. fig. VI)42

, che è la loro metà, ma per tutto il resto si mantiene identico agli esemplari precedenti. Ovviamente, però, si tratta di monete di bassa lega, a 250 millesimi di fino circa, scodellate e conformi in tutto alla lega di Cremona. Oltre alle tre monete presentate precedentemente, ce ne sarebbe una quarta, il denaro imperiale (ved. fig. VII)43. Essa è diversa nella forma, nella lega, nei caratteri e nella legenda da quelli già descritti. Pesa 0,62 g e ha circa 300 di fino. Appartiene alla prima metà del XIV secolo, periodo in cui Novara aveva perso la propria indipendenza ed era passata sotto il dominio dei Visconti, signori di Milano. Nel campo del diritto è incisa la croce patente, accompagnata dalla legenda NOVARIA, che identifica la città di emissione. Nel campo del rovescio è raffigurato il busto di San Gaudenzio mitrato, affiancato dalla legenda nel contorno S. GAVDENCIVS, che fa riferimento al santo in questione, protettore della città44. Non vi è nessun elemento in questo esemplare che faccia ritenere che si tratti di un’emissione

40 CAIRE P., 1882, pp. 11-12. 41 C AIRE P., 1882, p. 12. 42 CAIRE P., 1882, p. 12. 43 CAIRE P., 1882, p. 14. 44 P ELLEGRINO E., 1951, 42, pp. 46-52.

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viscontea, tanto più se lo si pone a confronto con le monete che invece si sono attribuite a Giovanni Visconti: infatti non è incisa la parola EPISCOPVS né sul diritto né sul rovescio.

Per quanto riguarda invece le monete vescovili, per Novara, se ne conoscono solo due: il denaro del vescovo Giovanni Visconti, emesso tra il 1329 ed il 1339, che forse peraltro va attribuito alla zecca di Domodossola, ed il terzolo o denarino del vescovo Guglielmo Tornielli, coniato intorno al 1155 (ved. fig. VIII)45. Nel campo del diritto di quest’ultimo è raffigurata una croce con quattro stellette, affiancata dalla legenda del contorno + NOVARIA •, che identifica la città di emissione della moneta. Nel campo del rovescio è incisa una grande G fra un ramo di palmo in corona, accompagnata nel contorno dalla legenda + … PISCOPVS, cioè vescovo. La moneta è molto simile per forma e per lega agli esemplari di Trento e di Mantova, in cui ugualmente si legge il nome della città da una parte e quello di EPISCOPVS dall’altra. La prima moneta, come detto, appartiene a Giovanni Visconti, conte di Ossola, che fu vescovo di Novara dal 1329 al 1339, e poi arcivescovo di Milano (ved. fig. IX)46. Il diritto, come abbiamo visto, ospita nel campo il tempietto carolingio, quale si trova in molte monete altomedievali e in quelle franco italiche di Ludovico il Pio ed altre, al cui centro vi è una croce ed ai lati I + O, che sta per IOHANNES. La legenda del diritto, + EPS . NOVARIENS. allude alla carica più importante ricoperta dal Visconti, cioè quella di Vescovo di Novara. Nel campo del rovescio troviamo la croce dentata, accompagnata dalla legenda COMES – OSSOLLE nel contorno, la quale chiarisce che Giovanni Visconti era anche il conte di Ossola, motivo per cui vi fece coniare moneta a proprio nome47.

45 CAIRE P., 1882, p. 16. 46 CAIRE P., 1882, pp. 15-16. 47 CNIII, 1913, pp. 275-276.

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Il motivo che portò il Visconti ad impossessarsi, oltre che dell’Ossola, anche di Novara, era semplicemente che egli voleva essere anche il signore di quest’ultima, che dapprima apparteneva ai fratelli Tornielli, i quali ne erano peraltro vicari imperiali e podestà. A tale scopo, il Visconti si finse gravemente malato, convinto che avrebbe ricevuto la visita di uno dei due vicari. Giunto Calcino Tornielli nella camera del vescovo Giovanni, questi lo fece arrestare, nonostante egli si fosse anche sposato con una nipote del Visconti. Eliminato il Tornielli, Giovanni emanò un decreto imperiale, asserendo che la città spettava, in virtù dei diplomi del sovrano, alla Chiesa di Novara, quindi a lui che ne era il vescovo. Nominò, infine, Leonardo Visconti, suo figlio naturale, podestà della città, e, per darsi maggiore legittimità, in tutti i documenti si fece nominare conte e signore della città e del suo distretto, facendo anche coniare moneta in argento che indicava che egli era il conte d’Ossola. In realtà, pare che di queste monete ne siano state coniate ben poche, dal momento che se trovano raramente48.

D. Immagini

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Diversa, invece, fu la produzione monetale del Visconti per Milano, dove i ritrovamenti sono tutt’altro che rari. Le periodiche incursioni dei Vallesani e le lotte accanite tra guelfi, in maggioranza nel borgo, e ghibellini avevano costretto gli Ossolani a chiedere protezione a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano. Il 19 marzo 1381 venne firmato nell'attuale Palazzo San Francesco l'atto di dedizione. Il contratto con i Visconti prevedeva protezione e privilegi agli Ossolani, in cambio di un compenso di 750 fiorini annui. Ai Visconti succedettero gli Sforza, ed il 9 maggio 1517 la pace e il trattato di Ponte Tresa sancirono che Stabio ed altre terre del Mendrisiotto appartenessero ai dodici Cantoni Elvetici in cambio di Domodossola. CAIRE

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