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Multifunzionalità, ambiente e territorio

La gestione delle risorse naturali e l’agricoltura sostenibile

La biodiversità e il paesaggio rurale - Il connubio tra conservazione della bio-

diversità e attività agricole trova nei parchi e nelle aree protette italiane una buona espressione: si tratta di contesti che hanno ottenuto buoni risultati nella protezione della biodiversità e che sono capaci anche di un ottimo indotto, se si considerano i prodotti agricoli a marchio e quelli tradizionali. L’aumento della superficie delle aree protette del 15% dal 2000 a oggi è da considerare un passo importante nella strategia nazionale per la biodiversità 2020, che dedica delle aree di lavoro spe- cifiche all’agricoltura e all’ambiente. Considerando che la superficie territoriale interessata da parchi nazionali e regionali, riserve naturali e aree Natura 2000 ha ormai superato il 20% del territorio nazionale, l’attività agricola a elevato valore naturale svolge un ruolo determinante nell’assetto del territorio.

Lo stato delle foreste - L’indagine sullo stato di salute delle foreste europee

evidenzia come la defogliazione delle piante forestali nel territorio dell’UE, sia leggermente aumentata per le latifoglie temperate, in particolare le querce, men- tre è diminuita per l’abete rosso (Picea abies) e per il pino silvestre (Pinus syl-

vestris). In Italia sono stati monitorati 253 punti di campionamento. I risultati

evidenziano un livello di defogliazione medio/alto nel 30% delle piante rilevate. Le conifere sono risultate un po’ meno danneggiate (31% delle piante senza alcun segno di defogliazione) rispetto alle latifoglie (29%). I principali agenti patogeni che hanno causato la defogliazione sono gli insetti e i funghi, i primi sono ritenuti responsabili del 25,5% delle patologie, i secondi solamente del 6%.

Nell’area mediterranea l’Italia è uno tra gli Stati europei più a rischio incendi, con una media negli ultimi decenni di circa 8.200 incendi all’anno e una super- ficie media di 43.592 ettari di bosco danneggiati o distrutti ogni anno. Nel 2011

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purtroppo è aumentato sia il numero di incendi (+67,5% rispetto al 2010) che la superficie percorsa dal fuoco (+98,5%). I controlli attuati dal Corpo forestale dello Stato per la prevenzione e spegnimento degli incendi hanno consentito di riscontrare 6.515 reati (un numero quasi doppio rispetto all’anno precedente), con 446 denunce a piede libero e 9 persone arrestate.

Le risorse idriche e l’agricoltura - Secondo il censimento dell’agricoltura del

2010, le aziende che praticano l’irrigazione sono poco meno di 400.000, per una superficie irrigata di circa 2,4 milioni di ettari, che rappresenta il 19% della SaU. Dal confronto con il censimento del 2000 si ricava una riduzione complessiva del numero di aziende con irrigazione (-44%), accompagnata da una riduzione della superficie irrigata di minore entità (-2%) che ha riguardato prevalentemente le regioni del Centro (-19%) e quelle del Mezzogiorno (-4%). Tra i sistemi di irriga- zione prevale quello per aspersione, seguito dal sistema superficiale e per infiltra- zione laterale. Le principali fonti di approvvigionamento sono rappresentate da acquedotti gestiti in forma collettiva seguite dalle falde sotterranee.

Nel 2011 la Commissione europea ha concesso la deroga richiesta dall’Italia alle norme di protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati pro- venienti da fonti agricole per l’Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

Cambiamento climatico, emissioni in atmosfera e sistemi agroforestali - Nella

COP-17 (Conference of Parties) di Durban, non è stato ancora raggiunto un ac-

cordo sui limiti delle emissioni per i paesi membri della UnFccc (United Nations Framework Convention on Climate Change), ma entro il 2015, le parti si sono impegnate a definire un nuovo protocollo che sia operativo dal 2020 e comprenda tutti i paesi aderenti alla Convenzione. Nel frattempo si è deciso di proseguire con un secondo periodo d’impegno del Protocollo di Kyoto (Pk) che avrà inizio nel 2013 e si estenderà fino al 2017 o fino al 2020.

Secondo i dati diffusi dall’Agenzia europea per l’ambiente, nel 2010 le emis- sioni dell’Ue-15 sono aumentate del 2,1% rispetto al 2009, a causa della timida ripresa economica e delle emissioni per i riscaldamenti domestici, la refrigera- zione e il condizionamento. Anche l’Italia, secondo i dati diffusi dall’ISPRa, ha evidenziato nel 2010 un aumento delle emissioni rispetto al 2009 (+2%) per la leggera ripresa delle attività produttive. Rispetto all’anno di riferimento (1990) le emissioni sono invece leggermente diminuite (-3,5%), a fronte di un obiettivo fissato al -6,5% dal Pk, per effetto congiunto della crisi economica, dell’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e dell’incremento dell’efficienza energetica.

Il settore agricolo, responsabile del 7% circa delle emissioni nazionali, fa re- gistrare una diminuzione del 3% rispetto al 2009 e del -17% rispetto al 1990. Il

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calo è dovuto soprattutto alla diminuzione delle emissioni di metano da fermen- tazione enterica (-12,6%) e di protossido di azoto da suoli agricoli (-22,2%), per effetto del calo del numero dei capi di bestiame e di alcune produzioni e superfici, nonché di azioni di mitigazione, come il recupero di biogas. Il settore lUlUcF, che contabilizza le emissioni e gli assordimenti di anidride carbonica dovute a cambiamenti d’uso del suolo e alle foreste, offre un significativo contributo alla mitigazione delle emissioni nazionali. Rispetto al 1990, tale contributo è aumen- tato del 63,9%, soprattutto per la superficie forestale.

Il 2010 è stato l’anno obiettivo della direttiva Nec (National Emission Cei- lings) (2001/81/ce) che fissa il limite nazionale ai livelli di emissioni di am- moniaca, la cui principale fonte emissiva è l’agricoltura (95% al 2010). L’Italia è riuscita a rispettare il tetto imposto alle emissioni grazie a una diminuzione del 19% dal 1990 al 2010, imputabile principalmente alle emissioni agricole (-22%), per il calo dei fertilizzanti azotati distribuiti, del numero dei capi bovini e dell’applicazione delle migliori tecniche disponibili introdotte dalla direttiva 2008/1/ce IPPc (Integrated Pollution Prevention and Control) per le emissioni di suini e avicoli.

L’uso delle risorse naturali e i sistemi agricoli - Secondo i dati del censimen-

to dell’agricoltura del 2010, l’estensione della SaU si è attestata intorno a 12,8 milioni di ettari, con una diminuzione del 2,5% rispetto al 2000, corrispondente a quasi 326.000 ettari. Questa riduzione è dovuta prevalentemente alle superfici a seminativo (-3,3%) e coltivazioni permanenti (-2,6%), a fronte di un leggero aumento delle superfici a prati e pascoli (+0,6%). Dai dati emerge, inoltre, una significativa diminuzione delle superfici non agricole, con un peso della SaU ri- spetto alla Sat che è passato dal 70,2% del 2000 al 75,1% del 2010. Questo dato, dovuto a una riduzione del 26% della superficie a bosco e del 19,6% della com- ponente altra superficie, può essere interpretato come il risultato di un processo di ricomposizione fondiaria, in cui le aziende che sono rimaste attive hanno acqui- sito da quelle che hanno cessato l’attività soprattutto superfici agricole utilizzate, tralasciando le superfici boschive e le altre superfici, rimaste quindi fuori dalla rilevazione censuaria.

La gestione agronomica dei terreni, rilevata dal censimento, viene effettuata tramite rotazione nel 41% della SaU e avvicendamento libero nel 45% mentre la restante quota del 14% è gestita a monosuccessione. I dati disponibili evidenzia- no infine come il ricorso alle lavorazioni minime e alla non lavorazione sia ancora poco diffuso, in particolare nelle zone di pianura. Le lavorazioni convenzionali (aratura) interessano il 90% della superficie delle aziende, mentre il restante 10% della superficie è equamente suddivisa tra lavorazioni di conservazione e nessuna lavorazione.

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I dati iStat relativi al 2010 sul grado di tossicità degli agrofarmaci mostrano come rispetto all’anno precedente sia aumentata la quantità distribuita di prodotti tossici e molto tossici (+57%), che rappresentano il 5,7% del totale, e di prodotti nocivi (+6,2%, 20,4% del totale) mentre la quantità di prodotti non classificabili (73,9% del totale) si è ridotta del 7,2%. Questo andamento, probabilmente dovu- to a particolari condizioni climatiche e ambientali, in realtà è in controtendenza rispetto alle dinamiche osservate durante l’ultimo decennio, in cui si è registra- ta una consistente diminuzione dei prodotti molto tossici e tossici e un ricorso sempre maggiore a principi attivi di nuova generazione e a ridotto impatto am- bientale. A livello nazionale si segnala, infine, la proroga della sospensione degli agrofarmaci contenenti neonicotinoidi, prodotti tradizionalmente utilizzati nella concia dei semi di mais ma ritenuti corresponsabili dei fenomeni di spopolamento e mortalità delle api.

L’agricoltura biologica - L’evoluzione più recente dell’agricoltura biologica

italiana continua a mostrare un aumento della domanda interna dei prodotti bio- logici e una sostanziale stabilità delle superfici investite, situazione che rispec- chia lo stato del settore a livello internazionale. Continua anche il processo di consolidamento del comparto, con un avanzamento lungo la filiera delle imprese agricole che internalizzano le fasi di lavorazione e trasformazione dei prodotti (+15,4% rispetto al 2010) acquisendo quote aggiuntive del loro valore.

L’agricoltura biologica italiana, con poco più di un milione di ettari registrato nel 2011 (-1,5% rispetto al 2010), occupa l’8,5% della superficie utilizzata per la produzione agricola nazionale, con quote che a livello regionale oscillano tra va- lori minimi dell’area settentrionale (3,6%, in media), e quelli più elevati del Cen- tro e Isole (12%), con una punta del 20% in Calabria, senza mostrare variazioni significative rispetto all’anno precedente. Il numero degli operatori complessivi supera le 48.000 unità nel 2011 (+1,3% rispetto al 2010).

Il quadro strutturale del biologico a livello regionale è variegato, ma la bipo- larità territoriale che ha contraddistinto il settore nel passato si ripresenta anche nel 2011, con la produzione localizzata al Sud e la trasformazione al Nord. I seminativi continuano a rappresentare la principale produzione biologica (il 41% della superficie biologica complessiva), soprattutto foraggere e cereali (23% e 17%, rispettivamente). Seguono le colture permanenti (24%), di cui circa la metà è rappresentata dall’olivo; infine, i prati-pascoli (17%) che costituiscono un ele- mento costante del paesaggio biologico italiano. Nonostante il calo del 6% delle aziende con allevamento biologico (oltre 6.800 nel 2011, soprattutto ovini e ca- prini), la dimensione della zootecnia biologica è in aumento (6% in termini di Uba), indicando un aggiustamento del comparto, con la dismissione delle aziende più piccole.

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Sul fronte del mercato, con 1,5 miliardi di euro, l’Italia è quarta per fattu- rato dopo Germania, Francia e Regno Unito, ma presenta una crescita del 15% nel biennio 2009-2010, maggiore non solo di quella dei paesi europei ma anche di quella statunitense. Il consumo interno rimane tuttavia particolarmente basso, con una spesa pro capite di 25 euro nel 2010, concentrato soprattutto nelle regioni settentrionali. Segnali di cambiamento del mercato interno si rilevano anche sul fronte della differenziazione dei canali commerciali: nel 2011 si è registrato un aumento dei negozi specializzati e del relativo fatturato, con 1.212 punti vendita che hanno realizzato 700 milioni di euro. Risulta in crescita anche la vendita diretta (gruppi di acquisto, soprattutto, con +16%) e la ristorazione collettiva, quella scolastica in particolare, dove il numero di mense è cresciuto del 28% dal 2010 al 2011. Cresce considerevolmente la quota complessiva di prodotti biologi- ci preconfezionati importati nel 2011 dai paesi non equivalenti (61%), soprattutto di colture industriali e cereali.

Sul piano politico/istituzionale, si segnala il varo del regolamento sul vino biologico.

La diversificazione dell’agricoltura

Le attività connesse secondo il censimento - A partire dal censimento dell’a-

gricoltura del 2000 l’iStat rileva le attività complementari a quella agricola in senso stretto. Le attività censite nel 2010 sono state 98.839, relative a 76.148 aziende che hanno dichiarato di avere una o più attività remunerative “connesse” a quella agricola. Si tratta di un numero relativamente modesto di aziende (4,7% del totale). Le attività nettamente più diffuse sono il contoterzismo e l’agrituri- smo, seguono più distanziate le attività di trasformazione e prima lavorazione dei prodotti aziendali. Abbastanza significativa risulta la diffusione di attività legate alla manutenzione del territorio, sia attraverso operazioni silvocolturali sia con servizi per la cura di parchi e giardini. Infine le attività a carattere sociale (attivi- tà ricreative e fattorie didattiche) sono appannaggio di un numero ancora molto limitato di aziende.

La diffusione delle attività connesse è maggiore nelle regioni del Nord (51% delle aziende) e nelle classi aziendali di dimensione media-piccola.

L’agriturismo e il turismo rurale - Il settore turistico rurale sembra risentire

della recessione economica in modo più contenuto di altri settori. I dati del 2011 forniti dall’iStat evidenziano la continua crescita del settore agrituristico sia dal lato dell’offerta (+4% come numero di letti rispetto al 2010) sia come numero di ospiti che ha ormai superato la soglia dei 2 milioni. Nonostante il consistente flus-

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so di turisti stranieri in Italia, che rappresentano il 39% degli arrivi e il 51% dei pernottamenti, si registra una flessione della permanenza media, probabilmente dovuta ai prezzi proposti dagli agriturismi italiani, spesso più elevati rispetto ad altri paesi europei.

Nel 2011 sono state autorizzate 20.413 aziende agrituristiche, con una ripresa della crescita rispetto agli ultimi due anni. La presenza femminile nella conduzio- ne di queste aziende si presenta in crescita del 6,2% rispetto al 2010. L’attività preponderante, rappresentata dall’alloggio, viene esercitata dall’82% delle azien- de agrituristiche, concentrate prevalentemente al Centro-Sud. Anche il numero di piazzole di sosta per l’agricampeggioè in progressivo aumento (+4% rispetto al 2010). Le aziende autorizzate alla degustazione hanno raggiunto le 3.386 unità, mentre quelle che offrono altre attività (escursionismo, equitazione, osservazioni naturalistiche, ecc.) rappresentano il 57% delle aziende.

Secondo i dati del censimento agricolo 2010, oltre il 40% delle aziende agri- turistiche ha una dimensione aziendale compresa tra i 5 e i 20 ettari. Le aziende di piccole-medie dimensioni con attività di trasformazione dei prodotti primari (olio, vino, confetture) sono più propense alla diversificazione produttiva e alla vendita diretta dei prodotti alimentari aziendali.

Agricoltura e società - Il 2011 si è caratterizzato per un’intesa attività sull’a-

gricoltura sociale che ha riguardato da un lato le normative, con il coinvolgimen- to di Regioni e Parlamento nella discussione di norme riguardanti questa materia, e dall’altro le pratiche e le esperienze operative, con attività di riflessione, analisi e coordinamento delle attività. Il numero delle fattorie didattiche è incrementato di oltre il 20% rispetto al precedente censimento (Alimos, 2009) arrivando a un totale di 2.134.

Secondo l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, i beni immobili confiscati alle mafie al 31 dicembre 2011 sono 10.438, concentrati nel 75% dei casi in tre regio- ni (Sicilia, Calabria, Campania). I terreni confiscati sono in totale 2.062, mentre i terreni con fabbricati rurali sono 347.

Malgrado permanga una sostanziale carenza di informazioni sull’agricoltura sociale, è possibile stimare la presenza di oltre 1.000 progetti. Le regioni in cui il fenomeno è emerso in maniera consistente sono la Toscana, il Lazio, il Piemonte, la Sicilia e il Friuli Venezia Giulia. Un’indagine conoscitiva sul fenomeno, avvia- ta dalla Commissione agricoltura della Camera nel dicembre 2011, ha evidenzia- to la necessità di una legge quadro nazionale. Per quanto riguarda la situazione nelle regioni, anche la Campania ha approvato la l.r. 22/2012 in materia di agri- coltura sociale e disciplina delle fattorie e degli orti sociali, aggiungendosi alle altre regioni (Toscana, Friuli Venezia Giulia, Calabria e Abruzzo) che negli anni

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precedenti avevano legiferato in materia.

Un tema particolarmente particolarmente dibattuto nel 2011 riguarda le pro- prietà collettive, come a esempio le Partecipanze Emiliane, le Regole cadorine, la Magnifica Comunità di Fiemme, le Università agrarie del Lazio, ecc. La nor- mativa di riferimento è costituita, principalmente, dalla l. 1766/1927, dal relativo regolamento di attuazione r.d. n. 332/1928 e dalle successive norme (nazionali e regionali) in materia di usi civici. Da una ricognizione effettuata risultano al- meno 1.567 i gestori dei beni collettivi, presenti nella maggioranza delle regioni italiane. Il censimento dell’agricoltura del 2010 ha rilevato 2.233 comuni ed enti strumentali che gestiscono una superficie agricola totale di 1,7 milioni di ettari e una SAU di 610.000 ettari destinata a usi civici, in gran parte rappresentata da pascoli e bosco.

L’energia e le biomasse - I dati provvisori relativi al 2011 hanno evidenzia-

to una contrazione in Italia dei consumi di energia pari al 2%, che conferma la graduale riduzione registrata a partire dal 2006. L’acuirsi della crisi economica, il clima particolarmente mite e l’attuazione delle misure di efficienza energe- tica sono considerate le principali concause di questa tendenza. In aumento il contributo delle fonti rinnovabili (22,4 MteP) che hanno raggiunto il 13,3% del consumo interno lordo, prevalentemente rivolto alla trasformazione di tali fonti in energia elettrica (79%). Analizzando gli usi finali si nota che praticamente tutti i settori sono diminuiti e in modo particolare gli usi non energetici (-12%) a causa della crisi del settore petrolchimico e i consumi per usi civili. Il settore agricolo ha registrato una riduzione modesta (-1,4%) e rappresenta un modesto 2,2% sul totale dei consumi finali.

Il notevole incremento delle fonti da energia rinnovabile nell’ultimo decennio (+51%) deriva ancora la sua quota prevalente dall’energia prodotta dagli impianti idroelettrici (56% nel 2010). Al secondo posto si trova la produzione di energia proveniente da biomasse e rifiuti (32%), che viene destinata alla produzione di energia elettrica e di energia termica. La crescita del settore è sostenuta dagli impianti a biogas e dalle caldaie in pellet.

È continuata anche nel 2011 la crescita dell’energia fotovoltaica con 330.000 impianti (+112% rispetto al 2010) e una potenza installata divisa equamente tra impianti a terra e altri impianti non a terra. Gli effetti sul territorio cominciano a essere rilevanti, dato che gli impianti a terra arrivano a coprire 11.026 ettari (+232%), pari allo 0,1% della SaU nazionale. Il numero di impianti è cresciuto soprattutto al Sud, dove si concentra la metà della superficie coperta da pannelli fotovoltaici. L’espansione incontrollata degli impianti a terra ha portato all’e- manazione di una norma che vieta l’installazione di impianti a terra a partire dal gennaio 2012.

66 Annuario dell’agricoltura italiana. Sintesi- 2011 Qualità e sicurezza alimentare

La qualità e la tutela dei prodotti agro-alimentari - L’Italia continua a detene-

re il primato comunitario delle DOP e IGP, arrivate a quota 244, con un ulteriore incremento delle registrazioni, che incidono oltre il 22% sull’intero registro Ue. La maggior parte di esse si concentra nei prodotti dell’ortofrutta e dei cereali (quasi il 40%). Cresce anche la filiera dei prodotti certificati con marchio di origi- ne che, pur mantenendo in molti casi caratteristiche di nicchia, va assumendo nel tempo dimensioni sempre più importanti. Nel 2011, le aziende con produzione certificata DOP - IGP ammontano a 84.148 (-0,5% rispetto al 2010). La superficie impiegata per le produzioni certificate ammonta a 151.684 ettari (+3% rispetto al 2010).

I dati dell’indagine Qualivita-ISMEA sul valore economico e produttivo del- le denominazioni, fermi al 2010, hanno evidenziato un volume prodotto pari a quasi 1,3 tonnellate con un incremento significativo rispetto agli ultimi due anni (+20%). Il valore della produzione DOP-IGP ha registrato una crescita di quasi il 14% rispetto al 2009 e si aggira sui 6 miliardi di euro. In un contesto non favore- vole ai consumi, l’acquisto dei prodotti DOP e IGP, stimato in quasi 10 miliardi di euro, secondo l’ISMEA, è tornato a crescere nel 2011 (+2% nel mercato interno e +8% in quello estero). Il comportamento più recente di alcune grandi DOP indica il superamento della fase critica iniziata nel 2008, grazie a una maggiore qualifi- cazione dei prodotti e alla ricerca di nuovi spazi commerciali.

L’aggiornamento dei disciplinari vitivinicoli, in conformità con la disciplina comunitaria (regg. (CE). 479/2008 e 607/2009), ha visto aumentare considerevol- mente le DOCG, attestate a 73 registrazioni, le DOC (330) e le IGT (118). L’Italia si colloca al secondo posto dopo la Francia per numero di riconoscimenti come vini DOP e IGP. La superficie investita a DOC rappresenta in Italia quasi il 40% dell’intera superficie vitata. Se a quella DOC si somma anche quella investita a IGT, si arriva a un’incidenza della viticoltura di qualità di oltre il 70%. La produ- zione di vino DOC, attestatasi nella vendemmia 2011 a poco più di 15 milioni di ettolitri, rappresenta quasi il 34% del vino complessivamente prodotto in Italia ed evidenzia nell’ultimo triennio un lieve ma costante incremento; in arretramento, nel 2011, la produzione di vino IGP (-11%), che con 13,7 milioni di ettolitri, rap- presenta quasi il 31% della produzione complessiva di vino.

I sistemi di certificazione - Nonostante la difficile situazione congiunturale, la

certificazione della qualità e della gestione ambientale mantiene un forte interesse tra le imprese del settore agricolo e agroalimentare. Tra i sistemi più utilizzati si annoverano gli standard iSO - definiti in particolare dalle norme applicate nel- la certificazione di qualità (iSO 9001) e in quella ambientale dei processi (iSO

67 Cap. IV - Multifunzionalità, ambiente e territorio

14001). Nel corso del 2011 entrambi questi sistemi hanno registrato aumenti per quanto riguarda il numero di imprese del settore agricolo e agroalimentare certi- ficate. Meno diffuse in agricoltura sono invece le organizzazioni e le imprese re- gistrate eMaS. Aumenta, invece l’importanza dei sistemi di certificazione secondo gli schemi privati glObalgaP, bRc e iFS.

Nel panorama delle certificazioni ambientali la dichiarazione ambientale di prodotto rappresenta una delle più diffuse. Questa si basa sulla valutazione del ciclo di vita dei prodotti al fine di identificare e quantificare i carichi ambientali e le risorse utilizzate. Si confermano per importanza le certificazioni forestali me- diante gli schemi FSc e PeFc, e quella per la responsabilità sociale delle imprese tramite la norma Sa 8000. Infine, è interessante riscontrare come si stiano svilup- pando sempre più prodotti con certificazioni per alimenti destinati a consumatori

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