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CORSO DI DOTTORATO IN STORIA E ORIENTALISTICA XXIX CICLO
TESI DI DOTTORATO
I
L DOMINIO SIGNORILE DEGLIU
BALDINID
INAMICHE DI SVILUPPO,
ASCESA E ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO PO-LITICO FAMILIARE(
DALL’XI
SECOLO AI PRIMI ANNI DELT
RECENTO)
Tesi presentata da: Dott.LORENZO CAMMELLI
Tutor:
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SOMMARIO
INTRODUZIONE ……… 9
AVVERTENZE ………13
PARTE I ALLE ORIGINI DELLA SIGNORIA DEGLI UBALDINI CAPITOLO I IL CHIARIMENTO DEL CAMPO DELLA RICERCA E GLI STRUMENTI DELL’INDAGINE………17
1.1Definire degli Ubaldini: il cognome familiare ………17
1.2 I nuclei documentari ………...25
1.2.1 Le fonti relative al dominio territoriale ………...25
1.2.2 Le fonti della egemonia dinastica sulla Chiesa di Bologna …...…..33
1.2.3 Le fonti sul dominio familiare nel territorio di Città di Castello …35 1.3 Gli Ubaldini negli studi ...37
1.4 Alcune considerazioni: i documenti falsificati ...42
CAPITOLO II LE ORIGINI DELLA CASATA DEGLI UBALDINI (secoli X-XI) ...59
2.1 La chiesa di San Potito e la curtis di Quinto Fiorentino ...60
2.2 La chiesa di San Pietro a Susciano ...73
2.3 Le vicende genealogiche (987-1119) ...78
2.4 La rete delle relazioni e i legami con i centri di potere ...91
2.4.1 I centri di potere: l’impero e il marchesato di Toscana ...91
2.4.2 I legami con gli enti ecclesiastici ...104
2.4.3 Le relazioni orizzontali e la prima clientela familiare ...109
2.5 Alcune considerazioni: la struttura familiare e il patrimonio ...115
2.5.1 La struttura familiare ...115
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CAPITOLO III
GLI UBALDINI NEL MUGELLO DURANTE LO SVILUPPO DEI POTERI SIGNORILI (dalXII
se-colo) ...125
3.1Il distacco dalla città ...125
3.2 Le vicende familiari: la nascita delle due linee genealogiche (1135-1203) ...127
3.2.1 La nascita dei due rami familiari: i da Galliano e i discendenti di Ottaviano (I) (ramo di Montaccianico) ...133
3.3 Lo sviluppo dei poteri signorili ... 142
3.4 Il dominio familiare nel XII secolo e il patrimonio del monastero di Luco ... 147
3.4.1 Il dominio degli Ubaldini sullo scorcio del XII secolo ... 147
3.4.2 L’ingerenza sul patrimonio monastico di Luco Mugello ... 151
PARTE II IL«DISTRICTUSUBALDINORUM». SVILUPPOEASCESADELDOMINIOSIGNORILEDEGLIUBALDINI CAPITOLO IV PROSOPOGRAFIA E SVILUPPO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA (fra XIII secolo e primo Trecento)...161
4.1I da Galliano ...162
4.1.1 La discendenza di Ugo di Greccio (I): «descendentes domini Octa-viani de Galliano» ...162
4.1.2 La discendenza di Fortebraccio di Greccio (I) ...166
4.2 Il ramo di Montaccianico: «de domo domini Ubaldini de Mucello» ...169
4.2.1 I figli di Ugolino (II): Ubaldino della Pila e il cardinale Ottaviano e i loro discendenti ...174
4.3 Il ramo cadetto di Senni ...185
CAPITOLO V LO SVILUPPO DEL DOMINIO DEGLI UBALDINI E IL SUO ASSETTO TERRITORIALE ...193
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5.1 Il primo nucleo signorile: i beni indivisi (dal secolo XII) ...194
5.2 L’espansione territoriale nel Mugello e nelle Alpes (fine XII-prima metà del XIII secolo) ...201
5.2.1 Le dinamiche del processo espansivo ...202
5.2.2 La tradizione successoria: progetti di spartizione ...214
5.3 Il dominio degli Ubaldini all’apice del suo potere: le nuove acquisizioni e l’espan-sione in territorio umbro-marchigiano (dalla metà alla fine del XIII se-colo)...218
5.3.1 L’assetto territoriale ...226
5.3.2 Il dominio degli Ubaldini nel contado di Città di Castello ...238
5.4 L’eredità dei Pagani di Susinana: il Podere (1280-1302) ...255
5.5 L’assetto territoriale dopo la distruzione di Montaccianico. Un accenno alla siste-mazione e suddivisione del dominio nel Trecento...266
5.5.1 La spartizione: quote dei tre rami discesi da Ubaldino della Pila 275 5.5.2 La spartizione: quote dei due rami discesi da Ugolino da Senni ..277
5.6 Appendice. L’assetto territoriale del dominio degli Ubaldini ...281
5.6.1 Il gruppo dei possedimenti indivisi e le residenze signorili ...281
5.6.2 La riorganizzazione territoriale del patrimonio del monastero di Luco ... 318
5.6.3 L’espansioneterritoriale: i centri signorili del terzo e quarto decen-nio del ‘200 ...331
5.6.4 I nuovi centri signorili compresi nella lista del privilegio imperiale del 1246 ...343
5.6.5 Le nuove acquisizioni durante la maturità istituzionale ...359
5.6.6 Ricostruzione plausibile del dominio nel contado di Città di Castello ...377
5.6.7 I centri signorili che costituivano il Podere dei Pagani ...400
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CAPITOLO VI
LE RELAZIONI E LA POLITICA FAMILIARE DEGLI UBALDINI (fine XII secolo e primo
Tre-cento)...419
6.1 La strategia successoria e la struttura familiare ...420
6.2 La Chiesa di Bologna: Il dominio sul vescovado e sul Capitolo della cattedrale 431 6.3 Le politiche matrimoniali ...442
6.4 Le relazioni politiche e matrimoniali con i conti Guidi e i Pagani di Susinana 451 6.4.1 L’alleanza con i conti Guidi ...452
6.4.2 La trama dei matrimoni con i Pagani di Susinana: qualche conside-razione ...456
CAPITOLO VII IL DOMINIO SIGNORILE VISTO DALL’INTERNO: I MECCANISMI DI FUNZIONAMENTO DEL PO-TERE ...465
7.1 L’esercizio dei poteri signorili e i rapporti di dipendenza personale ...466
7.1.1 I poteri signorili nella documentazione della prima metà del XIII se-colo ...468
7.1.2 Le caratteristiche strutturali delle signorie territoriali ...475
7.1.3 I legami feudo-vassallatici e il giuramento di «fidelitas» ...488
7.2 L’amministrazione dei domini e gli officiali degli Ubaldini ...499
7.2.1 Castaldi, «custodes castri» e castellani ...501
7.2.2 La familia e le nuove figure di amministratori ...509
7.3 Stirpi legate agli Ubaldini secondo rapporti verticali ...531
7.3.1 Lignaggi inseriti all’interno del complesso signorile ...534
7.3.2 Lignaggi probabilmente inseriti all’interno del complesso signorile ...550
7.3.3 Lignaggi gravitanti attorno agli Ubaldini ma non integrati all’in-terno della signoria ...553
7.3.4 Altro: lignaggi sui quali s’ipotizza l’esistenza di un legame verticale con gli Ubaldini ...564
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7.4.1 La difesa e la custodia dei castelli ...571 7.4.2 L’esercito: «l’hostis et cavalcata» e «servire cum armis» ...574 CONCLUSIONI ...587
PARTE III
APPARATI
ALBERO GENEALOGICO DEGLI UBALDINI ...601 Tavola I: le origini (generazioni 1-7)
Tavola II/A: ramo di Montaccianico
Tavola II/B: ramo di Montaccianico (i figli di Ugolino di Albizo) Tavola III: ramo di Galliano
Tavola IV: ramo di Senni
TAVOLE GENEALOGICHE DELLE CASATE VASSALLE DEGLI UBALDINI ...603
FONTI E BIBLIOGRAFIA ...605 Fonti inedite
Fonti edite Studi INDICI
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INTRODUZIONE
La presente ricerca, che nasce come studio di storia familiare, si propone di esaminare la formazione e le dinamiche di sviluppo del dominio signorile degli Ubaldini e quindi il suo assetto e organizzazione territoriale, attraverso una detta-gliata analisi della documentazione edita e inedita. Tuttavia il lavoro non si limita a indagare esclusivamente questi aspetti strettamente territoriali della signoria ma prende pure in considerazione prospettive più generali di strategia familiare. Dal punto di vista della cronologia l’indagine prende avvio a partire dall’XI secolo, ovvero dal momento in cui risultano identificabili gli esponenti della stirpe nelle più risalenti fonti documentarie, e termina grossomodo intorno al 1310, quando il medesimo dominio fu oggetto di un consistente riassestamento. Nonostante ciò l’analisi prevede anche delle incursioni oltre il limite cronologico di chiusura, per offrire uno sguardo al mutamento dell’assetto territoriale del XIV secolo. Pertanto risulta chiaro che il lavoro non è circoscritto esclusivamente alla territorialità della signoria ma, proprio per il suo carattere di studio familiare, coinvolge pure i ten-tativi di ricostruzione genealogica della nobile casata.
La ricerca è articolata secondo due sezioni caratterizzate da un diverso taglio cronologico: infatti la prima, che consta anche di un capitolo introduttivo dedicato agli strumenti dell’indagine, analizza i processi formativi della signoria familiare a partire dalle sue origini. Pertanto è dedicata sia alle notizie della famiglia antece-denti alla formazione del dominio che si collocano in un contesto politico dominato dai marchesi di Toscana e in particolare dei Canossa, che la fase in cui iniziano a comparire nelle fonti forme di poteri signorili esercitati dai membri della casata e le prime attestazioni del dominio territoriale. Mentre la seconda sezione, che rap-presenta il nucleo centrale della tesi, si caratterizza per l’analisi dettagliata dello spazio politico familiare attraverso lo studio delle sue dinamiche di sviluppo, che comprendono i processi di ricomposizione politica dei territori e più in generale le tappe dell’ampliamento, ma anche attraverso lo studio del suo assetto territoriale e organizzazione tramite una minuziosa indagine sui singoli centri signorili che componevano il dominio. Quest’ultimo aspetto rientra nella tematica di carattere
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generale relativa al fenomeno dell’incastellamento utile per valutare l’incidenza territoriale della signoria. Tuttavia anche la seconda sezione non è esclusivamente dedicata al radicamento patrimoniale, ma prende in considerazione altri aspetti della politica familiare come le strategie interne al lignaggio e il suo sviluppo, e quindi le diverse forme attraverso le quali si manifestava il suo potere: in partico-lare ci si è concentrati sull’esclusivo rapporto con la Chiesa di Bologna, ma anche sui legami politici e matrimoniali con altri soggetti afferenti all’universo signorile. Infine la sezione si chiude con l’analisi dedicata al funzionamento dei meccanismi interni della signoria e quindi tratta dell’esercizio dei poteri signorili sugli uomini, che si manifestavano nel controllo dei diritti, delle attività militari delle risorse di natura economica. Inoltre un ulteriore aspetto sul quale ci si è concentrati riguarda le figure intermedie fra i sudditi e i signori, offrendo una breve rassegna dei mem-bri del seguito degli Ubaldini e soprattutto ampio spazio è stato dedicato alla strut-tura della loro rete clientelare e vassallatica.
Dunque alla base del lavoro, o meglio, il filo rosso che ha guidato la ricerca sta, soprattutto sulla base delle tematiche esposte nella seconda sezione, il tentativo di dare una lettura organica al rapporto che intercorre tra il radicamento territo-riale della famiglia con i poteri signorili esercitati, e non meno importanti con i legami e le politiche con l’esterno. Tutto questo con l’intento di offrire una pano-ramica del tema dedicato al dominio signorile degli Ubaldini più completa ed esaustiva. Tuttavia in occasione della stesura del lavoro sono stati attuati necessari accorgimenti che hanno comportato non poche modifiche al progetto originario intervenute in corso d’opera. Tra queste segnaliamo che si è preferito riservare maggior attenzione alla dettagliata analisi dell’assetto territoriale della signoria a scapito di una sezione o di un capitolo dedicati all’inserimento di questa nel con-testo politico generale prevista originariamente, che non ha trovato spazio nella riorganizzazione del materiale per effettivi limiti temporali, ma indubbiamente avrebbe offerto una visione più completa della storia familiare.
Desidero esprimere la mia riconoscenza a tutti coloro che mi hanno sostenuto e incoraggiato nel percorso di ricerca per i loro preziosi consigli, che spesso si sono
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rilevati molto utili. In questo senso estremamente preziosi si sono dimostrarsi gli incontri pomeridiani del “Seminario di Storia Medievale” tenutosi presso il Dipar-timento di Civiltà e forme del Sapere dell’Università di Pisa, desidero infatti espri-mere profonda gratitudine ai coordinatori del seminario, ai docenti e quindi ai col-leghi, e fra quest’ultimi Paolo Tomei, Alberto Cotza e Jacopo Paganelli con i quali è stato possibile scambiare non poche idee costruttive che si sono rivelate proficue per la realizzazione della presente tesi.
Ringrazio quindi i miei familiari ― specialmente mio fratello Andrea e mia madre ― e tutti gli amici che mi hanno sostenuto e fatto sì che il risultato della ricerca giungesse alla sua conclusione. Un ringraziamento va anche ai membri dell’associazione culturale Musa (Musei S. Agata), con i quali ho condiviso e
con-tinuo a condividere la passione del gruppo per la storia locale. Voglio inoltre rin-graziare gli enti promotori del progetto “Montaccianico Vive”, attraverso il quale ho potuto cimentarmi realmente in una diversa disciplina, quale l’archeologia, par-tecipando allo scavo della roccaforte degli Ubaldini. Un doveroso debito di grati-tudine ho contratto con una persona speciale: Clara, che non soltanto ha indiretta-mente contribuito alla realizzazione del lavoro offrendomi il suo totale sostegno e solidarietà specialmente durante la stesura del testo, ma ha direttamente parteci-pato allo stesso realizzando in forma digitale le carte topografiche qui presenti. Infine, nonostante siano ormai passati 12 anni dalla sua scomparsa, è mio desiderio dedicare alla memoria di mio padre questo lavoro.
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AVVERTENZE
Ogni citazione da pergamene sciolte, quando possibile, sarà accompagnata dalla data cronica (anno, mese e giorno) anche se il documento è edito. Le date nel testo sono da considerarsi adeguate allo stile moderno mentre, nelle note i docu-menti inediti sono sempre citati con la data cronica originaria che corrisponde alla loro collocazione archivistica. Dei documenti citati a partire da edizioni o regesti a stampa si fornirà sempre come riferimento il numero d’ordine assegnato al docu-mento o regesto, o il numero di carta o di pagina ove si trova edito o regestato. Le pergamene sciolte non edite citate in questo lavoro provengono dal Diplomatico dell’Archivio di Stato di Firenze, dal Diplomatico dell’Archivio di Stato di Siena e dal Demaniale dell’Archivio di Stato di Bologna, e dalle filze del fondo Preunitario dell’Archivio Storico comunale di Città di Castello: sono da considerarsi tutte nor-mali salvo diversa indicazione.
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PARTE I
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CAPITOLO I
IL CHIARIMENTO DEL CAMPO DELLA RICERCA E GLI STRUMENTI DELL’INDAGINE
1.1DEFINIRE GLI UBALDINI: IL COGNOME FAMILIARE
Porsi la domanda “chi sono, oppure quali sono gli Ubaldini” in questa sede risulta ovvio, tuttavia la questione dopo un primo esame delle fonti, non è così scontata come appare. Perché se normalmente con tale nome vengono identificati tutti gli esponenti del gruppo familiare, compresi anche i loro antecessori (proce-dimento fra l’altro adottato anche nelle fonti comunali del periodo e in particolare quelle fiorentine), invece secondo il criterio adottato negli atti prodotti dalla fami-glia, durante l’arco cronologico qui indagato, noteremo che con tale cognome erano identificati a partire da una certa data soltanto gli esponenti di una delle due linee genealogiche che si erano precocemente formate nel corso del XII secolo. In-fatti il gruppo familiare si scisse in due rami già nel momento in cui aveva da poco avviato la propria esperienza signorile e costituito un primo nucleo di dominio, e soltanto uno di questi adottò in seguito tale nome. Le stesse due ramificazioni, che per fare chiarezza nel presente lavoro saranno individuate come di Montaccianico quella discesa da un Ottaviano (I) e di Galliano quella discesa da un Greccio fra-tello del precedente, ad eccezione della condivisione e gestione comune del patri-monio più antico, avviarono di fatto a partire soprattutto dal XIII secolo esperienze signorili diverse. Tale distinzione evidentemente si era pure riflessa nell’adozione di forme cognominali, tanto che furono soltanto i discendenti di Ottaviano (I) che a partire dalla seconda metà del Duecento chiamavano sé stessi «de Ubaldinis», mentre durante lo stesso periodo i loro parenti si definivano facendo ricorso esclu-sivamente il predicato topografico «de Galliano».
Simile differenza si manifestò all’indomani della nascita delle stesse linee ge-nealogiche, i cui esponenti iniziarono da subito a adottare forme cognominali o proto-cognominali nettamente distinte, il che evidenzia il precoce venir meno della solidarietà familiare. Infatti è significativo che il primo esperimento cognominico,
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in seguito abbandonato, adottato tra il 1184 e il 1200 dai da Galliano fosse «de Greccio» richiamandosi al capostipite del ramo, senza fare riferimento all’eponimo Ubaldino che invece diede il nome all’altro ramo e quindi alla casata in generale. Poi a partire dal 1210 costoro iniziarono a nominarsi esclusivamente utilizzando il toponimico da Galliano che li accompagnerà sempre nelle fonti, e furono definiti Ubaldini soltanto negli atti fiorentini nei primi anni del Trecento.1
Invece durante lo stesso periodo, a partire dagli ultimi due decenni del XII secolo, i loro parenti (che abbiamo designato da Montaccianico) iniziarono a usare la forma più generica toponimica «de Mugello». Tuttavia si assiste anche per que-sta linea genealogica, ma solo in pochissimi casi, all’adozione di forme proto-co-gnominali simili a quelle dei da Galliano. Accade infatti in due o tre attestazioni, che il patronimico assumesse la fisionomia cognominica «de Albizo», in riferi-mento ad Albizo (III) di Ottaviano (I), tutte però attinenti ad un contesto esterno alla famiglia.2 Mentre la più comune forma «de Mugello» che, fra l’altro, compare
frequentemente in contesti documentari particolari ― quali gli atti delle autorità pubbliche come diplomi imperiali, leghe e società stipulate con altri potentati ― oppure in documenti di rilevante importanza, ma veniva utilizzata anche entro la prima metà del Duecento in documenti di normale gestione del dominio, verrà adottata fino a quando non comparirà la configurazione definitiva del cognome «de Ubaldinis». Infatti il predicato «de Mugello» comparso presso le scritture della corte imperiale nel 1186 e 1187,3 e usato spesso a Bologna, accompagnerà
1 Per la forma «de Greccio» vedi ASF, Dipl., Luco 1184 giugno; e 1189 luglio 6; e Santini, Docu-menti, X, n. 32 (1200 ottobre 15); su questo argomento vedi anche COLLAVINI, I poteri signorili degli
Ubaldini nel contesto della signoria rurale in Toscana (1100-1250), p. 20. Mentre la forma «de Galliano» Bullettone, c. 151, XXXIV (1210 febbraio 8); quindi ASF, Dipl., Rif. Atti pubb. 1217 maggio 3; 1226 marzo 16; 1238 giugno 18; e via dicendo.
2 Regesta imperii, 5, 1220 settembre 8: appare a Imola fra i testimoni al seguito del cancelliere
imperiale Corrado «Hugolinus de Albizo»; quindi in Acta imperii, 952, 1221 ottobre 28: a Pianoro al seguito del cardinale legato Ugolino d’Ostia si trova «Ugolinis de Albicis»; e quindi in una missiva dello stesso cardinale appare citato «Hugonis de Albizo» in relazione al suo cognato Bernardino da Villanova (LEVI, I Registri, 105, 1221). A tale utilizzo cognominale, ma in forma più evoluta, forse si
può ricondurre se si tratta degli Ubaldini, una più tarda attestazione proveniente dalle delibere del comune di S. Gimignano, (122, 1233 ottobre 29) che tratta dei «filiorum Albizi».
3 Così compare «Albizo de Mucello» nel privilegio imperiale di Enrico VI del 1186 (BNCF, Strozzi, Magl. Cl. XXXVII, 300 B, pp. 41-43; e AVS, Arch. Ubaldini 49), e a Bologna al seguito dello stesso sovrano ASF, Dipl., Fucecchio 1187 agosto 19.
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praticamente tutti gli atti ufficiali di questi Ubaldini almeno fino al 1255,4 e talvolta
era associato sempre nello stesso contesto di solennità (come nel caso della stipu-lazione della Lega ghibellina di Toscana nel 1251) alla nozione di una «domus fi-liorum Ubaldini».5 Questa è attestata per la prima volta nel 1217 in un atto che
coinvolgeva tutti i membri della casata compresi i da Galliano, e riferita anche in questo caso unicamente ai da Montaccianico, ovvero a Ugolino (II) e ai suoi due nipoti.6
Il richiamo alla domus appena citato conteneva di fatto già il vero cognome nella sua forma primigenia: «de filiis Ubaldini» che faceva riferimento all’eponimo della casata Ubaldino (I) e pure ai suoi figli. Risulta evidente che questo era già in uso presso gli esponenti del medesimo ramo familiare, anche se attestato per la prima volta senza il riferimento alla domus nel 1242.7 Tale denominazione era
spesso accompagnata dal toponimico «de Mugello», veniva utilizzata ancora nel 1266 e in area umbro-marchigiana persisteva in alcuni documenti risalenti al 1281.8
Parallelamente, e in un contesto esterno alla casata degli Ubaldini, iniziava ad es-sere utilizzata la configurazione definitiva del nome familiare «de Ubaldinis» o in forme simili come «Ubaldinos», ma sempre in riferimento unicamente al ramo di Montaccianico. Questo cognome, reperibile la prima volta fra i patti della Lega ghibellina costituita dal marchese Uberto Pallavicino e i suoi alleati nel 1259, e quindi nel fiorentino Libro di Montaperti 1260, venne usato nelle fonti della casata soltanto a partire dal 1280.9 Tuttavia alcune testimonianze sembrano attestare che
4 ASB, Demaniale, S. Giovanni in Monte 11/1351 39 (1204 ottobre 28); quindi ASB, Reg. Grosso
I, cc. 379 v – 380; e 415 v – 416 r (1221 marzo 6); e ASF, Capitoli, 29 cc. 142 e segg.
5 Caleffo Vecchio, 545, pp. 740-742: «de domo domini Ubaldini de Mugello». 6 ASF, Dipl., Rif. Atti pubb. 1217 maggio 3.
7 Delizie X, p. 210 anno 1242; e ASF, Dipl., Menozzi, 1242 gennaio 7: «de filiis Ubaldini de
Mu-cillo».
8 ASF, Dipl., Prato S. Stefano 1265 gennaio: «de filiis Ubaldini»; e ASPg, Dipolmatico V 2 264
(1281).
9 Per la Lega del marchese Uberto Pallavicino cfr. CIPOLLA, Documenti per la storia delle relazioni diplomatiche fra Verona e Mantova nel secolo XIII, 33, pp. 69 e segg.; Libro di Montaperti, 98, pp. 63-64 (1260 aprile 16) «ad frontieram Ubaldinis»; e DAVIDSHON, Forschungen, 2, 1267b, p. 181, (1271
otto-bre 12): «contra Ubaldinos». Per il primo utilizzo della forma «de Ubaldinis» a noi noto negli atti della casata cfr. ASF, Dipl., Rif. Att. pubb. 1280 giugno 17.
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forse veniva comunemente usato anche dai membri della famiglia in precedenza, quando già circolava al di fuori di questa.10
Da allora in poi ogni atto che riguardava in qualche modo tali Ubaldini, che fosse da essi prodotto o da altri, erano sempre nominati secondo la forma «de Ubal-dinis» oppure, ma più raramente, veniva fatto riferimento alla domus Ubaldinorum. Tra questi documenti viene segnalata la stipulazione nel 1303 della Lega fra le «partis et universitatis» di Bologna, delle città e i comuni rurali di Romagna, dei fuoriusciti fiorentini Bianchi e Ghibellini, di Pistoia e quindi dei «dominorum Ubaldinorum de Monteacinicho» che rappresenta uno dei rari atti in cui tutti gli esponenti l’omonimo ramo degli Ubaldini vengono così nominati, e quindi lo stesso è stato utilizzato per denominare questa linea genealogica nel presente la-voro.11 Mentre per quanto riguarda il ricorso a diversi predicati topografici da essi
adottati che accompagnavano i nomi propri, quali la Pila o Montaccianico, e in un caso Senni, derivava dal fatto che queste erano state le principali residenze della ramificazione anche se in epoche diverse. Quindi in presenza di toponimici diffe-renti non significa che i portatori appartenessero a diverse linee familiari: ne è un emblematico esempio il caso di Ugolino da Senni che era figlio di Azzo (V) della Pila, ma a sua volta era padre di Giovanni da Montaccianico.12
Oltre al cognome anche un’altra importante consuetudine consente di distin-guere nettamente i due rami della casata: il ricorso a una diversa onomastica. In-fatti se per i da Galliano gli antroponimi non seguivano una tradizione familiare ben precisa, salvo alcuni nomi che talvolta ricorrevano nelle varie generazioni, i loro parenti invece fecero uso di veri e propri Leitnamen. Questi erano cinque cioè
10 La forma «de Ubaldinis» compare nell’atto di divisione dei beni falsificato scritto
presumi-bilmente dopo la metà del XIII secolo (cfr. infra 1.4), quindi basandosi su tale ipotesi sembrerebbe che fosse già in uso presso gli esponenti della casata, ma non è sicuro perché potrebbe risalire anche al secolo successivo (ASF, Dipl., Ubaldini, Vaj-Geppi 1186 aprile 21).
11 ORIOLI, Documenti bolognesi sulla fazione dei Bianchi, in Atti e memorie della Reale Deputazione di Storia patria per le province di Romagna, serie 3, vol. XIV (1303 maggio 31).
12 Per i toponimici vedi infra TAVOLA II/B; il predicato la Pila appare per la prima volta in ASF,
Dipl., Luco 1223 giugno 28, mentre Montaccianico assieme alla Pila in Bullettone, c. 361 e segg. (giu-ramenti di fedeltà al vescovo Ardingo del 1231); invece Senni legato unicamente a Ugolino (IV) noto appunto come Ugolino da Senni così appare per la prima volta in ASF, Dipl., Rif. Atti pubb. 1244 giugno 8.
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Azzo, Ubaldino, Ottaviano, Ugolino e Albizo che i da Montaccianico utilizzarono esclusivamente per almeno cinque generazioni, poi a causa dell’ampliamento dei membri della famiglia dovettero ricorrere anche ad altri nomi.
Pertanto tornando al quesito iniziale, a prescindere dalla disuguale espe-rienza signorile intrapresa almeno nel XIII secolo, di fronte a un diverso uso dell’onomastica e soprattutto del cognome possiamo estendere l’appartenenza dei due lignaggi alla stessa casata? Oppure i da Galliano si consideravano come mem-bri della famiglia degli Ubaldini? Nonostante le differenze possiamo rispondere affermativamente alla domanda, perché oltre al fatto che dall’esterno e in partico-lare nelle fonti fiorentine del Trecento costoro erano percepiti come un unico gruppo parentale, anche la co-gestione indivisa di un patrimonio comune almeno fino alla metà del XIII secolo che vincolava i parenti a strategie condivise come il trattato stipulato con Firenze nel 1200, faceva di essi un’unica casata.13 Ma
soprat-tutto è indubbia la discendenza dai medesimi antecessori e questo aveva permesso loro di condividere, oltre a una parte del dominio territoriale, una serie di tratti comuni tra i quali la non meno importante adozione della stessa arme familiare. Quindi le differenze che distanziavano le due linee genealogiche non erano il frutto di un’autocoscienza familiare non condivisa, semmai erano il risultato di una de-bole solidarietà che ha poi portato a scelte strategiche assai differenti soprattutto a partire dal XIII secolo. Perciò anche nel presente lavoro verrà adottato il criterio che identifica come Ubaldini tutti i discendenti dell’eponimo della casata Ubaldino (I), e pure i suoi antecessori fino dove è possibile riconoscerli nelle più risalenti fonti scritte.
Tuttavia si è reso necessario per la presente indagine un accorgimento utile a sottolineare questa serie di distinzioni che ha caratterizzato lo sviluppo della ca-sata. Si tratta dell’adozione della numerazione romana che facciamo seguire agli antroponimi frequentemente utilizzati e ripetuti nei membri della famiglia, per non ricorrere sempre al patronimico per identificarli. Va premesso che gli stessi
13 Per il trattato del 1200 vedi Santini, Documenti, X, n. 32; mentre sono considerati Ubaldini
anche gli esponenti di una parte del ramo di Galliano in: Libro del Chiodo, Le condanne del 1302, c. 30; e ASF, Dipl., S. Maria Novella 1304 luglio 13. Sono considerati come esponenti di un’unica casata tutti gli Ubaldini in ASF, Signori, Missive 1, c. 108 (1309 marzo 1).
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numeri vengono inseriti fra parentesi in quanto si tratta di una chiarificazione mo-derna assente nella documentazione attinente agli Ubaldini. Con tale sistema si identificano tutti gli esponenti della stirpe fino al momento in cui questa si suddi-vise nei due rami familiari citati pocanzi attorno alla metà del XII secolo. E quindi dal momento che gli esponenti della linea genealogica di Montaccianico ricorsero all’utilizzo di Leitnamen si è resa necessaria l’adozione della medesima numera-zione progressiva per la loro identificanumera-zione, con l’eccenumera-zione però dei personaggi più noti vissuti nel XIII secolo, per i quali si farà frequente uso del solo nome e, se presente, del predicato che li caratterizzava: si tratta del cardinale Ottaviano, di suo fratello Ubaldino della Pila, del nipote Ugolino da Senni e quindi di Tano da Castello, mentre per tutti gli altri seguirà il numero romano.14 Invece per i da
Gal-liano che non fecero uso di nomi caratteristici, non ricorreremo alla numerazione, se non in specifici casi di ripetizione dell’antroponimo tipico del ramo.15 Mentre
nel caso in cui questi Ubaldini avessero adottato nomi tipici della famiglia, il per-sonaggio sarà identificato soltanto con il patronimico o con il predicato topografico come ad esempio Ottaviano da Galliano.16
Dunque dopo aver fatto queste essenziali premesse, prende avvio il nostro studio del dominio territoriale, e più in generale su vari aspetti della signoria degli Ubaldini, la cui analisi costituisce l’asse portante di simile ricerca. Comunque va precisato che il campo d’indagine non è stato limitato unicamente alla fase pretta-mente signorile che rappresenta il nucleo centrale del lavoro, ma prende le mosse dalle fonti più risalenti nel tentativo di aggiungere elementi utili alla ricostruzione delle origini della famiglia che per lungo tempo ha egemonizzato il Mugello e le aree limitrofe. Gli strumenti di questa ricerca spaziano dalla consultazione di un ampio materiale documentario, sul quale ci soffermeremo fra poco con una breve disamina, all’utilizzo di una congrua bibliografia. Tuttavia prima di iniziare lo
14 Vedi TAVOLA II/B:secondo la numerazione progressiva corrispondono rispettivamente a
Ottaviano (III), Ubaldino (III), Ugolino (IV) e Ottaviano (V); a questi deve essere aggiunto anche Ugolino di Filiccione di Ubaldino della Pila che corrisponde a Ugolino (V).
15 Vedi infra 4.1.1 e TAVOLA III: è il caso del nome del capostipite del ramo, Greccio che
chia-meremo (I), rispetto a suo nipote Greccio (II).
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studio delle fonti è necessario fare un’ulteriore premessa per risolvere una que-stione sollevata da Renzo Zagnoni e sgomberare il campo da ogni equivoco. Si tratta dell’esistenza di un presunto ramo bolognese della casata degli Ubaldini, denominato da Loiano, che secondo l’autore si era forse formato tra l’XI e il XII secolo dal ramo primigenio. Lo stesso basa la sua ipotesi sulla presenza patrimo-niale e l’esercizio di alcuni diritti signorili nel corso del Duecento di questo gruppo familiare nelle terre ubaldine ubicate nel contado bolognese, e soprattutto dal rap-porto di consanguineità che legava il vescovo di Bologna Ottaviano (IV) Ubaldini con il canonico Bonifacio da Loiano.17
Personalmente non ritengo condivisibile tale ipotesi, in primo luogo perché il rapporto di consanguineità indica una parentela molto stretta, e quindi non po-tevano definirsi tali i due ecclesiastici citati qui sopra se erano legati soltanto da una lontana ascendenza risalente a più di un secolo prima. Tanto che non si consi-deravano consanguinei a tale epoca (seconda metà del XIII secolo) nemmeno gli esponenti dei rami di Montaccianico e di Galliano, anche se la loro effettiva paren-tela era assai più prossima di quella presunta che avrebbe legato loro con i da Loiano. Inoltre è assai probabile che dal gruppo familiare individuato da Zagnoni tra XI e XII secolo, secondo il quale si sarebbe formato dagli Ubaldini, non erano discesi i da Loiano ma un altro gruppo familiare della montagna bolognese.18
In-vece questi iniziano a comparire nella documentazione soltanto a partire dal XIII secolo rappresentati da un certo Deticherio, primo detentore del titolo di dominus e del cognome da Loiano. Tale personaggio documentato dal 1217 al 1251, oltre a possedere un nome di battesimo inusuale, era caratterizzato da un altro elemento singolare, ma assai importante che non è stato preso in considerazione, ovvero in
17 ZAGNONI, Gli Ubaldini di Mugello, cit., pp. 98-113, e in più parti del testo; tesi sposata anche
in PEDERZOLI, I poteri signorili, pp. 225-226. Per il rapporto di consanguineità fra Ottaviano Ubaldini
vescovo di Bologna e Bonifacio da Loiano canonico vedi ASB, Demaniale, S. Francesco 352/5095b (1290 giugno 15).
18 ZAGNONI, Gli Ubaldini di Mugello, cit., p. 78, con albero genealogico a p. 162 dove l’autore
pone accanto agli Ubaldini un lignaggio di alcuni personaggi delle località Bisano e Scannello, che terminano con un Malavolta di Ubaldino, che invece dovrebbe trattarsi del capostipite dalla stirpe della montagna Bolognese dei Malvolti imparentatasi con i domini del Mugello almeno dal 1217 cfr. infra 5.2.1, e soprattutto 6.3.
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tutte le sue attestazioni documentarie è sempre sprovvisto del patronimico.19 Ciò
significa che lo stesso, che io ritengo l’effettivo capostipite dell’omonima casata, non poteva discendere da una stirpe aristocratica preesistente radicata in loco da tempo, soprattutto nel momento in cui le forme cognominali erano in fase germi-nativa e si ricorreva ancora all’uso del nome paterno per indicare i notabili. Infatti l’assenza nei documenti del patronimico di Deticherio risulta fattore importante che, anche se lo rende un personaggio di oscure origini, ci permette di escludere la sua discendenza da stirpi aristocratiche più o meno note tra le quali gli Ubaldini, e inoltre ce lo fa apparire come il vero capostipite del lignaggio e il dominus fonda-tore della signoria dei da Loiano.20
Ma è soprattutto una lettera pontificia tratta dal regesto di Niccolò IV che fa cadere l’ipotesi di Zagnoni poiché chiarisce il rapporto di parentela che legava gli Ubaldini alla stirpe in questione.21 Infatti nella missiva si specifica che il canonico
Bonifacio da Loiano, consanguineo del vescovo bolognese, era in realtà nipote del cardinale Ottaviano che a sua volta era zio del presule. Quindi risulta evidente che lo stesso Deticherio da Loiano padre del canonico, che non poteva essere membro della casata Ubaldini per i motivi esposti qui sopra, aveva sposato una sorella del Cardinale e del padre del vescovo, ovvero Ubaldino della Pila. Pertanto una volta appurato il vincolo di consanguineità fra le due famiglie viene meno la ricostru-zione operata di Zagnoni: i da Loiano non sono un ramo disceso dagli Ubaldini di Mugello, ma una stirpe locale della montagna bolognese emersa nel XIII secolo,
19 Per le attestazioni documentarie di Deticherio da Loiano ASF, Dipl., Rif. Att. pubb. 1217
mag-gio 3; e 1243 marzo 12; ASB, Demaniale, S. Stefano 21/956 (1236 gennaio 28); e 37/973 a (1236 gen-naio 9); ASB, Demaniale, S. Maria di Reno, 1249 giugno 14. Il personaggio risulta morire in battaglia a Montaccianico nel 1251 mentre combatteva in aiuto degli Ubaldini contro il comune di Firenze (Cronaca Villola p. 131).
20 Da uno scambio di opinioni con Enrico Faini, che ringrazio, è emerso che l’inusuale nome di
Deticherio potrebbe essere la versione latinizzata del nome tedesco Dietrich, il che ne farebbe di questo personaggio sprovvisto di patronimico, un germanico ex balivo o ufficiale regio dell’epoca di Ottone IV che, una volta venuto meno l’impianto amministrativo imperiale, in virtù della sua posizione aveva avviato una propria esperienza signorile centrata sui castelli probabilmente di Loiano, Bisano e alcuni altri.
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che era legata alla precedente da rapporti di vicinato e soprattutto dalla citata re-lazione matrimoniale.
1.2LE FONTI: I NUCLEI DOCUMENTARI E LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
Affrontare una dettagliata analisi della signoria degli Ubaldini dalle prime testimonianze relative a prerogative signorili fino agli inizi del XIV secolo, ma che comprenda anche le più risalenti attestazioni degli esponenti della casata quando questi erano inseriti nel sistema di potere del marchesato di Tuscia, ha comportato lo studio accurato di un’ampia mole di fonti documentarie. L’operazione si è rive-lata piuttosto dispendiosa a causa della notevole dispersione geografica dei docu-menti, non solo in svariati fondi archivistici costituiti da depositi di una certa con-sistenza e da una miriade di nuclei minori dalle provenienze più disparate, ma anche in diverse sedi e città. Tale distribuzione è stata indubbiamente determinata dall’estensione dell’influenza politica della famiglia in almeno tre diverse aree geo-grafiche al momento della massima espansione del potere, e senza considerare l’ampio raggio d’azione che svolgeva il cardinale Ottaviano, noto esponente della casata, nell’esercizio delle sue funzioni ecclesiastiche. Queste aree riguardano l’ef-fettivo dominio signorile ubicato fra le città di Firenze e Bologna, e in misura mi-nore Imola, ma che da un punto di vista dell’estensione del territorio gravitava prevalentemente sulla prima delle tre; quindi la base di potere costituita a partire da una certa data all’interno della Chiesa bolognese tanto da governare “dinasti-camente” la medesima istituzione; e infine la costituzione di un ulteriore dominato nel contado di Città di Castello. Perciò anche il quadro delle fonti che verrà pre-sentato sarà suddiviso in altrettanti nuclei documentari su cui si basa questa ana-lisi.
1.2.1 Le fonti relative al dominio territoriale
La maggior parte della documentazione relativa alla signoria degli Ubaldini provengono dai fondi archivistici fiorentini e in particolare dall’Archivio di Stato di Firenze. Tuttavia questi non rappresentano l’esclusività, poiché l’ampiamento del potere e del raggio di azione della famiglia alla metà del XIII secolo ha
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determinato un’estensione delle relazioni con più soggetti politici attestate da fonti scritte finite in più depositi documentari. Tale distribuzione geografica degli atti ha reso difficoltosa un’analisi complessiva del panorama documentario, nondi-meno occorre fare una distinzione tra le fonti relative alla fase che precede la for-mazione del dominio signorile, dalle successive e abbondanti notizie attinenti alla signoria familiare già strutturata territorialmente. Infatti tale primo gruppo di do-cumenti che, inseribile in un contesto politico caratterizzato dalla presenza del marchesato di Toscana, in primo luogo si distingue dall’assenza di riferimenti all’esercizio di prerogative signorili da parte dei futuri domini del Mugello. Mentre si registrano in questa fase alcune testimonianze, poco più di una trentina, in cui compaiono a vario titolo esponenti della famiglia: per lo più si tratta della presenza di questi in qualità di adstantes in atti pubblici, o come testimoni.22 In secondo luogo
un’altra importante distinzione concernente tale gruppo di fonti, ma che coinvolge anche la maggior parte dei circa 25 documenti relativi alla nascita del dominio si-gnorile grossomodo fino alle soglie del XIII secolo, riguarda la quasi totale egemo-nia di atti conservati da enti religiosi.23 Infatti questi primi 33 documenti, compresi
fra il 987 e il 1119, provengono quasi esclusivamente da fondi di chiese e monasteri fiorentini ― come nel caso del Capitolo della Cattedrale o la Badia di Firenze, op-pure dall’abbazia di Luco di Mugello, che analizzeremo in dettaglio fra breve ― ma anche da depositi archivistici posti al di fuori di questa città e del suo territorio, come le almeno due pergamene conservate nell’Archivio Arcivescovile di Lucca.
Invece per quanto riguarda le fonti relative al dominio signorile, per prima cosa in merito alla distribuzione cronologica delle testimonianze dobbiamo osser-vare che, rispetto al primo gruppo contestualizzabile alla fase pre-signorile (987-1119), si assiste inizialmente lungo il corso del secolo XII ad una consistente fles-sione dal punto di vista quantitativo. Queste si riducono ad una venticinquina, e
22 Sono soltanto 6 su 33 gli atti che vedono protagonisti gli Ubaldini nel ruolo di autori o
de-stinatari, vedi infra 2.1, 2.2 e soprattutto 2.3.
23 Mi riferisco al nucleo composto complessivamente da circa 58 documenti databili dal 987 al
1200 (23 dei quali risalenti all’XI e 35 al XII secolo), di cui soltanto quattro non provengono da depositi di istituzioni ecclesiastiche. Sulle caratteristiche generali della documentazione nella peni-sola italiana vedi CAMMAROSANO,Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti, Roma, 1991.
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tale riduzione si accentua ulteriormente per la prima parte del medesimo arco tem-porale, difatti per i primi cinquanta anni si conservano soltanto 8 attestazioni, men-tre la maggior parte si colloca nell’ultimo quarto del secolo dove le restanti 17 si concentrano esclusivamente fra il 1173 e il 1200. Non di meno in questo ultimo periodo la documentazione si caratterizza per una maggiore eterogeneità contenu-tistica, rispetto alla fase precedente, tanto che iniziano ad emergere le prime testi-monianze dell’esistenza del dominio familiare accompagnate dalla comparsa di riferimenti relativi all’esercizio di poteri signorili. Mentre con il ‘200 la situazione muta notevolmente: il materiale documentario inizia a farsi decisamente abbon-dante specialmente a partire dalla metà del secolo quando si registra un aumento esponenziale delle attestazioni fino ai primi decenni del Trecento. Infatti durante questo arco temporale, compreso tra il 1200 e il primo decennio del XIV secolo si contano grossomodo 340 documenti in cui compaiono gli Ubaldini o dove viene citata la casata nel suo complesso. Dal punto di vista della tipologia documentaria, queste fonti sono caratterizzate da un’ampia varietà, tuttavia è da registrare l’as-senza pressoché completa di una fonte privilegiata per quanto riguarda l’analisi dei meccanismi interni di funzionamento del potere signorile: si tratta delle rac-colte testimoniali racrac-colte nel corso di vertenze giudiziarie relative a conflitti di carattere giurisdizionale.24
Questo consistente nucleo di fonti, come abbiamo già accennato, è caratteriz-zato da un’ampia distribuzione geografica e si concentra in più fondi archivistici dei quali offriamo una breve panoramica. Molto del materiale esaminato consiste delle pergamene sciolte conservate nel Diplomatico dell’Archivio di Stato di Firenze dal quale proviene anche uno dei depositi documentari di famiglia superstiti. Si tratta del fondo Ubaldini, Vai Geppi pertinente al ramo familiare dei da Galliano, ma che risulta scarsamente rilevante per il periodo preso in esame nel presente
24 Fra le carte ubaldine è sopravvissuta un’unica raccolta testimoniale, ma riguarda i Pagani di
Susinana dei quali gli Ubaldini furono eredi (ASF, Dipl., Rif. Atti pubb., 1333 agosto 3). Su questi documenti come fonte privilegiata di studio vedi FIORE, Signori e sudditi. Strutture e pratiche del potere
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lavoro sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.25 Tuttavia di un effettivo
archivio di famiglia assai più consistente del precedente si conserva nel fondo delle Riformagioni Atti pubblici facente parte ugualmente del Diplomatico, costituito da 149 pergamene i cui estremi cronologici vanno dal 1217 al 1387.26 Questo costituiva
parte dell’archivio posseduto da Giovacchino di Maghinardo Novello degli Ubal-dini deceduto nel 1361 che istituì nel suo testamento il comune di Firenze come erede universale, pertanto anche la sua raccolta di documenti confluì nell’archivio cittadino, e fu poi integrata con altri pezzi pertinenti sempre agli eredi di Ugolino da Senni e in particolare di Ottaviano di Maghinardo, fratello dello stesso perso-naggio, e dei suoi eredi.27 Lacerti di questo archivio si trovano sparsi in altri fondi
del Diplomatico, come la venticinquina di pergamene distribuite fra Acquisto Pol-verini e Acquisto Menozzi e Archivio Generale dei contratti pertinenti ugualmente a Giovacchino e i suoi antecessori diretti.28 Inoltre sempre dalle Riformagioni Atti
pub-blici proviene un altro gruppo di carte relative ai discendenti di Ugolino da Senni, forse al medesimo Ottaviano e i suoi eredi, costituito da 34 pergamene, delle quali
25 Il fondo Ubaldini, Vai Geppi costituito da 330 unità documentarie comprese dal 1048 al 1808,
di cui soltanto una quindicina anteriori al 1310 e non tutte riconducibili agli Ubaldini; in esso si conservano i due atti di divisione dei beni falsificati sui quali ci soffermeremo tra breve, cfr. infra, 1.4. Tale nucleo pervenuto all’ASF nel 1941, in seguito a una donazione, testamentaria di Giuseppe Vai Geppi, su questo vedi anche MAGNA, Gli Ubaldini del Mugello: una signoria feudale nel contado
fiorentino, p. 14, n. 1. Dell’altro archivio di famiglia conservato ora nell’Archivio Segreto Vaticano sotto la denominazione Archivio Ubaldini vedi infra 1.2.3.
26 Vedi ASF, Dipl., Rif. Atti pubb. Si tratta del gruppo di pergamene sciolte regestate nel IV
volume degli spogli dello stesso fondo che contiene pure 13 carte ereditate dai Pagani da Susinana confluite nell’archivio di questi Ubaldini in seguito a una delle almeno tre unioni nuziali (quella di Giovanni di Ugolino da Senni con Albiera Pagani) che portarono i signori del Mugello a ereditare una parte del patrimonio dei parenti.
27 Sull’appartenenza di tale archivio vedi alcune copie di atti che vengono fatte scrivere per
volontà dello stesso Giovacchino di Maghinardo Novello, ad esempio le tre copie del testamento di Federico di Galvano Lancia (ASF, Dipl., Rif. Atti pubb., 1289 agosto 20).
28 Vedi rispettivamente ASF, Dipl., Polverini; ASF, Dipl., Menozzi; e ASF, Dipl., Arch. Gen. dei contratti. Con l’eccezione delle prime due pergamene attinenti agli Ubaldini provenienti dagli stessi fondi (ASF, Dipl., Polverini, 1220 novembre 25; e ASF, Dipl., Menozzi, 1242 gennaio 7) queste riguar-dano tutte Ugolino da Senni e i suoi eredi, e soprattutto si specifica in una nota tergale della citata carta del 1242 del fondo Acquisto Menozzi, relativa a un membro della famiglia che non ebbe discen-denti maschi, «instrumentum heredum domini Ugolini de Senni».
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le prime 26 sono datate dal 1078 al 1382, mentre le restanti fino al 1570.29 Da
segna-lare la scomparsa in tempi abbastanza recenti di alcuni documenti molto probabil-mente appartenenti allo stesso archivio familiare, e che fra il XVII e il XVIII secolo risultavano esistenti e conservate assieme alle suddette.30 Che tale nucleo
docu-mentario, anche se spartito in più fondi, rappresenti un vero archivio di famiglia di questo lato degli Ubaldini è confermato, oltre che dall’evidente attinenza a Ugo-lino da Senni e alla sua discendenza, dalla natura della seconda pergamena perti-nente al gruppo più consistente. Infatti questa tratta del contratto matrimoniale stipulato nel luglio del 1217 che porta all’unione nuziale dalla quale è nato lo stesso Ugolino.31 Si tratta quindi della costituzione di un nucleo archivistico formatosi
probabilmente nel momento in cui intorno alla fine del XIII secolo, gli esponenti della casata degli Ubaldini del ramo di Montaccianico pervennero inizialmente ad una divisione reale del patrimonio fondiario che poi fu seguita da una spartizione del dominio. Tale suddivisione coinvolse inizialmente l’anziano Ubaldino della Pila e il nipote Ugolino da Senni, e poi i loro discendenti come vedremo nel corso di questo lavoro. Pertanto dei due nuclei documentari formatisi in seguito alla spartizione quello eventualmente pervenuto del più anziano dei due Ubaldini si sono perse quasi totalmente le tracce,32 mentre come abbiamo appena evidenziato
si è conservato l’archivio pertinente al nipote e ai suoi eredi. Da sottolineare che questa raccolta documentaria, è giunta a noi attraverso la mediazione archivistica del comune fiorentino e poiché erano le cancellerie comunali a stabilire cosa e
29 Sono le pergamene regestate nel VII volume degli spogli di ASF, Dipl., Rif. Atti pubb. Delle
quali le prime due, datate 1078 e 1220, non riguardano esponenti della famiglia. Da altri spogli dello stesso fondo provengono una venticinquina di carte relative agli Ubaldini o istituzioni religiose ubicate all’interno del dominio familiare regestate nei volumi V e VII.
30 Si tratta di almeno sei carte presenti nei regesti di padre Ildefonso di S. Luigi, Delizie X, che
riportano la stessa segnatura progressiva di quelle appena descritte oggi conservate soprattutto in ASF, Dipl., Rif. Atti pubb., ovvero pergamene delle riformagioni spoglio G. a 50 e segg. datate al 1242, 1266, 1287, 1289, 1290 e 1309. Di queste quella risalente al 1289 sappiamo che all’inizio del XX secolo apparteneva alla Collezione Olschki, oggi dispersa, che venne riprodotta in copia anastatica nel periodico «La Bibliofilia», 1905, aprile-maggio pp. 22-25.
31 ASF, Dipl., Rif. Atti pubb. 1217 luglio 11.
32 Di questo si conserva soltanto qualche pergamena dispersa in vari fondi del Diplomatico
dell’Archivio di Stato di Firenze, dato che tre furono i discendenti diretti di Ubaldino della Pila, dobbiamo supporre che il suo nucleo di documenti venisse già spartito dopo la sua dipartita.
30
quanto doveva essere conservato dell’intera produzione documentaria una volta entrata in possesso, non sembra aver subito un condizionamento sulle modalità di conservazione delle fonti proprio perché ereditata da Firenze assieme ad alcune delle signorie familiari.33 Pertanto tale gruppo di pergamene costituisce il
mate-riale d’indagine principale per la presente ricerca poiché, dal punto di vista quan-titativo e qualitativo, ha offerto la serie d’informazioni più cospicua relativa al do-minio signorile sia per quanto ne riguarda le dinamiche di sviluppo e la sua strut-turazione.
Di altre raccolte documentarie conservate nel Diplomatico risulta basilare il fondo del monastero di Luco di Mugello, in quanto oltre a conservare una quaran-tina di carte in cui compaiono esponenti della famiglia fino al 1300, questo offre un’ampia panoramica sia sulle stirpi che costituivano la loro clientela vassallatica che sul contesto generale del Mugello ove si affermò il dominio ubaldino.34 Per le
medesime motivazioni, anche se su una dimensione inferiore dal punto di vista quantitativo, appare il nucleo documentario del monastero di S. Bartolomeo a Buonsollazzo conservato nell’archivio di S. Frediano in Cestello, le cui carte fino al 1200 sono state edite a cura di Antonella Ghignoli e Anna Rosa Ferrucci.35 Utile per
il contesto territoriale risultano un’ulteriore raccolta di atti proveniente dal Mu-gello, quale il fondo della Compagnia di S. Maria di Scarperia,36 ma anche
l’archi-vio del monastero cittadino di S. Maria (Badia di Firenze) in quanto questa abbazia deteneva possedimenti in Val di Sieve e soprattutto vi è confluito al suo interno un gruppo di pergamene attinenti a una delle famiglie vassalle degli Ubaldini, i da
33 Sulla mediazione culturale e archivistica delle cancellerie comunali vedi PEDERZOLI,I poteri,
p. 97; e più in generale CAMMAROSANO,Italia medievale.
34 Vedi ASF, Dipl., Luco, relativo ai due fondi inediti Monache di Luco e Regio acquisto Monache di Luco, costituiti complessivamente da 692 carte, delle quali sono state consultate per il presente lavoro le prime 498 comprese fra il 995 e il 1310.
35 Vedi ASF, Dipl., Cestello; e per l’edizione Settimo e Buonsollazzo. Qui si conservano fino al
primo decennio del XIV secolo circa una dozzina di pergamene attinenti Ubaldini o in cui si citano gli stessi.
36 Vedi ASF, Dipl., Scarperia; si tratta di un complesso documentario di 220 carte della quali,
salvo alcune eccezioni, sono quasi esclusivamente riferite all’area prossima a Scarperia e in misura minore più in generale al Mugello, e i cui estremi cronologici vanno dal 1209 al XV secolo.
31
Lago;37 oppure la varia ma consistente raccolta di pergamene acquisto
Strozziane-Uguccioni, alla quale possiamo aggiungere anche il fondo della Camera Fiscale.38
Sempre in relazione al territorio del Mugello e ai gruppi familiari soggetti alla si-gnoria ubaldina, oltre a tali fondi pergamenacei del Diplomatico dell’Archivio di Stato, risultano utili le carte della Canonica di Firenze, custodite nell’Archivio Ca-pitolare edite fino alla metà del XII secolo da Renato Piattoli,39 e il codice
trecente-sco noto come Bullettone, che raccoglie i regesti dei documenti del perduto archivio vescovile della città dell’Arno.40 Queste due ultime fonti non si limitano a dare
informazioni più generali in merito al territorio egemonizzato dalla stirpe signorile oggetto del nostro studio, ma forniscono anche alcune notizie relative ai membri della casata.
Di considerevole importanza per la ricostruzione di alcuni aspetti del domi-nio degli Ubaldini risulta il materiale documentario contenuto negli Archivi della Repubblica, e fra questo in particolare i registri dei Capitoli. Simili raccolte acqui-stano importanza specialmente nel momento in cui il comune di Firenze acquisiva i possedimenti pertinenti ai nobili mugellani, poiché in tali occasioni venivano pro-dotti documenti ricchi di dettagli utili al nostro scopo. Si tratta in questo caso dei tomi dei registri 29, 43 e soprattutto del 44 quasi interamente dedicato ai beni ubal-dini rivendicati e poi ottenuti dalla città, e quindi anche dei primi due volumi delle Appendici riservati allo stesso tema.41 Inoltre non meno importanti risultano le
in-formazioni desunte dallo stesso archivio nei registri delle Provvisioni e in partico-lare quelli inerenti la cosiddetta guerra di Montaccianico, ovvero i numeri 12 e 13,
37 Vedi ASF, Dipl., Badia; anche in questo caso si tratta di materiale edito per lo meno fino al
1220, e in riferimento ai documenti editi cfr. Badia. Per la famiglia da Lago vedi infra 7.3.
38 Vedi rispettivamente ASF, Dipl., Strozziane-Uguccioni; e ASF, Dipl., Camera fiscale. Del primo
di questi due fondi non solo si conservano circa 9 pergamene nelle quali compaiono gli Ubaldini, ma conserva pure una decina di carte attinenti al disperso archivio dell’abbazia vallombrosana di S. Pietro a Moscheta, ubicata nell’attuale territorio comunale di Firenzuola, e che sorgeva entro il dominio dei signori del Mugello.
39 Vedi ACF, Canonica, e per i riferimenti editi Canonica; si tratta delle pergamene sciolte
ap-partenenti al fondo Diplomatico dell’archivio capitolare.
40 Di questo codice esistono due copie, una conservata nell’Archivio Arcivescovile e una
nell’Archivio di Stato di Firenze; delle quali in questa occasione è stata consultata la seconda che va sotto l’indicazione archivistica Manoscritti, 48 bis.
32
ma anche il 48 che tratta a lungo degli atti validi all’acquisizione del castello di Montecoloreta e il 62 dedicato in parte agli ultimi acquisti dei beni familiari del 1373, oppure le notizie più variegate tratte dalla serie dalle lettere indirizzate dal comune agli Ubaldini o a ufficiali che in qualche modo dovevano controllare il territorio pertinenti agli stessi domini, conservate nel fondo Signori, Missive.42 Va
precisato che questo materiale di provenienza cittadina, da un punto di vista cro-nologico è sbilanciato in gran parte verso il XIV secolo, tuttavia lo stesso offre un’ampia panoramica sulla signoria familiare e l’assetto del suo territorio che si era strutturato soprattutto nel precedente secolo.
La grande ascesa che coinvolse la signoria degli Ubaldini nel corso del ‘200 e il conseguente ampliamento del loro raggio d’azione comportò, oltre alla comparsa nelle cronache cittadine,43 anche il consolidamento di relazioni con diversi soggetti
politici e in particolare altre realtà comunali, pertanto si conservano negli archivi di queste città documenti riguardanti la stessa famiglia. Tali attestazioni possono spaziare da semplici relazioni politiche o economiche come nel caso di Siena e in altre realtà urbane vicine come Volterra, oppure di ben più stretti rapporti nel caso di Bologna. Simili atti si conservano presso l’Archivio di Stato di Siena pertinenti alle raccolte documentarie del medesimo comune come nei Capitoli noti come Ca-leffo Vecchio e in misura minore nel fondo di una delle principali magistrature fi-nanziare, ovvero nei Libri della Biccherna (entrambi i complessi documentari sono stati editi), o in alcune delle pergamene attinenti fondo delle Riformagioni del Di-plomatico.44 Mentre con Bologna i nobili mugellani instaurarono saldi legami fin
42 Rispettivamente ASF, Provvisioni, 1-63; e ASF, Signori, Missive I; a questi due fondi possiamo
anche aggiungere le denunce raccolte nelle “tamburazioni” del 1378 raccolte in ASF, Esecutore degli Ordinamenti della Giustizia, 811, che consta di una serie di denunce anonime nei confronti di perso-naggi i cui ascendenti sono accusati di ghibellinismo e molti dei quali di aver partecipato alla Guerra di Montaccianico (1302-1306) come aderenti oppure alcuni in quanto fideles degli Ubaldini.
43 Per le cronache, delle quali è stato fatto uso nella presente ricerca, si rimanda alla
consulta-zione della seconsulta-zione Fonti e Bibliografia.
44 Vedi Caleffo Vecchio; Libri della Biccherna; e ASS, Dipl., Riformagioni. Si tratta in particolare
degli atti relativi alla stipulazione della Lega “ghibellina” di Tuscia nel 1251 alla quale aderirono gli Ubaldini e agli atti che ne conseguono; inoltre si trovano alcune testimonianze relative alla pra-tica della transumanza delle greggi che incontriamo in alcuni documenti raccolti nel secondo e terzo fondo archivistico qui citati. Notizie di tal genere provengono anche dai registri di ASS, Delibera-zioni del Consiglio; e ASS, Povvisioni del Consiglio Generale. Mentre su Volterra testimonianze raccolte
33
dai primi anni del Duecento, sia per l’estensione del dominio familiare nel contado della stessa, che per la costituzione della signoria ecclesiastica della famiglia sulle istituzioni religiose cittadine. Quindi non stupisce incontrare documentazione ri-guardante gli Ubaldini e il loro patrimonio nei Libri Iurium bolognesi, e special-mente nel Registro Grosso I e II, e nel fondo delle Riformagioni compreso nell’archi-vio del Comune-Governo, oppure nelle pergamene sciolte conservate nell’ampio fondo del Demaniale dell’Archivio di Stato che raccoglie i depositi documentari degli enti religiosi soppressi di Bologna e del suo territorio.45
Tale disamina dovrebbe a grandi linee definire il materiale documentario, in-tegrato però con altre evidenze dalle provenienze più disparate e da fonti edite, sul quale è stata impostata la nostra ricerca sul dominio territoriale degli Ubaldini. Questo argomento rappresenta il nucleo centrale del lavoro, anche se non è l’unico aspetto oggetto d’indagine.
1.2.2 Le fonti della egemonia dinastica sulla Chiesa di Bologna
Esito, ma allo stesso tempo anche causa, della grande ascesa della signoria degli Ubaldini fu, come abbiamo accennato, l’imposizione di una dinastia ecclesia-stica sulla Chiesa bolognese. Tale strategia rientrava in una più generale politica orientata alla costituzione di una vera e propria signoria ecclesiastica inter-dioce-sana nata per l’iniziativa del personaggio più noto della casata, ovvero il cardinale Ottaviano, che però aveva per base Bologna e le sue istituzioni religiose. Va pre-messo che nel presente lavoro si è dovuto restringere il campo d’indagine soltanto alla Chiesa della città emiliana, pertanto si è provveduto ad una sistematica analisi di alcuni dei fondi dell’ampio deposito documentario dell’Archivio di Sato di Bo-logna, noto come Demaniale che raccoglie le fonti degli enti ecclesiastici diocesani soppressi. In particolare è stata posta l’attenzione sul fondo del Capitolo della Me-tropolitana di S. Pietro, che raccoglie la documentazione della Canonica della
sia in ASF, Dipl., Volterra; e nell’Archivio diocesano, molti dei quali editi in forma di regesto, vedi Regestum Volaterranum.
45 Vedi ASB, Registro Grosso: di questo fondo esiste un’edizione in forma di regesto, ma nella
presente ricerca si è preferito ricorrere ai documenti originali per alcuni errori degli antroponimi e toponomastici presenti nei regesti; ASB, Comune-Governo, Riformagioni; e ASB, Demaniale. Alcune delle fonti bolognesi sono edite e raccolte nei tomi degli Annali bolognesi a cura di Ludovico Savioli.
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cattedrale la quale rappresentò il punto di partenza di tale politica egemonica degli Ubaldini attraverso l’avvio di esponenti della casata al canonicato.46 Seguono in
ordine d’importanza i fondi del monastero cittadino di S. Stefano, che raccoglie anche le carte dell’abbazia diocesana di S. Bartolomeo a Musiano, e del convento cittadino di S. Francesco per i forti legami che ebbero con le principali istituzioni religiose bolognesi quali il vescovado e la Canonica.47 A questi si possono
aggiun-gere alcune altre raccolte di enti ecclesiastici quali SS. Naborre e Felice e in misura minore S. Giovanni in Monte e la canonica di S. Maria di Reno.48
Questo materiale documentario, per contestualizzarlo nel tessuto urbano ed ecclesiastico di Bologna, è stato integrato con fonti edite dalla provenienza più di-sparata che raccolgono atti riguardanti essenzialmente il vescovato e la Canonica, come gli Annali Bolognesi di Ludovico Savioli, oppure i documenti riportati sul De Claris Archigymnasii Bononiensis.49 Mentre più in generale per i rapporti tra gli
Ubal-dini, detentori delle principali cariche religiose cittadine, con la Curia di Roma si è ricorsi a fonti edite quali in primo luogo i Registri dei papi da Gregorio IX a Bene-detto XI,50 integrati con i Regesta pontificum romanorum di August Potthast.51
Tutta-via tale indagine della documentazione bolognese meriterebbe un approfondi-mento, come era previsto con l’originario progetto di ricerca, ma in corso di opera si è preferito concentrare lo studio prevalentemente sul dominio territoriale ri-spetto ad altri aspetti della signoria degli Ubaldini, pertanto si è dovuto ricorrere a ricognizioni non esaustive delle fonti.
46 Vedi ASB, Demaniale, Capitolo.
47 Vedi rispettivamente ASB, Demaniale, S. Stefano; e ASB, Demaniale, S. Francesco
48 Rispettivamente ASB, Demaniale, SS. Naborre e Felice; e ASB, Demaniale, S. Giovanni in Monte
e ASB, Demaniale, S. Maria di Reno.
49 Cfr. SAVIOLI,Annali, e De claris Archigymnasii.
50 Vedi Reg. Gregoirii IX (1227-1241); Reg. Innocentii IV (1243-1254); Alexandri IV (1254-1261); Urbani IV (1261-1264); Clementi IV (1265-1268); Gregoirii X (1272-1276); Nicolai III (1277-1280); Mar-tini IV (1281-1285); Honorii IV (1285-1287); Nicolai IV (1288-1292); Bonifatii VIII (1294-1303); e quindi Benedicti XI (1303-1304).
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1.2.3 Le fonti sul dominio familiare nel territorio di Città di Castello
Altro esito della crescita della dimensione del potere della casata degli Ubal-dini fu l’acquisizione, dalla seconda metà del XIII secolo, di un ampio dominio territoriale che si sviluppava prevalentemente entro i confini del contado e della diocesi di Città di Castello. Va premesso, però, che il materiale documentario ine-rente all’area umbro-marchigiana è caratterizzato da una notevole dispersione, e inoltre appare poco rilevante da un punto di vista quantitativo per il periodo preso in esame in questo studio. Tuttavia attraverso una sistematica indagine delle testi-monianze disponibili è stato possibile assemblare un gruppo di documenti, suffi-ciente nel numero, ma soprattutto qualitativamente rilevanti per molti aspetti ine-renti al medesimo dominio. Dato che la signoria ubaldina si era sviluppata nel con-tado tifernate, qua è stata condotta inizialmente l’indagine: tale analisi ha compor-tato lo spoglio dei Registri della cancelleria dell’Archivio vescovile di Città di Ca-stello. Questa sistematica consultazione si è rivelata utile, non solo per ricercare notizie inerenti alla stirpe degli Ubaldini, ma anche per contestualizzare l’area ove si affermò almeno una parte della signoria familiare nella seconda metà del XIII secolo.52 Poco rilevanti dal punto di vista numerico, ma qualitativamente
ragguar-devoli risultano gli atti pertinenti alla nostra casata conservati nell’Archivio Storico Comunale della stessa città, contenuti nel cosiddetto Libro Nero, cioè il copiario della documentazione comunale duecentesca, e nelle filze raccolte nel fondo Diplo-matico preunitario.53 Una simile limitazione numerica delle fonti non può essere che
l’esito della mediazione archivistica della cancelleria comunale, alla quale abbiamo accennato pocanzi, che ha avuto come risultato un evidente condizionamento della modalità di conservazione della documentazione.54 Infatti la carenza di
testimo-nianze è sicuramente imputabile a processi di selezione documentaria messa in atto dal comune di Città di Castello probabilmente nel corso del Trecento mentre era in guerra con gli stessi Ubaldini per il controllo del territorio. Tale selezione era tesa a eliminare tutti gli atti che potevano attestare la legittimità dei diritti reclamati
52 Vedi AVCdC, 1-10; con particolare riferimento ai Registri numero 5 e soprattutto al 3. 53 Vedi rispettivamente ASCCdC, Libro Nero 1 e 2; e ASCCdC, Filze.
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dai discendenti del cardinale Ottaviano in modo da rendere più difficoltose e in-certe eventuali azioni di rivendicazione in caso di beni conquistati dalle forze co-munali.55
Comunque le fonti tifernati non si riducono alle testimonianze reperite presso la medesima Città di Castello: di notevole importanza per la formazione e le dina-miche evolutive di questo dominio territoriale è una serie di documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze. Tra questi citiamo i tre registri pergamenacei un tempo conservati nella vasta raccolta delle Carte Strozziane, poi confluite fra i volumi 38-40 delle Appendici dei Capitoli, fra le quali spicca il tomo 38 contenente le delibere del comune tifernate degli anni 1261, 1263, 1266, 1268 e 1270;56 e quindi
atti conservati nel fondo Diplomatico come la divisione dell’eredità di Tano da Ca-stello del 1337 che descrive il dominio nella sua totalità a tale altezza cronologica, oppure nel deposito del Cartaceo.57 Oltre al materiale documentario conservato a
Firenze, interamente riferito al territorio castellano è il secondo degli archivi di fa-miglia: si tratta della raccolta documentaria depositata ora presso l’Archivio Se-greto Vaticano, sotto il nome di Archivio Ubaldini composto da 49 volumi. Anche questo archivio familiare appare poco rilevante per gli scopi prefissati nel presente lavoro, in quanto la quasi totalità dei documenti conservati risalgono al XVI e XVII secolo, tuttavia il fondo contiene alcuni atti risalenti al Duecento di ragguardevole importanza per il dominio ubaldino nel tifernate.58 Inoltre altri fondi del Vaticano
55 Per le azioni di selezione dei documenti messe in atto dai Comuni vedi FIORE, Signori e sudditi
p. 121.
56 Vedi ASF, Capitoli, Appendice, 38-40; delle delibere comunali raccolte nel volume 38 la prima
parte è conservata e rilegata nel terzo registro della cancelleria vescovile di Città di Castello (AVCdC, 3, cc. 2r-36v) e riguarda i provvedimenti degli anni 1260-1261, in origine dovevano essere unite; mentre i numeri 39 e 40 contengono rispettivamente le liste dei condannati ghibellini del 1267 dopo il rientro dei guelfi, e quindi i processi del comune degli anni 1260-61, 1264, 1270 e 1277. Alcuni delle delibere sono state edite in DEGLI AZZI-VITELLESCHI, Di due antichissimi registri tifernati di deliberazioni consigliari e di processi, in Bollettino della Regia Deputazione di Storia Patria per l’Um-bria, 11, 1905, alle pp. 93-134.
57 Vedi rispettivamente ASF, Dipl., Rif. Atti Pub., a quaderno, t. 27, n. 23; e ASF, Dipl., Cartaceo. 58 Vedi ASV, Ubaldini: si tratta del volume 49 che va sotto il titolo Privilegi (1187-1641), e
con-tiene alcuni atti del XIII secolo e la copia del privilegio imperiale falsificato di Enrico VI; mentre con l’eccezione del n. 16 ove si conservano gli statuti del conte Ottaviano per Apecchio, Carda, Vergonzano e Carpine (1494 giugno 13), oltre a qualche altro atto, tutto il materiale documentario contenuto nello stesso archivio familiare risale al XVI e XVII secolo.