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Nuove linee di governo: unità e decentralizzazione

2. Problemi e proposte di soluzione nei documenti salesiani più accreditati

2.1. Nuove linee di governo: unità e decentralizzazione

Le affermazioni di don L. Ricceri riflettevano, ovviamente, il pensiero del Ca- pitolo Generale del 1965, che lo aveva eletto e che aveva dedicato anche un ampio settore del documento capitolare alle “Scuole Professionali”. C’è da aggiungere, però, che lo stesso organismo di governo salesiano adottò altre misure, la cui messa in atto faceva pensare in alcuni casi a degli aspetti problematici.

La ristrutturazione del Consiglio Superiore della Società Salesiana, ad esempio, portò con sé anche la soppressione delle figure del Consigliere professionale e del Consigliere scolastico. I diversi centri e scuole dovevano rispondere a un consigliere incaricato dalla pastorale giovanile e parrocchiale, responsabile della formazione dei giovani “sotto l’aspetto religioso, morale e intellettuale in tutte le Case Salesiane”243.

Questi e altri cambiamenti nella composizione e nel funzionamento dell’or- gano centrale salesiano si proponevano di rispondere ai nuovi orientamenti sorti nel clima del Concilio Vaticano II. Al tradizionale principio di unità nel governo della Congregazione di San Francesco di Sales si unì, in questa nuova tappa storica, l’e- sigenza di decentralizzazione. Da tale prospettiva, in particolare, vennero formulate le deliberazioni nel settore professionale.

Prima di esaminarne le più rilevanti, è necessario segnalare altri fatti di non scarso rilievo nella trama di considerazioni e proposte che bisogna tener presente.

Si legge nel documento capitolare: “In ogni Ispettoria si istituisca una Com- missione per l’educazione dei giovani operai, che presti particolare attenzione alle scuole e ai corsi di Formazione Professionale e tecnica […]. Si costituisca, sotto la presidenza del Consigliere pastorale giovanile, una Commissione Centrale per l’e- ducazione dei giovani operai, la quale provvederà allo studio della documentazione corrispondente a tale educazione in generale e, in particolare, alle scuole e ai corsi di Formazione Professionale. Sia costituita dal Consigliere della pastorale giova- nile, garantendo così una conveniente rappresentanza territoriale”244.

La proposta di creare una Commissione Centrale non sembra che sia stata messa in pratica. Qualcosa di simile si può dire riguardo alle commissioni che si sarebbero dovute istituire in ognuna delle ispettorie.

Di fatto, i “servizi ispettoriali” si articolarono ordinariamente in tre aree: Pa- storale giovanile, Scuole e Apostolati sociali (la Formazione Professionale si tro- vava all’interno del settore: Scuole).

A tal riguardo, risultano di notevole interesse diverse iniziative realizzate in differenti Paesi. La CISI (Conferenza Ispettori Salesiani Italia), affidò ai Delegati Nazionali il compito di organizzare, nel 1967, un’associazione denominata CNOS (Centro Nazionale Opere Salesiane). Il 22 settembre dello stesso anno, il CNOS ot- tenne il riconoscimento come ente giuridico. La crescente attenzione verso il poten- ziamento del mondo del lavoro giovanile indusse il CNOS a fondare, nel 1977, la

243Actas del XIX Capítulo General, p. 27; cfr. pp. 131-135; 264-265. 244Actas del XIX Capítulo General, p. 146.

federazione Centro Nazionale Opere Salesiane-Formazione Aggiornamento Profes- sionale (CNOS-FAP), che adottò come “finalità istituzionale”, la “promozione umana, sociale e cristiana dei giovani lavoratori e delle classi popolari” svilup- pando la “sua opera in particolare nel settore della Formazione Professionale”245.

Le principali linee di lavoro partivano dal seguente presupposto: in una società sempre più complessa “le organizzazioni formative e i formatori non potranno ac- contentarsi di contenuti già consolidati e ripetitivi, ma dovranno trasformarsi in at- tori in grado di dirigere la diversità, la varietà e il cambiamento. Da quest’ottica, è stato messo in rilievo l’impegno del CNOS-FAP nel preparare gli operatori e proce- dere, sempre di più, per progetti invece che per programmi”246.

Durante i primi quindici anni, dal 1977 al 1992, “la crescita del sistema di For- mazione Professionale del CNOS-FAP fu, in generale, costante”, sebbene con al- cune eccezioni. Si è assistito, invece, a una crescita più consistente e significativa nel periodo tra il 1996 e il 2002247.

Attirano altrettanto interesse i centri salesiani di orientamento scolastico, pro- fessionale e sociale. In Italia, i COSPES-Centri di Orientamento Scolastico, Pro-

fessionale e Sociale si formarono come associazione nel 1968. L’iniziativa era con-

forme agli orientamenti del Capitolo Generale del 1965, che aveva richiesto la creazione di un servizio o centro di orientamento scolastico-professionale248.

L’Istituto Superiore di Pedagogia di Torino – oggi, Facoltà di Scienze dell’E- ducazione a Roma – venne considerato come il posto più adeguato per la forma- zione del personale specializzato del settore.

Nonostante l’importanza di queste e di altre opere realizzate in diversi luoghi dell’Antico e del Nuovo Continente, il Rettore Maggiore, don L. Ricceri, nella sua “relazione sullo stato generale della Società Salesiana”, manifestava nel 1977 l’im- pressione che le “Scuole di Formazione Professionale” – sebbene considerate ope-

245CNOS, Dossier CNOS/FAP [Roma,1977], IV.

246MALIZIAG. - TONINIM., “La federazione CNOS-FAP Italia. Il retaggio di 30 anni di storia e di esperienza (1980-2010)”, in MOTTOF., Salesiani di Don Bosco. 150 anni di educazione, Roma, LAS, 2011, p. 493.

247MALIZIAG. - TONINIM., “La federazione CNOS-FAP Italia”, p. 487.

248Cfr. “Servicio de orientación escolástico-profesional”, in Actas del XIX Capítulo General, pp. 142-143.

Fonte: cfr. Malizia-Tonini, La Federazione CNOS-FAP, p. 487

re “tipiche” della missione salesiana – stavano “soffrendo ovunque un rallentamen- to”. E aggiungeva che “tali scuole si erano «fossilizzate» per mancanza di creativi- tà e di iniziativa; proprio nel momento in cui l’evoluzione tecnica richiede una tra- sformazione radicale dei piani di studio, delle metodologie e degli impianti”249.

Se si tiene conto delle circostanze descritte nei precedenti paragrafi, non sor- prende il “malessere” manifestato da alcuni dei Salesiani più attenti alle questioni del mondo del lavoro; e si comprende la ragione dell’insistenza degli stessi sulla necessità di un centro di coordinamento delle opere di Formazione Professionale. Durante il convegno di studio organizzato dal Consigliere della Pastorale Giovanile nel 1982, molti dei partecipanti arrivano ad affermare che la soppressione della fi- gura del Consigliere professionale generale, avvenuta nel 1965, “aveva comportato la perdita di suggerimenti, iniziative e pianificazione”.

La maggioranza dei congressisti si mostrò d’accordo e approvò questa pro- posta: “Oltrepassando le nostalgie, si sottolinea l’esigenza di un organismo istitu- zionale, nel quale gli esperti di pastorale del mondo del lavoro possano avere i giusti contatti, occasioni di analisi e di valutazione”250.

In questo modo, si vollero evitare i rischi di un’eccessiva frammentazione delle proposte e delle iniziative, assicurando, allo stesso tempo, un funzionamento più efficace dei “servizi ispettoriali o nazionali”, responsabili della formazione dei giovani apprendisti.