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L'«offerta»: differenze tra le città

Appartiene al 25 settembre anche l' «offerta» presentata congiuntamente dai rappresentanti di Cagliari (sindaco e primo consigliere) e dal sindaco di Iglesias, a ulteriore riprova del forte legame tra le due città. Insieme fanno sapere che, a causa della presenza dell'armata turca nei mari vicini e mal-grado le loro deboli finanze, le due città, facendo il massimo sforzo, contri-buiranno al donativo volontario di 100.000 ducati, da dividere col criterio del tre, due ed uno, e che, se non ci fosse quella gran povertà, contribuireb-bero in misura anche maggiore. Ovviamente le quote verranno specificate, come si suole, il giorno della chiusura solenne del Parlamento; l'offerta inol-tre, fino alla conclusione dei lavori, non dovrà costituire impedimento alla presentazione di altre richieste, greuges o dissentiments159. Il viceré rispon-de mostrando di gradire la buona volontà. L' «offerta» che le città di Sassari, Alghero, Oristano, Castellaragonese e Bosa fanno insieme differisce invece nella forma e nella sostanza da quella precedente e segnala una frat-tura rispetto alle prime due città. Concordano nel dover partecipare al con-

159 Già nel Parlamento in esame si comincia ad intravvedere un fenomeno che diverrà sempre più evidente in quelli successivi: in Sardegna non si farà quasi più distinzione tra greu-ge e dissentiment, come mette ín luce la seguente nota di G.G. OR-ru: «Mentre essa è presente nei giuristi catalani ed aragonesi, cfr. A. DE CAPIVIANY, Pràtica y estilo de celebrar cortes en el remo de Aragón, principado de Cataluna y remo de Valencia (y una noticia de las de Castilla y Navarra), Madrid, 1821, pp. 37-47 e G. MARTEL, Forma de celebrar Cortes en Aragón, aragoza, 1641, pp. 72-86. Grosso modo: greuge sarebbe ogni ricorso nel Parlamento per denegata giustizia regia, dissentiment quando tale ricorso interviene nello stesso processo del Parlamento e lo impedisce. In Sardegna quindi, o almeno nel nostro Parlamento, ogni greuge pretende d'essere dissentiment, e questo spiegherebbe il fatto che la giunta dei jutges de greu-ges ci appare del tutto esautorata. Potrebbe anche trattarsi di un indirizzo consapevole della stessa régia cort che in questo modo riassorbirebbe più facilmente e subito, decidendone nelle corti parlamentari da essa dominate, ogni denuncia di azioni illegali dell'amministrazione regia: cfr. al riguardo il giudizio retrospettivo espresso dal sovrano nella Istrucción a don Manuel de los Cobos marqués de Camarasa para celebrar Parlamento generai en el Reyno de Cerdeija (BNM, Ms n. 19.700 (5), del 30 maggio 1665): "Si durante el dicho Parlamento se pusieren algunos disentiments estareis advertido de ataxarlos para que den menos embarazo con el judicium in Curia datum, que don Miguel de Moncada siendo mi lugarteniente y capittín generai en esse Reyno en el Parlamento que en su tiempo se celebrò introduyo"», in G.G. Oxru, Il Parlamento cit., p. 37 nota 19. Dunque la definitiva fusione (o confusione?) tra i due de-menti sarebbe iniziata proprio nel Parlamento immediatamente successivo al nostro, mentre fuori Sardegna soltanto il dissentiment impediva la prosecuzione dei lavori parlamentari. Cfr.

A. MARONCIU, Il Parlamento in Italia cit., pp. 322-323. Cfr. anche le note 59, 83, 89 del pre-sente lavoro.

tributo «grazioso e volontario» del 100.000 ducati «offerti dagli altri due Stamenti» ma, e qui sta la notevole differenza e la novità, «la somma da loro dovuta dovrà essere divisa per fuochi» nella ripartizione che si farà in segui-to; l'offerta inoltre non deve costituire causa di impedimento a chiedere anche in seguito riparo ad altri greuges, sia attraverso dissentiments, sia diversamente, secondo lo stile delle Corti. «Supplicano» il viceré di tenere presente la gran povertà che affligge le città reali, per cui non possono offri-re di più, come puoffri-re voroffri-rebbero; malgrado ciò, però, saoffri-rebbero disposte ad aggiungere altre 20.000 lire (facendo raggiungere al donativo la somma complessiva di 300.000 lire) purché si faccia ex novo il censimento comple-to dei fuochi del regno, per poter così fare la suddivisione di ciò che si deve pagare in base all'effettivo numero di fuochi e non in base alla solita pro-porzione «del tre, due ed uno»16°, separando, inoltre, ciò che si paga per i commerci in ciascun luogo, che deve essere ripartito fra tutti i porti «per soldo e lira», a patto che quelle 20.000 lire servano per le necessità del regno e con tutte quelle altre riserve che si faranno il giorno solenne del Solium. Il viceré accetta con la solita formula; quanto alle 20.000 lire, le gra-disce e ne tratterà con gli altri Stamenti, vista la buona volontà che dimo-strano. Ciò fatto si proroga al martedì.

Il martedì 28 settembre si presenta Pietro Giovanni Cavaro, sindaco di Cagliari, e ripropone la questione del magatzen161 col pretesto di rispondere alla cedola che l'avvocato fiscale aveva contrapposto alla sua prima richie-sta. Egli osserva che la sentenza già emessa non è entrata nel merito del pro-blema, ma ha semplicemente esaminato se fosse o no greuge; sottolinea che non si sono potute «estrarre» le porzioni vecchie perché gli ufficiali non avevano conferito le loro; che per quanto riguarda 1' «ordinazione» che il viceré ha voluto fare al riguardo, attendono la risposta del re, al quale il capitolo è stato rimesso; che il problema del «carlino» è stato sollevato dagli ufficiali e che, ad ogni modo, se la decisione fosse passata, il vantaggio sarebbe toccato a tutta la comunità, non ai consiglieri. Il viceré risponde che la supplica «non procede», perché la questione era stata chiusa da sen-tenza di Curia. Segue la replica dell'avvocato fiscale, secondo il quale i con-siglieri avevano tentato, a giudizio finito, di dare ad intendere cose diverse

160 È questa, appunto, l'importante innovazione che si cerca di introdurre — ma pur-troppo senza successo — in questo Parlamento: una innovazione che avrebbe rimediato non solo all'ingiustizia di cui Sassari si lamentava da tempo e avrebbe continuato ad accusare per diversi altri parlamenti ancora, ma che molte altre presumibilmente ne avrebbe risolte o almeno attenuate. Col termine «fuoco» si indicano quattro oppure cinque, se non addirittu-ra sei persone. Cfr. A. ERA, Il Parlamento cit., Prefazione, pp. XC-XCI.

161 Quello del magatzen si può definire «il privilegio del contingente frumentario di scorta annuale».

dalla verità; erano loro, infatti, che avevano contravvenuto ai privilegi por-tando il magatzen a totale rovina, come si poteva dedurre anche dal fatto che non erano solo gli ufficiali regi a rifiutarsi di conferirvi le quote per non subire le loro vessazioni; d'altro canto, se quelli che avevano giudicato il

«preteso» dissentiment avessero letto gli atti della causa tra il sindaco di Cagliari e gli ufficiali regi, avrebbero certamente sentenziato in maniera diversa. Anche in questo caso il viceré risponde negativamente, come sopra.

Quindi i sindaci di Sassari, Alghero, Castellaragonese, Oristano, Iglesias, e Bosa fanno presente che nei giorni precedenti (si riferiscono al 25 settembre) il viceré aveva decretato sull' hadres162 dell'esercizio dell'arte del corallaro senza stabilire le pene per i contravventori:chiedono una pena di

500 ducati per ciascuna violazione dei capitoli in questione e la confisca delle barche e del corallo; di tali somme 2/3 andranno all'accusatore, che deve rimanere segreto. Il viceré acconsente.

Il venerdì 1° ottobre, essendo tutti riuniti e dopo alcuni colloqui intor-no ad una causa che il viceré, con «la sua Reale Udienza», aveva avocato a sé, si stabilisce che ritorni presso il giudice originario, cioè presso il reggito-re generale del conte di Quirra o il suo giudice delegato. È la causa tra Giovanna Marras, con la figlia, della villa di Sestu, assieme al procuratore della corte da un lato, ed Antioco Medi dall'altro, avocata per via della vedovanza dell'una, della minore età dell'altra e della loro povertà. Si stabi-lisce anche, più in generale, a riguardo di simili avocazioni, evidentemente assecondando le resistenze ed esaudendo le richieste di allodiali «nel loro grado», di feudatari «nella loro sede» e di heretats e «di chiunque altro abbia giurisdizione fondata su privilegi, concessioni, carta de logu, possesso continuativo od altro», che le mantengano secondo le grazie e le concessio-ni avute dal re, rimossi tutti gli abusi (o quelli che sembravano tali mentre, in realtà, rientravano ormai tra i compiti della Reale Udienza appena rifor-mata?). Si fa atto di Corte e si proroga al giorno seguente, quando si riman-da al martedì successivo.

Alla ripresa dei lavori, il martedì 5 ottobre, Francesco Joffre, procura-tore del nobile Raimondo Carcassona, signore della «pesa reale» di Alghero e per lui, a nome di quelli che hanno preso in appalto tale diritto, presenta una carta per esporre le ragioni di parte su quel problema che, come sap-

162 Hadres, termine assimilabile al castigliano enderezo (enderezar), verbo adrevar, il cui significato attuale è «raddrizzare, rendere diritta una cosa storta», ma anche «procurare tutto ciò che è necessario per una cosa»; nel nostro caso, dunque, nel senso di «complesso di problemi che riguardano l'esercizio dell'arte del corallaro» ma forse anche di «insieme di provvedimenti volti a far sviluppare tale arte». In AKCOVER, Diccionari Català-Valencià-Balear, Palma de Mallorca, 1968, t. I. Su questo capitolo, cfr. più avanti alle pp. 210-212 con le rispettive note 221 e 225.

piamo, era stato avanzato dal sindaco della città. Il procuratore, dopo aver richiamato il «diritto della pesa» sui formaggi e le lane che Sardi e forestieri portano in città per conto proprio o di altri, che è di diciotto denari per quintar in base alla grida reale che il viceré aveva fatto pubblicare l'anno precedente durante la sua visita, proprio per ovviare agli abusi degli abitan-ti di Alghero, osserva come e quanto la provvisione viceregia (emessa pochi giorni prima a richiesta dei consiglieri, in base alla quale l'arrendatore ed il pesatore dovrebbero restituire le somme esatte, perché da quelli falsamente definite «un vectigal nuovo») sia contraria alle norme del diritto, quindi nulla, essendosi deciso senza sentire una delle parti la quale, invece, a tempo debito, addurrà le sue ragioni. Chiede pertanto che il viceré ordini che si soprassieda dall'esecuzione finché non abbia esaminato pienamente la causa e provveduto a dovere. Lo stesso giorno il frate Giuseppe Angles163 chiede denari per la riparazione delle povere case, e specialmente di quella di Cagliari in cui egli sta con alcuni sardi ed altrettanti corsi, tre o quattro italiani ed altrettanti probabilmente spagnoli, per un totale di sedici ele-menti, compresi i predicatori e i confessori. Per essa negli altri parlamenti avevano ricevuto una elemosina superiore alle quattrocento lire; e ricorda che per la riparazione delle celle, inagibili al momento in cui erano giunti

163 Di questo francescano si conserva un'opera in due copie, l'una presso la Biblioteca universitaria di Cag iarí, l'altra presso la Nazionale di Madrid. Cfr. L. BALSAMO, La stampa cit., pp. 80 e 141-142, che riporta la seguente scheda: «ANGLES, JOSÉ VALENTINO, Flores Theologicarum quaestionum, in quartum librum sententiarum. Collecti a Reverendo P Fratre Iosepho Angles Valentino, Ordinis Minoris regularis Observantiae Provinciae Sancti Iacobt; et Sacro-Sanctae Theologiae professore, et praelectore. Ad Illustrem Dominum Antorium Perez, Catholicae Maiestatis a secretis status. Pars prima. Cum Privilegio regio (insegna editoriale) Calari, MDLXXV. Escudebat Vincentius Sambenínus Salodiensis Impressor, typis R.D. Nicolai Cannyelles Vicarii Calaritant; & sumptibus R.D. Hieronymi Santoro Canonici Arborensis». Il Balsamo informa pure che si tratta del commentario alle opere di Pietro Lombardo, «stam-pato qui in due volumi, il secondo dei quali vedrà la luce nell'anno seguente, causa authoris invaletudine et typographi oscitantia. Tale osservazione, assieme al privilegio reale, fa ritenere che questa sia la prima edizione dell'opera: si ricordi, inoltre, che l'autore veniva in Sardegna, da Salamanca, come Commissario generale dell'Ordine dei Minori osservanti.

[...] Circa i motivi dell'esitazione del tipografo non si ha alcun indizio [...]. L'Angles, teolo-go spagnolo del sec. XVI, fu a Roma precettore di Alessandro Peretti, nipote di Sisto V, divenuto poi Cardinale Montalto. Nel 1586 fu nominato vescovo di Bosa, come successore di N. Canelles [...]. Famosa fu questa sua opera, che nella prima parte riguarda questioni di teologia sacramentale e di teologia morale nella seconda». Su di lui abbiamo anche una testi-monianza per l'anno che ci interessa più da vicino: «Il 17 ottobre 1574 presso la Cattedrale di S. Maria di Cagliari, ebbe luogo la prima predicazione della Bolla di crociata ad opera del Reverendo fra Giuseppe Angles, professore di sacra Teologia e Commissario dell'Ordine di S. Francesco in Cagliari». Cfr. R. MASSIDDA, La "Bolla di Crociata" di Gregorio XIII del 10 luglio 1573 e la sua predicazione in Sardegna (tesi di laurea, relatore prof. L. D'Arienzo, anno acc. 1998-99), Cagliari 1999, p. 62 [in Archivio Arcivescovile di Cagliari, serie Santa Cruxada, (13 voll.), vol. I (1574-76), c. 172v.].

dalla Spagna, erano ancora impegnati per più di cento lire. Chiede anche qualche elemosina per far cominciare a stampare un libro di teologia, approvato dall'Università di Alcalà e con privilegio reale. Il viceré fa scrive-re che si provvederà a tempo e luogo. Seguono due proroghe, l'una al mer-coledì, l'altra al giovedì successivo.

Quel giovedì 7 ottobre c'è soltanto una supplica di Tomaso Ormigo, a nome suo e degli altri alguatzirs, i quali, avendo sentito che, ad istanza dei militari, si vogliono ridurre i loro stipendi e le «diete», chiedono che non si faccia senza averli prima sentiti, come deve essere per giustizia ed anche perché, se dovesse venir loro tolta qualcosa, non avrebbero di che mantene-re sé ed i cavalli, essendoci stato un grande incmantene-remento dei pmantene-rezzi proprio negli anni più recenti.

L'argomento che viene affrontato il giorno seguente è importante per-ché sembra, sia pur vagamente, premonitore. Si tratta di risolvere una ver-tenza sorta, per il momento, all'interno dello Stamento reale (è un proble-ma che diventerà dramproble-matico in vari regni d'Europa, ed anche in Sardegna, nel Seicento quando, sulla questione del numero e della rappresentatività vedrà contrapposti certi Stamenti o «Stati» tra di loro o nei confronti dei re), secondo cui Cagliari pretende due voti, essendo due i suoi rappresen-tanti (sindaco e consigliere in capo), mentre gli altri sindaci gliene ricono-scono solo uno; il viceré decide con una provvisione secondo cui, se dimo-streranno con privilegi od altro di aver avuto sempre due voti sia nei parla-menti precedenti sia nel presente, prevalendo dunque ín caso di parità, si segua questo stile, altrimenti si segua il diritto comune, cioè che i due voti valgano solo per uno, trattandosi di una sola città. Subito dopo Francesco Pintolino chiede che i consiglieri possano prendere denaro ad interesse per l'acquisto di grani e carni, sia dentro sia fuori del distretto di Oristano, cari-cando anche l'interesse sui prezzi164; il viceré risponde positivamente per-ché «desidera beneficiare la città», ma solo se necessario, come per Cagliari (sembrerebbe che voglia farsi perdonare per qualcosa) e si proroga al gior-no seguente, che cade di sabato, quando Giacomo Tur, beneficiato della Sede cagliaritana e sindaco dell'Ecclesiastico, informa di un dissentiment:

ma dopo alcuni colloqui lo ritira e si proroga.

Il lunedì 11 ottobre, in apertura, Adriano Barbarà, sindaco dei Militari, informa di un dissentiment posto da Francesco Joffre, procuratore di Raimondo Carcassona; dopo la solita procedura si assegna a sentenza.

Dall'esame delle cedole presentate dalle due parti (l'altra era, come sappia-

164 Una tendenza pressoché costante da parte di Oristano nei confronti del suo Campidano, molto simile a quella, certamente più fortunata nel tempo, di Cagliari nei con-fronti del suo.

mo, il sindaco di Alghero Pietro Michele Jagaraxo) riemergono tutti i temi della vertenza per la «pesa reale», che qui non si ripetono perché già espo-sti. La sentenza, raggiunta a maggioranza con i voti del reggente, del gover-natore di Cagliari, del maestro razionale, del luogotenente del procuratore reale, del protofisico Giovanni Andreu sindaco di Bosa, e del viceré, sinte-tizza abbastanza bene anche il parere di quelli che avevano votato a favore, ma si basa soprattutto sul voto motivato del protofisico Andreu: che le parti stiano al punto in cui il sindaco di Alghero aveva presentato la sua supplica ed alla decisione dell'8 luglio e che le loro pretese siano affidate al giudice ordinario; nel frattempo che non si rinnovi alcunché. Durante la votazione l'avvocato fiscale Saxo, seguito dal Pintolino, aveva anche osservato che dopo l'offerta il gravame non poteva essere più posto per via di dissenti-ment165. Si proroga, quindi, al giorno seguente.

Il martedì 12 ottobre il sindaco dello Stamento reale, Pietro Giovanni Cavaro, informa di un dissentiment presentato dal collega di Alghero, Jagaraxo, sullo stesso problema; ma la votazione dei giudici gli è completa-mente sfavorevole, come era logico che avvenisse dopo la sentenza prece-dente: tutti votano contro. La sentenza non solo dichiara che esso «non procede», ma che non si può accogliere neppure il gravame, sia perché il

«diritto del terzo», cioè del Carcassona, deve essere discusso in via ordina-ria, sia perché al riguardo c'è una causa in corso presso il procuratore reale;

la causa dunque deve essere rimessa alla via ordinaria. Possiamo concludere che, per il momento, ha vinto il Carcassona.

165 È questo un elemento significativo che conforta quanto si è detto nelle precedenti note 59, 83, 89 e 159. Sarebbe interessante comparare il meccanismo greuge/dissentiment in tutti i Parlamenti sardi e quindi tra questi e quelli degli altri stati della Corona spagnola.

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L'attacco frontale contro la Reale Udienza e le richieste

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