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lungo i fianchi, mentre accanto alla testa trovano spazio contenitori per unguenti. Nella tomba 4 si rinviene un tavolinetto fittile, forse una trapeza per il simposio. Il resto del corredo fa chiaramente richiamo alla pratica simposiaca, tra cui una lekythos con guerrieri e cavallo. Si rinviene anche una punta di lancia che, come anche nella tomba 29, lascia ipotizzare la pre- senza di un individuo adulto. Dalla tomba 25 infine si rinviene un altro cratere, stavolta posto accanto alla testa del defunto, caso unico in tutta la necropoli, oltre a una oinochoe a figure nere con Dioniso e Menadi danzanti, abbinata ad una lekythos che mostra la divinità reggere un rhyton tra Menadi. Altri vasi a figure nere caratterizzano queste tombe: una kylix e una lekythos dalla tomba 4 e una kylix dalla tomba 29, tutte rappresentanti scene dionisiache. Di rilievo anche due vasi a figure nere di soggetto differente: una lektyhos a fondo bianco dalla tomba 4 con scena di cavalieri all’interno di uno spazio tra due colonne, e una lekythos dalla tomba 29, attribuibile al Pittore di Edimburgo. La presenza di raffigurazioni di ambito milita- re attesta il legame che questi gruppi enotri avevano con l’immaginario del guerriero dell’epos greco. Questa predilezione è ampiamente tracciata nel mondo enotrio, come testi- monia la diffusione dell’immagine di Eracle80. La presenza di armi nelle tombe 4 e 29, fatto rarissimo in seno alla necropoli (si registra solo una terza tomba con armi), nello specifico di cuspidi di lancia, conferma la sopravvivenza del modello di guerriero arcaico a fianco di quello, più diffuso, del banchetto eroico81. Ulteriore elemento di novità per questo periodo è la presenza del cratere geometrico ormai come unico documento della cultura enotria, con una decorazione che ne investe l’intera superficie a differenza di Palinuro e Sala Consilina. Il rituale funerario, inoltre, accentua i caratteri del simposio.

Per il periodo tra il 490 e il 470 a.C. si assiste ad un notevole incremento delle sepol- ture, in numero di 16, di cui tre obliterate da altrettante tombe di IV secolo. Le sepolture sono disposte sostanzialmente in due concentrazioni: una nell’angolo NE e un’altra nella zona cen- tro-settentrionale. Da questa zona arriva la tomba 21, di notevoli dimensioni e con tracce di copertura: come nelle sepolture più antiche, si rinvengono il cratere e l’anfora ai piedi, vasel- lame per bere sul fianco. Tra gli oggetti, un alabastron a fasce. La presenza di una punta di giavellotto e di un coltello suggerisce una sepoltura maschile. Il coltello, in particolare, è rin- venuto sotto del materiale organico, segno forse di un contenitore o base in materiale deperi- bile. La tomba 24 è collegata a questa ma disposta in senso opposto (E-O), ma perfettamente

80 TOMAY 2005, 131 nota 12. 81 Ibid., 131.

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perpendicolare al lato corto della 21. Il corredo sembra pertinente ad una sepoltura femmini- le: si registrano un’hydria a fasce, due lekythoi a vernice nera, una lekythos a palmette una fibula in ferro e una coppia di orecchini in bronzo. Così anche le tombe 14 e 19, forse coppie di giovane-adulto (genitore-figlio?). Il corredo è composto, come al solito, da vasellame poto- rio (coppia cratere-cup-skyphos o skyphos), ma si rimarca l’assenza di vasi per versare, segno di un cambiamento nel rituale funebre. Così come, peculiare, è l’apparizione di coppie di fi- bule (in tre casi, tombe 22, 17, 14) sulla spalla dell’inumato, in luogo di una sola fibula che aveva caratterizzato le tombe maschili alla fine del VI secolo. La presenza di set da simposio in tombe probabilmente femminili non indica necessariamente la partecipazione delle donne ai banchetti, quanto piuttosto un riferimento alla gestione dei beni dell’oikos. Dallo stesso nucleo di tombe viene la n. 13, dove si rinviene numerosa ceramica attica, posta lungo il fian- co del defunto. La presenza di uno strigile, di una lekythos a figure rosse e di un aryballos – indiziato da un bocchello in bronzo rinvenuto all’interno della lekythos – rimanda alla sfera dell’agonismo ginnico82. Per questo periodo si registra un notevole incremento di importazio- ni di ceramica attica a figure rosse, che interessa tutto il basso Tirreno. Tra questi, una leky- thos a figure rosse con Menade e Pegaso dalla t. 13 del pittore di Berlino rappresenta il pezzo più pregiato, sulla quale era appoggiato lo strigile: la Menade è rappresentata con tirso nella mano destra e con un serpente avvolto sul braccio sinistro, mentre sulla spalla del vaso vi è Pegaso in volo. Rinvenuta in una sepoltura maschile, nel corredo erano presenti un’anfora da trasporto e altri vasi per bere e per versare. La semantica del simposio, ritratta dal vasellame e dalle pitture di carattere dionisiaco, si coniuga a quella della palestra, la quale guadagna ter- reno a partire dal 480 a.C83.

La tomba 10, oltre al set da banchetto, presenta una lekythos a figure rosse con Arte- mide presso un altare e un’anfora a figure rosse attribuita al Pittore di Providence84. L’anfora rappresenta una scena del mito di Odisseo: il re di Itaca, armato di spada, insegue Circe che ha avvelenato i suoi compagni, reggente una skyphos con la pozione e una bacchetta. Il mito di Circe è molto diffuso nella ceramografia attica di fine VI secolo a.C.85, soprattutto nel momento della trasformazione dei marinai in porci, come si riviene su un cratere a calice a Taranto, un cratere a campana conservato a Varsavia e un cratere a calice conservato a Bolo-

82 DONNARUMMA-TOMAY 2000, 51-55.

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