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La misura dell’armonizzazione contabile: i risultati di un’indagine empirica

4.1. L’obiettivo e le domande di ricerca

Come anticipato nel precedente capitolo, in letteratura si distinguono due tipi di armonizzazione, l’armonizzazione materiale (de facto), e quella di diritto o formale (de jure). La prima si riferisce alla maggiore conformità tra i documenti di bilancio redatti dalle imprese; la seconda fa riferimento, invece, all’armonizzazione delle norme che a livello nazionale guidano la redazione del bilancio. In uesto contesto, l’armonizzazione di diritto può precedere e portare all’armonizzazione di fatto. Tuttavia, potrebbe anche essere possibile che l’armonizzazione formale, ossia di diritto, sia seguita da dis-armonizzazione di fatto.

Questa possibilità diventa tanto più probabile, quanto maggiori sono i margini di discrezionalità lasciati agli Stati dalle direttive comunitarie ed alle aziende dalle normative nazionali, senza considerare la dis-armonizzazione derivante dalle inesatte applicazioni da parte delle imprese delle statuizioni formulate dal legislatore.

92 A conclusione del lavoro di ricerca fin qui condotto, il presente capitolo intende illustrare i risultati di un’indagine volta a verificare il livello di armonizzazione contabile, sia de jure che de facto, raggiunto in Italia e in Europa. L’obiettivo duplice: da un lato, uello di indagare il livello di armonizzazione di diritto o de jure raggiunto tra i Paesi dell’Unione Europea, ossia l’armonizzazione delle norme che guidano la redazione del bilancio nei singoli Stati, facendo particolare riferimento al rinnovato quadro derivante dalla implementazione della direttiva comunitaria 34/2013 in tre Paesi: Italia, Francia e Spagna; dall’altro, uello di misurare il livello di armonizzazione contabile de

facto esistente in Italia, attraverso l’analisi dei bilanci delle società non uotate al

fine di verificare il grado di omogeneizzazione degli schemi, delle voci e dei criteri di valutazione delle singole poste contabili. Si intende, dunque, verificare non solo come i singoli Paesi oggetto di analisi abbiano recepito la direttiva europea, armonizzando il contenuto dei testi normativi che disciplinano la redazione dei bilanci delle società non quotate, ma verificare anche il grado di omogeneizzazione dei bilanci predisposti da parte di un campione di aziende italiane.

L’analisi empirica svolta intende offrire una risposta agli interrogativi di ricerca sorti dopo lo studio della letteratura in tema di comunicazione economico- finanziaria e della normativa in tema di armonizzazione contabile, quale strumento cui il Legislatore Europeo da decenni ricorre nel tentativo di agevolare

93 la comparabilità dei bilanci tra le società europee e di favorire l’attrazione e la mobilità dei capitali da un Paese all’altro.

Obiettivo dell’UE , infatti, di creare un mercato unico, incrementando la capacità di attrazione dei capitali da parte delle società, garantendo concreta possibilità di costituire e gestire un’impresa in uno qualsiasi dei Paesi della Comunità, permettendo alle imprese di predisporre un unico bilancio, piuttosto che tanti bilanci quanti sono gli Stati in cui offrono i propri titoli. In aggiunta, il processo di armonizzazione contabile dovrebbe favorire anche gli investitori per i quali, a seguito della diffusione di un unico linguaggio contabile, si riducono sia i costi di interpretazione dei bilanci sia i risc i di un’errata lettura e comprensione dei dati economico-finanziari forniti dalle società.

In conseguenza di quanto fin qui esposto, sono state formulate le seguenti domande di ricerca:

RQ1: Qual è il livello di armonizzazione contabile de jure tra Italia,

Francia e Spagna?

RQ2: Qual è il livello di armonizzazione contabile de facto raggiunto dalle

società italiane non quotate?

4.2. La metodologia

Al fine di rispondere alla prima domanda di ricerca, ossia se a seguito del recepimento della direttiva 34 si sia effettivamente raggiunto un livello di

94 armonizzazione de jure, è stato analizzato il contenuto dei testi normativi di recepimento della direttiva europea in tre Paesi: Italia, Francia e Spagna.

Per consentire la comparabilità documentale ed evidenziare eventuali differenze, è stato predisposto uno schema di analisi, che riporta in sintesi le novità introdotte dalla direttiva 34/2013/UE in tema di bilancio di esercizio. Tale sc ema stato strumentale all’identificazione di uali elementi del testo normativo fossero stati recepiti e per quali invece non ci sia stato un adeguamento da parte del legislatore nazionale.

Per la rendicontazione dei risultati dell’analisi, al fine di facilitare il confronto tra i diversi Paesi, è stato utilizzato lo schema, riportando la stessa sequenza con la quale sono stati analizzati gli elementi di novità.

Per rispondere alla seconda domanda di ricerca, e dunque verificare il grado di armonizzazione contabile de facto in Italia, si è provveduto ad analizzare il contenuto dei bilanci di un campione di società non quotate italiane.

Per selezionare il campione di società non quotate italiane sono state dapprima individuate sul database AIDA tutte le aziende non quotate che, negli anni 2016 e 2017, avevano conseguito un totale attivo di 4.400.000 e presentavano un numero di dipendenti superiore a 50 unità. L’applicazione di tali criteri di selezione a consentito di ottenere un campione di aziende. L’analisi condotta sui bilanci predisposti per l’anno 2017 da tale campione a evidenziato, come si vedrà nel paragrafo 4.3.2. relativo ai risultati dell’indagine, che la maggior parte delle società incluse nel campione predispongono il bilancio

95 secondo i principi contabili internazionali. Per tale motivo si è deciso di estendere l’analisi ad un campione pi esteso di società.

Di conseguenza, si è proceduto a selezionare le società sulla sola base del criterio dimensionale del numero di dipendenti. Dal database AIDA sono state, pertanto, selezionate le società non quotate che, negli anni 2016 e 2017, presentavano un numero di dipendenti superiore a 500. Tale operazione ha portato a un campione di 1.375 società. Escludendo le società finanziarie, si è ottenuto un campione definitivo pari a 1.326 società italiane non quotate.

Terminata la fase di campionamento, si è proceduto alla raccolta dei bilanci predisposti per l’anno 2017, seconda annualità di applicazione della nuova normativa, attraverso il medesimo database AIDA. La scelta del 2017 è conseguente alla decisione di non indagare il primo anno di recepimento della nuova normativa. Diversi studi, infatti, hanno evidenziato come il recepimento di una nuova normativa avvenga gradualmente nel corso degli anni successivi all’emanazione della stessa. Inoltre, la scelta del 2017 conseguente alla decisione di indagare i bilanci più recenti rispetto al momento in cui è stata condotta l’indagine. Con l’ausilio di un foglio Excel stata costruita una tabella a doppia entrata, riportante sulle righe i dati di ogni società indagata e sulle colonne le voci dei documenti contabili e i criteri di valutazione oggetto di modifica da parte del legislatore.

96 Ciascun bilancio stato poi esaminato al fine di verificare l’adeguamento o meno ai nuovi criteri o nomenclature stabilite, e si è poi provveduto a riportare ciascun dato sul foglio excel.