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Novelle caratterizzate da una tematica unica e singolare

Il viaggio come spostamento reale

II. 5 Novelle caratterizzate da una tematica unica e singolare

Passerò ora all’ultima parte di questo paragrafo dedicato al viaggio fisico. Le novelle analizzate non potevano essere inserite nei precedenti paragrafi in quanto possiedono delle caratteristiche che le rendono uniche e non collegabili alle altre.

La prima si intitola Tirocinio (NA, III, 1, pp. 132-141), fa parte della raccolta La giara e venne pubblicata la prima volta nel 1902 in «Il Marzocco». La vicenda è quella di Carlino Sgro, partito da Roma per Milano due anni prima, e ora tornato improvvisamente nella capitale. Gli amici descrivono tale ritorno come una «turbinosa apparizione che aveva del tragico e del carnevalesco» (NA, III, 1, p. 132) in quanto l’uomo portava sempre con sé una donna che appariva come «un enorme mammifero in gonnella» (NA, III, 1, p. 132). Carlino narra loro la vita frenetica e gli intrighi sentimentali di una strana famiglia: l’esistenza dell’uomo sembra essere già stata compromessa da quella situazione a dir poco ambigua.

Altra novella della raccolta La giara è La morta e la viva (NA, III, 1, pp. 81-92), datata 1910 e pubblicata in «Rassegna contemporanea». L’ambiente è ancora una volta quello di Porto Empedocle che vede il ritorno a casa di padron Nino Mo, sposatosi da poco con Rosa, sorella della sua precedente moglie Filippa creduta morta in un naufragio qualche anno prima. Al suo arrivo trova qualcosa di inaspettato: Rosa è incinta di quattro mesi e accanto a lei si trova Filippa, riapparsa dopo aver trascorso degli anni terribili in giro per il mondo. Lo scandalo in paese si accende inizialmente

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perché la sposa più giovane viene sacrificata e allontanata dall’abitazione di padron Nino. L’indignazione popolare si accentua ulteriormente quando Nino Mo decide di non rinunciare nemmeno alla nuova moglie. All’accusa di bigamia, risponde di non aver colpe davanti a Dio; e così ogni cinque mesi si reca a denunciare la nascita di un figlio, alternandone uno della ʹvivaʹ e uno della ʹmortaʹ .

Quello che va notato nelle due novelle è il cambiamento apportato dal viaggio all’interno dell’ambito familiare dei protagonisti. Il primo spostamento ha come destinazione Milano e reca come conseguenza il coinvolgimento del protagonista in una famiglia ambigua e non equilibrata; il secondo invece, riconduce nel paese natio un uomo che improvvisamente si ritrova con due mogli.

Lo spirito maligno (NA, II, 1, pp. 170-179) della raccolta In silenzio, è una novella datata 1910 e pubblicata in principio in «Corriere della sera» col titolo Una piastra e quattro centesimi. Solo nel 1923 acquisì il titolo attuale nell’edizione di quell’anno delle Novelle per un anno. Il protagonista viene frainteso dai suoi compaesani e accusato di aver provocato il fallimento del suo principale. Nonostante la sua buona fede si convince della presenza di uno spirito maligno, nato dall’odio dei suoi nemici. Decide così di andare a Roma per chiarire alla giuria la verità della situazione: la permanenza nella città gli crea ulteriori problemi. Viene infatti nuovamente e ingiustamente accusato, questa volta per furto, da una vecchietta che aveva dimenticato la borsa in un caffè nei pressi della stazione. I suoi buoni propositi vengono

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fraintesi causandogli così l’arresto e confermando il pensiero dello spirito maligno.

Novella di tutt’altro genere è Ignare (NA, III, 1, pp. 268-280) della raccolta Il viaggio, datata 1912 e pubblicata la prima volta nell’opera di Pirandello Terzetti. Le protagoniste sono tre suore che, dopo un aggressione, scoprono di essere incinte. Il viaggio è solamente accennato nel testo e riguarda un tempo passato rispetto a quello della narrazione. Le tre suore si erano trasferite in un paese straniero per praticare e diffondere il loro credo. La loro opera pia viene dissacrata dalla violenza di un gruppo di uomini barbari e brutali che ne disonorano la vita e la vocazione, causando la morte di parto di una delle tre suore.

Le due prossime novelle, L’abito nuovo (NA, II, 1, pp. 624-632) e Il bottone della palandrana (NA, II, 1, pp. 295-305) vedono come sfondo di entrambe le vicende il tema del viaggio. I testi sono datati 1913 e pubblicati in «Corriere della sera»: il primo fa parte della raccolta Donna Mimma e il secondo è parte di Tutt’e tre.

Le vicende possono essere considerate simili ma con differenti esiti finali. Entrambi i protagonisti sono uomini onesti, legati ad un abito che non tolgono mai: il primo per il rispetto che suscita sui suoi compaesani, il secondo per l’impossibilità di comperarne uno nuovo data la povertà della famiglia. Il motivo che spinge i due personaggi a partire ha due motivazioni differenti ed il viaggio che compiono muta entrambe le situazioni ma in modo quasi opposto. Il protagonista de Il bottone della palandrana parte per

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denunciare un furto, ma l’indifferenza che la sua accusa suscita stravolge i canoni di onestà del suo mondo. La perfezione della sua rispettabilità viene dissacrata: un po’ come il bottone staccatosi da quella sua giacca simbolo di onore.

Nell’altra novella invece, l’uomo parte per ricevere la ricca eredità della moglie scappata anni prima. Parte come persona colma di principi e rispettabilità, con quell’abito vecchio ma dignitoso, e torna ricco e corrotto dal denaro, con un abito nuovo simbolo di una degenerata opulenza.

Due esiti differenti di una rispettabilità consolidata: il viaggio porta cambiamento oppure consolida il lato stimabile del protagonista.

L’ultima novella è Resti mortali (NA, II, 1, pp. 690-696), anche questa della raccolta Donna Mimma datata 1924 e pubblicata la prima volta in «Corriere della sera». La vicenda è quella di zio Fifo uomo dispettoso e testardo che, nonostante la sua precaria condizione di salute, decide di partire per Bergamo per salutare un amico prossimo alla partenza per l’America. L’uomo muore non appena arriva in città ed Ernesto si incarica di spedire la salma dai familiari a Roma. L’errore è quello di usare la frase «resti mortali» anziché «cadavere» per la spedizione: i nipoti, andati ad accogliere la salma in stazione, vengono accusati di falso in denunzia e incitati a pagare una multa. Al rifiuto del pagamento, il capostazione decide di lasciare il feretro in magazzino. Tali avvenimenti confermano in tutti il sospetto che zio Fifo, anche da morto, mantenesse il pessimo carattere dispettoso.

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Abbiamo potuto osservare, nel nutrito numero delle novelle prese in esame, come il viaggio fisico assuma diverse sfaccettature e particolarità. Tale tematica coinvolge molti aspetti: dal giudizio sulle città e sui paesi di destinazione, all’importanza dei valori contadini ma anche all’arretratezza paesana, al peso che riveste il lato psicologico ed emotivo dei personaggi. Ogni caso contempla delle caratteristiche particolari ma anche degli elementi in comune con altri testi. Ne deriva un corpus vasto e complesso, difficilmente catalogabile e schematizzabile.

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