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Nel 1072 Ruggero I conte di Calabria e di Sicilia fissò a Mileto la sua residenza aprendo, in una data ancora non precisata, una zecca89; l’attività della officina monetaria proseguì dopo la morte del duca nel 110190.

La zecca calabrese permetteva un approvvigionamento di rame, garantito ritirando progressivamente dalla circolazione i folles bizantini già probabilmente demonetizzati a partire dalle prime nuove emissioni. La Regione inoltre, come attestato in un documento del 1094 che ricorda una concessione di beni “cum mineris et ferri et omnium metallorum” fatta da Ruggero I, 91 era ricca di minerali.

89

MEC 14, pp. 31, 89.

90 Ruotolo 2011b, 889. 91 Porsia 1989, 251.

La prima delle due emissioni di Ruggero I attribuite alla zecca calabrese è costituita da un follaro battuto per la prima volta fra il 1085 dopo la morte di Roberto il Guiscardo92 e il 108793; il tipo si caratterizza per una croce gemmata sul dritto e un Tau sul rovescio con legenda: D/: RO GE CO ME R/: CALABRIE ET SICILIE.

Furono queste le prime monete di rame espressamente battute per la Sicilia dopo tre secoli. Si tratta di follari di fattura scadente che risultano spesso ribattuti in gran parte su folles bizantini di classe C immessi in Calabria in gran parte al tempo dell’impresa di Giorgio Maniace94; probabilmente la produzione poco curata monete riconiate senza preparare i nuovi tondelli, è riconducibile alla necessità di fornire monete di rame alla Sicilia che fino a quel momento non ne aveva fatto uso; le modalità di produzione, però, non cancellando del tutto i tipi originari sotto le impressioni dei nuovi conii ne permettono facilmente il riconoscimento95. Le emissioni di Ruggero I con Tau furono certamente abbondanti quali prodotto di una importante riforma.96

Il fatto che la simbologia non fosse in realtà nota a Ruggero I nel 1085 trova conferma nella presenza di questo simbolo solo sulle monete. La scelta della Tau97 è ormai comunemente intesa come croce commissa di tipo paleocristiano; introdotta per la prima volta sulle kharrube trova ispirazione in modelli antichi (la Tau, già su una moneta di taranto di V a.C. indicava la zecca di

Tarentum con i globetti ad indicare il segno di valore) e diventa per i Normanni un tipo di croce

meno “offensiva” per la popolazione musulmana siciliana, simile alle croci alterate delle prime monete islamiche dove risulta eliminato il braccio orizzontale.98

La seconda emissione è costituita dal cosiddetto trifollaro con il cavaliere normanno che regge lo stendardo sul dritto e la Vergine con il Bambino sul rovescio con legenda D/: ROGERIVS COMES. R/: + MARIA MATER DNI, battuto per la prima volta a Mileto nel 109899. I tondelli in questo caso sono freschi, e non risultano ribattuti su folles bizantini.

Gli esemplari della collezione di Vittorio Emanuele III100 hanno un peso medio di circa gr 12.96 con apparente rapporto di 1 a 3 rispetto ai precedenti follari con Tau. Questo rapporto sembra giustificare l’uso del termine trifollaro – uso peraltro non documentato nelle fonti - che trova una spiegazione in un passo di Falcone di Benevento:

92 Travaini 1995.

93 Travaini 1990, 1995 94

La Travaini segnala un caso di ribattitura su follaro di Ruggero Borsa.

95

Ruga 2003, 174.

96 Travaini 1995, 107.

97 già interpretata come ad intendere Tarì, Tancredi o Trinacria 98

Travaini 1995, 39-40.

99 Travaini 1995; Travaini 2001; Travaini 1993; Bertino 1965; Tondo 1984. 100 CNI XVIII, pp. 286-291.

“Et mortali consilio accepto, monetam suam introduxit unam vero, cui "ducatus" nomen imposuit, octo romesinas valentem, quae magis magisque erea quam argentea probata tenebatur; induxit etiam tres follares ereos romesinam unam appretiatos101”.

L’espressione riportata nel passo, tres follares romesinam unam appretiatos è stata usata genericamente dai numismatici per ogni tipo di follaro pesante da Ruggero I a Guglielmo II.

La creazione di monete in rame più pesanti delle precedenti con Tau potrebbe trovare giustificazione nella necessità di un nominale maggiore in assenza di monete argentee. Inoltre il fatto che queste monete fossero più larghe forniva la possibilità di un nuovo uso propagandistico della moneta da parte di Ruggero I che aveva, quindi maggiore spazio per la sua nuova rappresentazione del potere. Si tratta, del resto, di una emissione che Ruggero I fece coniare per celebrare le sue imprese come risulta evidente dalla scelta, sul diritto della moneta recante il tipo più importante e quindi sul luogo dell’immagine dell’autorità emittente, di una rappresentazione del Conte come cavaliere - simbolo della classe politica normanna - con scudo e vessillo. Evidente il richiamo, quindi, all’impresa di Sicilia considerata come una crociata contro gli infedeli anticipando quella condotta in Terra Santa102, così come Ruggero stesso volle che fosse rappresentata nel IV libro del De rebus gestis Rogerii del Malaterra.

Un suggestivo parallelo iconografico, in questo percorso di “narrazione per immagini” è stato realizzato con le figure di cavalieri ricamate sull’arazzo di Bayeux.103 La scelta originale della figura della Vergine seduta con Bambino su questa moneta celebrativa trova, invece, spiegazione nel fatto che alla Vergine stessa veniva attribuito gran merito delle vittorie di Ruggero. Del resto è noto il rapporto che Ruggero I aveva con Papa Urbano II che gli aveva concesso la legazia apostolica.

Le nuove monete, più pesanti delle precedenti e più larghe offrivano il campo ad una rappresentazione vigorosa del potere di Ruggero I che aveva intuito quanto l’emissione, distribuzione e circolazione delle monete fosse il principale – sicuramente non l’unico e non in tutti i contesti - strumento per la gestione di qualsiasi aspetto dell’economia e potesse divenire un formidabile strumento per la comunicazione di messaggi.

Per il follaro con cavaliere a nome del duca Guglielmo (1111-1127) attribuito in passato alla zecca di Mileto per la sua evidente somiglianza con le monete con cavaliere di Ruggero I è stata ormai comunemente accettata l’ attribuzione alla zecca di Salerno.104

101 Falcone di Benevento, Chronicon Beneventanum, 1140.4.3.

102 Travaini ricorda il recupero ad Acri in Terra Santa di tessere in piombo recanti una figura di cavaliere probabilmente

ricalcata da queste monete di Ruggero I.

103 Musset 1994, 107-112. Travaini 1995, 41-43; 275-279. 104 Travaini 1995, 267

Alcuni mezzi denari, o frazioni di denaro, recanti un Tau, sebbene databili all’epoca di Ruggero I sono state in realtà riconosciuti come kharrube e attribuiti ad una zecca siciliana105.

Un altro errore di attribuzione corretta successivamente dal Grierson risale al Sambon che aveva interpretato come un mezzo denaro attribuito a Mileto un denaro danese di XII secolo106.

Follaro di Ruggero I, Zecca di Mileto

Trifollaro di Ruggero I, Zecca di Mileto (Ruga 2003)

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