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MONS. SCALABRINI E UN PROGETTO BELGA DI ASSISTENZA AGLI EMIGRATI EUROPEI

Nel documento STORIA DELLA CONGREGAZIONE SCALABRINIANA (pagine 197-200)

La notizia che Mons. Scalabrini aveva fondato una Congregazione di missionari per gli emigranti destò un’eco particolare nel Belgio, un paese che cominciava proprio allora a cercare uno sfogo alla pres-sione demografica e alla crisi agricolo-industriale nell’emigrazione.

Alcuni sacerdoti avevano cominciato a interessarsi dell’assistenza spirituale degli emigranti.

Nei 1887 Mons. Charles Cartuyvels, il celebre vicerettore dell’U-niversità di Lovanio, aveva dato inizio a una serie di conferenze per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema migratorio, quando venne a sapere dell’iniziativa di Mons. Scalabrini e del favore che essa aveva ottenuto presso la S. Sede. Si rivolse dunque al Vescovo di Piacenza:

“Nel nostro paese, affollato d’uomini e di prodotti, dove si contano fino a 201 abitanti di media per chilometro quadrato, comincia a ve-rificarsi il movimento d’emigrazione. Io penso che è meglio diriger-lo verso l’America spagnola, interamente cattolica, che verso il Nord protestante. Ma l’idea dell’emigrazione è tanto nuova per noi, che in-contra una forte opposizione da parte del clero, sotto il pretesto che equivarrebbe a mandare le anime alla perdizione. Come se la perdi-zione non fosse ben più minacciosa nei centri industriali dove un solo parroco assistito da un vicario ha sulle braccia 20.000, 30.000 anime, alla mercé di padroni che non si preoccupano affatto della legge cri-stiana!

Secondo il mio umile parere, quello che bisogna fare è di imitar-Vi; e poiché la necessità spinge la folla degli indigenti verso il Nuo-vo Mondo, bisogna seguirli per farne un popolo cattolico. Vi sono là degli elementi unici e pieni di promesse per l’avvenire. Anzitutto questa emigrazione è reclutata in nazioni latine o rimaste fedeli al cattolicesimo: italiani, baschi, spagnoli, e da un anno, anche belgi. Gli anglosassoni, i tedeschi stessi non vi partecipano. Vi è una protezione provvidenziale. Quel mondo nuovo fra un secolo sarà predominante.

Convinto di queste idee, ho incominciato a propagarle in Belgio con delle conferenze. Ho visto con piacere che la S. Sede Vi appoggia in questa crociata a favore degli emigranti; che un seminario è stato aperto a Piacenza per provvederli di sacerdoti; che l’episcopato italia-no si è impegnato a secondare il Vostro progetto. Monsigitalia-nore, abbiate la bontà di mandarmi la documentazione di queste opere, e soprattut-to il primo Vostro scritsoprattut-to, che ha fatsoprattut-to tanta impressione in Italia. Ne vedo gli effetti, ma ne ignoro il testo. Tutto ciò mi sarebbe molto utile per un lavoro che comincio in questo momento, sull’emigrazione bel-ga del nuovo mondo e soprattutto nella Repubblica Argentina.

Oserei pure pregarvi di dirmi di quale natura siano le istituzioni fondate da Don Bosco nella Patagonia: stazioni di missionari o stazio-ni agricole? o tutt’e due insieme? Vi sono con lui emigranti europei o solo gruppi d’indigeni?”3.

Più tardi fu chiesto a Mons. Scalabrini di assumere la direzione di un’opera che Mons. Cartuyvels, con altri sacerdoti, fra cui il prof.

Hengesch, voleva fondare nel Belgio, precisamente a Clairefontaine, ai confini col Lussemburgo, sotto il patrocinio di S. Pietro Claver.

Tale idea fu caldeggiata da un chierico francese, Enrico Degrenne, che era stato accettato da Mons. Scalabrini nel suo Istituto di Piacenza il 7 dicembre 1887. Nel marzo 1888 il Degrenne ottenne dallo Scala-brini il permesso di recarsi in Belgio per raccogliere aiuti finanziari a favore degli emigranti. Il Vescovo di Piacenza volle che il chierico fosse accompagnato da P. Giuseppe Molinari.

I due furono indirizzati dal Nunzio Apostolico in Belgio, Mons.

Domenico Ferrata, a Mons. Cartuyvels: le cose presero un avvio più rapido del previsto. Fu costituito un comitato, composto anche dai vescovi di Namur e di Luxembourg, che pensò di acquistare, come sede dell’opera, l’abbazia medievale di Clairefontaine. Il 10 aprile il Degrenne scriveva a P. Rolleri:

“Un professore del Seminario Maggiore vuole donare a Monsignore di Piacenza, con una somma di dieci mila franchi un’immensa casa con bella campagna per stabilirvi una scuola apostolica. Qui le

vo-3 Lettera di Mons. Cartuyvles a Mons. Scalabrini, Louvain, 7.12.1887 (Arch. G.S., B, IV, 1888, n. 109)

cazioni abbondano e anche il denaro. Io comunico questa proposta a Mons. Scalabrini: egli ne farà quello che vorrà”4.

Il 6 maggio P. Rolleri scrisse a P. Molinari:

“Scrissi già per ben due volte ad ambedue, ai 22 e 28 dell’u.s., Aprile, ordinando a nome di Mgr. nostro Vescovo che fossero qui di ritorno a Piacenza, il più tardi, nel 10 corrente; tutte e due le volte indiriz-zai le lettere al Collegio Americano (di Lovanio), la 1a diretta a Lei, la 2a diretta a Enrico ne acchiudeva una per lei. Ma intanto finora nessun di loro me ne accusò ricevuta, benché Enrico, nella 2a cor., pur non volendo, non può a meno di lasciarne trasparire la cogni-zione. Ciò che diede motivo a un tal ordine fu perché non si era mai intesi di lasciarli in giro più d’un mese, perché Lei dovrebbe partire tra breve per l’America, e principal. perché Enrico, a rig.do dell’affa-re Claidell’affa-refontaine, operò tutto a rovescio del pdell’affa-restabilito. Egli doveva far distendere da chi si doveva un atto legale con cui si sarebbe fatta passare la proprietà di quel luogo a questa nostra Congregaz.e senza obbligo di sorta in questa pel mantenimento di quel 2° filiale Istituto;

che poi il nos. Mgr. Vescovo con quella legale dichiaraz.e si sarebbe recato a Roma per la debita approvaz.e, e per far dichiarare universale l’Opera nostra. Ma intanto Enrico non ha fatto che mandar qua una farragine di chiacchere ed anche questo contenuto semplic. nelle sue lettere, lettere che non han fatto che portar dispiacere a tutti e segnat.e all’amatis.o nos. Vescovo, che va contin. dicendo lui essere stato sem-pre contrario a questo viag.o, ma che vi fu indotto ecc.

Le dico in sost.a la cosa, perché all’occorrenza, a quei di Clairefont...

che il nos. Vescovo intende cont. a tratt. l’affare di qui dirett.e quando loro saran ritornati.

Lei è obbl.° a far eseguire qto sopra”5.

Conosciamo il contenuto della prima lettera del Rolleri al Degren-ne, da una copia inviata da questo a Mons. Scalabrini:

“Ieri sera alle ore 9 fui da Mgr. Vescovo, che trovai molto afflitto e disgustato pel vostro cattivo modo di procedere nel trattare l’affare di Clairefontaine, facendo tutto al rovescio di quel che si era prestabilito qui. Tanto appare dalla lettera vostra in data di Mercoledì e da l’altra ricevuta stamane, amendue dirette a Monsignore e da Lui a me

con-4 Lettera di H. Degrenne a P. B. Rolleri, Luxembourg, 10.4.1008 (Arch. G.S., 13, IV, 1888, n. 110)

5 Minuta della lettera di P. B. Rolleri a P. G. Molinari, Piacenza, 6.5.1888 (Arch.

G.S., B, IV, 1888, n. 113).

segnate, perché vi risponda ordinandovi a nome suo di sospendere le trattative in discorso (...)”6.

Un po’ di luce sulle intenzioni di Mons. Scalabrini ci viene dalla lettera, indirizzata nella stessa data del 5 maggio 1888, dal prof. D.

Hengesch al Vescovo di Piacenza:

“Lussemburgo, 5 maggio 1888.

Reverendissimo e Illustrissimo Monsignore,

Fin dall’arrivo della riveritissima di Vostra Eccellenza del 16 aprile non ho cessato di impegnarmi con ogni premura per la bella opera che Ella pensa fondare nella nostra vicinanza in Clairfontaine.

Il Signore Degrenne ed il reverendo suo Compagno avranno riferito pienamente a Vostra Eccellenza su tutto quello che si è ottenuto fin qui. Il diritto assoluto di proprietà, richiesto nella lettera di Vostra Eccellenza, è da avere ad un prezzo relativamente moderato, giacché le Religiose proprietarie sono pronte a fare da parte sua un sagrifizio notabile per un’opera tanto sublime. Anche l’affare del Comité riesce e possiamo sperare di trovare specialmente per l’opera di Mgr. Car-tuyvels i mezzi materiali sufficienti.

(...) Forse ancora per la direzione dei scolari ci vorrebbe l’uno o l’altro sacerdote lussemburghese o alemanno che aiutasse sotto vari rispetti i Superiori e sacerdoti che verrebbero da Piacenza. Al Signore Degrenne ce ne ho indicato uno che mi parrebbe convenientissimo e a lui si potrebbe pensare se il bisogno si facesse sentire e che Vostra Eccellenza lo gradisse.

Prometto da parte mia di fare quanto potrò per contribuire al pro-sperare della bellissima fondazione Chiarofontana.

Baciando il sacro anello mi segno di Vostra Eccellenza Rma e Illma Aff.mo e dev.mo.servo

D. Hengesch

professore nel Seminario di Lussemburgo”

La successiva lettera, del 13 maggio, comincia dicendo:

Supponendo che Vostra Eccellenza si contenterà di un linguaggio che basti a fare capire o almeno indovinare il mio senso, oso continua-re la mia corrispondenza in italiano, a fine di ottenecontinua-re un concambio di pensieri tutto diretto. Vedo che ciò è necessario, poiché il Signor

6 Lettera di H. Degrenne a Mons. Scalabrini, Louvain, 5.5.1888 (Arch. G.S., B, IV, 1888, n. 111).

Nel documento STORIA DELLA CONGREGAZIONE SCALABRINIANA (pagine 197-200)