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SECONDA PARTE Architettura religiosa

5 INTER SANCTAM SEDEM ET HISPANIAM SOLLEMNES CONVENTIONES

2.1.5 Il numero come espressione del divino

Il tema del simbolismo religioso dei numeri, in particolar modo nei secoli passati, è un argomento sul quale si possono sviluppare considerazioni talvolta al limite dell’oggettività.

Ciò che nel contesto della composizione architettonica di Luis Moya Blanco è importante individuare, sono i riferimenti alla numerologia in relazione della composizione geometrica. Il ricorso alla pianta centrale e alle figure regolari in essa inscritte, sottendono motivazioni filosofico-idealiste. Moya sostiene infatti il principio neoplatonico per cui tutto è numero16, inclinazione già evidente in numerosi scritti e che trova una rappresentazione emblematica nelle Felicitaciones navideñas. Riprendendo ancora una volta le parole di Wittkower sul simbolismo religioso delle chiese a pianta centrale17, possiamo riscontrare nell’architetto spagnolo le stesse tendenze degli artisti rinascimentali i quali

[...] aderivano fermamente al postulato pitagorico “tutto è numero”; ispirandosi a Platone e ai neoplatonici e col sostegno di una lunga serie di teologi da Agostino in poi, essi erano persuasi della struttura matematica e armonica dell’universo e di ogni creatura.

Posto che le leggi dei numeri armonici pervadono ogni cosa, dalle sfere celesti alla più umile vita sulla terra, le nostre anime stesse dovranno conformarsi a questa armonia. Secondo l’Alberti è un sentimento innato quello che ci fa consapevoli dell’armonia18; in altre parole, egli sostiene che la percezione dell’armonia per mezzo dei 16 Vd. Capitolo 1.2, paragrafo 1.2.4

17 Op. cit.

18 Libro IX, cap. 5, ed. 1485, fol. x.

Tutti i pensatori platonici, e i teologi, concordano sul fatto che la bellezza può percepirsi soltnato in virtù di una corrispondenza tra la struttura dell’anima e l’armonia dell’oggetto. Cfr. ad esempio Ficino, secondo il quale l’anima possiede le immagini delle cose divine dalle quali dipende, e i concetti e gli archietipi delle cose inferiori, che in un certo senso essa stessa produce.

L.M.B., Prospetto principale della chiesa di San Agustín, giugno 1955, Archio ETSAM (P) 15 191 N Schema compositivo della facciata mediante la rotazione di pentagoni

sensi è possibile in virtù di un’affinità della nostra anima. Da ciò deriva che se una chiesa è stata costruita secondo le armonie matematiche essenziali, noi vi reagiremo istintivamente e, anche senza ricorrere all’analisi razionale, un innato sentimento ci dirà se ci troviamo entro un edificio che partecipi della forza vitale che è celata dietro ogni materia e lega insieme tutto l’universo. Senza una tale simpatia tra il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo di Dio, la preghiera non potrà avere efficacia.

Un autore come Pacioli giunge ad affermare che le funzioni sacre hanno ben poco valore se la chiesa non è stata costruita “con debita proportione”19. Ne segue che nelle chiese è necessario applicare proporzioni perfette, siano esse o meno manifeste, nei loro esatti rapporti, all’occhio esteriore.

[...]

L’origine della definizione geometrica di Dio per mezzo del simbolo del cerchio o della sfera può essere fatta risalire fino ai poeti orfici. Platone vi infuse nuova vita, facendone la nozione centrale del mito cosmologico esposto nel

Timeo; nelle opere di Plotino essa ebbe la preminenza e,

sulle sue tracce, dominò pure negli scritti dello Pseudo- Dionigi l’Areopagita, seguiti dai teologi mistici medievali. [...]

[Alberti e Leonardo] Considerarono l’architettura una scienza matematica operante con unità spaziali: parti, queste ultime, di quello spazio universale della cui interpretazione scientifica essi avevano scoperto la chiave nelle leggi della prospettiva. Vennero pertanto indotti a credere nella possibilità di ricreare i rapporti validi universalmete e di manifestarli in forma pura e assoluta, quanto più possibile vicina alla geometria astratta. E furono, inoltre, convinti che l’universale armonia non potesse rivelarsi interamente finchè non venisse realizzata nello spazio per mezzo dell’architettura concepita al servizio della religione.

La fede nella corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo, nella struttura armonica dell’universo, nella intelleggibilità di Dio per mezzo dei simboli matematici del centro, del cerchio e della sfera, tutte queste idee strettamente interconnesse, che avevano radice nell’antichità e che facevano parte dei principi indiscussi della filosofia e della teologia medievale, acquistarono vita nuova nel Rinascimento, e nella chiesa rinascimentale trovarono la propria espressione visuale. Le forme create dall’uomo nel mondo corporeo divennero materializzazioni visibili dei 19 Summa de Arithmetica, Venezia 1494, dist. VI, tract. I, art. 2.

L.M.B., Studio della pianta della chiesa Santa Maria Madre de la Iglesia, s.d. , Archio ETSAM Schema compositivo della pianta mediante la rotazione di pentagoni

simboli matematici intellegibili, e la relazione che lega le pure forme della matematica assoluta e le forze visibili della matematica applicata, fu percettibile immediatamente e intuitivamente. Per gli uomini del Rinascimento quest’architettura, con la sua rigida geometria, con l’equilibrio del suo ordine armonico, con la sua serenità formale e soprattutto con la sfera della cupola, riecheggiava e nello stesso tempo rivelava la perfezione, l’onnipotenza, la verità e la bontà di Dio.

Tornando allo specifico delle opere di Moya, come evidenziato nel paragrafo precedente, è sulla predilazione della figura del pentagono che si possono formulare alcuni ragionamenti.

Il pentagono presenta diversi significati simbolici, in modo particolare se lo si considera come generatrice della figura più complessa del pentagono stellato.

Uno dei simboli esoterici della scuola pitagorica era infatti il pentagono stellato, chiamatoanche pentagramma o pentalpha. Il termine significa “cinque alfa”, ossia cinque principi. Ai quattro già convalidati da Empedocle (Aria, Acqua, Terra e Fuoco), Pitagora ne aggiunse un quinto ovvero lo spirito20.

L’elezione di questa figura da parte di Moya non è affatto casuale. Questa, che si disegna tracciando tutte le diagonali possibili di un pentagono regolare fino ad ottenere una stella a cinque punte, possiede numerose proprietà. La più interessante è costituita dal fatto che la figura che si ottiene all’interno della stella è un secondo pentagono che a sua volta può contenere un’altra stella e così via, tracciando stelle e pentagoni sempre più piccoli. Dopo il punto, che può essere infinitamente piccolo (adimensionale) e la retta, monodimensionale, che può continuare ad essere tracciata all’infinito, il pentagramma può essere ritenuto come figura bidimensionale che può essere rappresentata con una progressione infinita. Inoltre posside la proprietà della proporzione aurea ovvero è la proporzione ermetica per la quale la parte minore sta in rapporto alla maggiore come la maggiore sta al Tutto.

Pitagora lo considerava simbolo dell’armonia e vedeva nel pentagono centrale il fulcro dell’armonia universale.