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L’ A NSELMO DI I SURVE E ALTRI DRAMMI CURIOSI

Sono ancora cinque le opere del teatro spagnolo che La Grone indica come imitazioni più o meno precise del Curioso Impertinente. Fra queste, due rientrano nell’arco cronologico qui considerato: si tratta di una commedia scritta da Don Antonio Coello y Ochoa nella prima metà del XVII secolo e di una «scena comico-tragica unipersonale» intitolata Anselmo, di José Joaquin Isurve, edita a Madrid nel 1791. Altre tre invece furono composte nel XIX secolo, tutte conservate nella Biblioteca Nacional de Madrid: El curioso impertinente di Adelardo López de Ayala e Antonio Hurtado, edito a Madrid nel 185345; un atto unico intitolato ancora El Curioso Impertinente, di Pelayo del Castillo y López46, rappresentato a Madrid nel 1868; ed infine Los dos curiosos impertinentes di Jose Echegaray, messo in scena a Madrid nel 1882 ed edito nella collana El Teatro, colección de obras dramáticas y líricas per i tipi di Florencio Fiscowich, Madrid, 189147. Inizierò dando qualche notizia sul dramma di Coello, che merita però un lavoro a parte, essendo probabilmente inedito; mi concentrerò poi sull’analisi dell’operetta di Isurve, poco nota ma che offre una interpretazione interessante del delirio di Anselmo quando scopre il tradimento di moglie e amico; cercherò infine, con una breve incursione nell’Ottocento, di spiegare qual’è la rilevanza del breve monologo per le successive variazioni sulla novella cervantina.

Il Peor es hurgallo di Antonio Coello:

La bibliografia su Antonio Coello, poeta e soldato nato a Madrid nel 1611 e lì morto in giovane età nel 1656, è piuttosto antica, giacché risale tutta alla prima metà del Novecento, se si fa eccezione per la recente edizione della sua tragedia più famosa, El Conde de Sex, a cura di Jesús Laiz che ne curò anche la messa in scena nel 200648. Il primo studio completo in lingua spagnola sulla sua persona e sulla sua opera si deve a

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El curioso impertinente, novela de Cervantes, reducida á drama en 4 actos y en verso, por D. Adelardo López de Ayala y D. Antonio Hurtado, n° 218, Madrid, Imprenta á cargo de C. González, Calle del Rubio núm. 14. 1853

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El Curioso Impertinente, juguete cómico por D. Pelayo del Castillo y López, para representarse en Madrid el año de 1868.

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È il terzo dramma di una trilogia tragica, i cui due primi episodi sono: Cómo empieza y cómo

acaba (drama trágico en tres actos, original y en verso), e Lo que no puede decirse (drama original en tres

actos y en prosa). 48

Emilio Cotarelo y Mori49, che nel 1918, in un lungo articolo per il “Boletín de la Real Academia Española” offre una ricostruzione della vita e delle opere del giovane drammaturgo. Ma precedenti a Cotarelo sono due studi in lingua tedesca, di cui lo studioso spagnolo tenne conto per il suo saggio e che erano già noti anche a La Grone: si tratta di due studi rispettivamente del 1908 e del 1912, il primo dedicato a Paul Scarron e alle sua commedia Le Marquis ridicule, il secondo più specificamente alle imitazioni teatrali della novella cervantina50. L’immagine del drammaturgo che emerge da questi studi è quella di un giovane appartenente ad una famiglia della bassa nobiltà, impegnata nell’amministrazione pubblica (i suoi antenati furono per tre generazioni procuradores de cortes) e recentemente ammessa alla corte dei Duchi di Albuquerque, che si presero cura dell’educazione di Don Antonio e di suo fratello Juan quando rimasero orfani di padre. Educato alle armi, Antonio iniziò a soli 18 anni la sua carriera di letterato, componendo un sonetto in occasione di una festa in onore del fondatore dell’Ordine de la Merced; nel 1630 era già annoverato fra i buoni poeti da Lope de Vega nel suo Laurel de Apolo. Scrisse la maggior parte dei suoi drammi in questi primi anni della vita, quasi sempre in collaborazione con grandi nomi del teatro contemporaneo, quali per esempio Luís Vélez de Guevara, Francisco Rojas Zorrilla, lo stesso Calderón, con cui compose tre commedie, ma anche Don Antonio de Solís e Juan Pérez de Montalbán. Dopo questi primi anni di fervente attività letteraria, Antonio Coello abbandonò la penna per la spada e viaggiò per tutta Europa al seguito del giovane duca di Albuquerque, partecipando alle sue campagne pincipali, come la difesa di Fuenterrabía dall’assedio dei francesi (1638) e la battaglia di Chatelet (1642). Rientrato a Madrid gli fu concesso l’abito di Santiago, prese moglie e ottenne il posto di aposentador del libro nella corte reale; morendo di malattia il 20 ottobre del 1656 lasció la sua posizione in eredità al fratello Juan. La morte precoce e la brillante carriera nell’esercito gli impedirono di curarsi della conservazione e dell’organizzazione delle sue opere drammatiche, che restano pubblicate solo in parte, spesso sotto forma di sueltas, e in parte invece ci pervengono attraverso manoscritti settecenteschi. Cotarelo conferma che l’opera più famosa di Antonio Coello fu la tragedia El Conde de Sex,

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E. Cotarelo y Mori, Dramáticos del siglo XVII – Don Antonio Coello y Ochoa, in “Boletín de la Real Academia Española”, anno V, vol. 5, Febbraio 1918, pp. 550-600.

50

Arthur Ludwig Stiefel, Paul Scarron's "Le Marquis ridicule" und seine spanische Quelle, in “Zeitschrift für französische Sprache und Literatur”, vol. 32, 1908, pp. 1-80; Georg Babinger, Die

Wanderungen und Wandelungen der Novelle von Cervantes “El curioso impertinente”, in “Romanische

molto fortunata anche perché a lungo attribuita al re letterato Filippo IV, l’unica ad essere ancora pubblicata e rappresentata. Ciò che interessa qui è però la commedia Peor es hurgallo, nella quale Babinger, Cotarelo e La Grone riconoscono tracce del Curioso cervantino. Cotarelo non conosce edizioni a stampa della commedia e legge, come me, il manoscritto 15376 della Biblioteca Nacional de España, settecentesco, in 4°, di 88 fogli; altre copie manoscritte coeve a quelle della Biblioteca Nacional sono conservate nella Biblioteca Ducale di Parma e nella Biblioteca Municipal di Madrid. La Grone e Babinger segnalano invece l’esistenza di edizioni a stampa; La Grone riferisce di una suelta che sarebbe conservata nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera e Babinger dice di ritrovare l’opera di Coello in una raccolta dal titolo Flor de las mejores doce comedias de los mayores ingenios. Tuttavia chi scrive non è riuscita a rintracciare la suelta della Biblioteca Nazionale di Monaco, che non risulta da catalogo, e la raccolta segnalata da Babinger non contiene la commedia di Coello. Per questo, trattandosi probabilmente di un inedito e senza dubbio di un’opera estremamente rara, sarebbe necessario dedicare a questa commedia un lavoro a parte, preceduto da una accurata ricerca documentale per appurare se e dove gli studiosi di primo Novecento avessero eventualmente potuto leggere l’opera in edizioni a stampa. Pertanto, mi limiterò qui a proporne una sintesi, in quanto opera ispirata al Curioso Impertinente di Cervantes. La prima variazione che Cotarelo nota rispetto alla fonte è che il caso si dà non nell’ambito di una coppia sposata, ma fra due promessi sposi. I due amici sono qui due fratelli, Don Diego e Don Blas, entrambi innamorati di Doña Juana, che è la promessa sposa di Don Blas. Il mancato recapito di una lettera di Don Blas al fratello, in cui gli chiedeva di sondare la virtù della sua promessa, fa sí che Don Diego, ignorando che Doña Juana deve diventare sua cognata, si innamori di lei e si introduca nelle sue stanze, per venire sorpreso dal fratello. Per evitare di essere scoperto come traditore, finge di trovarsi lì per svolgere il compito affidatogli da Don Blas, di cui è venuto a conoscenza ascoltando una conversazione del fratello con un suo servitore circa la lettera che non era giunta. Doña Juana sembra innamorata di Don Diego, ma cambia idea quando ascolta una conversazione fra i due fratelli e crede che le attenzioni di Don Diego siano solo frutto della prova a lei imposta da Don Blas. A complicare poi la situazione giunge una dama portoghese, che avanza pretese sulla mano di Don Diego, dichiarando di essere stata disonorata da lui. Diego, stanco di tutti gli intrighi cui dà luogo la pianificazione di un matrimonio, dona mille ducati alla portoghese perché si allontani e senza ripensamenti cede Doña Juana a suo fratello.

Come si vede, la trama è abbastanza diversa da quella della novella e della commedia di Castro, ma alcuni punti sono da tenere in considerazione: in primo luogo, come si è visto, l’azione si svolge fra due promessi sposi e non fra due sposati, cosa che permette lo scioglimento comico mediante un matrimonio, dopo esilaranti scambi di coppia, al posto del finale tragico cervantino; si noti poi che la donna viene a sapere di essere messa alla prova e si offende: in questo caso l'offesa la allontana dal Lotario della situazione, ma nelle opere italiane avrà anche l’effetto opposto di allontanarla dal promesso; infine, è la presenza di una seconda donna giunta da lontano a precipitare gli avvenimenti, fatto anche questo presente nei libretti italiani, che però, come vedremo nel capitolo seguente, traggono la vicenda della straniera dalla filière tematica de Il Bugiardo di Goldoni, nata in Spagna con La Verdad Sospechosa di Alarcón, ma giunta alla commedia italiana attraverso Le Menteur di Corneille.

L’Anselmo di Isurve.

Con quest’opera compiamo un salto in avanti di quasi centosessant’anni rispetto alle opere di Cervantes, Castro e Coello e ci ritroviamo di colpo in un universo letterario del tutto diverso. L’Anselmo infatti, dichiarata e consapevole variazione sulla novella cervantina, ancor più che sua imitazione, declina un tema che le messe in scena seicentesche avevano ignorato, ma cui invece il panorama drammatico ottocentesco sarà molto sensibile: si tratta della follia di Anselmo51, ma non quella che lo spinge a mettere alla prova la fedeltà di Camilla, bensí il delirio che, alla fine della novella, misteriosamente l’uccide. Isurve, quasi sconosciuto drammaturgo di fine Settecento, decide di mettere in scena proprio questa zona d’ombra dell’opera cervantina, e sceglie la formula del tutto originale del monologo, cui dà una caratterizzazione insieme comica e tragica.

Le notizie disponibili su José Joaquín Isurve sono scarse se non del tutto assenti. Nell’imponente manoscritto del Catálogo bibliográfico del Teatro Moderno Español,

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Sia El Curioso Impertinente di Ayala e Hurtado (1853) sia Los Dos Curiosos Impertinentes di

Echegaray (1882) presentano al pubblico Anselmo in delirio, che muore sulla scena in preda ad un dolore tanto acuto da portarlo alla follia. Come si vedrà, il lato comico di questo delirio, che Isurve rappresenta nella gestualità ostentata di Anselmo, si perderà del tutto nelle opere ottocentesche, che declinano

desde el año 1750 hasta nuestros días di M. Ovilo y Otero52, al foglio 54 vso del II volume, si nomina il drammaturgo come autore proprio dell’Anselmo, ma non se ne fornisce una breve biografia, come accade per tutti gli altri autori considerati, né se ne segnalano altre opere: «Isurve (d. José Joaquin.) Anselmo, ó El Curioso Impertinente. Monólogo. Impreso en Madrid 1791». In anni molto più recenti, F. Aguilar Piñal, in un articolo del 197253, segnala che nell’indice delle commedie compilato da Manuel Casal y Aguado nel 181354, a José Joaqín Isurve è attribuita, oltre al già noto Anselmo, anche una tragedia intitolata Blanca. Entrambe queste opere, e nessun’altra indicazione, si

ritrovano nel recente Catálogo de autores teatrales del siglo XVIII, di Jerónimo Herrera Navarro55: «Isurve, José Joaquín, Obras: Anselmo, o El curioso impertinente. Monólogo, Madrid, 1791; Blanca, tragedia». Tutto quello che si sa dunque è che Isurve scrisse, oltre all’opera che si analizza qui, anche una tragedia, che però risulta impossibile da reperire. Un esemplare dell’Anselmo si trova invece consultabile a Barcellona, presso la Biblioteca Nacional de Cataluña, dove lo leggeva anche La Grone, ma come sempre, nel corso degli anni, la collocazione è cambiata rispetto a quella fornita dallo studioso nel 1937 e l’operetta, una suelta, si trova oggi a questa segnatura: CERV.11-V-10/a56.

L’autore antepone al suo monologo un prologo, che chiama Argomento, in cui fornisce una sintesi non molto precisa della novella cervantina; saltando tutta la vicenda

52

M. Ovilo y Otero, Catálogo bibliográfico del Teatro Moderno Español, desde el año 1750 hasta

nuestros días, (Ms. 14616-8). Si tratta di un amplissimo catalogo manoscritto; il frontespizio del II ed

ultimo volume, quello in cui si trova la laconica menzione di Isurve, si legge: «Catálogo Biográfico- Bibliográfico del Teatro moderno Español, desde el año 1750 hasta nuestros días, por D. Manuel Ovilo y Otero, tomo II. Contiene este volumen: la segunda parte del Diccionario bio-bibliográfico del teatro moderno Español que comprende desde el artículo Hartzembusch hasta el de Zumel último en el catálogo».

53

F. Aguilar Piñal, Noticias del índice de comedias, de Manuel Casal y Aguado, in «Cuadernos Bibliográficos», XXVIII, CSIC, 1972, pp 153-162.

54

Casal y Aguado, Manuel, Índice de comedias antiguas y raras y no comunes: con una sucinta

narración analítica de su mérito y asumpto del que tratan, 1813, manoscritto conservato alla British

Library.

55

Jerónimo Herrera Navarro, Catálogo de autores teatrales del siglo XVIII, F.U.E., Madrid, 1993.

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dell’amante di Lionela, della gelosia di Lotario e della messa in scena dell’onore ferito, Isurve riassume:

La idea de su infidelidad, su riesgo y los remordimientos e inquietudes del antes virtuoso Lotario, determinaron a los dos amantes a una fuga mal meditada, que no tardaron en poner en ejecución en uno de los intervalos que ofrecía a su deshonor el necio y disgraciado Anselmo.

Tutto mentre Anselmo si trova presso l’amico del paese vicino. Al suo ritorno trova deserta la propria casa e sparito anche l’amico:

Abrasando en celos y deseo de venganza, hizo vivas diligencias por averiguar el paradero de sus enemigos, lo que no pudo conseguir en el breve término que le permitió su dolor.

È proprio questo dolore che lo uccide in diretta sulla scena. Il sipario si apre su Anselmo che, tornato in casa dell’amico dell’aldea, si trova in uno stato di grave agitazione. Muovendosi per la stanza, parla fra sé e sé della sua disgrazia, alternando a tre momenti in cui invoca la vendetta, due momenti di pentimento e perdono, in cui dà a sé stesso la colpa della sua sventura, arrivando ad invocare Camilla ed augurarsi che torni da lui, seppur infedele, per confortarlo con la sua presenza e con la sua pietà (vv. 84-95 passim):

Yo conozco mi error, yo solo aumento tu culpa y mi dolor con mis desvaríos... vuelve, vuelve a tu esposo, que te espera de su pasado error arrepentido...

vuelve a sus brazos, y con tal delicia olvidará su mal: [...]

sí, ven, yo te perdono: séme ingrata... yo anulo mi derecho... y nada exijo de tu adorable rostro, si no sólo que tus ojos me miren compasivos.

Il discorso di Anselmo tende via via a frangersi in frasi più brevi e accostate per asindeto. Proseguendo nel suo delirio, Anselmo si persuade che l’unica via d’uscita è la morte e medita di darsela con la spada che aveva impugnato per vendetta. Trascinandosi ad una sedia, scrive con fatica alcune righe (che si suppone siano quelle che riferisce Cervantes). Riprende poi la spada, ma non riesce a trafiggersi e ricorda che per quanto gli sia odiosa la vita, ad un cristiano non è concesso il suicidio (vv. 264-270, passim):

Lejos de mí instrumento detestable de otra culpa mayor [...]

Soy cristiano... la vida me es odiosa, mas quitármela no me es permitido.

Sente però già sopraggiungere la morte e dopo aver invocato Camila una seconda volta si siede stupefatto, in contamplazione dell’abisso infernale che gli si manifesta ed in cui

precipita pronunciando il nome dei due traditori, che infine non ha saputo perdonare (vv. 342-349):

¡Oh, dolor sin igual... el pecho todo

partirse quiere! ... ¡Oh, qué mortal conflicto! Cielos, piedad... ¡Soy infeliz! Conozco Mi error, mas aun no basto a reprimirlo. Mira tu obra... ingrata, infiel esposa... Este fin por tu culpa ha sido el mío...

Entre cada palabra de cada uno de estos versos ha de mediar un espacio de tiempo notable, y a de ir debilitándose el eco de la voz hasta finalizar en estos dos versos, casi imperceptible:

¡Fiero dolor!... ¡Aliento no me queda!... ¡Camila... ingrata esposa... infiel amigo! Su queste parole spira.

Se non avessi citato anche l’indicazione di scena, i versi con cui Anselmo muore sul palco sarebbero degni di un eroe d’opera seria, che solennemente esala l’anima davanti al pubblico. Ma le lunghe pause che il drammaturgo impone all’attore ed infine la voce che va affievolendosi sono indicazioni così eccessive, retoriche ed enfatiche da risultare comiche, facendo di Anselmo non già un personaggio tragico, ma un grottesco esempio clinico di follia. Bisogna infatti tenere conto che il dramma appena riassunto era in realtà di tipo tragicomico, e doveva perciò offrire spazio al riso: una lettura attenta di tutte le indicazioni di scena, così dettagliatamente fornite dall’autore, suggerisce che tale elemento comico non andasse ricercato nelle parole di Anselmo, tutte degne della più cupa musa tragica, ma che si trovasse invece evidente nella gestualità enfatica ed estrema dell’attore, e che quindi sia per noi quasi completamente perduto, a meno che cerchiamo di ricostruirlo proprio a partire da quelle indicazioni. Si noti come si apre il dramma:

Al descubrirse la escena aparece Anselmo sentado en la silla inmediata a la mesa con los brazos cruzados sobre ella: en esta actitud estará inmoble algunos momentos, y al cabo de ellos, haciendo un esfuerzo, en que se manifieste su desfallecimiento, levanta la cabeza, y fijando la vista en el suelo, con la respiración muy agitada, prorrumpe... (p. 5)

Dopo i primi 40 versi di monologo, si interrompe per precipitare in deliquio: Cae otra vez en un profundo estupor con los brazos y piernas abandonados, en cuya postura estará inmoble algún espacio. Después que empieza a volver en sí, y a manejar algunas articulaciones, se levanta repentinamente, y continua con pasos desordenados por la sala, ya parándose, ya apoyándose contra la pared. (p. 7)

A tratti poi il drammaturgo dispone il personaggio in posizioni apertamente ridicole: Con pasos violentos y descompasados va a caer de boca en la

tiernísimo, interrumpido con amargos sollozos, dará al cabo de algunos instantes un suspiro profundísimo [...] prosigue con voz ahogada... (p.10).

E ancora:

Cae otra vez en la silla inmediata a la mesa, con los ojos entreabiertos, y todo el cuerpo desconcertado, haciendo algunos movimientos convulsivos... (p. 13).

Infine, come si è già notato, sono fondamentali le pause nel discorso, accuratamente disposte dall’autore, che frammentano il ragionare di Anselmo e rendono concitata e grottesca la sua corsa verso la morte.

Oltre però allo sforzo di rendere l’ambiguità tragicomica del personaggio cervantino attraverso il doppio registro gestuale e retorico, risorsa del tutto teatrale e per questo particolarmente interessante quando applicata ad una materia proveniente da un altro genere letterario, Isurve mostra di riflettere con discreta attenzione sul testo della novella, ora allundendo alle sue fonti, ora adattandone le frasi al suo singolare monologo. L’allusione ad una delle fonti possibili del Curioso si trova in uno dei tre frammenti del discorso di Anselmo in cui egli medita vendetta nei confronti di Camila e Lotario. Alcuni studiosi, fra cui Bárbara P. Esquival Heinemann57, ritengono di trovare nella novella di Cervantes traccia della nona novella della quarta giornata del Decameron, in cui:

Messer Guglielmo Rossiglione dà a mangiare alla moglie sua il cuore di Messer Guglielmo Guardastagno ucciso da lui e amato da lei; il che ella sappiendo, poi si gitta da una alta finestra in terra e