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Oltre l’individuo.

Nel documento Guarda Il cerchio dell'umano (pagine 87-90)

La pratica del cerchio

2.1. Oltre l’individuo.

Esercitare la cultura vuol dire renderla un fattore di compensazione179. «L’Egotismo – scrive Emerson – è il flagello della società»180. Egli avverte, infatti, della pericolosità di un individualismo sfrenato che comporterebbe una drammatica perdita di relazione con il mondo (egotismo come «disturbo del temperamento»). Esercitare la cultura significa liberare la “pura potenza”, significa effettuare la libertà di ciascun individuo in rapporto al complesso di relazioni che formano il mondo reale. Liberare la “pura potenza” vuole dire inoltre «vedere ogni oggetto con sguardo libero e disimpegnato»181, capire il senso della vicinanza degli individui con gli oggetti e i soggetti che popolano

179

Il concetto di ‘compensazione’ è centrale nella trattazione del pensiero di Emerson. Ogni cosa nell’universo, afferma l’autore, deve trovare un suo omologo che lo compensi, che ristabilisca quell’equilibrio originario che permetta il manifestarsi degli eventi. «L’universo – scrive Emerson – è rappresentato in ognuna delle sue particelle. In natura ogni cosa contiene tutte le forze della natura» (Saggi, op. cit., p. 91). Tale reazione di compensazione è ripetuta in ogni elemento della natura e di riflesso in ogni componente del mondo culturale. Tutto ciò che compensa, esercita sulle cose una dinamica positiva e consente la realizzazione pratica della potenza attraverso una volontà ordinatrice.

180

Ralph W. Emerson, Condurre la vita, trad. it. di Anna M. Nieddu, Nino Aragno, Milano 2008, p. 80.

181

il mondo. Vuol dire avere la capacità di saper misurare il “raggio di affinità” degli uomini rispetto ai loro simili.

L’individualismo di Emerson è messo continuamente in questione, affiancando al significato della vita solitaria, quello della vita della comunità182. L’individuo non è qui inteso in senso esclusivistico, bensì come facente parte di una comunità più ampia che comprende tutti coloro che hanno «bisogno di percepirsi come riconoscibili»183. La comunità emersoniana indica la direzione verso la quale si rende concreta la possibilità di attingere ad un patrimonio comune, in primo luogo linguistico ed in senso lato culturale. Come scrive Soressi, «Emerson è consapevole del fatto che la solitudine, l’individualismo, la democrazia, la libertà, la morale sono anche costruzione sociale, o meglio, sono anche costruzione linguistica per la quale è necessaria una comunità linguistica, ma anche una lunga storia d’interazione linguistica e simbolica tra persone»184. Scrive a proposito Emerson:

Il linguaggio è una città per la costruzione della quale ciascun essere umano ha portato un mattone; eppure egli non è da ritenere l’autore del risultato globale più dell’acaleph che aggiunge una cellula alla barriera corallina che è alla base del continente.185

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Il concetto di ‘comunità’ diverrà uno dei punti salienti del pensiero pragmatista tout court, in particolare di C. Peirce che con la sua “comunità interpretante”, sposta definitivamente l’attenzione dal singolo soggetto all’insieme di relazioni che lo connettono al mondo e agli altri soggetti. Scrive Peirce (C.S. Peirce, cit. in R. Fabbrichesi, Introduzione a Peirce, Editori Laterza, Roma-Bari 1993, p. 24): «L’individuo può non vivere tanto a lungo da raggiungere la verità: c’è un residuo di errore in ogni opinione individuale. Non importa: resta che vi è un’opinione definita verso la quale la mente dell’uomo, nel suo complesso e a lungo andare, si sta dirigendo […]. Tutto ciò che sarà pensato esistere nell’opinione finale è perciò reale, e nient’altro che questo. […] Così, l’origine stessa della concezione di realtà mostra che tale nozione implica essenzialmente la nozione di COMUNITÀ, senza limiti definiti e capace di un aumento indefinito di conoscenza». Per un ulteriore approfondimento sul concetto di ‘comunità interpretante’ in Peirce cfr. J.K Feibleman, An Introduction to Peirc’s

Philosophy Interpreted as a System, Harper, New York 1946; C. Sini, Semiotica e filosofia, Il Mulino,

Bologna 1978.

183

Beniamino Soressi, op. cit., p. 105.

184Ivi, p. 103. 185

Il riferimento quindi ad una dimensione intersoggettiva al di sopra del mero individuo, risulta essere di capitale importanza per comprendere il senso più profondo del pensiero del filosofo americano. Non v’è realizzazione della propria potenza senza comunione d’intenti e di pensiero. Ovvero non si dà la possibilità agli uomini di “praticare” (nel senso che abbiamo visto) la propria esistenza, senza essere parte di quella fitta ed infinita rete di relazioni culturali che danno occasione di “sentirsi umani”.

Questa comunità, questo macrosoggetto cui tutti apparteniamo, è definito da Emerson con il termine Oversoul186, stante ad indicare non una dimensione trascendente l’esperienza umana mondana, bensì quell’universalità del sentire che sta alla base del riconoscimento e dell’affermazione reciproca, senza la quale non sarebbe possibile la realizzazione del proprio sé in senso etico- pratico e culturale. L’Oversoul è il nostro «cuore comune», la nostra «realtà onnipossente». Emerson:

La critica suprema degli errori del passato e del presente ed il solo profeta di quello che deve essere, è questa grande natura nella quale riposiamo, come la terra giace nelle molli braccia dell’atmosfera; questa unità, questa superanima nella quale l’essere particolare di ogni uomo è contenuto e reso tutt’uno con tutti gli altri. […] In essa l’atto di vedere e la cosa vista, lo spettatore e lo spettacolo, il soggetto e l’oggetto sono tutt’uno.187

L’individualità determinata di ogni uomo è indissolubilmente legata alle altre ed insieme costituiscono quell’unione originaria di soggetto e oggetto, di anima e corpo per così dire. Solo tramite l’affermazione di tale dimensione

186L’idea di “oltre-anima”, oversoul, deriva dalla lettura dei Veda, che fu vissuta da Emerson come

una rivoluzionaria scoperta. Egli fu inoltre un grande estimatore delle filosofie orientali come il buddhismo e l’induismo, in particolare della Bhagavadgita, del Visnu-Purana, del Bhagavata-Purana, del Visnu Sharma e di alcuni testi vedici, nonché delle opere di Confucio. Per un ulteriore approfondimento sul legame tra Emerson e le filosofie orientali cfr. S. Acharya, The Influence of

Indian Thought on Ralph Waldo Emerson, Edwin Mellen, Lewiston, New York 2001; G.W. Cooke, Ralph Waldo Emerson. His Life, Writings and Philosophy, Houghton Mifflin, Cambridge 1991.

187

Ralph W. Emerson, Saggi, trad. it. di Piero Bertolucci, Boringhieri editore, Torino 1962, pp. 197- 8.

empatica ed intersoggettiva188 è possibile cercare lo spazio per una nuova morale indirizzata al conseguimento di obiettivi comuni e futuri, sempre tesi alla realizzazione di tutto ciò che deriva dalla nostra pratica quotidiana.

La comunità di Emerson è fattuale, storica e presente. Comprende in se la fatica della conversazione, l’importanza della vita sociale e la costruzione di un discorso culturale comune. Il passaggio dall’individuale al collettivo sta alla base della dinamica della costruzione del sé. Per questo motivo, si delinea in Emerson un rapporto proporzionale (anche speculare), tra esperienza individuale e sintesi comunitaria. Esiste per gli uomini una “natura universale”189, che dà valore al particolare ed alle singole cose, tuttavia non nel senso di un sostrato unificante e a-storico, bensì nel senso di un paradigma comune che inveri le condizioni per un percepire ed un pensare collettivi. Il senso della Natura, afferma Emerson, nasce nella mente di un singolo uomo originario, ma si stabilisce nella Storia, nella mente degli altri, estendendosi così ad un comunità che condivide una rete di significati culturali.

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