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VEIENTIVM CUR VALERIO IVNIANO C

11. I NTERPRETAZIONI CONCLUSIVE

L’interesse verso le acque e i culti ad essa associati ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo365 e grazie a questi nuovi studi è stato possibile approfondire e analizzare i diversi aspetti connessi con il sito di Campetti. Il complesso è stato definito come «centro termale, terapeutico e cultuale» in quanto questa formula sembra essere la più appropriata per sintetizzare i vari aspetti funzionali366 ed è inoltre preferibile rispetto ad altre come «terme curative»367 o «casa di cura»368. Non si tratta quindi di un’area archeologica

rientrante per l’articolazione architettonica nella tipologia classica delle terme pubbliche369,

in cui è assente il fattore terapeutico370.

L’analisi archeologica svolta nelle sezioni precedenti ha mostrato una sequenza quasi ininterrotta di occupazione di Campetti a partire dall’età del Ferro fino all’Alto Medioevo per almeno 16 secoli, durante i quali sia la funzione del complesso sia le aree di occupazione sono mutate più volte. Probabilmente alla base della lunga frequentazione sono da considerare le caratteristiche ambientali e strategiche dell’area: la localizzazione in un punto marginale del pianoro di Veio con possibilità di controllo di una viabilità di accesso, la salubrità della zona, la vicinanza a fonti d’acqua, la naturale organizzazione su due terrazzamenti con veduta panoramica sui boschi circostanti371.

E’ possibile proporre una ricostruzione archeologica generale delle Fasi di occupazione. Nel Periodo I (Tavv. II-III; Figg. 15, 24, 34) è stato prospettato di interpretare le evidenze archeologiche costituite da alcune capanne (A-C I,1; E, F I,2; D I,1-2) come un insediamento a carattere familiare, limitato ad alcune porzioni di terreno di entrambi i livelli, ma con maggiori attestazioni in quello inferiore. Questo tipo di insediamento a

365

COSTANTINI 1985; GASPERINI 1988; AUPERT 1991; SCHEID 1991; TORELLI 1991; PRAYON 1993; GARZYA 1994; GINOUVES 1994; DVORJETSKI 1997; DIEZ DE VELASCO 1998; MAGGIANI 1999;SISANI 2000;PISANI SARTORIO 2000; KOLOSKI-OSTROW 2001; CHELLINI 2002; GILOTTA 2003; MAGGIANI 2003; FABRE 2005; GERACI 2006 e tutti i contributi in L.GASPERINI (a cura di), Usus veneratioque fontium (Atti del Convegno Internazionale di Studio su «Fruizione e Culto delle Acque Salutari in Italia», Roma-Viterbo 29-31 ottobre 1993), Tivoli 2006; GIONTELLA 2006. Sul valore dell’acqua dal punto di vista religioso rimane ancora fondamentale il testo di ELIADE 2001, pp. 169-194; cfr. anche POCCETTI 1996.

366 A questo proposito è fondamentale il testo di AUPERT 1991. Per la presenza di terme non con valenza terapeutica all’interno di santuari: SCHEID 1991.

367

MANDERSCHEID 1997.

368 SENSI 2000 per definire il complesso di Aquae Cutuliae (10.8). 369 KÄHLER 1966; MANDERSCHEID 1997.

370 A

UPERT 1991; ANDRÉ 2006,p.317.SCHEID 1991, pp. 208-209 riporta un passo di Elio Aristide (1, 6; 9; 18 e 2, 18, 46-81) menzionante la prescrizione ad un malato di bagnarsi in acque dei fiumi, mare o fontane ma non di frequentare le terme.

371 Su queste caratteristiche ambientali cfr. quanto dice Vitr. I 2, 7 e DEGRASSI 1986, pp. 150-151 a proposito degli Asklepieia.

raggruppamento di capanne trova ampio riscontro a Veio372. Risulta inoltre di grande interesse la possibile presenza di una “casa di legno” (G I,3; Fig. 34), cioè di una struttura abitativa databile all’orientalizzante medio, di cui sono note altre attestazioni373.

Nel Periodo II (Tavv. IV-V; Figg. 35, 52, 55, 57bis, 58, 59, 62) si assiste ad una progressiva occupazione di tutta l’area, anche se inizialmente gli edifici presenti nella parte ovest del livello inferiore risultano essere il fulcro dell’insediamento (A-D II,1). Nelle ultime Fasi anche nel livello superiore vengono costruite alcune strutture a carattere monumentale (P II,4; N II,3). In questo Periodo il sito è interpretabile come un santuario urbano374, con valore protettivo e probabilmente funzioni iniziatiche e di purificazione,

dedicato a divinità al momento ignota, con impianto edilizio di tipo lineare375 e dotato: nel livello inferiore di un temenos (A II,1) contenete alcuni edifici più piccoli (tipo altari, sacelli ecc., cfr. G II,2 e M II,3) e probabilmente anche di un lucus (Fig. 63); nel livello superiore è presente invece un recinto in opera a scacchiera (P II,4), forse connesso con sorgenti d’acqua ipogee, e un grande edificio (N II,3) in opera quadrata di tufo. Nel livello inferiore sono da segnalare altri edifici, non ancora completamente indagati (es. H II,2-4), di cui non si può escludere un’interpretazione a carattere sacro, come ad esempio un tempio376. Il rinvenimento della statua di Ercole (Fig. 99), precedentemente descritta, porta ad ipotizzare già dal Periodo II, Fase 3 o 4, l’esistenza di un culto legato, in una qualche misura, alle acque377. L’ultima Fase di occupazione del Periodo II, la Fase 5, è databile al

V-IV sec. a.C. e coincide con il dato storico della presa di Veio nel 396 a.C. da parte di Camillo. L’abbandono repentino per circa due secoli dell’area di Campetti sembra indicare un passaggio traumatico sotto il dominio di Roma.

Il Periodo III (Tav. VI), prima occupazione di età romana, rappresenta il momento meno definibile nella storia del complesso di Campetti. Si assiste ad una contrazione della superficie occupata, limitata solo al livello superiore e sono poste le basi di un impianto edilizio e architettonico che, con alcune modifiche, continuerà ad essere utilizzato nel

372 DI GENNARO,SCHIAPPELLI 2004; DI GENNARO,SCHIAPPELLI,AMOROSO 2004. 373 Da ultima

VAN KAMPEN 2003.

374 Per questa tipologia di monumenti a Veio: COLONNA 1985.

375 Sul concetto di santuario e sulla distinzione tra i diversi tipi di santuario in rapporto con la città (urbani, suburbani, extraurbani): GUALANDI 1983 e EDLUND 1987.

376 Questa ipotesi si basa sul ritrovamento in prossimità dell’edificio di uno strato di crollo costituito per la maggior parte da terracotte architettoniche figurate dipinte (Fig. 65).

377 La presenza del culto di Ercole nel santuario di Portonaccio a Veio è stata messa in relazione al legame dell’eroe con le acque interne: COLONNA 1987a, p. 441. E’ nota la distinzione tra uso delle acque nella pratica religiosa e culto delle acque, da ultimo MAGGIANI 1999, p. 187. Per confronti con altri coevi santuari legati alle acque: GUALANDI 1983; MAGGIANI 1999, pp. 188-189. Sul culto delle acque in Etruria in età etrusca: AEBISCHER 1932;GASPERINI 1988; PRAYON 1993; MAGGIANI 1999; IDEM 2003; CAMPOREALE 2005, p. 54. Sulle dinamiche insediative dei santuari etruschi, vedi la recente sintesi in ZIFFERERO 2002.

Periodi IV. Il quadro delineato presenta però un problema rilevante: non sono stati rinvenuti edifici o reperti archeologici che possano essere determinanti per la definizione del carattere dell’insediamento: privato (villa) o pubblico (santuario ?). Le trasformazioni edilizie dei Periodi successivi hanno infatti distrutto quasi tutti i contesti stratigrafici, le pavimentazioni e diversi edifici (es. Tav. L, LI). Comunque in base a considerazioni topografiche e alla continuità di frequentazioni in età repubblicana delle aree di culto di età etrusca378, si propende sempre verso un’interpretazione in chiave religiosa.

La situazione è più chiara nel Periodo IV (Tavv. VII-IX) quando il complesso assume una precisa funzione pubblica: centro termale, terapeutico e cultuale379. Un’area quindi

destinata alla cura delle persone attraverso l’acqua380 ed altre terapie381. Di conseguenza, come mostra l’impianto edilizio ed architettonico, il complesso è articolato in edifici ed aree specifiche per l’assistenza, il ricovero, la terapia dei malati e doveva essere dotato anche di personale specializzato per la cura e il culto. L’aspetto sacro era strettamente legato alle acque382 e al processo di guarigione. Non è stata rinvenuta una sorgente all’interno del sito, ma non se ne può escludere la presenza in un’area esterna e limitrofa. Un acquedotto, peraltro già ipotizzato (Q IV,1; R IV,2; S IV,3), poteva trasportare l’acqua all’interno del complesso383. L’analisi delle planimetrie di Fase mostra le modalità dello sviluppo edilizio384: nella Fase 1 (Tav. VII) sono poste le basi del grande impianto edilizio, imperniato su entrambi i livelli con alcune costruzioni a carattere monumentale come l’edificio D IV,1, forse un’imponente piscina paragonabile dal punto di vista funzionale e architettonico a quella delle Aquae Cutiliae (10.8), con ai lati una coppia di portici; nella Fase 2 (Tav. VIII) si assiste ad una modificazione del settore est, con un ampliamento e la regolarizzazione della fronte orientale e la costruzione di un’altra grande piscina E IV,2; nelle Fasi 3 e 4 sono aggiunte le vasche per la balneazione M e N IV,3 e il ninfeo O IV,4. L’impianto edilizio della Fase 1 del Periodo IV non subisce sostanziali cambiamenti, infatti nelle Fasi successive si assiste più che altro alla definizione degli spazi funzionali connessi con le acque. L’edificazione di un complesso di tale articolazione deve aver sicuramente

378 Cfr. p. 42.

379

AUPERT 1991; MARCATTILI 2005b.

380 Crenopinoterapia (bevande), crenobalneoterapia (bagni), cfr. GASPERINI 1988,. p. 30 e da ultimo JACKSON 1999 con bibliografia precedente.

381 S

CHEID 1991, p. 208.

382 Sul valore sacro delle acque “vive”, cioè non manipolate da condutture o cisterne cfr. S

CHEID 1991, p. 209. 383 Su questo tipo di soluzione cfr. AUPERT 1991, p. 186.

384 Sull’importanza dell’analisi del progetto edilizio per lo studio di un complesso architettonico cfr. GIULIANI 1994; IDEM 2006.

necessitato di ingenti risorse economiche385 e di lunghi tempi di realizzazione. E’ stato riscontrato infatti che alcuni edifici o aree, la cui costruzione inizia nella Fase 1 sono completate in maniera definitiva solo nel Periodo V386. La presenza di strutture adibite

all’utilizzo terapeutico dell’acqua è attestata dalla Fase 1, come indicherebbe l’edificio D IV,1, e completata nella Fase 4.

Nel Periodo V (Tav. X) è registrato un cambiamento sostanziale di alcune parti dell’impianto architettonico precedente, probabilmente indizio dell’esistenza di un nuovo progetto: nel livello inferiore, oggetto dei maggiori interventi, viene realizzato un complesso a carattere terapeutico-sacro costituito da un nuovo doppio portico F V,1 e dall’edificio D V,1 ed inoltre è realizzato un impianto termale C V,1. Nel livello superiore sono abbandonate e obliterate le strutture collegate con le acque (vasche e piscina) ed è costruito un nuovo ampio impianto termale A V,1. Anche se le trasformazioni edilizie mutano l’aspetto esteriore del sito387, la sua funzione rimane inalterata. Infatti appartengono a questo Periodo le numerose iscrizioni votive, che connotano il complesso come centro policultuale388.

Nel Periodo VI (Tav. XI) il sito ha ormai perso la sua funzione pubblica ed è utilizzato da nuclei familiari sparsi in entrambi i livelli. Infine il Periodo VII (Tav. XII) rappresenta l’ultima frequentazione dell’area inquadrabile cronologicamente. Si registra lo spoglio sistematico degli arredi marmorei, da cui ricavare nuova calce, e del materiale edilizio, per essere riutilizzato altrove. In conclusione, come visto nel Capitolo 10, il sito di Campetti non risulta affatto isolato, ma rientra in una tipologia di monumenti ben attestati e diffusi in Italia centrale.

385 E’ stato documentato un atto di evergetismo privato e non si esclude che anche gli altri grandi edifici rinvenuti siano dovuti ad evergetismo privato se non ad opera della casa imperiale, cfr. il Capitolo 6.

386 Ad esempio i portici del Periodo IV, Fase 1. Ciò comunque non esclude un utilizzo dell’area anche se non ultimata.

387 E’ evidente l’abbandono delle strutture per balneazione alimentate con acqua fredda a favore di impianti termali riscaldati.