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Odisseo nel Filottete

3. Il Filottete di Sofocle

3.5. Odisseo nel Filottete

Più di ogni altro personaggio del Filottete, Odisseo rappresenta il mondo politico e morale del tardo quinto secolo, come viene descritto e rappresentato da Tucidide. Il ricorso di Odisseo alla menzogna come unico modo per ottenere l’arco di Filottete richiama il discorso di Diodoto sulla questione di Mitilene (Thuc., III 42, 2). Non è un caso che Odisseo usi la seducente parola γενναῖον363 (Soph., Ph. 50) per persuadere Neottolemo all’obbedienza nei suoi confronti364.

Una caratteristica dello stile retorico di Odisseo, simile a quello presente in molti oratori citati da Tucidide, è la tendenza a giustificare le proprie azioni e quelli altrui, invocando necessità impersonali e apparentemente oggettive (50-57, 993-994)365.

Soph., Ph. 54-55 τὴν Φιλοκτήτου σε δεῖ

ψυχὴν ὅπως λόγοισιν ἐκκλέψεις λέγων366

Queste parole, pronunciate da Odisseo, annunciano il principio che l’eroe formulerà ai versi 96-99, in base al quale gli uomini sono guidati dalle parole, e non dalle azioni367. La ripartizione del verso 54 fra due personaggi esprime insistenza, eccitazione e sentimenti

362 Vd. Gardiner 1987, 48. Kirkwood (1958, 187, 162) sminuisce il coro, definendolo un assistente nella

cospirazione. Così anche Linforth 1956, 114. Waldock 1951, 209, sostiene che il coro ha deboli bagliori di personalità.

363 Nobile

364 Vd. Schein 2013, 21 365

Vd. Schein 2013, 21

366 Bisogna che tu inganni l’anima di Filottete rivolgendo discorsi. 367 Vd. Pucci in Pucci, Avezzù, Cerri 2003, 165

intensi368.

Odisseo si riferisce a se stesso tre volte nel dramma (314, 321, 592) con una perifrasi simile a quelle presenti nell’epica omerica, Ὀδυσσέως βία369. In Omero, Odisseo non si è mai definito così, il che rende tale appellativo molto sorprendente. Sofocle conia questa perifrasi probabilmente perché, nel Filottete, Odisseo non è caratterizzato dalla sola intelligenza e dalla sola astuzia, ma anche dall’infido inganno. Queste qualità mentali sono associate alla violenza fisica, da cui l’appellativo Ὀδυσσέως βία370. L’uso di questo appellativo, da parte di Sofocle, esprime inoltre la volontà di evocare l’epica omerica. Ai versi 77-80, ricorrono i verbi σοφισθῆναι371 e τεχνᾶσθαι372, che implicano l’apprendere e il saper esercitare un mestiere, o utilizzare una tecnica acquisita, in opposizione all’agire in modo naturale. I sofisti insegnano ai loro studenti in diverse occasioni l’applicazione di tali arti, finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali e politici. Al verso 131, l’espressione συμφέροντα, che indica ciò che è vantaggioso in opposizione a ciò che è giusto, richiama l’ideologia di Trasimaco, espressa nella

Repubblica di Platone (338 c2)373.

Estremamente diverso dall’Odisseo del Filottete è, invece, l’Odisseo dell’Aiace. Nell’Aiace, Odisseo, a differenza degli Atridi, rispetta l’ἀρετή del suo nemico ed è riluttante a privarlo della τιμή. La convinzione, in base alla quale agli altri dovrebbe essere accordata la τιμή che meritano, mostra l’esistenza in Odisseo di un sentimento di αἰδώς. Nell’Aiace, Odisseo è l’unico nemico di Aiace che non gioisce della sua caduta. Odisseo – il solo personaggio che nell’Aiace si discosta dall’etica omerica – rinuncia all’odio per il defunto nemico, mettendo in luce il risentimento degli Atridi, che portano l’arcaica morale omerica alle estreme conseguenze.

È possibile instaurare un paragone fra l’Odisseo del Filottete e l’Odisseo della prima parte dell’Aiace, in cui l’eroe viene immaginato da Aiace e dal coro come un uomo malvagio, capace di ridere delle altrui sventure (955-960). L’Odisseo della seconda parte dell’Aiace, invece, umano e razionale, rafforza il proprio carattere fedele a un’indefettibile linea di giustizia, già delineato nell’epica omerica (1342-1344).

Le differenze che sussistono fra l’Odisseo dell’Aiace e l’Odisseo del Filottete possono essere collegate al cambiamento di valori intervenuto nell’Atene della fine del quinto secolo; tale cambiamento ha comportato un aumento di sfiducia nei confronti dell’abilità 368 Vd. Schein 2013, 128 369 La forza di Odisseo 370 Vd. Schein 2013, 21 371

Glossato come practise an art, “praticare un’arte”, in LSJ 1996, 1622, s.v. σοφίζω

372

Glossato come employ art, “usare arte”, in LSJ 1996, 1784, s.v. τεχνάζω

retorica, che veniva associata al movimento sofistico374.

3.6.

Conclusioni

Il Filottete di Sofocle, rispetto a quello di Euripide, accentua la solitudine e la sofferenza fisica di Filottete: tale tragedia è ambientata su una Lemno deserta e costituisce, inoltre, la più impressionante rappresentazione di dolore fisico in tutta la tragedia attica. La descrizione di Lemno come un’isola deserta è innovazione di Sofocle: la Lemno del

Filottete di Eschilo e quella del Filottete di Euripide sono popolate.

La principale innovazione apportata da Sofocle al mito di Filottete è l’introduzione del personaggio di Neottolemo, il quale rompe il binomio antitetico Filottete-Odisseo, che aveva caratterizzato il Filottete di Euripide, e presenta inoltre un saldo legame con l’etica omerica: Neottolemo si lascia sedurre dal valore competitivo dell’affermazione di sé, sia pur temporaneamente. Odisseo e Filottete si contendono l’anima di Neottolemo, il quale, dopo esser stato plagiato da Odisseo, subisce una metamorfosi caratteriale che lo induce a seguire Filottete in tutto, anche nel progetto di abbandonare l’impresa troiana. La realizzazione di questo progetto sarà, poi, impedita dall’intervento di Eracle come deus ex

machina.

Il personaggio di Odisseo rappresenta, invece, il mondo politico e morale del tardo quinto secolo: Odisseo è, in questa sede, un cinico retore che giustifica le proprie colpe invocando necessità apparentemente oggettive. La sua etica utilitaristica, che tenta di imporre anche a Neottolemo, richiama la cultura sofistica. L’Odisseo del Filottete antepone ciò che è vantaggioso a ciò che è giusto; sotto questo punto di vista, appare diametralmente opposto all’Odisseo dell’Aiace, animato da sentimenti di umanità e rispetto.

L’elemento più peculiare del Filottete di Sofocle risulta essere il coro, che non costituisce una voce neutra, come ci aspetteremmo: il coro, che è costituito da marinai fedeli a Neottolemo, partecipa totalmente all’inganno di Odisseo e le sue parole ricalcano spesso quelle che Odisseo usa per giustificare le proprie azioni. Anche i momenti in cui il coro manifesta pietà nei confronti di Filottete devono essere interpretati alla luce dell’inganno ordito da Odisseo, in base al quale Neottolemo doveva conquistare la fiducia di Filottete, fingendo di essere perseguitato da Odisseo e dagli Atridi. Come Neottloemo, anche i suoi marinai si comportano conformemente all’inganno.

L’assenza di scrupoli di Odisseo, il sostegno – sia pur temporaneo – di Neottolemo al suo 374 Vd. Craik 1979, 24

inganno e il comportamento del coro, strumento asservito a Neottolemo e dunque a Odisseo, accentuano l’opportunismo del mondo che circonda Filottete e, di consegenza, il totale isolamento dell’eroe e la disperazione della sua condizione, priva di qualsiasi prospettiva consolatoria.