SCENA XIII: Coro
SCENA XIV: Edipo-Coro-Giocasta: Morte di G. Esilio di E.
Seguiamo il testo nella suddivisione in scene, considerando man mano la sua ipotesi di messa in scena.
SCENA I: Edipo-Giocasta
In questa scena d'apertura Edipo deve essere presentato come un personaggio forte, saldo e ancora sicuro del suo ordine. Egli sta prendendo coscienza del suo male e del
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Vol. 3, N. 1, Year 2021 ISSN: 2704–873X
male sociale, ma è -nel discorso- già uno sconfitto. Tuttavia deve non apparire cosi inizialmente: in contrapposizione al significato del suo discorso deve apparire sicuro del suo ordine razionale.
Si potrebbe a riguardo porre l'attore che ne interpreta la parte (che nella seconda parte della tragedia diverrà più una sorta di corifeo che un personaggio vero e proprio) in un punto fisso dello spazio scenico e lì immobilizzarlo, isolandolo da tutto il resto (spazio e pubblico); la sua recitazione
potrebbe dover vertere su una lotta effettiva con il significato del testo: creare cioè una dialettica semantica in grado di portar fuori l'opposizione tra due realtà (quella di essere ancora in grado di potere contro quella contraddittoria di essere l'opposto di ciò che si crede di volere). Inoltre bisognerebbe privare l'attore, almeno per questa prima scena, di ogni possibile gesto e movimento. Solo dopo l'ingresso di Giocasta l'attore potrà riprendere la sua possibilità d'azione, ma badando bene a controllarla secondo quella linea privata totalmente dalla sua logica.
Giocasta invece, nell'attrice che la interpreterà, seguirà la sua parte lasciandosi letteralmente trascinare dal senso logico/psicologico di essa. Ciò potrebbe servire -giustificato dalla impostazione espressiva- a esasperare scenicamente la componente volontaria del personaggio di Edipo: come dire, Edipo vuole perché può a prescindere dalla logica di ciò che vuole potendo!
SCENA II: Coro
Già dalla tirata di Edipo sarà entrata in scena un personaggio non previsto da Seneca: la Peste. È una signora vestita di bianco (qualcosa tra una monaca e un'infermiera) che passa con un carro a ritirare scatole piene di cenere. Queste saranno appunto il prodotto materiale del coro, che, composto a mo' di catena di montaggio, eseguirà ossessivamente per tutta la durata della scena gli stessi predisposti movimenti atti a costruire delle scatole (quelle che appunto ritirerà, passando, la signora in bianco).
L'azione ossessiva potrebbe continuare anche per la scena successiva spostando il coro eventualmente sul fondo.
Il coro è simbolo della Collettività malata di Tebe: porlo costantemente in rapporto scenico con Edipo.
Anche nella recitazione si cercherà una risultante ossessiva del significato del testo, risolvendo-almeno in parte-ritmicamente.
SCENA III: Edipo- Creonte
Lasciando a Edipo la possibilità di gesti e movimenti (linea non logica) si dovrà metterlo di fronte a Creonte creando e avvalorando di più l'idea di un Edipo-Potere.
Creonte seguirà come Giocasta la sua parte esasperandone la logica.
Si farà uso qui dell'azione del coro.
SCENA IV: Edipo-Tiresia-Manto
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Ha inizio la crisi di Edipo: dovrà essere qui molto chiara la portata del suo errore di fronte agli eventi.
Tiresia sarà Edipo: Edipo sarà Tiresia. Non uno scambio di ruoli, ma entrambi interpretati dallo stesso attore che interpreta Edipo: bisogna evidenziare in questa tautologia scenica l'idea di un Edipo che si illude di sostituirsi alla fonte della sua verità, non riuscendo a vedere il bivio offerto dalla Storia. Il bivio sarà presentato scenicamente attraverso:
a) la narrazione di Manto del sacrificio che si compie:
b) l’azione del sacrificio interpretata dal coro mimico che avrà come trama una opposta, o almeno dissimile, a ciò che dice Manto.
Edipo è nella sua cecità (la ratio, la ratio e non l'effetto di una punizione!) vittima della sua stessa contraddizione: volendo non sa volere secondo l’ordine delle cose.
Inoltre bisognerà porre Manto sulla stessa linea di Giocasta e Creonte.
SCENA V: Coro
Edipo rimane in scena a partecipare all'azione - canto del coro.
Incomprensione tra i due: si dovrà consegnare al coro un testo in parte irriconoscibile quando viene a contatto con Edipo.
In questa scena passa la signora in bianco (Peste).
SCENA VI: Edipo-Creonte Il declino è avviato.
Mostrare tutta la debolezza e le conseguenze di Edipo simbolo di Potere Illuminato:
a) E. recupererà la naturalezza psicologizzata della sua azione (secondo la nostra linea è già una evidente perdita di potere);
b) E. si mostrerà - come in nessun momento aveva fatto – tiranno (è l'uso particolare del potere negativo per il suo essere Illuminato);
c) E. inizierà - come prima fase per la perdita totale del lògos - a usare arbitrariamente il discorso. Ci si potrà a riguardo aiutare ripensando ai registri patologici oggi in uso presso la nostra società; quelle che, secondo una comoda classificazione ripresa da Foucault, corrispondono a:
discorso di esclusione
” di partizione
” di verità
“ di rituale
“ di appropriazione sociale;
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SCENA VII: Coro
Vedi scena V; ma qui c'è di fondo un tema da sviluppare: Eros.
ISCENE VIII-IX-X
E’ il momento questo (Sc VIII) in cui Edipo ormai preso nella rete dell' inganno, non più detentore del proprio ordine si deflagra. E' qui che avviene l'inizio della sua completa destrutturazione: E. subisce lo smembramento incontrollato, incontrollabile che patisce una coscienza malata che non più riconosce i termini della propria esistenza.
Edipo diverrà man mano le tre scene Coro-Edipo ancora in grado però di emettere segni riconoscibili; ma l'uso del suo discorso sarà sempre più arbitrario.
Da qui si dovrà impostare con il Coro-Edipo parlante un procedere, in termini prossemici e semantici, che dia chiara idea della crisi in atto di una smembrata coscienza alla disperata ricerca dell'ordine non raggiungibile.
Questa destrutturazione, imposta dall'esterno, servirà a contrapporsi all'atto dell'accecamento sgravandolo così della sua valenza eroica.
Si tenterà di analizzare cioè l'atto in sé (Edipo si toglie quella luce che non gli ha saputo - punizione! - far riconoscere la verità) estrapolato dall'azione del singolo personaggio e posto in secondo piano (risoluzione critica) rispetto alla vera causa della sua colpa.
SCENA XII: Nunzio
Bisognerà altresì considerare il Nunzio alla stregua di uno speaker televisivo: qualunque possa essere il significato del discorso che pronuncia - significato soprasegmentale - egli ne segue soltanto uno: darne notizia. Servirà questo a evidenziare la linea anti eroica:
mettere in secondo piano la punizione di Edipo.
SCENA XIII Coro
Il coro patorirà un unico corifeo; il resto del coro diventerà Coro-Edipo-mimico del coro-Edipo parlante.
SCENA XIV: Edipo-coro-Giocasta
Edipo è ormai scisso in due; Coro-Edipo parlante (Lògos morente) - coro-Edipo mimico (Azione, streben positivo). L’uno sarà interprete dell'altro: alle parole dell'uno corrisponderanno precisi gesti/movimenti dell'altro, nell'ottica del compito primario del coro-Edipo mimico: uccidere il coro-Edipo parlante.
É in questo punto, determinato dall'assassinio di Giocasta, che avviene la seconda e terza fase della perdita totale del lògos più su descritta.
Il Coro-Edipo parlante passerà a immotivare il significante del discorso fino a renderlo, emettendo solo convulsi suoni, irriconoscibile.
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Scena finale, conclusiva - confortati dal fatto che Diderot consigliava di chiudere uno spettacolo con un'azione anziché con una frase - il Edipo mimico ucciderà il Coro-Edipo parlante.
Ebbene questa la partitura definita che verrà consegnata agli interpreti, e su questo pentagramma del senso appositamente motivato si svolgerà il tentativo di rendere vita un’idea nata dalla analisi di un testo come l’Edipo senecano.
Nessun risultato è dato anticipatamente. Nessuna soluzione in teatro, affinché la sua funzione pedagogica abbia corpo ed efficacia, può dirsi concreta se non passerà dal corpo e dalla voce dell’attore.
Il teatro è ineffabile e irripetibile, ma la sua forza consiste nel dire e nel ripetersi.
BIBLIOGRAFIA
Diderot, D. (1766). Encyclopédie, tomo XIII
Engels, F. (1950). Ludwig Feuerbach, trad. it. P. Togliatti
Grotowski, J. (1970). Per un teatro Povero. Roma: Bulzoni Editore Hegel, F. (2004). Lineamenti di filosofia del diritto. Roma-Bari: Laterza
Seneca, L.A., De tranquillitate animi, XI; tr. it. (2014). La tranquillità dell’animo. Segrate (MI): Bur Seneca, L. A. (1878-1879). Oedipus (Edizione critica curata da F. Leo)
Shakespeare, W., Hamlet; tr. it. (2013). Amleto. Milano: Feltrinelli
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