Nei paragrafi precedenti è stato evidenziato il ruolo centrale che i boschi nazionali e il settore produttivo a essi collegato svolgono e possono svolgere per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Tale ruolo è stato ulteriormente evidenziato con il Libro verde61 dal titolo “La protezione e l’informazione sulle foreste nell’UE: preparare le foreste al cambiamento
climatico”, con cui la Commissione europea ha avviato un dibattito volto a definire le strategie
di protezione a cui si dovrebbe puntare oggi e per il prossimo futuro al fine di garantire la continuità dei servizi e delle funzioni delle foreste.
Tale necessità nasce dai risultati presentati nella relazione IUFRO del 2009 nella quale si dichiarava come, negli ultimi cinquant’anni, a fronte di un trend di accrescimento delle foreste europee positivo, i cambiamenti climatici in atto abbiano già presentato ripercussioni sugli ecosistemi forestali. Ciò porterebbe al rischio reale di una forte riduzione nella capacità dei boschi e delle foreste di regolare la concentrazione di carbonio in atmosfera, determinando un aumento di quest’ultima e accelerando gli effetti e gli impatti provocati dal cambiamento climatico.
In particolare, per la regione mediterranea che in questo contesto rappresenta una delle aree più critiche del globo, è quindi necessario intraprendere misure concrete, elaborate in una strategia integrata di mitigazione e adattamento, che salvaguardino gli ecosistemi forestali e che coinvolgano direttamente il settore produttivo a essi collegato.
I benefici, ambientali ed economici, derivanti dall'implementazione di interventi di mitigazione e di adattamento nel lungo periodo, superano di gran lunga i rispettivi costi, consentendo di ridurre in modo considerevole le spese complessive di recupero dei danni provocati dai cambiamenti climatici.
In questo contesto la gestione attiva dei boschi, supportata da una politica di valorizzazione dei prodotti forestali, rappresenta uno dei principali strumenti nella tutela dagli effetti negativi del “climate change”, delle risorse naturali e in particolare forestali e dei connessi aspetti ambientali, paesaggistici e ricreativi. Inoltre, per il nostro Paese ciò può rappresentare una importante opportunità occupazionale e di sviluppo socioeconomico delle aree rurali e montane.
È importante ricordare, in particolare per gli ecosistemi forestali e le economie ad essi legate del nostro Paese, che le strategie di mitigazione non possono prescindere dall'attuazione di adeguate misure di adattamento e non possono essere affrontate separatamente per ridurre la vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici. Pertanto le priorità di adattamento a supporto e complemento delle strategie di mitigazione devono mirare a:
mantenere e incrementare lo stato di salute e produttivo delle risorse forestali esistenti nel medio lungo periodo attraverso l'incentivazione di forme di gestione con finalità multiple;
incentivare e riconoscere il ruolo dei gestori forestali anche dove l’azione a soli fini produttivi non sia conveniente ma necessaria al mantenimento di servigi ambientali e sociali;
incentivare forme di utilizzazione forestale che riducano al massimo i processi di degradazione del suolo;
favorire la conversione di impianti monospecifici alloctoni con specie autoctone in sistemi tipici delle forme di vegetazione locale;
favorire i dinamismi e l'evoluzione dei meccanismi naturali di resilienza dei boschi nei confronti delle modificazioni climatiche in atto;
incrementare la diversità biologica forestale e degli ecotoni agrosilvopastorali tutelando i patrimoni genetici locali;
prevenire e ridurre i danni alle foreste e alla rinnovazione naturale da eccessivo carico antropico e animale (domestico e selvatico negli ecosistemi forestali).
Le priorità strategiche di mitigazione, attraverso un’azione coordinata e tenendo conto delle sopra elencate priorità di adattamento per le risorse forestali al cambiamento climatico, devono quindi contribuire a:
incentivare e incrementare la gestione attiva e multifunzionale del patrimonio forestale secondo i criteri di gestione forestale sostenibile;
monitorare e intervenire tempestivamente nella difesa e prevenzione da fitopatie e incendi boschivi, tutelando e migliorando la resistenza e lo stato di salute delle foreste;
incentivare e incrementare la produzione nazionale di legname di qualità, da opera e per usi energetici in modo da ottenere un bilancio positivo a favore dello stoccaggio di CO2 nelle sue componenti (biomassa viva e morta, suoli);
valorizzare la realizzazione di opere di imboschimento e rimboschimento in aree degradate e abbandonate, utilizzando specie autoctone di provenienza certificata e locale;
favorire azioni e processi produttivi in favore della riduzione dei fenomeni di deforestazione nei Paesi terzi; questo anche con una forte pressione preventiva e repressiva dello illegal logging.
7.1.
Misure e interventi operativi
Sotto il profilo operativo gli interventi realizzabili per incrementare l’azione di mitigazione, per migliorare la capacità di adattamento dei sistemi forestali al cambiamento climatico e per valorizzare il loro ruolo nel contenimento degli impatti sui sistemi naturali e sugli interessi socioeconomici delle economie locali, possono essere molteplici.
La politica di Sviluppo Rurale oggi rappresenta in Italia il principale strumento operativo per il finanziamento di azioni indirizzate alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici. In particolare, le misure di adattamento rivolte al settore forestale sono riconducibili agli interventi previsti nell'Asse II (misure dalla 221 alla 227) del Reg. (CE) n.1698/2005 nei Programmi di sviluppo rurale regionali, cofinanziati dal Fondo Europeo FEASR. Nello specifico con la recente riforma dell’Health Check, nel quale viene dato maggiore coerenza ed un più chiaro indirizzo alle politiche, sono state individuate nuove sfide, a cui vengono destinate risorse aggiuntive. Di queste sfide, due sembrano essere di particolare importanza per il settore forestale:
Cambiamenti climatici: sono 15 le regioni italiane che hanno attivato questa sfida con misure concentrate negli assi 1 e 2 dello sviluppo rurale;
Energie rinnovabili: pur essendo una sfida che viene considerata strategica per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, risulta essere scarsamente valorizzata dal punto di vista economico, in quanto sul totale delle risorse aggiuntive (pari a 743 milioni di euro), solamente il 5,3% è stato destinato a tale settore.
A livello nazionale, un primo contributo è arrivato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 74 del 30 marzo 2010, che ha emanato i "Criteri minimi concernenti le buone pratiche forestali62”. In particolare gli interventi proposti dalle baseline sono rivolti a tutte le forme di governo (boschi cedui, alto fusto, di neo‐formazione, impianti produttivi di pianura) per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle politiche di Sviluppo Rurale con particolare riferimento:
all'incremento delle capacità dei sistemi forestali di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico; a sostenere e favorire sia la capacità di adattamento forestale ai cambiamenti climatici che il contributo agli effetti negativi sull'ambiente naturale e sociale già in atto; ad aumentare la resistenza e/o capacità di reazione, specifica e di sistema alle calamità naturali e agli incendi; Un approfondimento risulta necessario per i boschi di neo‐formazione, che per le politiche di Sviluppo Rurale rappresentano un’importante componente ambientale e per il nostro paese assumono una importanza crescente. Possono essere definiti come tutte quelle formazioni boschive originatesi da un processo naturale di successione secondaria a seguito della contrazione delle superfici agricole e dell’abbandono delle aree marginali e pascolive collinari e montane Tali "neoformazioni", presentano talvolta rapide dinamiche di sviluppo ma se correttamente gestite e indirizzate con interenti colturali selettivi, oltre a contribuire alla salvaguardia ambientale, al mantenimento e miglioramento dell’assetto idrogeologico del territorio, potrebbero rappresentare, in tempi medio ‐ lunghi, una risorsa economica interessante per le aree rurali e montane.
Oltre agli interventi proposti nel documento baseline e al fine di poter contribuire alla definizione di una strategia di adattamento efficace, si propongono: