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34 S IDÉRA , L EGRAND 2006, p.X.

C ONSIDERAZIONI F INAL

I manufatti ossei di Mursia sono stati sottoposti ad un’analisi completa che coinvolge tutti gli aspetti della più recente ricerca sulle materie dure animali. In tale studio sono stati applicati: il riconoscimento anatomico dei materiali; lo studio sperimentale, tecnologico e funzionale, comprendente la riproduzione dei manufatti, l’analisi microscopica delle tracce tecnologiche e d’uso e i confronti; le analisi statistiche, rese possibili grazie ad una banca dati informatica realizzata attraverso la creazione di apposite schede di reperto che hanno reso espliciti tutti gli aspetti del singolo manufatto nel modo più oggettivo possibile. L’insieme di questi approcci ha permesso l’ordinamento tipologico della collezione, in cui potranno essere inseriti tutti i manufatti in osso ed in altre materie dure animali provenienti dalle future campagne di scavo.

Le maggiori difficoltà incontrate in tale approccio multidisciplinare, hanno riguardato l’osservazione e l’interpretazione delle tracce d’uso che rimangono ancora oggi una parte complessa e incompleta di tale ricerca. Si tratta di una metodologia che, sebbene da tempo applicata alle industrie litiche, ha cominciato solo recentemente ad essere apprezzata come strumento alternativo e complementare per l’analisi dei manufatti in materia dura animale. In Italia si tratta, infatti, di uno dei primi tentativi di applicazione di questo protocollo di analisi ad un contesto protostorico.

L’analisi tecnologico-funzionale è una metodologia di indagine che si basa sull’analogia formale fra tracce archeologiche e usure prodotte sperimentalmente. Per la valutazione dei manufatti archeologici, le sperimentazioni tecnologiche e i confronti traceologici esposti nei capitoli precedenti, le cui tracce sono state riconosciute sulle superfici di alcuni degli strumenti della collezione, costituiscono il fondamento scientifico ed il requisito imprescindibile dello studio tecnologico-funzionale. Tale attività sperimentale non si esaurisce una volta costituita una collezione di confronto e riconosciuti gli attributi che definiscono i differenti aspetti, essa ha l’importante compito di verificare ipotesi e modelli interpretativi forniti dall’analisi archeologica, arrivando a formulare nuovi modelli da sottoporre a verifica in una pluralità di dati, suggerimenti etnografici e nuove informazioni provenienti dalla sperimentazione. La traceologia come disciplina applicata alle materie dure animali nasce alla fine degli anni 50 grazie all’opera dell’archeologo russo S.A. Semenov. Le potenzialità del nuovo metodo furono presto riconosciute e sviluppate quasi esclusivamente nello studio dell’industria litica. Questa “preferenza” ha determinato la mancanza a tutt’oggi di un modello traceologico sistematico fondato sulle tecniche di osservazione delle materie dure animali. Dagli anni 80 ad oggi, l’analisi tecnologico-funzionale applicata alle superfici ossee ha compiuto notevoli progressi anche grazie al contributo dell’etnoarcheologia e della valutazione sul campo, presso popolazioni cosiddette “tradizionali”, di una serie di variabili tecnologiche, funzionali e sociali di difficile, se non impossibile, riproduzione in laboratorio. Ogni manufatto archeologico costituisce, infatti, una scelta tecnologica nella quale intervengono non solo aspetti materiali, direttamente connessi con le proprietà intrinseche della materia prima e dell’oggetto in sé, ma anche componenti di ordine sociale ed ideologico (relazioni sociali presenti al momento della scelta tecnologica, della produzione, dell’uso e dello scarto dell’oggetto, l’azione dell’insieme di valori esterni come norme e istituzioni, e di valori interni quali ad esempio le valutazioni personali, etc.) che solo un’osservazione “diretta” può aiutare a comprendere.

I risultati oggi disponibili grazie alla combinazione di metodologie di indagine differenti, mostrano come lo studio delle tracce d’uso permetta di ampliare la nostra prospettiva interpretativa e di cogliere, negli aspetti tecnologici e funzionali, parte della complessa dimensione sociale che gli strumenti analizzati portano cristallizzata sulla loro superficie e che il tradizionale metodo tipologico non consente di comprendere appieno.

Come già sottolineato in precedenza, la totalità dei risultati dello studio si riferisce, dove possibile, ad una selezione ridotta tra 137 manufatti e rende conto solo in parte del ruolo effettivo che gli strumenti in osso devono aver svolto nelle attività quotidiane di Mursia. Molte delle “impronte” relative alle funzioni svolte, sono state cancellate dalle superfici della maggior parte dei manufatti durante il ravvivamento delle estremità attive.

Nel complesso, l’analisi funzionale ha evidenziato che gli strumenti in osso venivano impiegati, in loco, nello svolgimento di attività specifiche: lavorazione delle pelli (taglio perforazione, raschiamento e probabile scuoiamento di pelle fresca), dei tessuti (cucitura, perforazione), dei vegetali (taglio, probabile impiego in attività di intreccio) e di materiali morbidi di varia natura. L’intensità di tracce di usura, il grado di lavorazione

129 e scartati in base ai bisogni del momento44. L’industria su osso veniva a costituire, in definitiva, una parte fondamentale del kit funzionale ed era impiegata in una serie di attività quotidiane svolte nell’insediamento sia all’interno che all’esterno delle capanne.

Desta curiosità, la totale assenza di manufatti su corno, nonostante la buona disponibilità di tale materia prima più volte rinvenuta tra i materiali in fase di scavo e largamente utilizzata negli insediamenti coevi siciliani e continentali. Sono assenti inoltre sui manufatti, tracce tecnologiche relative all’uso di strumenti metallici impiegati per la loro produzione, anche se la distinzione tra le tracce lasciate da questi e le stesse lasciate dagli strumenti litici non è sempre di facile interpretazione, questo dato, ancora tutto da verificare, è per ora confortato dall’esiguità di strumenti in bronzo rinvenuti finora a Mursia. È per tale motivo che durante la sperimentazione tecnologica sono stati utilizzati, per le incisioni e le seghettature, strumenti quasi esclusivamente in ossidiana.

L’insieme delle ipotesi formulate non è che una delle possibili interpretazioni della specifica realtà archeologica osservabile a Mursia e che solo il proseguimento e l’ampliamento della ricerca funzionale e sperimentale sulle materie dure animali potrà chiarire.

44 BINFORD 1983.