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Nascita e sviluppo della Microbiologia: Pasteur e Koch

Nel documento Florence Nightingale (pagine 51-54)

A simboleggiare la svolta successiva di cui voglio parlare è la sorprendente statua di un ragazzino che combatte con un cane rabbioso [Fig. 5]. Quella statua proba-bilmente celebra il momento in cui la Medicina e i medici raggiunsero il più alto indice di gradimento nella storia umana: era il 1885 e un vaccino efficace contro la rabbia aveva neutralizzato per sempre una delle malattie più temute.22 Temuta non solo per la sua letalità, ma anche per quelle manifestazioni drammatiche e violente che, nel corso dei secoli, avevano creato nell’immaginario collettivo la figura del lupo mannaro.

A quel punto, la Medicina suscitava un entusiasmo popolare mai visto, dato che sembrava ormai in grado di neutralizzare, uno dopo l’altro, i grandi nemici della salute umana.

La cosa più sorprendente è che all’origine di quella straordinaria serie di successi

21 Nuland 2004. 22 Pasteur 1886.

culminata nel vaccino antirabbico non c’era un medico, bensì un chimico che si chia-mava Louis Pasteur (1822-1895).23

Pasteur fin dalla fine degli anni Cinquanta - più o meno quando Florence Nightin-gale scrive e pubblica le Notes on Nursing - aveva iniziato ad accumulare prove del fatto che fenomeni come la fermentazione e la putrefazione erano causati da microorgani-smi, cioè da germi visibili soltanto al microscopio. E da lì a ipotizzare che anche molte malattie avessero una causa simile il passo era stato abbastanza breve.

Con l’ingresso in scena, qualche anno dopo, di un secondo protagonista, il medico tedesco Robert Koch (1843-1910),24 la “teoria dei germi” aveva iniziato a trasformarsi nella nascente scienza microbiologica, grazie alla quale, uno dopo l’altro, si stavano in-dividuando gli agenti patogeni responsabili di molte delle più gravi malattie infettive: carbonchio, tubercolosi, colera…

Anche qui il fattore umano, non sempre con risvolti positivi, ebbe un ruolo rilevantissimo. Furono infatti il nazionalismo e la rivalità che, soprattutto dopo la guerra Franco-Prussiana del 1870, contrapposero il gruppo di scienziati francesi capeggiati da Louis Pasteur a quello antagonista di Robert Koch con i suoi collabo-ratori tedeschi, a provocare una gara scientifica i cui risultati si susseguivano a ritmo vorticoso.

In genere erano i tedeschi a dare rigore e metodo alla nuova scienza, mentre i

fran-23 Vallery-Radot 1900. 24 Brock 1988.

cesi, più creativi, finivano per ottenere i risultati più eclatanti sul piano pratico. Fu Koch, per esempio, a ottenere nel 1877 le prime foto mai realizzate di batteri: quelle immagini convinsero una volta per tutte la comunità scientifica che quei “nemici in-visibili” esistevano davvero e, mostrando le evidenti differenze tra i diversi microor-ganismi, resero plausibile il fatto che ognuno di essi potesse causare una differente patologia. Poi il gruppo tedesco mise a punto quei celebri “postulati” metodologici che ancora oggi guidano l’indagine di laboratorio volta a riconoscere lo specifico agente patogeno di una certa malattia.

Ma intanto Pasteur, che da tempo rifletteva sull’esperienza fatta da Jenner quasi un secolo prima, si rese conto che, inoculando in un soggetto sano una cultura attenuata - cioè invecchiata, indebolita - di un agente patogeno, si poteva produrvi una immunità simile a quella che il medico inglese aveva ottenuto per il vaiolo.

Fu proprio in onore di Jenner che Pasteur iniziò a usare il termine di “vaccinazione” per quel tipo di metodiche che, nella prima metà degli anni Ottanta, gli permisero di prevenire l’infezione da malattie come il colera dei polli, il carbonchio e la rabbia… Fino a quel momento, però, si trattava esclusivamente di patologie veterinarie, dove gli esperimenti si potevano effettuare in maggior numero e con minori preoccupazioni.

Poi, in modo imprevisto, Pasteur fu costretto ad occuparsi anche degli esseri umani. Le cose precipitarono in un giorno di luglio del 1885, quando una madre disperata irruppe inaspettatamente nel laboratorio parigino di Pasteur chiedendogli di salvare il suo bambino di nove anni, Joseph Meister, che era stato aggredito e morsicato più volte da un cane rabbioso. L’ansia di Pasteur è facilmente comprensibile: “La morte di

questo fanciullo pareva inevitabile e io mi decisi, non senza vive e crudeli inquietudini, come si può immaginare, a tentare su Giuseppe Meister il metodo che mi era costantemente

riuscito sui cani”.25

Quella sera stessa, due medici amici di Pasteur (lui era chimico, non dimentichia-molo, e non poteva effettuare personalmente procedimenti terapeutici sull’uomo) procedettero al primo ciclo di vaccinazione, cui ne seguirono altri dodici nei dieci giorni successivi. Fu un trionfo. Joseph Meister non si ammalò e rimase per tutta la vita legato a Pasteur. Un anno dopo, Pasteur aveva vaccinato 350 persone morse da cani rabbiosi e, di queste, soltanto una era morta. L’impatto sull’opinione pubblica internazionale fu enorme e il chimico Pasteur si trasformò nella massima gloria me-dica mondiale.

Per celebrare e replicare in altri ambiti quel successo fu costruito in onore di Pasteur il celebre istituto di ricerca parigino che porta il suo nome e che ancora oggi è uno dei “santuari” della scienza biomedica mondiale. È proprio nel giardino dell’Institut Pasteur che si trova la statua di cui parlavo all’inizio di questo paragrafo.

Anche Koch però ricevette il giusto riconoscimento per i suoi meriti straordinari. Più giovane di Pasteur di quasi vent’anni, gli sopravvisse (Pasteur morì nel 1895) e fu lui a ottenere, nel 1905, il Premio Nobel per la Medicina “per le sue ricerche e scoperte relative alla tubercolosi”. Era, più in generale, il riconoscimento dell’importanza della Microbiologia, la più grande svolta nel sapere e nella pratica medica dai tempi di Ip-pocrate.

Nel documento Florence Nightingale (pagine 51-54)

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