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L’USO DELLA MONETA NEI RITUAL

III. 2 “nummos in concha non mittant”

“Emendari placuit, ut ii qui baptizantur, ut fieri solebat, nummos in concha non mittant, ne sacerdos quod gratis accepit, pretio distrahere videatur”; così si legge nel Canone 48 del Concilio

di Elvira (Spagna) del 365 a proposito del divieto di introdurre monete nel fonte da parte dei battezzandi perché il sacramento non apparisse impartito a pagamento163. Il documento e altre prescrizioni ed esortazioni databili a partire dal IV secolo d.C. testimoniano, quindi, una pratica

163Dölger 1932.

probabilmente derivata da contesti culturali pagani e diffusa, anche se osteggiata, nelle comunità cristiane della tarda antichità.

Ancora in una Epistola di Gelasio del 494 si legge:”Baptizandis consignandisque fidelibus pretia

nulla praefigant, nec illationibus quibuslibet impositis exagitare cupiant renascentes: quoniam quod gratis accepimus, gratis dare mandamur”164

Questo tipo di pratica devozionale, documentata archeologicamente anche se ancora in pochi casi165, sebbene sicuramente antecedente alla stesura del già citato canone di Elvira, non può però ancora essere definita cronologicamente in maniera più precisa anche in riferimento al momento della scomparsa del rito; l’assenza di testimonianze monetali successive agli inizi dell’VIII secolo, potrebbe, però,essere il segno di una interruzione della tradizione per motivi non ancora chiariti166. Le monete, quasi sempre nominali in metallo vile di basso valore167, risultano intenzionalmente inserite nei condotti di scarico, anche se la motivazione di questo tipo di scelta non è stata ancora totalmente definita per la mancanza del supporto interpretativo fornito dalle fonti scritte.

Tra le ipotesi di decodificazione e interpretazione di questo tipo di manifestazione rituale168 molti sono i riferimenti ad un humus culturale pagano; si è parlato per esempio, della moneta-talismano, che per la sua forma rotonda e per le proprietà magiche del metallo sarebbe stata in grado di scacciare dalle acque i demoni169. Secondo Dolger le monete andrebbero, invece, “lette” come ex

voto per la guarigione dal peccato perché solo le acque del Battesimo sono in grado di guarire, così

come già nella tradizione pagana era attestato l’uso di gettare monete nelle fonti per propiziare una guarigione del corpo170.

Una seconda interpretazione trova spiegazione nel versamento, di cui parla Tertulliano, di una

honoraria summa necessaria per l’ingresso nelle comunità pagane: “si quod arcae genus est, non de quasi redemptae religionis congregatur”171. Del resto, il pagamento di una quota per essere battezzati e quindi entrare a far parte della comunità dei cristiani è proprio il modus contro il quale si scagliano gli atti e i provvedimenti già ricordati. Ancora è stato preso in considerazione il valore della moneta come simbolo di passaggio, così come avviene nelle deposizioni, in questo caso dalla morte del peccato alla vita nella Grazia di Dio.

164 Gelasius, Epistola 14, 5

165 cfr. infra 166

Si è parlato di mutamento della prassi liturgica o di una interruzione legata alla riduzione del circolante (Arslan 1994, 497- 519; Rovelli 2001b, 88-91; Benassi- Facchinetti 2005, 1239)

167 La presenza dei pochissimi nominali di alto valore documentati potrebbe essere ricondotta ad una pratica di

consacrazione o riconsacrazione del fonte (Benassi- Facchinetti 2005, 1240) o come particolare dono votivo (Arslan 1996).

168 Per una sintesi delle proposte interpretative, cfr. Benassi- Facchinetti 2005, 1240-1241. 169

Pera 1993, pp. 347-361.

170 Dölger 1932, p. 24. 171 Tertulliano, Apologet. 39, 5

Ritornando alle attestazioni archeologiche del rito si parte dal Battistero di S. Giovanni alle Fonti (ultimo quarto del IV d.C.) 172. Il Fonte battesimale di V-VI d.C. risulta provvisto di una vasca (largh. m 5,50, prof. m 0,80) di forma ottagonale e di una canaletta di adduzione dell’acqua collegata ad un condotto perimetrale il cui scarico ha restituito un accumulo di circa 222 monete. Si tratta di 221 esemplari in bronzo riferibili alla metà del IV - fine del VI/inizi VII secolo e una frazione in argento di siliqua, forse un ottavo, di fine del VI secolo. Inoltre è stato recuperato, purtroppo da strati rimescolati, un Tremisse aureo a nome di Maurizio Tiberio probabilmente una imitazione longobarda del tipo con la croce di zecca ravennate, esemplare di grande valore intrinseco e nominale interpretato da Arslan come probabile dono votivo173.

172 Lusuardi Siena- Sannazaro 2001, p. 645-674. 173 Arslan 1997, 63-67; 176-177.

Alcune fra le monete provenienti battistero di San Giovanni alle Fonti con particolare del Tremisse aureo di Maurizio Tiberio

(Arslan 1997)

Una seconda attestazione archeologica è nel recupero di numerose monete in un battistero di fine IV-V d.C. 174 collocato nella zona centrale dell’area di Tag-Silk, su una collina che domina la baia di Marsaxlokk nel settore sud-orientale dell’isola di Malta. Si tratta di un’area in cui è stata registrata una straordinaria continuità cultuale; sono stati documentati, infatti, una struttura trilobata preistorica, un successivo santuario fenicio dedicato alla dea Ishtar, un tempio tardo-ellenistico di Hera e un tempio romano di Giunone. Tra la lastra di fondo della vasca di decantazione (lati m. 1,94; prof. m. 0,53) posta sotto il fonte e una seconda struttura utilizzata come bacino di contenimento, sono state recuperate circa 275 monete concentrate in corrispondenza del foro di scarico della vasca superiore e qui sicuramente accumulatesi in seguito alle infiltrazioni d’acqua e di materiale dal fonte battesimale soprastante.175 Si tratta di 272 monete in bronzo (inizi IV- primo

174 Cagiano de Azevedo 1975; Bonetti 2000. 175 Bonetti 2000.

terzo del VI secolo) di cui l’esemplare più recente è costituito da un nummus di Giustiniano I della zecca di Cartagine battuto prima del 538/539; si segnala anche un tremisse in oro di Costantino IV della zecca di Siracusa (670-674; 674-681).

Monete dal fonte battesimale di Tas-Silg e particolare del tremisse di Costantino IV

(Perassi-Facchinetti 2005)

Una testimonianza di recupero di monete in fonte è anche in Crimea, a Chersoneso dove, nello scavo della canaletta di scarico della vasca battesimale del battistero paleocristiano a pianta tricora di V-VI d.C. sono stati recuperati alcuni esemplari in bronzo da Valentiniano I (364-375) a Maurizio Tiberio (582-602).

Più incerta risulta, invece, l’interpretazione del rinvenimento di Piacenza (Italia), a causa delle modalità dello scavo condotto sull’edificio battesimale paleocristiano con vasca al centro costruito sulle strutture di una domus romana. Secondo quanto si legge in una relazione, unico documento relativo al recupero, circa 60 monete in bronzo, attualmente disperse, erano collocate nel tratto iniziale di una canaletta parzialmente asportata176.

176 Piva 1997, p. 268-270.

CAPITOLO IV CATALOGO

Per l’identificazione delle monete antiche sono stati presi in considerazione dati tecnici (Autorità emittente, Nominale, Materiale Tecnica di esecuzione, Peso177, Modulo178 , Zecca, Datazione) e dati analitici (D/: legenda; Descrizione D/; R/: legenda; Descrizione del R/; Nel campo; Esergo). Senza l’indicazione della provenienza, le monete sono state, quindi, catalogate secondo un sistema di classificazione basato su criteri esclusivamente tipologici.

177 Il peso è stato indicato in base al sistema metrico internazionale. La modifica del materiale, mantenendo inalterati i

tipi, può essere indicativa di un tentativo di truffa; da ciò si comprende l’utilità e la necessità della individuazione del peso e, se possibile, del contenuto in metallo di ogni moneta antica.

Nella prima fase si è proceduto a rilevare il peso (in centesimi di grammo: g 0,00), la misurazione del diametro e dello spessore (in centesimi di millimetro: mm 0,00). Per la misurazione dei pesi è stata utilizzata una bilancia digitale pesa monete (Kern&Sohn) e un calibro.

Nella seconda fase si è proceduto all’identificazione visiva delle figure dei tipi e quindi, alla loro catalogazione - effettuata in base alla cronologia di emissione - tramite le più accreditate opere bibliografiche di riferimento numismatico.

Riccardo III di Caleno (1121-32) Follaro Rame ZECCA Gaeta D/: [RIC] CON ET D[VX] Croce potente R/: [+ GAI]E[TA III] croce potente Gr 2,37

Cronologia Resta ancora incerta la cronologia dei tipi di

Gaeta (Travaini 1995, 335) Annotazioni

Bibliografia Travaini 1995, 435

MEC14, tav 4, 56

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