Oltre ad essere coinvolti nel mero trasferimento di proprietà intellettuale (attraverso varie forme di licenza), gli UTT225 e gli EPR possono, come si è più volte accennato, intraprendere anche un'altra via – oramai di frequente utilizzo - per valorizzare i risultati della ricerca: la creazione e lo sviluppo di specifiche iniziative imprenditoriali (operanti in settori ad alta tecnologia) dalla personalità giuridica autonoma che si occupano prettamente della commercializzazione del prodotto - o del trovato - frutto dell'attività di ricerca.
Esso presenta numerosi spunti interessanti in termini di: trasferimento di soluzioni tecnologiche alle PMI di settori non ad alta tecnologia, per le quali altrimenti il dialogo con gli EPR sarebbe impossibile; creazione di nuovi posti di lavoro qualificati per i neo laureati; accelerazione dei
225 Il compito degli UTT dovrebbe essere di assistenza e consulenza nella formazione dei giovani ricercatori che vogliono intraprendere la “carriera” imprenditoriale; tale servizio però genera costi e questa particolare attività sembra essere sempre più a rischio.
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processi di sviluppo economico su base locale, tramite l'aggregazione di più imprese in “incubatori”226.
In Italia il fenomeno, dopo l’entusiasmo dei primi anni duemila, si è consolidato ed ora è in costante crescita. Dall'indagine condotta da NETVAL, al 31 dicembre 2011, si possono rinvenire 882 imprese “gemmate” da EPR227. Se si considera un tasso di crescita di circa 90 spin- off all'anno, ora il numero è salito sensibilmente228.
Questo deciso cambio di rotta è stato favorito anche da una iniziativa legislativa che ha ulteriormente stimolato e facilitato le azioni promosse dalle università: il Decreto Legislativo n. 297 del 1999, per la prima volta nel nostro paese, ha avuto il merito di trattare (seppur indirettamente) il tema delle imprese spin off della ricerca229.
Furono previste, inoltre, agevolazioni per favorire la nascita di siffatte iniziative e la costituzione di UTT volti alla collaborazione tra imprese (i cd. industrial liaison office).
Benché il fenomeno sia ormai ben conosciuto, non esiste ancora una definizione univocamente accettata230; tuttavia, nel nostro paese si preferisce quella secondo cui una spin-off della ricerca pubblica è “un'impresa operante in settori high-tech costituita da (almeno) un
professore/ricercatore universitario o da un
226 Va detto che esistono anche imprese spin-off “market ready”, ossia giovani imprese che possiedono già la disponibilità di un prodotto finito e pronto per essere commercializzato, senza la mediazione di altri soggetti.
227 Attualmente l'Università degli Studi di Trento ne conta dieci ripartite tra “star up” e “spin-off” (di cui ben nove costituite negli ultimi tre anni, anche in collaborazione con altri atenei, come Rsens s.r.l. - <http://www.rsens.it/> - progetto reso possibile grazie al dialogo tra gli atenei di Trento, Modena e Reggio Emilia).
Le iniziative imprenditoriali degli ultimi anni sono state possibili anche grazie alla recente Legge Provinciale n. 12 del 1 agosto 2011, che prevede nuove forme di aiuto per l’innovazione, l’interconnessione e l’internazionalizzazione delle imprese, il trasferimento tecnologico, gli aiuti per le start up e gli spin-off accademici, l’imprenditoria femminile e giovanile (con interventi che possono arrivare fino al 50% delle spese), la partecipazione dei lavoratori alle scelte organizzative aziendali, il riequilibrio territoriale.
228 Dati tratti dall'indagine NETVAL 2013, liberamente consultabile qui: <http://www.netval.it/contenuti/file/Netval2013.pdf>.
229 “Riordino della disciplina e snellimento delle procedure per il sostegno della ricerca scientifica e tecnologica, per la diffusione delle tecnologie, per la mobilità dei ricercatori”. Il decreto definiva l'impresa spin-off come “una nuova iniziativa economica ad alto contenuto tecnologico finalizzata all'utilizzazione industriale dei risultati della ricerca”.
230 Recentemente, col Decreto Legge n. 179 del 18 novembre 2012, si è finalmente prevista una cornice giuridica unitaria ed aggiornata, per le nuove imprese innovative.
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dottorando/contrattista/studente, che abbia effettuato attività di ricerca pluriennale su un tema specifico, oggetto di creazione dell'impresa stessa”231.
La definizione, come è possibile notare, non è particolarmente precisa; tuttavia risulta essere apprezzato il tentativo di ridurre “ad unità” le molteplici sfaccettature del fenomeno.
Questa nuova realtà imprenditoriale, in buona sostanza, non rappresenta altro che il trait d'union tra mondo della ricerca e mercato, che determina di conseguenza il sorgere di tutta una serie di nuove questioni (legate al settore d'attività, alle motivazioni dei soci fondatori, al legame con la struttura pubblica d'origine, al rapporto con il territorio in cui operano) che meritano di essere analizzate, anche se, per occuparsi dell'intero argomento, servirebbe un'autonoma, lunga, trattazione a sé stante.
Comunemente, le imprese spin-off devono possedere necessariamente la qualifica di s.r.l. e possono essere fatte rientrare nella categoria delle PMI (con alcune rilevanti eccezioni, soprattutto al nord, come il progetto “T.R.E.” del Politecnico di Milano232 il quale conta 22 addetti ed un valore medio di fatturato che si aggira attorno ai 5 milioni di Euro l'anno).
Ad ogni modo, volendo glossare la definizione poc'anzi riportata, risulta evidente come si possano configurare differenti tipologie d'impresa e ciò che balza immediatamente all’attenzione è la qualità rivestita dai soggetti che le costituiscono ed il loro rapporto con l'EPR d'origine.