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3.2 Le vicende familiari: la nascita delle due linee genealogiche (1135-1203)

3.2.1 La nascita dei due rami familiari: i da Galliano e i discendenti d

A partire dalla fine degli anni ’70 del XII secolo, si registra nelle fonti la com- parsa di attività patrimoniali messe in atto da alcuni membri della famiglia senza coinvolgere i parenti, a meno che questi non fossero fratelli. Tale tendenza si fa più evidente nel decennio successivo, quindi appare ovvio che la solidarietà interna alla casata stesse venendo meno, e che allora essa si stava dividendo, o era già di- visa in due diverse linee genealogiche. Ciò fu la conseguenza del fatto che nella VI generazione due fratelli dettero continuità alla discendenza. Da queste si forma- rono i due rami familiari in cui si distinse la stirpe nel XIII secolo, quello che prese il nome da Galliano, e quello che abbiamo denominato da Montaccianico.

I de Greccio/da Galliano

La prima delle due ramificazioni presenta fin dall’inizio alcuni problemi per quanto riguarda la sua ascendenza, perché derivava da uno dei possibili figli di Ubaldino (I), apparentemente assente nell’atto del 1135 in cui sono presenti tutti e quattro i superstiti figli. Infatti fra questi, a prescindere dall’assenza del primoge- nito evidentemente già deceduto da tempo, non compare Greccio, capostipite del ramo, che dal patronimico risulta essere figlio di Ubaldino.28 Mentre nelle prece-

denti ricostruzioni della genealogia della famiglia per risolvere l’incertezza, questo personaggio è stato legato a Ubaldo/Ubaldino (II) e facendone suo figlio invece che dell’eponimo della stirpe, e quindi assegnato alla VII generazione, anziché alla VI.29 Se così fosse, però, lo scarto generazionale apparirebbe troppo ampio fra i figli

e i nipoti di Greccio che rappresenterebbero in questo caso l’VIII e la IX

27 VIOLANTE, Alcune caratteristiche, pp. 44-45.

28 Così appare quando a sua volta è citato come patronimico: quondam filius Greccii Ubaldini

(ASF, Dipl., Luco, 1178 ottobre 1).

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generazione, rispetto a quelli di Ottaviano (I), capostipite dell’altra ramificazione familiare, appartenenti alla VII e VIII. Per di più uno scarto generazionale si veri- ficò davvero come dimostrano le successive fonti, le quali evidenziano chiara- mente la maggiore età di Greccio e un suo più precoce avviamento al matrimonio rispetto a Ottaviano (I).30 Appare abbastanza evidente che costoro dovevano ap-

partenere alla stessa generazione e non potevano essere zio e nipote. Del resto Greccio è documentato per la prima e unica volta nel 1157 quando fu primo dei testimoni assieme a Ottaviano (I), evidentemente suo fratello.31 Probabilmente

Greccio era il soprannome di uno dei superstiti figli di Ubaldino (I): poteva trattarsi di Ugo/Ugolino (I) oppure di Guido, poiché entrambi sembrano essere ancora in vita negli quando è documentato il capostipite del ramo di Galliano.

Pertanto risolto in parte il problema dell’inserimento nell’albero genealogico della famiglia di Greccio, pur rimanendo ancora alcune incertezze, vediamone la discendenza.32 È da segnalare che i suoi eredi assunsero inizialmente come forma

proto-cognominale il suo antroponimo de Greccio, mentre a partire dal XIII secolo furono designati con il predicato da Galliano dove avevano stabilito la loro resi- denza favorita. Greccio (I) ebbe due figli Ugo e Fortebraccio: entrambi sono citati nel documento con il quale nel 1178 lo stesso Ugo agendo con il consenso della moglie Porpora, e di otto personaggi della curia di Risanteri, concesse attraverso la vendita a Bernardo di Rinaldo, suo contadino benestante, di riscattare per il prezzo di mille solidorum gli oneri gravanti sul suo podere e quello di un altro nucleo

30 I nipoti di Greccio vengono tutti meno prima del 1203, mentre era da poco scomparso il figlio

di Ottaviano (I) vedi infra 3.2.2 e 4.1.

31 Settimo, 73, 1157 settembre 8: in questo documento Greccio precede Ottaviano che è seguito

dal patronimico, «Greccius et Octavian(us) f. b(one memorie) Ubaldi» ove f. indica molto probabil- mente il plurale filii e non filius, perciò sembra evidente che fossero fratelli. Inoltre il fatto che Grec- cio precedesse Ottaviano ne fa il fratello maggiore. Per la lettura qui fornita vedi l’originale notitia tergale di ASF, Dipl., Cestello, 1157 ottobre 26. Per un confronto con l’utilizzo di contestuali abbre- viazioni vedi il simile caso che appare nella notula di un atto proveniente dallo stesso archivio (Settimo, 38, 1105 febbraio 24) dove i primi testimoni appaiono «Iohannes, Baldus f. Actii», i quali nel documento rogato in esteso sulla stessa pergamena diventano «Signa manuum Iohannis et Baldi filii Actionis».

32 Vedi infra TAVOLA III; l’incertezza deriva dall’identificazione di Greccio con Ugo/Ugolino

(I) oppure Guido, dato che il secondo nome non compare più fra i discendenti di Greccio sono propenso a una sua identificazione con Ugo.

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familiare, vendita che non comprendeva soltanto le terre ma anche «debita et usi- tata servitia» normalmente dovuti ad Ugo. Tale servitium dei canoni prestati dai due nuclei familiari presso la località di Macerata erano riscossi da un aristocratico locale, Ruggero della Rena, a lui concesso da Ugo nomine feudi. Quindi per risarcire il mancato introito ― al quale il beneficiario con il fratello Panzo e il padre avevano rinunciato con una refuta prima che venissero vendute le stesse case ― stando presso la sua curia di Galliano, Ugo e la moglie indennizzarono con un restaurum Ruggero della Rena, per un valore pari al risarcimento dato allo stesso Ruggero, da Fortebraccio fratello di Ugo per un’altra concessione in feudo.33 Dopo questa

attestazione Ugo scompare dalla documentazione, però, come appare da un atto del 1203, che analizzeremo più avanti, questi aveva avuto tre figli, ovvero Azzo, Greccio (II) e Albizo.34 Di questi il maggiore era senza dubbio Azzo che viene citato

in altri due documenti: nel 1184 un Aczone de Greccio (dove il nome del capostipite è usato in forma di cognome) risulta creditore dell’abbazia di Moscheta per un ter- reno venduto in precedenza al medesimo abate, e nel 1189 risulta nuovamente cre- ditore del cenobio vallombrosano per una vendita effettuata presso la località di Cerliano, probabilmente si trattava dello stesso acquisto.35 Poi non appare più nelle

carte oltre alla menzione certamente postuma del 1203, e perciò doveva essere già deceduto nel 1198 quando i fratelli Greccio (II) e Albizo, agendo nel mercato di Galliano nel mese di ottobre venderono all’ospedale di S. Niccolò al Corniolo la quarta parte indivisa di un terreno posto alla Cotorza, nel territorio della pieve di

33 ASF, Dipl., Luco, 1178 ottobre 1: «Ugo quondam filius Greccii Ubaldini, accepta parabola ab

hocto de illis de curia Risanteri, … ego predictus Ugo per eorum parabolam una cum Purpuriae uxore mea …vendimus et tradimus et concedimus tibi Bernardo olim filio Reinaldini de Marsano tuisque heredibus in perpetuum, videlicet nos casas, cascinas, terras, vineas, et res mobiles et im- mobiles, et debita et usitata servizia, quocumque modo vel ingenio nobis pertinet de domo et po- dere tuo predictos Bernardo, et de domo Matine et podere et filiorum eius». Macerata è oggi un caseggiato nei pressi di Luco di Mugello nel comune di Borgo S. Lorenzo. Per un’analisi corretta del documento vedi CORTESE, Gli Ubaldini, p. 10; e COLLAVINI, I poteri, p. 17.

34 ASF, Dipl., Ubaldini Vai-Geppi, 1203 agosto 16.

35 ASF, Dipl., Luco, 1184 giugno 5: «Ugonem presbiterum et abatem atque rectore et admini-

stratore ecclesie et monasterii Sancti Petri situm Musscito cum consensu meorum fratrum silicet Ugi kamerarii et Iohannis presbiteri et aliorum et pro debitu in quo erabamus pro terra quam emi- mus ab Aczone de Greccio»; e ivi, 1189 luglio 6: «soldos quinquaginta a te emptore nobis venditori soluti, quos denarios fuerint dati in emptione quam fuit facta ad Cerlianum ab Aczone de Grecio».

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Cornacchiaia.36 Gli stessi Greccio e Albizo nel 1200 assieme allo zio Fortebraccio e

ai due nipoti di Ottaviano (I), ovvero tutti i membri della casata allora in vita, sti- pularono il trattato con il comune di Firenze, rappresentato dal podestà Paganello di Porcari, che li impegnava a proteggere e aiutare i cittadini fiorentini e le loro merci transitanti per il territorio familiare definito districtu vel fortia.37

Dopo questo patto terminano le attività dei figli Ugo di Greccio (I), inoltre lo stesso trattato segna anche l’ultima volta in cui tutti gli esponenti della famiglia agiscono in comune. Pertanto questo dovrebbe segnare il limite della ricostruzione delle vicende relative all’arco temporale preso in esame in questa sezione. Tuttavia è utile fare cenno a due documenti del 1203, che coinvolgono la famiglia di Ugo in quanto rappresentano esecuzioni testamentarie di suo figlio Greccio (II) attuate dalla madre Porpora. I due atti, e in particolare quello che tratta della donazione fatta da questa «pro anima Greccii filii mei, et pro suo iudicio et testamento» in favore della pieve di S. Maria e S. Giovanni a Cornacchiaia di un intero podere con tutti i suoi oneri posto «in loco qui dicitur Montale» tenuto dal colono Graziano ― in cui si specifica che questi lo aveva detenuto in precedenza per conto dei fratelli Azzo, Greccio e Albizo e di loro padre Ugo ― non solo ci mostrano la famiglia al completo, ma evidenziano pure che i suoi componenti erano già tutti deceduti ad eccezione di Porpora.38 Mentre l’altro documento relativo alla donazione in favore

dell’ospedale del Corniolo e sempre per il «remedio anime Grecii filii mei et filii dicti Ugonis et pro suo testamento et iudicio» di un canone fisso di «decem et octo

36 ASF, Dipl., Rif. Atti pubb., 1198 ottobre 9; lo stesso giorno «in prefato Galliano in domus

supradicti fratres donna Porpora mater prefati Greccii et Albizi et uxor olim prefati Ugonis» accon- sentiva alla vendita dei figli. Per l’ubicazione di Cotorza vedi ivi, 1227 aprile 24; 1227 ottobre 9; e 1228 agosto 17.

37 Santini, Documenti, XXXII, 1200 ottobre 15: gli Ubaldini che prestano giuramento sono «For-

tebrachius filius Grecii condam Ubaldini et Azo et Ugolinus fratres filii olim Albizi, anno MCC, idus octubris, indictione IV. Item iuravit ibidem et eodem die Albizo f. olim Ugi de Grecio. Item eodem die apud Gallanum iuravit eodem modo Grecius f. olim dicti Ugi del Grecio».

38 ASF, Dipl., Ubaldini Vai-Geppi, 1203 agosto 16: il documento in realtà è datato al 15 luglio,

Porpora dona al pievano «intro[itus vel omnes terras affictus, iure et usum] cum suumque rese- dium et abiturum quem Gratiano filio […] habet et detinet a me et olim abuit et tenuit (a) prefato Greccio, vel ab Aczone et Albizo suis fratribus suis vel a prefato Ugone patre eorum, et nominate omne ius et actiones que ab eo in prefato Gratiano ius colonarii et sedente […]». Su Montale (S. Iacopo a Castro) vedi infra 5.6.1 Castro.

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staria de spelda», e di una terra che il cattivo stato della pergamena consente di rilevare con difficoltà,ricorda l’esistenza di almeno un nipote della moglie di Ugo che evidentemente era figlio di Greccio (II).39 I due atti vennero rogati presso la

casa di domna Porpora «in burgo de Galliano». Pertanto se i personaggi descritti nel primo dei due documenti del 1203 erano tutti i componenti dello stesso nucleo familiare, all’interno di questo trova difficilmente spazio il «Paltonieri filius Ugo- lini de Greccio» venditore al monastero di Luco nel 1198 di tutte le terre, uomini, servizi e redditi giunti a lui in eredità da parte dei due genitori ubicati presso la curia di Luco e la località della Rena.40 A meno che anche in questo caso non ci

troviamo di fronte a un tardivo soprannome di uno dei figli di Ugo di Greccio (I), ma che a differenza di quello attribuito all’eponimo del ramo da Galliano, non ha avuto fortuna fra i discendenti, oppure si trattava di un figlio illegittimo ma risulta poco probabile.41

Fortebraccio, secondo figlio di Greccio (I), citato nell’atto che vede protago- nista suo fratello Ugo nel 1178, nel patto concluso con il comune di Firenze del 1200 appare primo di tutti i membri della famiglia a prestare il giuramento, in quanto oltre ad essere indubbiamente il più anziano apparteneva ancora alla VII genera- zione. Fortebraccio sopravvisse a tutti e tre i suoi nipoti tanto che lo troviamo attivo nel 1202 presso la pieve di S. Maria a Fagna quando concedeva esenzioni e privilegi ai custodi del castello di rivi Risanteri, e quindi era ricordato con le sue terre e i

39 ASF, Dipl., Riformagioni, 1203 luglio 22: si fa riferimento a «donna Porpora vel a nepotibus

meis vel nepotis», si dovrebbe trattare del futuro Ottaviano da Galliano figlio di Greccio (II) cfr. infra 4.1.1. Fra le lacune dell’atto si può forse leggere la località di Riocornacchiaio, nei cui pressi era situato l’ospedale del Corniolo «integram tertia partem de decem et octo staria de spelda qui sunt: sei staria quo t[…] sunt michi et a meis filiis dare […] nomine […] tertiam partem proprieta- tem […de ...tum fit...] est posit[am in … Riv]o conr[achia…]».

40 ASF, Dipl., Luco, 1198 dicembre 10: Paltoniere di Ugolino de Greccio vendeva al monastero

di Luco per 3 lire e 4 soldi «omnes terras, et res et homines, servitia, redditus omnia (a lui pervenuti dal padre e dalla madre) in tota curia castelli de Luco, et Rena aut in allodio et in aliquo aque seu fluminis aut in feudas aut in tenimentis». Per l’identificazione di questo personaggio e l’inseri- mento nell’albero genealogico degli Ubaldini vedi CORTESE, Gli Ubaldini, p. 10 e 15.

41 Se Paltonieri era un soprannome di uno dei figli di Ugo, questo non poteva essere Azzo già

scomparso nell’ottobre del 1198, quindi forse poteva essere Albizo? Nondimeno questo personag- gio poteva anche appartenere alla casata dei da Figliano, fra l’altro legata da vincoli clientelari agli Ubaldini, della quale è noto un Greccio di Ildebrando documentato dal 1157 al 1167.

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possedimenti in un documento del 1211 proveniente dal Bullettone.42 Di lui si co-

nosce almeno un figlio, Ildebrandino, il quale assieme al figlio di Greccio (II), avviò la linea genealogica de Greccio a un’ulteriore scissione in due rami familiari nel corso del XIII secolo.

La discendenza di Ottaviano (I): i futuri «filii Ubaldini de Mucello» (i da Montaccianico) Se il ramo disceso da Greccio (I) presenta difficoltà di insermento nell’albero genealogico, invece la discendenza di Ottaviano (I) si sviluppa in modo coerente e lineare. Questo è indubbiamente dovuto al fatto che del capostipite è noto un solo figlio, attestato da un numero superiore di documenti rispetto agli altri esponenti a lui contemporanei. Si tratta di Albizo, che qui chiameremo (III), documentato per la prima volta nel 1177 come testimone in un breve nel quale un membro della fa- miglia locale dei da Pulicciano refutava con una vendita un podere in favore di Diletta, badessa del monastero di Luco.43 Qualche anno dopo, tramite un procura-

tore, acquistava nel 1185 per 8 soldi tutto quello che spettava a due coniugi di un appezzamento posto a Larciano.44 E nel mese di aprile del 1186 Albizo (III) inter-

veniva come testimone a un lodo emesso dal priore generale di Camaldoli in una controversia sorta fra la badessa di Luco e il pievano di S. Giovanni Maggiore.45

42 Delizie X, p. 199, anno 1202: «Dom. Fortebracchius Greccii q. Ubaldini concedit exemptio-

nem, et privilegium habitantibus, et custodibus castri rivi Risanterii». E quindi Bullettone, c. 151 n. XXXIIII: «Qualiter Ranerius sindicus domini Iohannis episcopi florentini habuit tenutam et corpo- ralem possessionem in terris et possessionibus Fortisbraccii de Gagliano. carta manu Braccii not. sub MCCX quinto idus februarii inictione XIII».

43 ASF, Dipl., Luco 1177 agosto 1: «in presentia Albizzo filio Octaviani…»; Alcheruolo di Ugo-

lini da Pulicciano rinunciava tramite una vendita? a un podere posto a Larciano che apparteneva a Larcianello da Larciano in favore del cenobio di Luco; la presenza di Albizo (III), a prescindere dalla prossimità con il monastero, accerta l’esistenza di legami clientelari instaurati con gli espo- nenti dei da Pulicciano; su questo vedi infra 7.3.

44 ASF, Dipl., Luco 1184 marzo 3: Tancredi di Gerardino e sua moglie Sibella vendevano «Ben-

civie[ni fili] b. m. Mazochi recipienti pro Albizo filio b. m. Octaviani, videlicet, quicquid nobis per- tinet de (unam) petiam terre, posita a Larzano».

45 ASF, Dipl., Luco 1186 aprile 27: «in presenzia Ugi filius Aldibrandini (forse da Figliano) et

Bernardini de Burgo et Albizonis olim filius Octaviani et Octaviani Guiciardini (dei Suavizi) et Re- nucioli de Burgo et Nerbocti de Sancti Iohannis et Iohannis Tedelande»; l’arbitrato verteva sulla controversia tra la badessa Diletta ed il pievano Blasio, in merito ad alcuni diritti delle cappelle di S. Niccolò a Luco e S. Giorgio a Macerata dipendenti dal monastero ma suffraganee della stessa pieve.

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Pochi giorni dopo, stando presso Scarperia, risultava il primo dei testimoni in una vendita effettuata in favore dell’ospedale di S. Niccolò al Corniolo da esponenti della famiglia da Castagnolo, legata già da tempo agli Ubaldini.46 Poi nel novembre

del 1187 vendeva al monastero di Luco un appezzamento di terra posto presso «Kasa de Larciano monasterii Sancti Petri» per 15 lire e 10 soldi, con un atto che impegnava la moglie Diana e la madre Beatrice al rispetto dei termini della ven- dita.47 Molto probabilmente si trattava dello stesso terreno acquistato nel 1185, o

di un complesso più ampio ma che comprendeva anche questo. Poi nel 1188 risul- tava confinare con un terreno posto a Lutiano presso Borgo S. Lorenzo, acquistato da due membri di un gruppo familiare da Lutiano appartenenti al suo seguito, i quali fra l’altro condividevano la stessa confinazione.48

Dopo queste attestazioni che vedono impegnato Albizo (III) di Ottaviano (I) prevalentemente in Mugello presso l’area dove era ubicato il suo dominio, lo tro- viamo presente anche in un contesto molto prestigioso: nell’agosto del 1187 si tro- vava a Bologna presso la corte di Enrico VI, allora re dei Romani, dove presenziò con altri aristocratici toscani all’emanazione di un diploma del sovrano svevo in favore degli abitanti di Fucecchio.49 Accanto a questa testimonianza si colloca la

concessione nel 1186 a Albizo de Mucello di un privilegio imperiale da parte dello stesso Enrico VI, purtroppo giunto a noi in forma falsificata.50 Il diploma, pur

46 ASF, Dipl., Rif. Atti pubb., 1186 maggio 1: Aldobrandino di Odarrigo e la moglie Sorentina

vendevano un terreno posto a Kasa veckla presso Favale e Casanuova, oggi comune di Firenzuola, con un «Actum in […] de Scarparia comitatu florentino. Signa manuum Albizi olim filii Octaviani et Farolfi de Vespiniano et Aldibrandi de Kafrenno et Gerardini de Ferroni rogatorum testium».

47 ASF, Dipl., Luco 1187 novembre 24: «Albizonem olim filio Octaviani Ubaldini per hoc ven-

ditionis et concessionis in(s)trumentum […] et proprietatis hac possessionis iure vendidisse […] Ugolo massario de Kasa de Larciano monasterii Sancti Petri de Luco recipienti pro Dilecta venera- bili abatissa ecclesie rectrice et aministratrice ecclesie et monasterii Sancti Petri de Luco suisque successoribus in perpetuum videlicet integram unam petiam terre positam in l. q. d. Larciano iusta casam predicti monasterii».

48 ASF, Dipl., Luco 1188 novembre 30: «a secundo est terra Albizi olim filii Octaviani et partim

predictorum fratrum»; sui da Lutiano vedi infra 7.3.1.

49 ASF, Dipl., Fucecchio, 1187 agosto 19: «Huius rei testes sunt: Cunradus dux Spoleti, Frideri-

cus dux de Bites, Otto frater nostris, comes Robertus de Sassonia, comes Montefeltrius, comes Al- bertus de Summofonte, Guido Burgondio, Ildebrandus Joseph, Anselmus preses Tuscie, Burcardus frater eius, Albizo de Musella, Foresius de Campo».

50 Del privilegio imperiale, datato al 1186 ottobre 25, esistono tre copie tutte risalenti al XVII

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tuttavia soggetto ad ampie interpolazioni se non a una completa riscrittura, sembra comunque poggiare su una base storica reale che si contestualizza con la presenza di Albizo presso la corte sveva.51 Quindi la sua partecipazione all’atto pubblico di

matrice imperiale in favore di Fucecchio, ci mostra come lo stesso fosse inserito nella stretta cerchia di fideles che componevano il seguito del sovrano durante gli spostamenti della medesima corte nelle regioni centro-settentrionali del Regnum.52

Perciò le due testimonianze dimostrano che gli esponenti di questo ramo familiare degli Ubaldini avevano riallacciato i contatti con il potere centrale, dopo un lungo silenzio che perdurava dalla crisi della marca di Tuscia seguito al decesso di Ma- tilde di Canossa. Questo nuovo rapporto incise molto sui futuri sviluppi della ca- sata, tanto che potrebbe rappresentare l’elemento alla base della differente evolu- zione delle due linee familiari nel corso del XIII secolo, oltre a rendere evidente la mancanza di unità di azione fra queste già al momento della loro nascita eviden- temente animate da progetti e ambizioni differenti.

Dopo la menzione del 1188, Albizo (III) non compare più nella documenta-

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