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I NTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA A SEGUITO DI EVENTI ACCIDENTALI

Le attività di messa in sicurezza a seguito di sversamenti accidentali sono oggetto di specifiche procedure presenti in Raffineria, che prevedono l’intervento di personale interno ed esterno (Ditte Appaltatrici), appositamente addestrato per il sito di emergenza in esame. Inoltre nel Piano di Emergenza interno (PERT), nelle sezioni

“piani particolari” sono esplicitati tutti gli interventi significativi necessari per lo scenario ipotizzato.

La verifica dell’efficacia del presidio di messa in sicurezza in atto è stata concepita, nel corso della Caratterizzazione comune della falda di tutto il Polo industriale, mediante la realizzazione di 4 piezometri, ubicati a valle della barriera di diaframmi.

Tali piezometri sono stati oggetto di prelievo ed analisi nell’ambito della caratterizzazione comune della falda ed i risultati ottenuti sono rappresentati nell’Elaborato B01/047/16.

S A R P O M Raffineria di Trecate (NO): AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

Interventi di messa in sicurezza d’emergenza ed attività ambientali eseguite

19 6 SVILUPPO DEL MODELLO IDROGEOLOGICO

6.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRATIGRAFICO

L’area su cui insiste la Raffineria di Trecate è ubicata nella pianura novarese lungo l’ultimo ordine di terrazzi, connessi all'azione erosiva del Fiume Ticino, che creano un dislivello di circa 20-25 metri tra la quota media della pianura e la quota attuale dell'alveo del fiume.

L’intero territorio comunale di Trecate è geologicamente costituito da depositi ghiaioso-sabbiosi talora piuttosto grossolani di età quaternaria, disposti con debole inclinazione verso sud e osservabili lungo le scarpate dei terrazzi, ove interessate da fronti di scavo per l'estrazione di inerti.

Questa unità litostratigrafica, che si sussegue in profondità sino a circa 100-120 metri, può essere assimilata alla litozona ghiaioso-sabbiosa con cui vengono abitualmente descritti questi depositi nella bibliografia specifica relativa all'area lombarda.

Generalmente all'interno di questa litozona si osserva una diminuzione di granulometria tra i primi 50 metri, dove prevalgono le ghiaie e gli elementi grossolani e la porzione inferiore dove prevalgono le sabbie; all’interno dei depositi ghiaioso-sabbiosi si osservano alcuni orizzonti argillosi che non presentano però una significativa continuità laterale, ad eccezione di un orizzonte riscontrato a circa 40 metri di profondità all’interno delle stratigrafie dei pozzi presenti nell’area.

mutamento nella granulometria con prevalenza di depositi limoso-argillosi, a cui si intercalano livelli sabbiosi di limitato spessore; questa porzione più profonda può essere ricondotta ad unità villafranchiane costituite da prevalenti depositi fini, dal tipico colore azzurro-bluastro cenere, a cui si intercalano livelli sabbiosi di pochi metri di spessore raggruppabili nella litozona argilloso-sabbiosa.

6.2 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO DELL’AREA

Nelle alluvioni fluvio-glaciali prima descritte, che costituiscono i primi 90-100 metri del territorio in esame, è costantemente presente una prima falda di tipo freatico; essa è prevalentemente utilizzata per scopi industriali e risulta particolarmente produttiva ed è delimitata alla base da livelli argillosi caratterizzati da una buona continuità laterale.

Nell’area considerata il livello della falda si trova mediamente a 15-20 metri da piano campagna; tale livello è funzione, oltre che del regime pluviometrico, anche del regime irriguo delle risaie e dei canali, presenti in abbondanza nella zona, nonché del Fiume Ticino che dista 1 km circa dall’area in oggetto.

I livelli massimi di soggiacenza si riscontrano solitamente nel periodo Marzo-Aprile, prima dell’adacquamento, mentre le minime soggiacenze si hanno nel periodo Agosto-Settembre.

La direzione di flusso a livello provinciale è generalmente NO-SE; in questo settore della pianura tuttavia, essa risulta sensibilmente deviata verso E rispetto alla direzione di flusso individuata a livello provinciale, a causa del forte effetto drenante che il Fiume Ticino esercita sulla falda ed a causa dell’intenso sfruttamento della falda per usi industriali dell’intero polo petrolchimico.

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Interventi di messa in sicurezza d’emergenza ed attività ambientali eseguite

21 I depositi pre-quaternari che si ritrovano al di sotto dell’unità ghiaioso-sabbiosa descritta, sono sede di più modesti acquiferi contenuti nei livelli sabbiosi, intercalati ai potenti orizzonti argillosi.

Questi acquiferi hanno generalmente spessori inferiori ai 10 m e contengono falde artesiane in pressione, talora con salienze di 4-5 metri da p.c.; questi acquiferi possono essere considerati ben separati dagli acquiferi quaternari e pertanto presentano l’indubbio vantaggio di un’ottima protezione dai fenomeni di inquinamento.

6.3 ASSETTO STRATIGRAFICO LOCALE

La documentazione stratigrafica disponibile, ha permesso la realizzazione di quattro sezioni di dettaglio, ottenute correlando i livelli litologici individuati dagli schemi stratigrafici di alcuni pozzi presenti nell’area.

In tali sezioni si riconoscono le due Litozone descritte nei capitoli precedenti, di cui una più superficiale caratterizzata da sabbie e ghiaie ed una più profonda in cui si ha la predominanza di materiali argillosi intercalati a lenti sabbiose e ghiaiose.

La sezione Nord-Sud 1 (Elaborato B01/047/04) evidenzia la presenza della Litozona ghiaioso–sabbiosa sino alle massime profondità raggiunte dai pozzi di cui sono disponibili gli schemi stratigrafici; in essa si riconosce una variazione granulometrica con l’aumento della profondità, passando da ghiaie e ciottoli in superficie a ghiaie e sabbie a quote minori.

La diminuzione granulometrica è sottolineata da un orizzonte, di circa 5-6 metri di spessore, di argilla di colore giallo che si rinviene con continuità in tutta l’area in esame, ad una profondità di circa 40 metri da piano campagna; lungo tutta la sezione

limitato spessore a profondità di circa 50-60 metri dal piano campagna.

La sezione Nord-Sud 2, è stata realizzata correlando gli schemi stratigrafici di alcuni pozzi tra cui il pozzo comunale n. 6 e il pozzo n. 14 di proprietà Sarpom, che raggiungono profondità superiori a 100 metri dal piano campagna e che forniscono indicazioni stratigrafiche significative anche relativamente alla Litozona attribuita al periodo Villafranchiano.

A differenza della sezione Nord-Sud 1, nella quale si è rilevato un livello argilloso continuo sito ad una profondità di circa 40-45 metri, nella sezione Nord-Sud 2 tale livello viene identificato, ma non è possibile verificarne la continuità laterale.

Lo schema stratigrafico inerente al pozzo P14, di proprietà Sarpom, infatti non evidenzia la presenza del livello di argilla gialla e non ne rende pertanto possibile la correlazione con le stratigrafie dei pozzi limitrofi; tale incongruenza potrebbe essere legata ad un minore dettaglio nella raccolta dei dati stratigrafici nel corso della perforazione del pozzo 14 od ad un particolare assottigliamento dell’orizzonte argilloso in corrispondenza del pozzo in esame, che ha reso impossibile identificarne la presenza durante le operazioni di perforazione dei pozzi.

Alla quota di circa 80 metri dal piano campagna si riscontra un brusco passaggio granulometrico dalle ghiaie e sabbie prevalenti ad argille, di colore grigio cenere, con intercalazioni di livelli sabbiosi e ghiaiosi.

L’Elaborato B01/047/05 rappresenta due sezioni interpretative aventi direzione Ovest-Est, la prima delle quali attraversa il settore settentrionale del Polo Industriale, all’interno della Proprietà Sarpom e la seconda interessa invece le proprietà delle altre aziende che partecipano al progetto ed alcune aree industriali esterne.

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23 La sezione Ovest-Est 1 attraversa, per i primi 40 metri dal piano campagna, terreni prevalentemente ghiaioso-sabbiosi ed alcuni livelli, anche di alcuni metri, di sabbie di colore giallo; come già rilevato per le sezioni Nord-Sud, anche in questa sezione si riscontra la presenza di un livello continuo di argilla a circa 40 metri di profondità dal piano campagna, del quale tuttavia non è noto lo spessore nell’area orientale, in quanto i pozzi DM7 e DM12 lo raggiungono ma non lo attraversano.

La sezione Ovest-Est 2, si estende per circa 2050 metri e comprende anche una porzione dell’area al piede del terrazzo fluviale che lambisce il confine Est dell’area Sarpom.

Tale sezione conferma nuovamente la presenza di un livello continuo argilloso a circa 40 metri dal piano campagna, che separa la porzione superficiale della successione, caratterizzata da ghiaie e sabbie, da quella inferiore con prevalenza di sabbie e ghiaie grossolane; alla base di questo secondo livello, a circa 90 metri da piano campagna, si rinvengono argille compatte di colore grigio cenere intercalate a lenti sabbiose, sino alla massima profondità raggiunta dal pozzo 20, cioè circa 138 metri da piano campagna.

A seguito delle richieste di integrazioni formulate in sede di approvazione del Piano di Caratterizzazione della falda, sono state ricostruite alcune ulteriori sezioni stratigrafiche (Elaborato B01/047/14), che evidenziano fino ad una profondità media di 25 metri dal piano campagna la presenza della litozona ghiaioso-sabbiosa.

All'interno di questa litozona si osservano inoltre, a profondità differenti, degli strati costituiti da materiale più fine che non presentano però una significativa continuità laterale.

In particolare nella Sezione WE1, inferiormente alla successione ghiaioso-sabbiosa superficiale, si osserva la presenza di un orizzonte di argilla a 40 metri di profondità

falda.

Nella Sezione WE2 all’interno dell’orizzonte sabbioso-ghiaioso superficiale, si osserva la presenza di una lente sabbioso-limosa a profondità comprese tra 10 e 15 metri, mentre inferiormente, ad una profondità variabile tra i 15 e 27 metri fino a fine sondaggio, si rileva la presenza di una strato di ghiaia più grossolana, osservato anche all’interno del sondaggio MP20 ubicato a valle della scarpata del terrazzo.

Dall’analisi della Sezione WE3 si riscontra nuovamente l’orizzonte argilloso presente alla profondità di circa 40 metri e superiormente ed inferiormente ad esso, una alternanza di livelli sabbiosi e ghiaioso-sabbiosi.

6.4 ASSETTO IDROGEOLOGICO LOCALE

Nell’ambito della successione stratigrafica descritta al capitolo precedente, si osserva la presenza di due acquiferi sovrapposti; il primo acquifero presenta uno spessore di circa 90 metri ed è caratterizzato da due falde, di cui quella più superficiale è di tipo freatico.

La falda freatica interessa tutti i terreni permeabili che si rinvengono al di sopra dell’orizzonte argilloso descritto, presente alla profondità di 40 metri di profondità e caratterizzati da ghiaie e sabbie.

Inferiormente all’orizzonte argilloso, si sviluppa la seconda falda dello spessore di circa 45-50 metri, entro terreni a maggiore granulometria rispetto alla falda soprastante; allo stato attuale, non si conosce quale sia il livello di confinamento esercitato dall’orizzonte argilloso sulla seconda falda.

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25 Il secondo acquifero è costituito da terreni argillosi entro cui si rinvengono lenti di materiali permeabili saturi; lo spessore dell’acquifero non è stato determinato in quanto nessun pozzo raggiunge profondità sufficienti.

6.5 PIEZOMETRIA LOCALE

La piezometria ottenuta dall’elaborazione dei livelli statici misurati nel corso delle varie campagne di indagine, è stata calcolata mediante ISOMAP un apposito programma di calcolo, ideato da Geo&Soft, che permette la ricostruzione della morfologia della superficie piezometrica, il cui calcolo è basato su due fasi di trattamento dei dati, la prima delle quali consiste nella creazione di una griglia regolare a partire da un seminato di punti di misura sparsi, la seconda nella ricostruzione delle curve a partire dalla griglia precedentemente creata.

La prima fase può essere realizzata attraverso i due metodi tradizionali del reciproco della distanza e del kriging, oppure attraverso un sofisticato algoritmo di estrapolazione basato sul riconoscimento di un trend regionale di tipo polinomiale.

L’applicazione di un tale algoritmo permette di generare punti esterni al nucleo di valori noti, tali da rispettare l’andamento generale della superficie, anche quando questa assume geometrie non assimilabili ad un semplice piano.

La piezometria ottenuta mediante l’interpolazione dei livelli statici relativi ai piezometri della rete di monitoraggio di tutto il Polo industriale, rappresentata nell’Elaborato B01/047/15 evidenzia una direzione di flusso avente orientamento W-E, con un evidente effetto della barriera, osservabile dall’aumento della distanza delle linee isopiezometriche a valle della stessa.

Si osservano inoltre alcune aree di maggior richiamo determinate dal pompaggio dei pozzi industriali presenti nell’area ed alcune aree di maggiore alimentazione.

La presenza del Fiume Ticino a breve distanza produce inoltre, un effetto drenante nei confronti della falda superficiale, che si esplica in una variazione della direzione di flusso della falda rispetto all’andamento della stessa individuato in ambito provinciale.

Il gradiente idraulico medio nell’area di S. Martino è di circa 0.6 %;

dall’interpretazione di una prova di pompaggio a portata costante, effettuata presso un pozzo pubblico di Trecate, è possibile indicare a livello generale un valore di Trasmissività di 1.9 x 10-2 m2/sec ed una Permeabilità di dell’ordine di 10-5 m/sec.

La superficie piezometrica ottenuta nel corso di una successiva campagna di indagine (Settembre 2004), limitata all’area della Raffineria, concorda sostanzialmente con la piezometria rilevata nel corso della precedente campagna di misura dei livelli piezometrici realizzata nell’ambito della Caratterizzazione Comune della Falda del Polo di San Martino di Trecate.

Si osserva infatti, analogamente a quanto già rilevato nella precedente campagna di misura dei livelli piezometrici, una direzione di flusso avente orientamento circa W-E, con un gradiente pari allo 0,78 %.

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27 7 EVOLUZIONE DELL’ITER DI BONIFICA

Al fine di completare il quadro conoscitivo dell’inquinamento del sottosuolo della Raffineria, oltre alla prosecuzione del monitoraggio periodico delle acque di falda, verrà realizzata una seconda fase di indagine che consenta la definizione delle sorgenti di contaminazione del terreno e la delimitazione della contaminazione riscontrata all’interno del terreno insaturo.

Al fine di delimitare arealmente ed in profondità la contaminazione riscontrata nel terreno insaturo, di verificare l’origine delle concentrazioni di SOV rilevate all’interno dei gas interstiziali e di definire le sorgenti di contaminazione pregresse o in atto all’interno della Raffineria, sono in corso di realizzazione 27 nuovi carotaggi, disposti come indicato nell’Elaborato B03/020/18 Rev. 02, integrati da una ulteriore serie di carotaggi da ubicarsi in base ai risultati analitici ottenuti dalla prima serie di indagini, non avendo alcuna evidenza delle zone di origine della contaminazione della falda all’interno della raffineria.

Relativamente all’area di sversamento del TK 502, sono inoltre in corso di realizzazione ulteriori 8 carotaggi per la verifica della contaminazione nell’area adiacente il serbatoio, che permetteranno la definizione della diffusione nel sottosuolo del prodotto sversato.

Le indagini sino ad ora eseguite e le indagini integrative previste, unitamente alla prosecuzione del monitoraggio della falda freatica, consentiranno di meglio definire le aree interessate dalla contaminazione del terreno insaturo e della falda freatica.

Sulla base dei risultati ottenuti dalla seconda fase di indagine, sarà possibile inoltre formulare il modello concettuale del sito, ed elaborare una analisi di rischio sito specifica che consenta, ai sensi del D.L.vo 152/2006, la definizione delle

realizzare opportuni interventi di messa in sicurezza del sito.

Novara, 29 Maggio 2006

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