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La nutrizione del cavallo anziano

L’invecchiamento viene definito come “l’accumulo di cambiamenti in un organismo o in un oggetto con il passare del tempo”. Con l’invecchiamento del cavallo, il corpo subisce dei cambiamenti: erosione dentale, patologie degenerative e alterazione dell’assorbimento intestinale. Tutti questi mutamenti comportano importanti problematiche nella formulazione della dieta dell’individuo anziano.

8.1: Management alimentare per massimizzare l’assunzione di cibo

La perdita di peso o la difficoltà nel mantenere una condizione corporea adeguata costituisce uno dei più importanti problemi comuni riscontrati nel cavallo più anziano. Sebbene ci siano diverse potenziali cause per cui non si riesca a mantenere la condizione idonea in un range di normalità (ad esempio, in corso di anomali dentali, renali, patologie epatiche, Cushing equino), un primo passo importante nel workup diagnostico è la valutazione della dieta e della gestione dell’alimentazione. In molti casi, i cambiamenti nella quantità o nella qualità del mangime o nel metodo di alimentazione, possono portare ad un miglioramento dell’assunzione del mangime e, di conseguenza, delle condizioni corporee. Un cavallo giovane all’interno di un gruppo può trovarsi in cima alla scala gerarchica ma, come progredisce l’invecchiamento, potrebbe precipitare in fondo alla stessa, soprattutto nel momento in cui vengono introdotti nuovi soggetti nel gruppo. Inoltre, la perdita di un cavallo da compagnia potrebbe cambiare le dinamiche sociali del gruppo e contribuire a ridurre l’appetito e l’assunzione di mangime. L’assunzione dell’alimento può essere migliorata alimentando il cavallo più anziano in un recinto separato all’interno del pascolo; questo approccio è utile soprattutto per i soggetti che sono “mangiatori lenti” a causa delle cattive condizioni della dentatura.

Quando il cavallo è in piedi in stazione eretta, il centro di gravità si trova appena dietro il garrese, ma quando abbassa la testa per pascolare, il centro di gravità si sposta in avanti concentrandosi sugli arti anteriori. Un cavallo che soffre di artrosi (OA), soprattutto alle zampe anteriori, può avvertire un aumento del dolore quando pascola o mangia da terra. Una semplice mangiatoia rialzata su un cancello o su una staffa della recinzione potrebbe migliorare notevolmente l’assunzione di mangime. Se l’artrite è generalizzata, è probabile che il cavallo sia riluttante a muoversi nel campo per pascolare, quindi potrebbe essere utile posizionare il serbatoio d’acqua vicino al cancello e al riparo, magari in un piccolo recinto scoperto piuttosto che al pascolo.

L’OA del collo può ostacolare il pascolo e rendere difficile la prensione del fieno da una rete. In questi casi, il fieno sfuso viene messo in un contenitore rialzato oppure si usano reti con fori più grandi, così da risolvere il problema.

Alcuni cavalli anziano con scarso appetito, mostrano un miglioramento sia nell’appetito che nell’assunzione di mangime se alimentati insieme a dei cavalli da compagnia. Questo è stato certamente dimostrato negli esseri umani, nei quali si è riscontrato che i pazienti anziani consumavano di più se mangiavano in una sala da pranzo comune piuttosto che da soli accanto ai loro letti.

Scaldare i cibi, soprattutto se bagnati, e l’aggiunta di melassa, purea di mele o aromi (per esempio, biscotti allo zenzero tritati) alla razione, sembrano aiutare l’aumento di assunzione di cibo nei cavalli più anziani.

8.2: Cambiamenti correlati all’età nella funzione digestiva

In un importante studio sulla funzione digestiva di Ralston et al. del 1989 la digeribilità di una dieta a base di pellet di erba medica viene confrontata in un gruppo di cavalli anziani (> 20 anni) e in uno di cavalli giovani (<10 anni). I risultati principali includono riduzioni statisticamente significative della

digeribilità della proteina grezza (PG) e del fosforo, e una tendenza ad una riduzione della digeribilità della fibra. Lo stesso gruppo di ricercatori ha poi successivamente dimostrato delle riduzioni della digeribilità di PG e fosforo simili ad un gruppo di cavalli giovani dopo resezione del 90% del grosso colon. Si è concluso, quindi, che la diminuzione della PG, del fosforo e della digestione della fibra osservata nei cavalli anziani erano attribuibili a cambiamenti nella funzione del colon grande, forse secondarie ad un danno parassitario cronico.

Tuttavia, uno studio successivo (Ralston et al., 2001) non è riuscito a dimostrare un effetto dell’età anziana sulla digeribilità dei mangimi. I ricercatori hanno ipotizzato che il danno al grosso colon associato a parassitismo cronico o problemi alla tavola dentaria potrebbe spiegare la riduzione della digeribilità osservata nei cavalli anziano dello studio precedente. Pertanto, è ragionevole presumere che un cavallo anziano sano con una buona dentatura che ha ricevuto un trattamento antielmintico regolare nel corso degli anni, abbia capacità digestive simili a quelle dei cavalli più giovani e, di conseguenza, possa essere alimentato secondo le normali linee guida per il cavallo adulto.

Tuttavia, le modifiche alla dieta sono indicate in quei cavalli anziani che hanno problemi alla dentatura e faticano a mantenere il loro peso.

La maggior parte delle aziende di mangimi, oggigiorno vendono prodotti progettati per il supporto nutrizionali di cavalli anziani o geriatrici. Questi “seniors feed” sono spesso formulati con una maggior percentuale di proteina grezza (12-16%) rispetto ai mangimi per cavalli adulti (10-12%), includendo fonti proteiche di alta qualità, come la farina di estrazione di soia. I cereali e i loro sottoprodotti sono trattati meccanicamente (macinazione) o termicamente (cotti o estrusi a caldo) per migliorare la digeribilità dell’amido a livello prececale.

L’olio vegetale (ad esempio, di mais) può essere aggiunto, ottenendo così un mangime che conterrà dal 4 al 7% di grassi grezzi (estratto etereo).

I mangimi per anziano sono generalmente progettati per essere somministrati come unico componente della dieta (un “mangime completo”) con l’inclusione di fibra (di solito, almeno il 12% di fibra grezza), per esempio da bucce di soia, farina di erba medica o polpe di barbabietola.

Per questi mangimi, la percentuale da somministrare è 1 - 1,5 % del peso corporeo, cioè 4,5 - 6 kg al giorno per un cavallo di 450 kg. Questa razione giornaliera dovrebbe essere fornita, se possibile, in 3 - 4 pasti.

Il rapporto calcio/fosforo deve essere mantenuto fra 1,5:1 e 2:1.

L’eccessiva assunzione di calcio dovrebbe essere evitata (per esempio, un’alimentazione a base di leguminose) perchè il calcio può influire negativamente sulla digeribilità del fosforo in qualsiasi cavallo adulto ed è motivo di preoccupazione nel cavallo più anziano in cui la digestione del fosforo può essere ridotta. Si raccomandano diete contenenti circa l’1% di calcio e dallo 0,45% allo 0,6% di fosforo.

E’ stato riportato che i cavalli anziano hanno concentrazioni plasmatiche di acido ascorbico inferiori rispetto ai cavalli sani più giovani. Per questo motivo, viene raccomandata una integrazione di vitamina C: uno studio suggerisce 10 g al giorno, mentre un altro ne suggerisce 25 g, entrambe somministrate in due volte. Uno studio di Ralston et al. del 2001, ha descritto un aumento della risposta anticorpale alle vaccinazioni nei cavalli anziani che ricevono supplementi di vitamina C, soprattutto in quelli affetti da PPID - Pituitari Pars Intermedia Disfunction (Cushing equino), ed ha suggerito che l’integrazione potrebbe essere utile in soggetti con infezioni croniche. Un’ipotesi suggerisce che i ridotti livelli di acido ascorbico plasmatici in cavalli anziani con PPID sono attribuibili all’ipercortisolemia, che può portare, infatti, ad una riduzione della produzione di ascorbato. L’ascorbil palmitato viene assorbito più facilmente rispetto all’acido ascorbico, quindi è da preferire quando sono indicate integrazioni di vitamina C. Anche la vitamina E supplementare (4000 UI/d) può essere utile per supportare la funzione immunitaria nei cavalli anziani (Vervuert & Coenen, 2004)

8.3 Problematiche dentali nel cavallo anziano

I cavalli si sono evoluti per far fronte ad una dieta prevalentemente fibrosa, la digestione della quale dipende principalmente da un’accurata masticazione per ottenere una superficie di attacco sufficiente. Nel cavallo adulto, i denti delle guance formano solide arcate di creste di smalto che forniscono una superficie abrasiva per la masticazione del foraggio.

I cavalli possiedono denti ipsodontici (a corona lunga) che crescono per tutta la vita e si consumano gradualmente sulla superficie occlusale. La media del tasso di crescita è compresa tra 2 e 3 mm all’anno e, idealmente, questo dovrebbe essere compensato dal tasso di attrito della faccia occlusale. I denti continuano ad accrescersi fino a 20 anni di età, momento in cui la la lunghezza corona si è talmente accorciata che i denti vengono persi. Una grande varietà di problemi dentali possono verificarsi col normale processo di invecchiamento. Come la corona di riserva compare, la circonferenza del dente si restringe; in questa maniera, col passare del tempo, compaiono degli spazi vuoti fra i denti denominati “diastema”. Tra questi spazi vuoti, però, il cibo rimane intrappolato, portando pian piano alla recessione del bordo gengivale, a patologie parodontali e infezioni. Inoltre, il restringimento dei denti, riduce la disponibilità di superficie per la molatura.

Il normale attrito del primo molare e del quarto premolare (i primi denti che eruttano), insieme a fratture e cambi dentali, possono portare allo sviluppo della

cosiddetta “bocca ondulata”, che potrebbe portare a difficoltà nella masticazione del mangime.

Una “bocca a gradini” invece, si può sviluppare in seguito alla perdita di un dente e alla successiva crescita eccessiva del dente sull’arcata opposta; anche questo può portare a difficoltà nella masticazione.

In cavalli estremamente anziani, quando i denti si avvicinano al momento di essere persi, si verifica una naturale perdita della cresta dello smalto, responsabile di una macinatura efficiente; questa condizione è nota come “bocca liscia”.

La gestione della dieta, quindi, ha un impatto sui cambiamenti della dentatura. Quando cereali e alimenti concentrati vengono aggiunti alla razione, di solito si verifica una diminuzione nell’assunzione del foraggio. Rispetto all’ingestione del foraggio, quando vengono consumati i cereali, il tempo trascorso a masticare è minore ed è minore anche l’escursione laterale della mandibola.

Col tempo, si sviluppano creste di smalto taglienti, soprattutto sulla superficie buccale dell’arcata superiore, che possono portare a erosioni orali e dolore.

Questo problema può essere esacerbato nei cavalli più anziani quando la dieta passa a mangimi prevalentemente concentrati per compensare la ridotta capacità di far fronte ai foraggi.

Segni clinici di problemi dentali possono includere perdita di peso, perdita di piccoli boli di cibo parzialmente masticato dalla bocca, soffocamento, alitosi, concrezioni di cibo nelle guance, e diarrea.

La malattia parodontale può essere piuttosto dolorosa, così come denti allentati o infetti, quindi il cavallo può mostrarsi lento nel consumare la razione o mostrare segni di anoressia. In uno studio di Knottenbelt (2003), l’incidenza di malattia periodontale nei cavalli di età superiore ai 15 anni era del 60%, mentre un altro studio ha riportato un’incidenza simile nei cavalli di età superiore ai 20 anni. Una revisione di teschi equini esaminata in un mattatoio, la maggior parte dei quali provenienti da cavalli anziani, mostravano un’elevata prevalenza di “bocca a gradini” e “bocca ondulata” concludendo che il 72% avrebbe beneficiato di interventi dentali. Infatti, esiste una forte associazione fra condizioni dentali patologiche e BCS basso nel cavallo.

L’esame delle feci ha fornito indizi utili sull’impatto delle condizioni dentali patologiche sulla digestione. La lunghezza media del materiale fibroso nelle feci equine è mediamente di 3,7 mm. Un’eccessiva lunghezza di questa fibra potrebbe suggerire la presenza di patologie a livello dentale.

Tutti i cavalli anziani dovrebbero ricevere una visita della cavità orale regolare (semestrale o annuale), con risoluzione dei problemi quando presenti. I cavalli che presentano patologie del cavo orale spesso necessitano di una modifica nella dieta per migliorare l’assunzione del cibo e le condizioni corporee in misura dipendente dal grado di gravità della patologia dentale.

Riveste un ruolo importante la decisione riguardo alla tipologia di fibra da fornire nella dieta: il fieno a stelo lungo può essere somministrato a soggetti con patologie dentali lievi, prediligendo foraggi di alta qualità (alto rapporto foglia/stelo) che sono più morbidi e facili da masticare. Quando possibile, è preferibile mandare gli animali al pascolo poiché l’erba è morbida, facile da digerire e richiede una minore masticazione rispetto ai foraggi. In caso di storia di soffocamento pregressa, il fieno tritato può essere somministrato come alternativa a quello a stelo lungo; anche in questo caso, per la preparazione del fieno, si dovrebbe utilizzare un foraggio a base di erba morbida.

In un loro studio Miles e Grigson (1990) hanno dimostrato che un’alimentazione a base di fibra tritata o grossolana potrebbe contribuire alla formazione di concrezioni di cibo a livello dentale e allo sviluppo di patologie periodontali. Il rischio di sviluppare queste complicazioni potrebbe essere più alto in cavalli con molti diastema.

Problemi dentali molto gravi potrebbero rendere necessario fornire una totale “assenza di fibra lunga” nella dieta, ad esempio utilizzando uno dei tanti mangimi che si trovano in commercio per cavalli anziani che, come accennato in precedenza, sono spesso venduti come mangime completo. Per ovviare all’assenza di fibra lunga, i mangimi possono essere miscelati con altre fonti di fibre, ad esempio cubetti di erba medica, pellet di fieno, polpe di barbabietola bagnate; si può anche aggiungere dell’olio vegetale per aumentare la densità calorica della razione, dal momento che sono molto digeribili e, rispetto alla stessa quantità di

cereali, forniscono un apporto di energia digeribile 2,25 volte superiore. Sebbene l’olio vegetale venga spesso aggiunto ai mangimi commerciali formulati per cavalli anziani, è meglio non somministrarne più di 200 - 400 ml al giorno.

Anche la vitamina E dovrebbe essere aggiunta alla razione in una quantità di 100 UI ogni 100 ml di olio aggiunto poiché, studi effettuati in medicina umana e in laboratori animali hanno dimostrato un aumento del fabbisogno di questa vitamina quando i livelli di acidi grassi polinsaturi della dieta sono aumentati. Oli di estrazione di semi (soprattutto mais) sono le scelte più adottate, anche se qualsiasi olio vegetale può essere adatto, a condizione che non sia rancido e sia introdotto lentamente così da evitare eventuali disturbi gastrointestinali (come coliche o steatorrea). Alcuni soggetti tendono ad abituarsi più lentamente al gusto e alla consistenza della razione data dall’olio; quindi, l’introduzione graduale, potrebbe servire anche ad evitare un eventuale rifiuto del cibo. Se l’olio risultasse sgradevole e quindi non accettato, lo si può sostituire con crusca di riso stabilizzata poiché contiene grassi al 20%.

I cavalli che hanno pochi denti o presentano patologie dentali possono trovare giovamento in una razione bagnata prima della somministrazione al fine di renderla più morbida e quindi più facile da masticare. E’ importante ricordare, però, che bagnare il cibo lo fa aumentare in volume, spesso fino a raddoppiarne la dimensione originale; questo potrebbe condurre ad una riduzione delle calorie assunte nel corso della giornata. Inoltre, per bagnare la razione, si dovrebbe usare acqua calda, soprattutto nei giorni freddi, poiché il mangime bagnato freddo è probabile che venga rifiutato; anche i cavalli con dolorabilità buccale possono apprezzare la scelta di acqua da bere riscaldata, soprattutto durante l’inverno.

Quando si sceglie una dieta senza fibra lunga, si va a riprodurre il modello di alimentazione che il cavallo avrebbe in natura, e ciò potrebbe aumentare l’assunzione giornaliera di alimenti e ridurre il rischio di coliche o diarrea. La condizione ideale sarebbe suddividere la razione in almeno quattro o cinque pasti; in tal si può ridurre la noia nei cavalli stabulati.

8.4 Osteoartrite e nutrizione

L’osteoartrite (OA) è una condizione comune nel cavallo anziano.

In un loro studio, Brosnahan e Paradis (2003) hanno esaminato la condizione clinica di 467 cavalli geriatrici ha rivelato che il 24% (111) aveva problemi muscolo-scheletrici, di cui l’OA ha rappresentato il 40% delle diagnosi.

L’OA è un processo degenerativo cronico caratterizzato dalla progressiva deteriorazione ed erosione delle cartilagini articolari ialine derivante da una degradazione enzimatica o dal rilascio di mediatori dell’infiammazione. I segni clinici sono rappresentati da versamento articolare, zoppia e diminuzione nell’ampiezza dei movimenti, che possono variare da lievi a gravi e, spesso, peggiorano col tempo.

E’ stato consigliato l’uso di integratori orali (“nutraceutici”) da usare nei cavalli anziani, con l’ipotesi che questi agenti potessero rallentare lo sviluppo dell’OA. Gli ingredienti più comuni di questi integratori orali sono la Glucosamina e Condroitin solfato, e, talvolta vengono incorporati direttamente nel mangime formulato per cavalli anziani, separati o contemporaneamente. La Glucosamina è un precursore dei glicosaminoglicani, come cheratina solfato e ialuronato, che formano la matrice extracellulare della cartilagine. Il condroitin solfato è un normale costituente della matrice cartilaginea. Inoltre, queste sostante, insieme, riducono il tasso di degradazione dei proteoglicani e sopprimono la produzione dei mediatori dell’infiammazione. L’effetto sinergico della glucosamina e della condroitina solfato è stato anche dimostrato da studi in vitro.

La biodisponibilità orale e l’efficacia clinica di questi agenti condroprotettivi orali è, tuttavia, controversa; infatti, gli studi effettuati fino ad oggi, suggeriscono che la biodisponibilità della glicosamina e della condroitina solfato è molto più bassa nei cavalli rispetto agli umani, ai cani e ai topi, suggerendo la necessità di impiegare dosi più alte così da raggiungere concentrazioni terapeutiche a livello del sito di azione (ovvero, a livello articolare). Le raccomandazioni sul dosaggio basate su evidenze scientifiche, però, non sono disponibili per il cavallo.

Un’altra problematica è rappresentata dall’enorme variazione di qualità e purezza degli integratori a base di glucosamina e condroitina solfato: uno studio su prodotti umani ha rivelato che oltre l’84% di questi non ha soddisfatto effettivamente le dichiarazioni sull’etichetta riguardo al contenuto, nonostante il contrassegno parlasse di “analisi garantita. Problemi simili sono stati riscontrati anche dall’analisi sui prodotti commercializzati per uso equino.

Sebbene ci siano segnalazioni di miglioramento dell’andatura e diminuzione delle zoppie nei cavalli con OA dopo integrazione con glucosamina e condroitin solfato, gli studi non sono sufficientemente validi. L’uso di questi integratori può essere giustificato in soggetti con OA lieve o precoce (a condizione che venga somministrato un prodotto di alta qualità), ma è improbabile che il loro utilizzo apporti miglioramenti importanti in cavalli che hanno lesioni da OA più severe o croniche, nelle quali l’erosione della cartilagine è estesa e l’osso subcondrale è esposto.

Anche i nutrienti antiossidanti (ad esempio vitamina C, manganese e zinco) possono giocare un ruolo nel ridurre la progressione di OA: sono contenuti in molti integratori condroprotettivi orali insieme ad altri nutrienti antiossidanti.

Uno studio di Kawcak et al. (2007) ha esaminato l’efficacia degli estratti di avocado e di soia insaponificabile (ASU) per il trattamento di cavalli dell’OA indotta sperimentalmente, basata su risultati positivi di studi clinici effettuati sull’uomo. Dopo 70 giorni di trattamento non è stata rilevata alcuna riduzione del livello di zoppia e del livello di dolore ma c’è stata una riduzione significativa della gravità di erosione della cartilagine e un aumento nella sintesi di glicosaminoglicani all’interno dell’articolazione.

8.5: Nutrizione e patologie epatiche

E’ stato ipotizzato che fra il 60 e il 70% della funzionalità epatica potrebbe essere persa ancora prima che un’insufficienza epatica divenga manifesta.

Nonostante il “fallimento” epatico sia abbastanza insolito nei cavalli, la patologia epatica sottostante può essere molto più diffusa.

Certamente, la perdita di peso cronica nel cavallo anziano dovrebbe essere studiata molto di più per capire se ci possa essere una correlazione con una patologia epatica, una volta escluse le cause riguardanti la dentizione e il management alimentare.

In alcune territori, gli effetti cumulativi di anni di assunzione di “erba tossica”, presente su pascoli mal gestiti e di scarsa qualità di fieno, può portare ad epatotossicità alcaloide pirrolizidinica, ed i segni clinici della patologia potrebbero non svilupparsi finchè il cavallo non raggiunge l’età anziana.

Il supporto nutrizionale alla malattia epatica cronica mira ad una riduzione del carico di lavoro per il fegato per quanto riguarda il metabolismo energetico e la lavorazione dei rifiuti metabolici. Dal momento che la capacità gluconeogenetica del fegato è ridotta, è importante somministrare una fornitura di carboidrati glicemici (per esempio alimenti dolci, mais, polpa di barbabietola melassata); il tasso suggerito di cereali e mangimi dolci da aggiungere alla razione è di 0,5-0,6 kg per 100 kg di peso corporeo al giorno, suddivisi in 4-6 pasti.

Diete povere in proteine (<10% PG) con rapporto elevato tra amminoacidi a catena ramificata (BCAA) e amminoacidi aromatici (AAA) è spesso consigliata nel management delle patologie epatiche per ridurre la produzione di ammoniaca gastrointestinale e l’accumulo di ammine aromatiche. Può essere necessario un maggiore apporto proteico nei cavalli con patologie epatiche croniche e condizioni fisiche scadenti al fine di evitare un’ulteriore atrofia muscolare. Mais, polpa di barbabietola, sorgo e crusca di frumento hanno elevati livelli di BCAA (amminoacidi a catena ramificata) e sono adatti per i cavalli con patologie

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