• Non ci sono risultati.

3. I L CERIMONIALE FUNEBRE CINESE : UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA STORIA

3.4 Il PCC: un nuovo rituale funebre

La riforma funeraria lanciata dal presidente Mao dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese si proponeva di eliminare totalmente i rituali che costituivano il cerimoniale funebre e di promuovere la cremazione, sfavorendo l’inumazione. È importante precisare che il ―cerimoniale frugale‖ proposto dal PCC era destinato alla gente del popolo; se il defunto era un personaggio politicamente importante, il suo funerale era molto più celebrativo.

3.4.1 Il cerimoniale funebre di un lavoratore

Il 27 aprile 1956, alla prima conferenza Centrale del Lavoro, il presidente Mao incitò il popolo a praticare la cremazione, a non conservare le ceneri del proprio congiunto e inoltre, a non realizzare tombe. Molti dei quadri di partito presenti accolsero la proposta con grande plauso e la sottoscrissero. L’obiettivo principale del Partito era yi huozang weizhu yao neirong 以火葬为主要内容 (considerare la cremazione come obiettivo principale): al fine di promuovere dei rituali meno dispendiosi (non sarebbe stato possibile vietarli in toto dal momento che all’epoca i valori tradizionali e i comportamenti che ne derivavano erano ancora ben radicati), nonché la cremazione in sostituzione della inumazione, il Governo si serviva di ogni strumento propagandistico a sua disposizione, con la speranza di rendere più ―coscienzioso‖ il popolo cinese. Vennero promosse delle misure educative e propagandistiche che miravano a screditare soprattutto la figura degli specialisti del rito funebre, accusati di essere ―feudali‖. Il potere centrale garantiva inoltre delle concrete soluzioni alternative: vennero istituite delle attività di onoranze funebri o istituzioni statali che offrivano servizi alla cittadinanza nel rispetto delle moderne posizioni adottate dal PCC. Nel 1956 il tasso delle cremazioni infatti, raggiunse il 25.8%, salendo al 59.7% l’anno successivo e il 60% nel 1959.23

Oltre alla cremazione come pratica sostitutiva dell’inumazione, la procedura del cerimoniale funebre doveva essere snellita, riducendosi a un semplice assemblea pubblica nella quale commemorare il defunto,

28

preceduta o seguita da un eventuale ―ultimo saluto‖ nel quale i famigliari meno stretti, gli amici e i compagni di lavoro porgevano le proprie condoglianze ai famigliari e ―l’ultimo saluto‖ alla salma. L’assemblea commemorativa e l’ultimo saluto si tenevano in una sala messa a disposizione dalle onoranze funebri, la cui grandezza variava a seconda dell’importanza del defunto: la sala grande era riservata alle celebrazioni ―meritevoli‖, per esempio le esequie di un quadro del partito o comunque una persona importante nell’unità lavoro.

Quanto al discorso commemorativo, questo era generalmente tenuto dal personale più importante dell’unità di lavoro al quale il defunto apparteneva, così che ne elogiasse i comportamenti che avevano contribuito al bene della Nazione. Nella sala dove si teneva il discorso commemorativo non doveva mancare una foto del defunto, (una gigantografia nel caso si trattasse di un personaggio politicamente e socialmente importante), circondata dalle ghirlande funebri ―donate‖ dalle unità di lavoro: spesso infatti tali ghirlande venivano noleggiate e al termine dell’assemblea venivano restituite alle onoranze funebri o all’unità lavoro che le aveva prestate. Dopo il discorso commemotativo, i presenti erano tenuti a inginocchiarsi tutti insieme per sette volte (non era ammesso l’inchino kowtow cinese, bandito perché retaggio del feudalesimo).

Rispetto al funerale di stampo tradizionale, il funerale imposto dal regime comunista non doveva far alcun riferimento alla dimensione ultraterrena – agli spiriti, all’anima del defunto o agli antenati. Inoltre non venivano offerti doni, né di cibo, né oggetti cerimoniali quali gli zhihuo 纸活.24 Analizzando la procedura del cerimoniale funebre proposto dal PCC, questo risulta essere molto simile al cerimoniale occidentale. Inoltre, dal punto di vista economico, il funerale, così come veniva proposto dal PCC, era meno costoso: le uniche spese che la famiglia doveva sostenere erano quelle del noleggio della sala, la cremazione e l’acquisto dell’urna per le ceneri. Quanto alla bara nella quale la salma veniva riposta durante l’assemblea commemorativa, questa non veniva acquistata bensì noleggiata dalle onoranze funebri che l’avrebbe riutilizzata poi per altre cerimonie. I vestiti funebri non erano ammessi. In alternativa gli uomini potevano mettersi una fascia nera al braccio o un fazzoletto bianco nel taschino in segno di lutto, le donne un fiore bianco in testa o nel taschino della giacca.

24

Dopo la cremazione, le ceneri dei normali cittadini venivano conservate in appositi magazzini costruiti in prossimità delle onoranze funebri: dopo tre, o al massimo cinque anni, le ceneri venivano prelevate dalla famiglia che le richiedeva, altrimenti sarebbero state eliminate. In occasione della festa del Qingming (simile all’occidentale festa dei morti), le ceneri potevano essere ritirate, così da permettere alla famiglia di celebrare i riti ammessi dal PCC: potevano essere donati dei fiori e si poteva rispettare un minuto di silenzio. Erano bandite invece, le ―feudali‖ pratiche del bruciamento di oggetti di carta o le offerte in cibo.

3.4.2 Il cerimoniale funebre per gli “eroi della rivoluzione”

Se da un lato il cerimoniale funebre dei lavoratori del popolo si riduceva alla semplice assemblea commmorativa e all’eventuale ultimo saluto, per i quadri del partito e per i personaggi importanti dell’unità lavoro il cerimoniale non badava troppo all’aspetto economico.

L’assemblea commemorativa innanzitutto, era aperta a tutti, la sala che veniva noleggiata era la più grande e nulla veniva preso in prestito e restituito: né la ghirlande di fiori, né la cassa nella quale veniva momentaneamente posizionata la salma.

I quadri che non rispettavano le indicazioni delineate dal potere centrale non venivano rimborsati delle spese per il funerale. Alcuni personaggi politici aderirono con convinzione a tale regolamento, predisponendo per il loro funerale l’assemblea commemorativa, la cremazione e la conservazione delle proprie ceneri presso il cimitero Papaoshan di Pechino. Alcuni quadri invece vollero delle procedure funebri ancora più semplici, senza alcuna cerimonia commemorativa, ma la sola cremazione seguita dalla dispersione delle ceneri nella terra. Tale dibattito fra i quadri del Partito si accese a partire dal 1976, l’anno della morte di Mao Zedong e di Zhou Enlai: le esequie del presidente Mao ricevettero un trattamento speciale, che nulla aveva in comune con quello che lui stesso aveva promosso e inculcato nelle menti della gente: le sue spoglie non vennero cremate, ma anzi imbalsamate e conservate nel mausoleo realizzato solo per lui nella piazza Tiananmen. Per il secondo invece, venne praticata la cremazione seguita dalla dispersione delle ceneri. I quadri del Partito più radicali

30

si opposero fermamente all’ipocrisia di officiare riti funerari troppo elaborati e dispendisi per i soli quadri del partito, mentre di vietarli alla gente comune.

Documenti correlati