IL LEGAME TRA EDUCAZIONE E POLITICA: UN DIRITTO E UN DOVERE PEDAGOGICO Analizzare il legame tra pedagogia e politica significa assumere come categoria interpretativa quella della “coscienzosità critica della memoria storica” (Lombardi, 2020), un paradigma che lungi dal porsi come elemento di lettura lineare dei fenomeni e degli eventi storici delinea un processo complesso nel quale conoscenza storica, coscienza critica e istanza educativa divengono insieme un diritto ed un dovere pedagogico. Essi, infatti, si corrispondono ed è in questa corrispondenza di intenti, di responsabilità, di comprensione umana che si dispiega l’agire pedagogico (Lombardi, 2020).
In un lavoro del 2019, nell’analisi delle intersezioni pedagogiche tra educazione e politica sui modelli di Welfare Mediterraneo, abbiamo avuto modo di mettere in evidenza come qualunque discorso pedagogico non potesse esimersi dalla necessità di studiare, interpretare e conoscere il contesto in cui l’identità stessa del suo agire si struttura. In quella analisi pedagogica la nostra attenzione si è soffermata sul processo di “retorica reazionaria” elaborato da Hirschman (1991) che ritrova nell’effetto perverso un elemento che, accanto alle riflessioni sulle condizioni e le contraddizioni che regolano oggi il rapporto tra pedagogia e politica, può aiutarci a tracciare la traiettoria delle condizioni e degli elementi che strutturano l’hic et nunc di tale rapporto.
La retorica reazionaria di Hirschman mette al centro della sua struttura i processi di politiche protettive e redistributrici mediante i quali si cerca il consenso; si tratta di politiche che inducono, inevitabilmente, il soggetto persona ad una situazione di stasi
“che si pone alla nostra attenzione poiché sposta il focus pedagogico dalla responsabilità
1PhD, è Ricercatrice Senior in Pedagogia Generale e Sociale presso l’Università degli Studi di Salerno dove insegna Pedagogia Generale e Sociale. I suoi interessi di ricerca vertono sulla relazione educativa e sul rapporto tra Pedagogia e Politica. Tra le sue ultime pubblicazioni si segnala il recente volume La paideia tra politica ed educazione. Dalla dimensione storica all’impegno pedagogico (2020).
ATTUALITÀ PEDAGOGICHE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
Vol. 3, N. 1, Year 2021 ISSN: 2704–873X
100
– e dai connessi temi dei diritti/doveri – alla deresponsabilizzazione, che determina azioni e comportamenti fondati esclusivamente sulla rivendicazione dei propri diritti. Si delinea così un modello dell’agire umano fondato esclusivamente sulla richiesta dei diritti individuali che si struttura intorno alla tutela del sé a discapito della comunità e della crescita sociale” (Lombardi, 2019, 83).
Un tema quello della de-responsabilizzazione del sentirsi liberi da che rovescia il costrutto del concetto stesso di libertà, in quella che Han definisce come una vera e propria “dialettica che la porta a rovesciarsi in costrizione” (Han 2019).
Ecco dunque uno dei primi elementi della nostra riflessione: la libertà che analizzeremo per ridefinire il paradigma interpretativo di una politica pedagogicamente connotata capace di condurre l’uomo ad una forma di pensiero attentivo o generativo (Mannese, 2016) non più sorretto esclusivamente dalla logica disciplinare (Han, 2019) ma in grado di interpretare la complessità e le connesse trasformazioni che la logica del neoliberalismo ha imposto.
Dalla Repubblica di Platone fino all’ Etica nicomachea di Aristotele il costrutto di libertà è stato associato ai processi di conoscenza che regolano le scelte dell’agire umano definendo, in qualche modo, la capacità dell’uomo di autodeterminarsi scegliendo metodi, strumenti e percorsi di azione.
Il costrutto di libertà, tuttavia, assume nella società contemporanea significati e dimensioni differenti che - nell’analisi specifica del rapporto tra pedagogia e politica - può essere letto secondo la narrazione della Psicopolitica elaborata da Han (2019).
Parliamo di narrazione poiché la Psicopolitica, a nostro avviso, descrive - più che argomentare - alcuni elementi della società contemporanea; non ci convince il superamento della Biopolitica di Foucault, tuttavia l’analisi di contesto condotta da Han si pone come elemento di riflessione pedagogica per la comprensione di quei processi di connessione che, come scrive il filosofo, inducono la libertà a rovesciarsi in costrizione e per i quali ridefinire la libertà significa “diventare eretici, rivolgersi alla libertà di scelta, alla non conformità” (Han, 2019).
Han Byung-Chul ci conduce ad una narrazione dettagliata della società contemporanea mettendo in evidenza le differenze tra la società industriale, sorretta da logiche disciplinari, e la società del panottico digitale di stampo neoliberale. Il filosofo utilizza la metafora della talpa e del serpente per descrivere gli spazi di vita abitati dall’uomo nel passaggio dalla società industriale disciplinare – caratterizzata dalla produzione materiale - alla nuova società post-industriale neoliberale caratterizzata, invece, da una forma di produzione immateriale.
In tale narrazione, dunque, si descrivono due sistemi, il sistema chiuso della società industriale nel quale i diversi ambienti di vita (famiglia, scuola, lavoro) sono definiti da confini delimitati al punto che, scrive Han
“la talpa non tollera (…) apertura. Al suo posto subentra il serpente, l’animale della società del controllo neoliberale, che viene dopo la società disciplinare. Al contrario della talpa, il serpente non si muove in spazi chiusi; piuttosto dischiude lo spazio con il solo movimento. La talpa è un lavoratore; il serpente invece è un imprenditore (…)” (Han, 2019, 27).
ATTUALITÀ PEDAGOGICHE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
Vol. 3, N. 1, Year 2021 ISSN: 2704–873X
In questa narrazione emerge l’elemento che assume per noi una valenza importante:
quell’annullamento dei confini tra il soggetto persona e l’oggetto prodotto, quello che per Dardot e Laval (2013) è un processo che coinvolge lo Stato nella costruzione dell’economia di mercato e che non implica solo l’adesione ad un principio di produttività incessante a cui l’uomo deve adattarsi, ma ha delle conseguenze dirette nelle dinamiche relazionali, nell’agire umano e nella possibilità di costruire e ri-costruire Comunità Pensanti.
Analizzare il rapporto tra pedagogia e politica tra neoliberalismo e responsabilità educative significa dunque interrogarsi sulle modalità entro cui il costrutto di libertà neoliberalista incide nella regolazione di tale rapporto e sulla valenza che assume tale costrutto rispetto alle responsabilità della ricerca pedagogica.
Ritorna utile, dunque, la narrazione di Han:
“il neoliberalismo fa del cittadino un consumatore. La libertà del cittadino cede alla passività del consumatore. L’elettore in quanto consumatore non ha, oggi, alcun reale interesse per la politica, per la costruzione attiva della comunità. Non è disposto ad un comune agire politico e neppure ne è capace: reagisce solo passivamente alla politica, criticando, lamentandosi, proprio come fa il consumatore di fronte a prodotti o servizi che non gli piacciono. Anche i politici ed i partiti seguono la logica del consumo: devono fornire. Perciò si presentandosi stessi come fornitori, che devono soddisfare gli elettori intesi come consumatori o clienti” (Han, 2019, 27).
Una libertà che, nella sua forma estrema, si dispiega nella capacità di migliorare i servizi erogati, una sorta di customer satisfaction volto alla misurazione della qualità percepita che fa sorgere ciò che Han definisce come capitalismo emozionale del consumo.
Il costrutto di libertà - alla luce di tale interpretazione - è dunque analizzato nella dimensione dell’efficacia e dell’efficienza piuttosto che attraverso quelle dinamiche di conoscenza che regolano la capacità di scelta del soggetto persona. Ed è in questa dinamica che l’agire pedagogico dispiega tutta la responsabilità di educare la politica educando alla politica.
Può dunque il costrutto di libertà rovesciato nella dialettica della costrizione e declinato nella dimensione dell’efficacia e dell’efficienza rappresentare una tra le molteplici contraddizioni che rendono sempre più difficile rinsaldare l’ancestrale legame tra pedagogia e politica?
In questa direzione occorre chiedersi se in quelle dinamiche di convergenza che consentono alla comunità di re-interpretare il rapporto tra pedagogia e politica non occorra re-cuperare il costrutto di libertà in chiave pedagogica.
Un tema, quello della libertà, che a pochi giorni dalla scomparsa di Jean-Luc Nancy - teorico dell’Esperienza della libertà - ritorna in tutta la sua pregnanza pedagogica, quella libertà come volto più proprio della comunità (Nancy, 2000), quella libertà che non è stabilita a-priori ma che è costantemente ricercata poiché frutto dell’esperienza data dal vivere comune.
Resta dunque alla pedagogia scienza di confine (Mannese, 2016) ripartire dall’educazione come pratica di libertà (Freire, 1975), per ri-condurre l’uomo ad una
ATTUALITÀ PEDAGOGICHE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
Vol. 3, N. 1, Year 2021 ISSN: 2704–873X
102
forma di pensiero attentivo o generativo (Mannese, 2016, 2021) non più sorretto esclusivamente dalla logica disciplinare (Han, 2019) ma in grado di interpretare la complessità e le connesse trasformazioni che la logica del neoliberalismo ha imposto.
In questa direzione educazione e politica rappresentano un diritto e un dovere pedagogico che ritrova nella coscienzosità critica della memoria storica (Lombardi, 2020) un paradigma interpretativo che consente all’uomo di interpretare sé e l’altro da sé nel presente, leggendo il passato per poter progettare il futuro ritrovando nella libertà quella esperienza data dal vivere comune (Nancy, 2000).
BIBLIOGRAFIA
Dardot P., Laval C. (2016). La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista.
Roma: DeriveApprodi.
Freire, P. (1975). L’educazione come pratica della libertà. Milano: Mondadori Han Byung-Chul (2019). Psicopolitica. Milano: Nottetempo.
Giangrande M. Byung-Chul Han, Psicopolitica. Il neoliberalismo e le nuove tecniche del Potere in Materialismo Storico, n° 1/2017 (vol. II).
Hirschman O. (1991). Retoriche dell’intransigenza. Perversità, futilità, messa a repentaglio.
Bologna: Il Mulino.
Lombardi, M.G. (2015). L’educativo politico. Appunti per una pedagogia politica oltre l’utopia.
Lecce: Pensa MultiMedia.
Lombardi, M. G. (2019). Il Welfare Mediterraneo: intersezioni pedagogiche, in Il Mediterraneo delle culture. Educazione, Intercultura, Cittadinanza. (a cura di), Sirignano F.M, Chello F. Lecce:
Pensa MultiMedia.
Lombardi, M. G. (2020). La paideia tra politica ed educazione. Salerno: Francesco D’Amato Editore.
Mannese, E. (2016). Saggio breve per le nuove sfide educative. Lecce: PensaMultimedia Editore.
Mannese, E. (2021). La pedagogia, scienza di confine, tra innovazione, sostenibilità e orientamento efficace. Formazione & Insegnamento XIX – 1 – 2021, PensaMultimedia, pp. 24-30.
Nancy, J. (2000). L’esperienza della libertà. Torino: Einaudi.
ATTUALITÀ PEDAGOGICHE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
Vol. 3, N. 1, Year 2021 ISSN: 2704–873X