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2. L’ ANALISI DELLE PAROLE FUNZIONE NELLE PRODUZIONI IN TEDESCO DEI BAMBINI MÒCHEN

2.1. Obiettivo della ricerca e teorie di riferimento

Attraverso l’analisi delle parole-funzione presenti nel discorso dei bambini coinvolti nella ricerca, si cercherà di far luce sui loro processi di apprendimento della lingua tedesca. In particolare, si tenterà di capire se, ed eventualmente in che misura, il processo di apprendimento del tedesco nei bambini bilingui mòcheni possa es- sere differente rispetto a quello dei bambini monolingui italofoni. Inoltre, si verificherà se esiste un’influenza esercitata dalla lingua mòchena sull’apprendimento della lingua tedesca, essendo le due lingue in questione tipologicamente simili. In questa analisi sono quindi state isolate le parole-funzione prodotte in lingua tedesca sia dai bambini bilingui mòcheni sia dagli italofoni, ed infine sono stati confrontati i risultati dei due gruppi per evidenziare differenze fra la produzione linguistica dei bambini coinvolti nell’indagine. È stato deciso di focalizzare l’attenzione della ricerca sulle parole- funzione, partendo dall’ipotesi che esse possano fungere da indi- catori dello sviluppo della struttura di una lingua, in quanto ad essa più strettamente legate rispetto alle parole-contenuto. Di conse- guenza le parole-funzione potrebbero rappresentare uno degli in- dici rivelatori delle strategie e dei processi di apprendimento lin- guistico. Le differenze quantitative e qualitative nell’uso delle pa- role-funzione tra i due gruppi di bambini, potrebbero consentire, quindi, di mettere in luce un diverso uso di strategie e processi di apprendimento del tedesco.

Si presuppone, innanzitutto, l’esistenza di due categorie di pa- role: le parole-funzione e le parole-contenuto, dove le prime rap- presentano le parole che formano la struttura grammaticale della frase, come per esempio gli articoli e i pronomi personali, mentre

le seconde costituiscono le parole che veicolano un significato, in genere nomi, aggettivi e verbi. Esse vengono definite da Muysken

rispettivamente parole di classe chiusa e aperta.1 Le parole di

classe chiusa rimarrebbero più stabili nella produzione linguistica e maggiormente legate alla struttura della lingua alla quale apparten- gono rispetto a quelle di classe aperta le quali, invece, sarebbero più permeabili al cambiamento e all’influenza di altre lingue. L’ipotesi che le parole-funzione siano maggiormente collegate alla struttura sintattica della lingua, rispetto alle parole-contenuto, ci permetterebbe di considerarle un indice per seguire le fasi di acqui- sizione delle strutture di quella lingua. Ciò aiuterebbe a raggiun- gere l’obiettivo in questa parte della ricerca, che consiste nell’in- dagare il livello e le strategie di apprendimento del tedesco nei bambini coinvolti. Questo stretto rapporto che lega le parole-fun- zione e la struttura di una lingua è stato evidenziato in diversi studi grazie all’analisi dei meccanismi di interferenza tra due o più lin-

gue.2 Già Weinreich sosteneva che «sembra meno probabile che un

bilingue trasferisca morfemi con funzioni grammaticali complesse, piuttosto che morfemi con funzioni più semplici».3 In una «scala di

trasferibilità»4 l’integrabilità delle parole di una lingua in un’altra,

sarebbe più resistente a partire dalle desinenze flessive, passando per quelle che lui definisce le parole grammaticali, fino ad arrivare alle più trasferibili, come nomi, verbi, aggettivi, ed alle interie- zioni. Un altro contributo che evidenzia lo stretto legame tra pa- role-funzione e acquisizione di una lingua è offerto da Myers-

Scotton con il modello del Matrix Language Framework.5 Secondo

questo modello, le parole-funzione, più precisamente i morfemi

funzionali, (function morphemes)6 aiuterebbero ad individuare la

lingua matrice (matrix language),7 cioè quella che guida il pro-

cesso di acquisizione delle lingue parlate da una persona e che in

1 Muysken 2008.

2 Sui fenomeni di interferenza rilevati in questa indagine, si veda il capitolo

dedicato al code switching nel presente volume.

3 Weinreich 2008, 52-53 (si cita dalla traduzione italiana).

4 Weinreich 2008, (scale of adoptability, si cita dalla traduzione italiana. Il

termine è mutuato da Haugen in The Analysis of Linguistic Borrowing, «Language», 26 (1950), pp. 210-231, ed è utilizzato per indicare la classifi- cazione di morfemi in base alla facilità con la quale essi vengono trasferiti).

5 Myers Scotton 2006. 6 Myers Scotton 2006. 7 Myers Scotton 2006.

una persona bilingue viene considerata dominante. Si può quindi ipotizzare che le parole-funzione rimangano più fedeli alla lingua dominante del parlante e rappresentino quindi un indizio della struttura più profonda di una lingua, anche nel processo di acquisi- zione. Seguendo questa teoria, i dati della ricerca potrebbero for- nire indicazioni sulla presenza più o meno forte del mòcheno nel

parlante. Come ipotizza Krashen,8 inoltre, esisterebbe un ordine

gerarchico di acquisizione dei morfemi funzionali nel processo di acquisizione dell’inglese L2, che suggerisce l’esistenza di una re- lazione tra parole-funzione e fasi di acquisizione di una lingua. Tali fasi vengono individuate per la lingua tedesca da Clahsen,9 il

quale sostiene inoltre che l’uso di parole-funzione è un segnale del processo di acquisizione della struttura sintattica, poiché l’acqui- sizione delle parole funzione si evolverebbe parallelamente allo sviluppo delle strutture sintattiche. Se si considera, infine, che esi- ste una simmetria tra processi di acquisizione e di apprendimento di una lingua, è possibile, attraverso l’osservazione delle parole- funzione prodotte dai bambini mòcheni, formulare delle ipotesi sulla loro fase di apprendimento del tedesco, confrontandola poi con la fase di apprendimento individuata nei loro coetanei italofoni monolingui. La presente ricerca fa riferimento a queste premesse teoriche e si basa, per determinare il livello di apprendimento dei bambini, sulla suddivisione in fasi del processo di acquisizione del tedesco operata da Clahsen. È necessario ricordare che le osserva- zioni emerse in questa parte della ricerca vanno completate con quelle riferite alla struttura sintattica di una lingua, poiché essa è un altro importante criterio congiunto per osservare il livello di acquisizione linguistica. A tale riguardo si rimanda al capitolo sulla morfosintassi. Bisogna inoltre tenere presente che, considerato il numero ridotto di bambini coinvolti, i dati emersi non possono essere rappresentativi per tutti i bilingui mòcheni. Ci si aspetta però che dall’analisi delle parole-funzione prodotte in tedesco possano emergere indicazioni che aiutino a comprendere il modo in cui i bambini bilingui, in questo caso bilingui mòcheni, appren- dono una terza lingua, in questo caso il tedesco. Se nelle produ- zioni dei bilingui mòcheni emergessero sistematicamente strutture proprie di una fase più avanzata di apprendimento linguistico, rispetto a quelle individuate nei monolingui, ciò consentirebbe di

8 Krashen 1985.

ipotizzare un certo vantaggio del bilingue nell’apprendimento di una L3.

Il principale criterio grazie al quale vengono individuate le pa- role-funzione si basa, quindi, sul riconoscimento del fatto che esse non veicolano necessariamente un contenuto lessicale, ma fungono da supporto per la struttura sintattica della frase di cui fanno parte. Tuttavia, la definizione che determina quali sono le parole fun- zione non è netta. Muysken10 parla di funzionalità delle parole so-

stenendo che essa può variare in base a diversi fattori: in partico- lare in base al contesto nel quale tali parole sono coinvolte e alla lingua alla quale appartengono. Secondo questa affermazione, si può dire che la categoria nella quale si vogliono far rientrare le pa- role funzione non è circoscritta in modo netto, in quanto la stessa categoria grammaticale di parole può veicolare un contenuto, o so- stenere una struttura sintattica, o, ancora, trovarsi in uno stadio in- termedio. Di conseguenza, anziché una divisione più o meno netta tra parole-funzione e parole-contenuto, sembra poter essere confe- rito un certo grado di funzionalità alle parole. Tenendo presente questa osservazione, per la presente ricerca si è scelto di fare rife- rimento alla classificazione di parole-funzione operata da Myers Scotton.11 In base alla sua classificazione, i function morphemes

vengono definiti come elementi che non hanno un ruolo tematico, bensì un ruolo strutturale nella produzione linguistica [-! Role]12 o

il cui significato è legato al contesto della frase [+Q].13 In base alla

classificazione di Myers Scotton, nella ricerca si presterà atten- zione ad articoli determinativi e indeterminativi, e ai morfemi fun- zionali determinanti il caso; ad aggettivi possessivi e quantificatori; ai soggetti pronominali; alle preposizioni; alla presenza di verbi separabili. La flessione verbale e la negazione sono analizzate nel presente volume, nel capitolo relativo agli aspetti morfosintattici.

10 Muysken 2008.

11 Myers Scotton 1995. 12 Myers Scotton 1995. 13 Myers Scotton 1995.

2.2. L’uso dell’articolo: analisi quantitativa: produzione degli articoli determinativi e indeterminativi in tedesco nei due gruppi linguistici

L’analisi di modalità e frequenza nell’uso delle parole–funzione che compaiono nel discorso dei bambini coinvolti nell’indagine inizia con il prendere in considerazione la categoria grammaticale più facilmente riscontrabile nelle registrazioni effettuate, vale a dire l’articolo. Si osserverà innanzitutto l’aspetto quantitativo e qualitativo della produzione di articoli determinativi e indetermi- nativi in lingua tedesca nei due gruppi di bambini: il gruppo dei bambini bilingui mòcheni (M) e il gruppo dei bambini monolingui italofoni (NM). Per questa parte della ricerca sono state prese in considerazione le produzioni degli otto bambini mòcheni bilingui e dei diciotto bambini italofoni monolingui frequentanti le classi terza, quarta e quinta nelle scuole primarie di Fierozzo e Canezza. In entrambe le scuole sono presenti bambini appartenenti ai due gruppi linguistici.14 Si cercherà poi di evidenziare le eventuali dif-

ferenze nella produzione di questo tipo di parola-funzione nei due gruppi, per tentare di capire:

a) se questo può dare indicazioni sul livello di acquisizione del tedesco nei rispettivi gruppi;

b) eventuali strategie linguistiche messe in atto dai bambini mò- cheni e italofoni.

Infine si verificherà quanto, nella produzione di parole-funzione tedesche dei bambnini mòcheni, può derivare dall’influenza del mòcheno. Analogamente a quanto già osservato nell’ambito dell’a- nalisi lessicale,15 anche in questo caso, si nota una produzione di

un maggior numero di articoli da parte dei bambini parlanti mò- cheno. Tuttavia questo primo dato può essere prevedibile, in quanto si ritiene essere legato alla maggior produzione di lessico

14 La scuola di Fierozzo si trova in territorio bilingue ed è coinvolta in un

progetto per l’insegnamento del tedesco veicolare e in un progetto per l’insegnamento del mòcheno; la scuola di Canezza si trova in territorio italofono e l’insegnamento del tedesco avviene secondo un programma curricolare. Entrambe le scuole sono frequentate sia da bambini italofoni che mòcheni. Per dettagli sulla situazione dei due comuni, e delle scuole, si rimanda al primo capitolo.

15 Sull’analisi della produzione lessicale, si rimanda ai dati della ricerca

da parte dei bambini bilingui mòcheni. Gli otto bambini mòcheni producono 95 parole con articolo, mentre i 18 bambini non mò- cheni producono in totale 115 parole con articolo. Quindi i bam- bini mòcheni producono in media 11,9 parole con articolo in tede- sco, mentre i bambini italofoni ne producono in media circa la metà, cioè 6,4.

2.3. L’uso dell’articolo: produzione di articoli corretti ed errati in tedesco nei due gruppi linguistici

Si ritiene che l’analisi degli errori nelle produzioni dei bambini sia un possibile indice del livello di acquisizione della lingua nella quale essi sono prodotti, in questo caso il tedesco, ma soprattutto delle strategie messe in atto dai bambini stessi nella produzione linguistica. In una prima analisi si è cercato di individuare la per- centuale di articoli corretti ed errati prodotti nei due gruppi lingui- stici, mòcheno e italofono. Per tentare di determinare il livello di correttezza nell’uso di articoli nei rispettivi gruppi, M e NM, si è calcolato quanti bambini, nella loro produzione, usano una mag- gioranza di articoli corretti. L’87,5% dei bambini M produce la maggioranza di articoli corretti, mentre il 12,5% dello stesso gruppo produce un eguale numero di articoli corretti ed errati (gra- fico 1). Nessun bambino del gruppo M produce la maggioranza di articoli errati. Per quanto riguarda il gruppo dei bambini NM, il 38,8 % produce la maggioranza di articoli corretti, mentre il 44,6 % produce in egual misura articoli corretti ed errati ed infine il 16,6 % produce più articoli errati di quanti siano gli articoli corretti (grafico 2).

Grafico 2, Uso corretto di articoli tedeschi nei bambini monolingui italofoni, NM.

Dall’osservazione di questi dati si può supporre una maggior competenza in tedesco da parte dei bambini mòcheni, considerato che, in questo gruppo, nessun bambino produce la maggioranza di articoli errati, a differenza di quanto accade per i bambini italofoni. In questo conteggio non sono state calcolate le parole davanti alle quali viene omesso l’articolo (2.4, errori di omissione.).

2.4. L’uso dell’articolo: analisi qualitativa. Errori di genere, caso e omissione

Nell’osservare il tipo di errori commessi dai bambini M e NM, limitatamente all’uso dell’articolo, sono state considerate le se- guenti categorie: errori di genere, qualora i bambini, nelle loro produzioni, non attribuiscano correttamente il genere, maschile femminile e neutro, al sostantivo tedesco; errori di caso, commessi se i bambini non usano, o usano in modo improprio, i casi della lingua tedesca, accusativo, genitivo e dativo; errori derivati dall’influenza del mòcheno o dell’italiano, che si presentano nel momento in cui i bambini inseriscono nella frase tedesca un arti- colo in mòcheno o in italiano; errori di omissione, individuati nelle frasi o elenchi di parole in cui i sostantivi sono privi di articolo. L’eventuale presenza degli elementi sopra elencati, al di là di un loro utilizzo corretto, potrebbe costituire già di per sé un indicatore di un livello di acquisizione più avanzato della lingua tedesca; inoltre l’utilizzo di genere e caso potrebbe far supporre la avvenuta acquisizione delle rispettive dimensioni grammaticali, con parti-

colare riferimento al genere neutro e alla marcatura dei casi, carat- teristiche della lingua tedesca ma non delle lingue romanze parlate dai bambini. Infine, l’osservazione degli errori può costituire uno strumento per l’analisi dei processi di apprendimento del tedesco messi in atto dai bambini.

Quasi la totalità dei bambini, mocheni o italofoni, produce errori di genere. In particolare, sette degli otto bambini mòcheni produ- cono questo tipo di errore, come anche undici dei diciotto bambini italofoni. In questo secondo caso, però, i rimanenti sette bambini producono un solo o nessun articolo in lingua tedesca. Sembra in- vece esserci una differenza tra il tipo di errori di genere maggior- mente commesso dai bambini parlanti mòcheno e quello tipico dei bambini italofoni: in particolare, questo ultimo gruppo tenderebbe molto spesso ad attribuire, in modo errato, l’articolo femminile die ai sostantivi utilizzati nelle proprie produzioni. Diversamente, gli appartenenti al gruppo dei bambini mòcheni pur sbagliando altret- tanto spesso l’attribuzione del genere, assegnano in modo errato anche gli articoli maschile der e neutro das, come nei seguenti esempi: der Kind (Elisabetta M, cl. 5, Fierozzo), o das Schwester (Yan, M, cl. 4, Fierozzo). Nell’analisi si è quindi tenuto conto di questa differenza, evidenziandola nei due gruppi: come si può ve- dere dalla figura 3, due degli otto bambini mòcheni commettono l’errore di attribuire indistintamente l’articolo femminile die a so- stantivi di diverso genere, mentre lo stesso errore è commesso da 8 degli undici bambini italofoni che producono più di un articolo. La situazione è invece capovolta se l’errore riguarda l’errata attribu- zione dei generi maschile der e neutro das: in questo caso si tratta di cinque bambini mòcheni e due bambini italofoni (grafico 3 e grafico 4). I due bambini italofoni in questione frequentano rispet- tivamente la classe quarta e quinta della scuola primaria di Fie- rozzo.

Nei dati raccolti da Miller16 sull’acquisizione del tedesco come

L1, emerge l’utilizzo di un articolo, de, che lui definisce di caso e genere neutrale, e che corrisponde all’articolo determinativo fem-

minile mòcheno. Ciò viene osservato anche da Clashen,17 nelle

produzioni di bambini germanofoni che si trovano in una fase pre- coce di apprendimento del tedesco, quella da lui definita Fase II. I meccanismi che, in una fase precoce di apprendimento, portano ad

16 Clashen 1988, 43.

utilizzare in modo ricorrente questo articolo, definito ‘neutrale’, potrebbero avere delle analogie con i meccanismi che portano all’uso dell’articolo femminile die/de da parte dei bambini mò- cheni e italofoni, pur essendo difficile dimostrare una tale corri- spondenza. In ogni caso, l’uso ricorrente dell’articolo die/de anche dove non adeguato, non è distribuito casualmente, bensì rappre- senta una caratteristica che contraddistingue le produzioni di un determinato gruppo di bambini, quelli monolingui italofoni, e sem- bra invece in qualche modo evitata dai bambini bilingui mòcheni. Ciò potrebbe far pensare che l’uso frequente dell’articolo die, e non di rado anche de (grafici 3 e 4), non sia casuale e la ragione potrebbe essere proprio ipotizzata in una sorta di generalizzazione messa in atto prevalentemente dai bambini italofoni ma in qualche modo evitata dai bambini mòcheni. Pur sbagliando nella scelta dell’articolo, infatti, i bambini bilingui mòcheni sembrano tendere ad aggirare l’uso ripetitivo dell’articolo die e forse per questo, in- consapevolmente, tentano altre strade, che sanno si potrebbero av- vicinare alla scelta corretta, superando una fase che sembra essere di ‘generalizzazione’ e mettendo in atto soluzioni più ‘creative’. Questo determinerebbe una prima differenza non solo nell’uso di parole-funzione da parte di bambini bilingui mòcheni e monolingui italofoni ma anche nelle strategie di produzione in lingua tedesca da parte dei rispettivi gruppi linguistici.

L’interferenza sia del mòcheno sia dell’italiano nell’uso degli

articoli è limitata nelle produzioni di entrambi i gruppi linguistici. Non è possibile definirla in modo completo per quanto riguarda il mòcheno, perché l’articolo maschile der è uguale sia per il mò- cheno che per il tedesco.

Tabella 1 l’articolo determinativo in mòcheno.18

masch. femm. neutro plurale

Nom der de (e)s de

Acc der (en*) de (e)s de

dat en/ -n de (der*) en/ -n de/-n

*=forma tipica di Roveda

L’interferenza del mòcheno nell’uso degli articoli sembra limi- tarsi quasi esclusivamente all’articolo de. Anche in questo caso

18 Rowley 2003, p. 148.

quindi prevale l’articolo di genere femminile, che è presente sia nelle produzioni dei bambini mòcheni che dei bambini non mò- cheni (Grafici 3 e 4). Più rara l’interferenza di altri articoli: solo due i casi in mòcheno: en einen Haus (Elisabetta, cl. 5, M), s Schnecke (Maria, cl. 5, M) ed uno in italiano un Tisch (Cecilia, cl. 5 NM). Per quanto riguarda l’influenza della lingua mòchena nella produzione in tedesco dei bambini bilingui deve essere anche te- nuto presente che, a differenza dell’italiano e del dialetto trentino, lingue romanze parlate dai bambini monolingui, anche il mòcheno prevede il genere neutro come il tedesco. Questa caratteristica della

lingua mòchena può avvantaggiare i bambini parlanti mòcheno

nell’apprendimento del tedesco.

Grafico 3: tipo di errori commessi dai bambini mòcheni M, nell’uso dell’articolo determinativo e indeterminativo.

Grafico 4: tipo di errori commessi dai bambini italofoni NM, nell’uso dell’articolo determinativo e indeterminativo.

L’analisi ha interessato anche l’uso dell’articolo declinato dai bambini nei casi dativo e accusativo. L’obiettivo è quello di capire se, dalla marcatura degli articoli nei due casi, sia possibile ipotiz- zare che i bambini possano aver acquisito il sistema dei casi, il che sarebbe indizio di una fase più avanzata di apprendimento del tede- sco.19

È sembrato opportuno distinguere nettamente fra uso corretto e errato del caso: infatti il solo uso dell’articolo indifferentemente declinato non evidenzia necessariamente se il sistema del caso è stato appreso, o è in via di apprendimento. Sono state escluse tutte le produzioni in cui non è possibile stabilire se l’espressione pro- dotta manifesta o meno l’uso di un caso, per esempio in die Kirche (Xavier, NM, cl. 4, Fierozzo), per la cui espressione non è possi- bile capire se il bambino che la ha prodotta lo ha fatto volontaria- mente, sapendo che in è una preposizione che con un verbo di moto richiede il caso accusativo, oppure se ha semplicemente as- sociato alla preposizione in il sintagma nominale die Kirche, inten- dendo però che qualcuno è nella chiesa (in der Kirche). Anche tali casi possono essere definiti di ipergeneralizzazione.20

19 Fase V di Clahsen, Clahsen 1988.