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N IEDDU – Z UCCA 1991; Z UCCA 1997 93 B ARTOLONI 2010, p 156, fig 96.

I.3 I Fenici in Sardegna

92 N IEDDU – Z UCCA 1991; Z UCCA 1997 93 B ARTOLONI 2010, p 156, fig 96.

Luca CherI, Il Sulcis arcaico tra Nuragici e Fenici. Testimonianze di cultura materiale dal sito del Nuraghe Sirai, Tesi di 31

Alla fine dell’VIII secolo a.C. sorgono ugualmente, entrambi nella zona del basso Campidano, gli insediamenti di Karaly e Nora. La fondazione del primo, l’attuale Cagliari, posta entro la fine dell’VIII secolo a. C. e l’inizio del VII secolo a.C., è posta in relazione alla presenza, pur in maniera sporadica, di materiale arcaico e anche di importazione di frustoli ceramici di fabbrica protocorinzia95, mentre per

quanto riguarda il secondo, l’origine quale centro fenicio è radicata nella tradizione classica96 e

confermata alla seconda metà dell’VIII secolo a. C. da svariati rinvenimenti archeologici che ne confermano la relativa cronologia97.

A partire dal VII secolo a.C. le fondazioni fenicie si ampliano assumendo un carattere definitivo nel territorio sardo;98 inoltre, imputabile a questa fase, è l’ulteriore flusso di nuovi abitanti riscontrato, ad

esempio, nell’insediamento di Bitia. A questo arco cronologico sono ascrivibili i siti di Cuccureddus, Sarcapos, Paniloriga. L’insediamento, purtroppo anonimo, attualmente denominato Cuccureddus, è situato all’estremità orientale del Golfo degli Angeli in territorio di Villasimius. Tra i materiali più antichi, la maggior parte è databile non prima della metà del VII secolo a.C.99. Parimenti ascrivibile

alla metà del VII secolo a.C. è il sito di Sarcapos, attuale Santa Maria di Villaputzu che, durante alcune prospezioni, ha restituito una consistente quantità di ceramica riferibile a quest’ambito cronologico100.

Ultimo, come data di fondazione, degli insediamenti sorti nella regione sulcitana, è quello di Paniloriga, riferibile all’ultimo quarto del VII secolo a.C. in base ai materiali rinvenuti nell’impianto funerario ad incinerazione101.

95 BARTOLONI 1997d, pp. 46-48. 96 Pausania, X, 17.

97 2 iscrizioni monumentali (tuttavia oggetto di discussione per la cronologia); si veda BONETTO 2009, pp. 47-48; ID.

2013.

98 Questa seconda ondata coloniale è probabilmente dovuta a una modifica della situazione politica nelle città

dell’Oriente fenicio; in questo periodo, infatti, si accentua il dominio assiro con il conseguente ridursi degli spazi per le attività commerciali, scaturendo un esodo che dalla madrepatria si muove alla ricerca di diverse e più favorevoli condizioni di vita (BONDÌ 1997b).

99 BARTOLONI 2010, pp. 69-72; ID. 1997c, pp. 44-45; MARRAS 1997. 100 BARTOLONI 1997c, pp. 43-44; ZUCCA 1984;

101 BOTTO -CANDELATO OGGIANO PEDRAZZI 2010, p. 2, nota 14 con bibliografia; BARTOLONI 1997e, pp. 55-56;

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Per quanto concerne Olbia102, gli ultimi dati mostrano per ora una frequentazione del territorio,

forse da parte fenicia103, almeno a partire dalla metà dell’VIII secolo a.C.104.

L’insediamento di San Vittorio nell’Isola di San Pietro, la Inosim fenicia, ove sorse sicuramente un abitato punico con il tempio dedicato a Bashshamem, meriterebbe un’analisi a parte.

Infatti si può osservare come esso si proponga secondo modalità caratteristiche della geografia dei primitivi insediamenti fenici occidentali105 e, presumibilmente, attuato cronologicamente nell’ambito

del sistema di occupazione dei coevi e vicini centri fenici sulcitani. Recentemente una sua collocazione cronologica è stata posta tra la seconda metà dell’VIII secolo a.C. e la metà del VII secolo a.C.106,

ipotizzando che il nome dello stanziamento fenicio fosse il medesimo nome dell’isola, secondo uno schema riscontrato, ad esempio, a Ibiza e Pantelleria107.

A questi dati, si sono aggiunti i materiali recuperati da una ricognizione di superficie, ovvero anfore fenicie raccolti nella serie Ramon Torres che entra in una forchetta cronologica che va dall’VIII secolo a. C. al VII secolo a. C., in linea con gli altri insediamenti sulcitani108.

A partire dalla seconda metà del VI secolo a.C., irrompe nell’isola una nuova protagonista: Cartagine. L’espansione cartaginese, volta alla definizione di un preciso predominio politico, si può contenere in un arco cronologico che inizia negli anni intorno al 545 a.C., e termina verso il 510 a.C. circa109.

102 L’ insediamento di Olbia non è riconosciuto da tutti gli studiosi quale centro fenicio; le fonti letterarie e già il nome “

Olbia” indicano un’ascendenza greca, per alcuni ionica di VI secolo a.C., per altri collegabile in qualche modo al mondo euboico di VIII secolo a.C., al quale è da attribuire la figura del mitico fondatore Iolao (D’ORIANO1999).

103 In mancanza di dati attendibili circa una presenza greca nel sito a tale livello cronologico (BONDÌ 1997b). 104 D’ORIANO 1997.

105 BARTOLONI 1997e, pp. 56.

106 In base al rinvenimento, nel settore a sud della torre di San Vittorio, di un cospicuo lotto di materiale fenicio e di una

tazza geometrica, presumibilmente di atelier euboico-occidentale (ZUCCA 2003, p. 284).

107 ZUCCA 2003, pp. 284-289. 108 BERNARDINI 2006, p. 130. 109 LILLIU 1992; BONDÌ 1997c, p. 70.

L’iniziativa della conquista della Sardegna inizia dal 545 al 535 a.C. con la campagna di Malco e segue, dopo una pausa di circa dieci anni, attorno al 525 a.C. con la spedizione magonide, destinata a concludersi verso il 510 a.C. e comunque prima della sottoscrizione del primo trattato romano-cartaginese che, nel 509 a.C. registra l’egemonia di Cartagine sulla Sardegna (BONDÌ 1997c, p. 70).

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La metropoli africana avvia in questi anni un piano strategico di consolidamento ed allargamento della propria sfera d’influenza che, abbinata spesso ad interventi di tipo militare a discapito di antichi centri Fenici, la porterà alla fine del secolo a divenire potenza egemone del Mediterraneo occidentale110.

La conquista della Sardegna è in questo senso finalizzata sia a perseguire un diretto controllo delle sue aree di maggiore potenzialità agricola e mineraria, sia a ridisegnare il rapporto economico con gli interlocutori mediterranei.

Per poter attuare un controllo territoriale ed economico sulle aree fertili e minerarie, Cartagine pianifica una penetrazione capillare, soprattutto nel basso Campidano e nell’Oristanese, insediandosi mediante la realizzazione di una costellazione di piccole comunità, ma anche con la creazione di più consistenti centri urbani, quali Neapolis111 e Monte Luna112; il nuovo modello insediativo prevede

altresì il rapido sviluppo di antichi centri fenici strategicamente utili come collettori di risorse provenienti dalle aree fertili dell’entroterra, quali Tharros e Karal, a danno di altri centri fenici, probabilmente più restii a riconoscere l’egemonia dei nuovi dominatori113.

Grazie alla documentazione raccolta nelle attività di scavo archeologico, si è potuto constatare con certezza, che le imprese militari promosse da Cartagine per attuare e consolidare il suo dominio, sono state molto spesso irruente.

Gran parte delle colonie fenicie di Sardegna e Sicilia subirono, difatti, diverse distruzioni: è evidente a Mozia, in Sicilia114; ancor di più a Monte Sirai115 e Cuccureddus116.

110 BONDÌ 1997c, pp. 70-72; BERNARDINI 1997, p. 99.

111 Sorta nella parte meridionale del Golfo di Oristano, diametralmente opposta a Tharros; in ogni caso la sua origine

punica è oggi messa in discussione, infatti, ritrovamenti recenti dimostrano che il centro abitato fu probabilmente attivo fin dal VII secolo a.C. (BARTOLONI 2001; ZUCCA 2001).

112 Sorto presso Senorbì. 113 BERNARDINI 1997, p. 100. 114 MOSCATI 1994.

115 BARTOLONI 1994; ID. 1997g; ID. 2000.

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Bitia è temporaneamente abbandonata, Othoca e Sulky ripiegate; Sarcapos e Cuccureddus, chiuse al commercio esterno, andarono in rovina. La Sardegna, culla della florida cultura nuragica, vive in questi anni la prima e vera invasione di conquista territoriale; si può ipotizzare che, mai aggiogata da altri popoli, al contrario, inserita, almeno per quanto riguarda gli ambiti costieri, nella cultura e nel contesto urbano e civile fenico, si ribellò al tentato colonialismo occupazionale punico. Combatté, presumibilmente, in alleanza con le genti fenicie, anch’esse motivate a difendere la propria autonomia117; persero, ma l’eco di quella cultura nata e pervenutaci dalle rocce sarde e di quella

urbanizzata sorta in Oriente lo si scorge in piccole e alternate vicende di microstoria, dal passaggio dalla preistoria alla storia, senza mai dissolversi del tutto.

117 LILLIU 1992; MOSCATI 1997.

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II. Apparato Teorico