• Non ci sono risultati.

2. Gli uomini tra gli uomini, il problema dell'esistenza d'altri

2.3 Assimilazione e oggettivazione nella relazione con l'altro

2.3.2 Oggettivazione

Sartre in opposizione ai progetti di assimilazione, ci descrive quelli di oggettivazione, tra i quali ritroviamo l'opposto del masochismo ovvero il sadismo. Il fine del sadico è quello di appropriarsi della fatticità dell'altro, della sua esistenza incarnata137, e per

farlo utilizza a suo piacimento il corpo altrui, lo strumentalizza per poterlo ridurre a carne, che nel caso più estremo diventa Körper, ovvero cadavere, corpo senza vita. I mezzi privilegiati del sadico sono il dolore e l'osceno138, attraverso di essi cerca di

mettere fuori gioco la trascendenza del sottomesso, afferra la carne e la scuote, la dispone in posizioni sgraziate, annulla la libertà nel corpo della sua vittima. Sade, infatti utilizzava nelle sue opere un linguaggio particolarmente osceno, con lo scopo di fondare l'idea del negativo e del male perseguita dal sadico, un'ideale lontano dall'esperienza, perseguibile con la violenza e non con il piacere, infatti l'atteggiamento che assume è di freddezza e apatia139.

«Il sadismo è passione, aridità e accanimento» tre caratteristiche principali che Sartre ci elenca, in quanto elementi di un progetto violento e destinato a fallire. La passione che ci mette nasce dal combinarsi di aridità e accanimento, ovvero un desiderio vuoto privo di alcun turbamento ed insieme l'impegno a persistere nel suo intento nonostante sia consapevole del fallimento. Il sadico non vuole propriamente sopprimere la libertà altrui, ma fare in modo che decida, dopo le torture e le punizioni, di identificarsi con la carne che è a disposizione totale del suo carnefice, «quel corpo sfigurato e ansante è l'immagine stessa della libertà spezzata e asservita»140.

137 Cfr. Sartre, L'essere e il nulla, 2004, pp. 461 - 462.

138 Sartre approfondisce brevemente l'osceno in opposizione alla grazia, un corpo grazioso rimanda ad

infinite possibilità nel suo futuro, ''manifesta la libertà'', fa scorgere nell'inconsapevolezza dei suoi movimenti la sua trascendentalità trascesa. La grazie nasconde agli occhi la carne, anche se il corpo è totalmente nudo, l'osceno invece la espone in tutta la sua fatticità. [Cfr. Ivi, pp. 462 - 463].

139 Cfr. Deleuze, Presentazione di Sacher Masoch, 1977. 140 Sartre, L'essere e il nulla, 2004, cit., p. 467.

57 Il progetto sadico fallisce tanto quanto quello dell'assimilazione, infatti a meno che non sia davvero morto, l'altro rimarrà sempre una coscienza; e la soggettività si rivelerà comunque, anche solo attraverso il suo sguardo, nel momento in cui lo restituisce rende visibile la sua trascendenza141. La sconfitta avviene anche quando l'atto del sadismo di fronte alla carne-utensile, della quale non saprebbe cosa farci in quanto priva di libertà alcuna, può reagire in due modi possibili: o si ferma a contemplare la sua opera, oppure si lascia travolgere dal desiderio sessuale e si incarna a sua volta per impossessarsi del corpo altrui.

L'indifferenza è un altro degli atteggiamenti fondamentali di oggettivazione, si presenta quando di fronte l'altro si cerca di rimanere imperturbati, come se lo sguardo altrui non scalfisse minimamente il per sé. L'indifferente vive in malafede, crede di poter sfuggire all'alterità oggettivante, ignorando, oppure fissando le persone nei ruoli che hanno nella società, ad esempio il cameriere che ha la funzione di servire e nulla di più. Decide di non guardare a sua volta, di non dar voce a quella sensazione che ci siano libertà alle quali non può sfuggire. La reazione dell'indifferente è di chiudersi in una sorta di solipsismo, rimanere con la propria soggettività assoluta escludendo le altre, così nell'indifferente fallisce il riconoscimento hegeliano. Sartre parla di una sorta di cecità, non vedere che l'altro può oggettivare e alienare le nostre possibilità, significa anche non presentire il nostro corpo-per-altri. La mia persona viene soggetta a giudizio altrui, chiudo gli occhi di fronte l'immagine di me che mi viene restituita dall'altro142, e vivo ignorando il senso di malessere e inquietudine provocate da queste presenze negate.

Dall'impossibilità di realizzare un incontro tra due alterità libere, può sorgere il terzo atteggiamento di oggettivazione, ovvero l'odio verso l'altro. Questo atteggiamento nasce dalla volontà di voler eliminare l'esistenza dell'altro, non solo di una specifica persona, ma dell'alterità in generale. Il per sé vuole realizzare la sua libertà assoluta, senza alcuna limitazione, e per fare questo persegue la morte dell'altro. Presumendo che possa eliminare fisicamente una persona, la sua esistenza continuerebbe a riposare nel passato, nella memoria, ed è impossibile liberarsene totalmente.

141 L'autore riporta un estratto dall'opera Luce d'agosto di Faulkner, dove viene descritta la reazione di una

vittima di violenza: Christmas ferito, che qualche istante prima di morire guarda i suoi carnefici con occhi ''tranquilli, insondabili, intollerabili'' e questo sguardo sarebbe rimasto nella loro memoria. Tale sguardo annulla il fine del sadico. [Cfr. Ivi, pp. 468 - 469].

58

Colui che, una volta è stato per altri, è contaminato nel suo essere per il resto dei suoi giorni, anche se l'altro fosse del tutto soppresso: non smetterà di sentire la sua dimensione di essere-per-altri come una possibilità continua del suo essere143.

Come tutti gli atteggiamenti che abbiamo visto fino ora, anche quest'ultimo si esaurisce in una sconfitta, l'odio è «l'ultimo tentativo, il tentativo del disperato»144. Risulta quindi

impossibile liberarsi dall'alienazione a cui siamo sottoposti e sottoponiamo l'altro. Dal momento in cui nasciamo, siamo messi di fronte l'altro come limitazione della sua libertà, non è dato sfuggire da questa situazione originaria che ci rende colpevoli145. La

colpa risiede nel rapporto intersoggettivo, ovvero sono colpevole di essere oggettivato e di oggettivare, e nel tentativo di liberarmi da questa colpa originaria, attuo una serie di atteggiamenti che sono destinati «a trattare l'altro come strumento».

Così, il rispetto della libertà altrui è una parola vana, se anche potessimo proporci di rispettare la libertà altrui, ogni atteggiamento che prenderemmo di fronte all'altro sarebbe violare la libertà che pretendiamo di rispettare146.

Sembra che l'uomo per Sartre nasca con una "spada di Damocle", e non ci sia alcuna via d'uscita, una condanna più che una condizione originaria; è difficile non vedere la negatività che avvolge la filosofia sartriana, e termini come ''l'inferno'', ''colpa'' e ''peccato'' rendono bene il suo pessimismo. Il per sé non solo non può diventare fondamento come in-sé-per-sé, ma è condannato alla sua ricerca perpetua.

143 Ivi, p. 475.

144 Ivi, p. 476.

145 Ivi, p. 473: «Così, il peccato originale è il mio nascere nel mondo in cui l'altro c'è già e, qualunque

siano le mie relazioni ulteriori con l'altro, non saranno che delle variazioni sul tema originario della mia colpevolezza».

59