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Motivazioni e competenze dei ricercatori nel collaborare con le imprese social

opportunità per innovare la ricerca pedagogica Silvio Premol

4. Motivazioni e competenze dei ricercatori nel collaborare con le imprese social

Esiste una vasta letteratura in campo internazionale dedicata alle motiva- zioni che spingono università e imprese a collaborare (Lopez-Martinez et al., 1994) e sopratuttto alle motivazioni che spingono i singoli ricercatori a impegnarsi nello sviluppo di questo tipo di partnership (Franco, Haase, 2015). Molteplici studi convergono nell’identificare i migliori “vettori” per la University and Business Cooperation nelle persone, nella fattispecie nei ricercatori (Plewa et al., 2013). In questo senso, le principali motiva- zioni che spingono i ricercatori a impegnarsi nella costruzione di collabo- razioni con imprese e professionisti sono la spinta etica e la responsabilità sociale; la possibilità di fruire di finanziamenti, altrimenti non disponibili, per sostenere ricerche e staff di collaboratori; l’opportunità di incrementa- re il proprio stipendio; la possibilità di ampliare le proprie conoscenze e di sperimentare nella pratica i modelli teorici, sviluppati attraverso i propri studi (Ankrah et al., 2013; Lee, 2006).

Quanto emerge dagli studi internazionali sulle motivazioni dei ricerca- tori che attivano progetti di cooperazione tra università e imprese, è asso- lutamente pertinente anche per la situazione italiana e, in specifico, per i progetti di ricerca sostenuti economicamente da investimenti basati sul credito d’imposta. In questo senso, le motivazioni prevalenti evidenziate poco sopra possono ispirare il coinvolgimento dei ricercatori italiani nella UBC. In linea teorica tutti settori scientifici disciplinari possono essere in- teressati a sviluppare ricerche, sfruttando le opportunità aperte dal credito d’imposta, a patto di avere disponibilità a confrontarsi con le esigenze pra- tiche delle imprese. Come si è argomentato in precedenza, esistono oggi le migliori condizioni perché anche i ricercatori delle discipline pedagogiche sviluppino partnership di ricerca con imprese.

I vantaggi offerti da progetti costruiti a partire da questo dispositivo fi- scale possono essere identificati con il basso rischio progettuale (poiché si perviene alla vera e propria redazione del progetto solo al termine di una negoziazione avvenuta con successo); la possibilità di dotazioni economi- che importanti; la valorizzazione di legami con gli attori del territorio e con il mondo del lavoro; la possibilità di trasformare i risultati della ricerca in innovazioni di processi e di prodotti capaci di rispondere con sollecitu- dine ai bisogni dei cittadini. Mentre le criticità sono limitate alla necessità

University and Business Cooperation

di investire in modo significativo sulla promozione e la negoziazione per individuare e convincere le imprese a investire sulla ricerca.

I requisiti e le competenze necessarie per il ricercatore che volesse svi- luppare progetti di ricerca di questo tipo sono riconducibili a:

– la disponibilità/capacità di individuare nell’ambito dei propri interessi di ricerca le tematiche che potrebbero generare vantaggi competitivi in ambito aziendale;

– la capacità di negoziare e mediare un progetto di ricerca con la possibile committenza, trovando un equilibrio tra innovazione e spendibilità concreta;

– l’adozione di un approccio consulenziale centrato sulle esigenze del- l’impresa e non sulle priorità della ricerca accademica.

L’opportunità del credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo consente/impone di sviluppare un approccio alla ricerca che connetta le competenze scientifiche con competenze consulenziali focalizzate su orga- nizzazione – specificamente dell’impresa sociale che gestisce interventi educativi e formativi – e innovazione pedagogica delle pratiche professio- nali.

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