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Nota preliminare su cybernetics e cybernetic

Nel documento SCUOLA NORMALE SUPERIORE (pagine 35-38)

CAPITOLO III. PROFILO SOCIOLOGICO DEL MOVIMENTO CIBERNETICO

3.1. Nota preliminare su cybernetics e cybernetic

3.1. Nota preliminare su cybernetics e cybernetic

Seguendo un approccio critico alle fonti storiche e storiografiche, emerge una prima difficoltà nella delimitazione di ciò che si intende per cibernetica13. Oltre che essere caratterizzato da un’ampia declinazione di significati storicamente determinati, il lemma è stato usato per indicare referenti diversi: una scienza, una teoria, una visione del mondo, una tecnologia e un movimento scientifico e intellettuale; inoltre, il doppio registro di polisemia e polivalenza ha costituito un fattore importante nella sua evoluzione storica. Al fine di non confondere i diversi livelli della trattazione, è opportuno operare una prima distinzione analitica tra una storia del movimento cibernetico e una storia dell’attributo cibernetico. La distinzione serve, infatti, da guida per isolare gli eventi attinenti ai soggetti direttamente ed esplicitamente impegnati nell’impresa intellettuale denominata cybernetics (cibernetica come soggetto), da una costellazione di prodotti intellettuali, teorie, modelli, argomentazioni, artefatti tecnologici che sono stati di volta in volta etichettati come cybernetic (cibernetica come oggetto)14. In tal modo si vuole porre al centro dell’attenzione un aspetto importante per l’affermazione di qualsiasi impresa intellettuale e scientifica, ovvero la trasformazione delle risorse storiche (riferimenti a scienziati, artefatti, eventi e dati del passato e del presente) in risorse identitarie (riferimenti che hanno un valore elevato e svolgono una funzione integrativa per un gruppo specifico). Tale processo trasformativo viene operato per lo più su un piano retorico (specialmente nei luoghi a più alta visibilità sociale, come ad es. introduzioni di monografie, articoli in testate divulgative, interventi in conferenze pubbliche o di settore, etc.), con effetti significativi a livello della struttura del campo scientifico oltre che sulla memoria scientifica in generale15. Tematizzare e indagare

13 In questo paragrafo si è preferito il termine anglosassone per accentuare la specificità originale del termine coniato da Wiener, ma soprattutto per poter indicare la distinzione tra cybernetics (sostantivo) e cybernetic (aggettivo) che nella lingua italiana si perde facilmente.

14 L’attributo cybernetic ha conosciuto storicamente uno sviluppo notevole ben superiore al sostantivo di riferimento, soprattutto nella forma del prefisso cyber-. Su questo punto si veda Kline (2009).

15 Sulla parola come tecnologia trasformativa dell’identità si è pronunciato già Kuhn (1969), ma è nel classico di Shapin e Schaffer (1994) che si ha un primo importante studio dell’integrazione tra

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questo processo consente di tenere insieme ciò che storiograficamente rientra in cybernetics e cybernetic, e le pratiche di costruzione e di ricostruzione di senso del lemma stesso nel corso del tempo, evitando così di naturalizzare la cibernetica col suo status scientifico attuale e tanto più con le interpretazioni date dalla storiografia. Queste considerazioni metodologiche assumono una rilevanza dal punto di vista della teoria del campo, in quanto si tratta di pratiche tutt’altro che innocue e che intervengono nella definizione, manipolazione e trasformazione del capitale scientifico di un gruppo, risorsa specifica del campo scientifico che agevola o ostacola, a seconda dei casi, gli scambi sociali e le posizioni relative di potere. Inoltre il capitale scientifico consente non solo una definizione dello specifico conoscitivo del fenomeno in esame, ma anche di tracciare lo spazio di azione del movimento e le tensioni interne ed esterne in relazione ad altri tipi di capitali (capitale accademico e capitale istituzionale) soprattutto all’interno del campo scientifico, ma anche negli altri campi di azione.

Oltre a questa dinamica centripeta, di convergenza compositiva, è bene non ignorare tutto ciò che la critica e la storiografia non riconosce o non riconduce più a cybernetics e cybernetic. Infatti, ogni operazione di attribuzione di significato, in quanto distinzione, comporta sempre la presenza di elementi esclusi (Spencer-Brown 1969); tale esclusione può essere tematizzata o meno, a seconda del contesto di riferimento e del rapporto di forza tra i soggetti che intervengono nell’attribuzione dei significati. Il caso della cibernetica, sotto questo profilo, è peculiare in quanto il campo di riferimento, in origine vasto e poco determinato, è stato via via eroso dal confronto con altri approcci, teorie, discipline emergenti o generate da questa16, prima fra tutte l’Artificial Intelligence (AI),

parola e strutture sociali della scienza. Per una parziale critica di questo approccio, si veda anche Latour (2009).

16 Numerosi sono gli approcci, le teorie e le discipline imparentate con la cibernetica. Probabilmente quelle storicamente più importanti sono state l’AI e la General Systems Theory, elaborata su iniziativa del biologo Ludwig von Bertalanffy (2004) e poi con J. G. Miller (1971). La letteratura su cibernetica, AI e GST è molto importante da conoscere e tenere presente, nonostante la difficoltà di ragionare al di là delle barriere disciplinari, dal momento che non si tratta di discipline che hanno oggetti distinti, ma sono prospettive su questi oggetti. Si veda ad es. Emery (1974), Agazzi (1978), François (1999), De Angelis (1996). Agili introduzioni sul rapporto tra queste prospettive e le scienze sociali sono Negrotti (1973; 1983, 1984) Giglietto (2006), oltre al classico Buckley (1976) e ai più recenti Bailey (1994), Hammond (2003), Johnston (2008). Per un

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che ne hanno assorbito o rideterminato l’apporto specifico (Fleck 1982). Questo effetto storico di erosione, esito di un processo sociale indagabile attraverso gli strumenti della bibliometria (Powers 1984), ad ogni modo non va considerato come segno di un declino irreversibile o deterministico di una attività scientifica. Al contrario, il declino va interpretato a partire dall’interazione tra l’attività specifica di un movimento e il contesto di riferimento, interazione il cui esito può essere relativamente stabile a seconda del momento in cui si svolge l’osservazione. Con la consapevolezza di questo carattere dinamico processuale del campo scientifico, dei suoi luoghi di produzione e dei suoi elementi, e dunque prendendo le distanze da una visione naturalistica della cibernetica ridotta al solo significato manifesto, è possibile connettere nell’analisi quella parte di contenuti ed esperienze che, sebbene risultino simbolicamente o strutturalmente connessi alla cibernetica, sono stati implicitamente o esplicitamente esclusi. Il caso della convergenza NBIC (Nanotechnology, Biotechnology, Information technology e Cognitive Science) è significativo in quanto la connessione con la cibernetica, per quanto forte, pare essere sottostimata soprattutto su un piano filosofico ed epistemologico. Se questa sottostima possa essere rubricata come chiaro esempio di amnesia della storia (Sorokin 1965), tratto tipico del fare scienza in una fase storica di forte accelerazione e democraticizzazione (De Solla Price 1961; 1967), si tratta obiettivamente di uno smarcamento, più o meno intenzionale, dall’eredità del passato, che va indagato e spiegato, poiché ciò che si perde di un’esperienza scientifica del passato non è riducibile al valore intrinseco della conoscenza prodotta ma anche alla portata filosofica ed epistemologica che ne costituisce l’orizzonte di significato17.

Nell’analisi qui svolta la definizione operativa di movimento cibernetico delimita un gruppo di agenti, individui e istituzioni, che in modi diversi hanno avuto una posizione rilevante nello sviluppo di idee o artefatti cybernetic, e che, riflessivamente, si sono

quadro storico generale si veda Gleick (2012) e per un approfondimento sulla costruzione delle prospettive Tamburrini (2002).

17 Nella convergenza NBIC, osserva Dupuy, “I have found many of the same tensions, contradictions, paradoxes, and confusions that I discerned first within cybernetics, and then within cognitive science. But now the potential consequences are far more serious, because we are not dealing with a theoretical matter, a certain view of the world, but with an entire program for acting upon nature and humankind” (Dupuy 2009: xi).

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