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Mutamenti interni

Nel documento Cittadini o stranieri (pagine 139-142)

2.1.1. Crisi del welfare state

Sul piano interno il primo evento da ricordare è la crisi del welfare state nei paesi occidentali. La crisi, che aveva radici di carattere economico ed anche funzionale nelle crisi di stagnazione degli anni Settanta e nella burocratizzazione di molti servizi, ha spinto nella direzione di un ripensamento del nesso tra cittadinanza e diritti sociali.

Da un lato vi è stato chi ha posto questo nesso sotto accusa e ha ipotizzato una sua dis-soluzione. In particolare nei paesi anglosassoni, i teorici della cosiddetta New Right hanno sostenuto che i provvedimenti dello stato assistenziale anziché favorire lo svi-luppo di una cittadinanza attiva negli strati più deboli della popolazione avevano ingenerato passività, dipendenza, irresponsabilità, insomma una serie di atteggiamen-ti del tutto anatteggiamen-titeatteggiamen-tici rispetto all’idea di partecipazione civica responsabile7. Sul fronte opposto, il rapporto tra cittadinanza e diritti sociali, tradizionalmente giustificato sulla base di argomentazioni ricavate dal pensiero socialista o dalle correnti religiose cristiane, trovava una originale riformulazione nella posizione di John Rawls, destina-ta ad avere una notevolissima influenza sul dibattito filosofico-politico degli ultimi vent’anni8. Secondo tale prospettiva, il tema dell’uguaglianza sociale veniva ripensato a partire dalla radicale priorità dei diritti civili e politici e dalla affermazione che limi-tate disuguaglianze funzionali all’interno della società potevano non essere in con-traddizione con la realizzazione di una condizione di maggiore giustizia.

Come è noto, il tema del welfare state non è stato solo un tema di discussione tra gli intellettuali, ma, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, la sua messa in que-stione teorica del welfare state è stata accompagnata da politiche di radicale ridimen-sionamento delle politiche assistenziali. Eliminare i cosiddetti “diritti sociali” dall’o-rizzonte della cittadinanza, o comunque ridurne la portata, era essenziale per poter operare una riduzione dei servizi sociali senza fuoriuscire dal paradigma della citta-dinanza-eguaglianza che veniva ancora mantenuto come paradigma di riferimento, ma gli effetti pratici di una tale politica sull’esercizio concreto di una cittadinanza atti-va non doveatti-vano tardare a farsi sentire.

2.1.2. Crisi di legittimazione del sistema politico

Un secondo elemento sul fronte interno doveva spingere verso un ripensamento del nesso tra cittadinanza e diritti politici. Questo secondo elemento è legato alla cre-scente crisi di legittimazione dei moderni Stati nazionali accompagnata, in alcuni casi come quello italiano, da una fortissima crisi del sistema politico, ossia del sistema dei partiti. Questa crisi veniva anzitutto a mettere in discussione la sfera dei “diritti poli-tici”: cresceva il senso di estraneità dei cittadini nei confronti di un sistema detto

“par-7Per una esposizione e discussione critica di tali tesi cfr.W. Kymlicka – W. Norman, Return of the Citizen:

A Survey of Recent Work on Citizenship Theory, in R. Beiner (ed.), Theorizing Citizenship, State University of New York Press, Albany, 1995, pp. 283-322.

8Cfr. John Rawls, A Theory of Justice, Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 1971; tr. it. di Ugo Santin, Una teoria della giustizia, Milano, Feltrinelli, 1982; Political Liberalism, tr. it. di G. Rigamonti, Liberalismo politico, Milano, Comunità, 1994.

titocratico”, che pareva avere espropriato i singoli elettori del loro diritto di decidere da chi e come essere governati, sostituendoli con un ceto di professionisti organizzati in apparati burocratici spesso sottratti al controllo di legalità delle istituzioni politiche stesse. Con ciò la stessa uguaglianza di “diritti civili” veniva messa in questione nel momento in cui veniva incrinato il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alle leggi e si affermavano zone di impunità all’interno del sistema politico.

Anche in questo caso la teoria politica ha sviluppato risposte diverse: da un lato vi è stato chi ha riproposto una visione elitistica della democrazia in cui la cittadinanza attiva si esprime non attraverso una partecipazione costante dei cittadini alla forma-zione della volontà politica collettiva, ma si limita alla seleforma-zione di elites attraverso competizioni elettorali. Dall’altro vi è stato chi invece ha auspicato una ripresa di virtù civiche sulla scia della tradizione del “repubblicanesimo”, basata su un forte senso di appartenenza dei cittadini alla propria comunità politica. Infine vi è stato chi ha sot-tolineato l’avvento di una nuova cittadinanza attiva che ha come suo luogo elettivo non tanto le istituzioni politiche e i partiti, quanto piuttosto la sfera della società civi-le, concepita come la galassia di movimenti sociali e istituzioni non governative impe-gnate nei settori della difesa dell’ambiente, della tutela dei diritti umani, della pace e della cooperazione internazionale.

2.1.3. Rivendicazioni di istanze locali

Un terzo fronte interno di crisi del rapporto tra cittadinanza e orizzonte nazionale riguarda l’emergere a partire dagli anni Ottanta di rivendicazioni di istanze locali.

Anche in passato vi erano state naturalmente rivendicazioni di indipendenza da parte di minoranze etniche o linguistiche che non si riconoscevano nella comunità politica nazionale in cui erano inserite (si pensi, per fare un esempio, ai Paesi Baschi), ma ora il fenomeno del localismo nasceva e andava diffondendosi anche là dove non vi erano minoranze chiaramente definite (si pensi al caso dell’Italia Settentrionale). Ciò che pareva in crisi era il riferimento allo Stato nazionale come orizzonte politico di riferi-mento, come “comunità di destino” e ad esso veniva contrapposto il riferimento alla comunità, al territorio, alle tradizioni locali, concepite non solo come fonte di identi-tà culturale, ma anche di identiidenti-tà politica.

Diversificate sono state le reazioni della teoria politica che in alcuni casi si è mossa alla riscoperta delle tradizioni federaliste presenti nella storia del pensiero politico europeo, in altri casi ha sottolineato il valore dell’appartenza ad una comunità locale definita da chiare identità culturali come nel caso del comunitarismo contrapposto all’individualismo liberale, in altri ancora ha cercato di rispolverare il tema antico e moderno della “religione civile” nella ricerca di una nuova coesione nazionale.

Nel documento Cittadini o stranieri (pagine 139-142)

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