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C ONSIDERAZIONI RELATIVE ALL ’ AGGIORNAMENTO DELL ’ USO DEL SUOLO 3.1 Copertura uso del suolo nelle aree extracomprensoriali regioni meridional

I dati derivanti dall’aggiornamento della cartografia CASI3 vanno interpretati tenendo in considerazione le finalità del Progetto, cioè l’individuazione delle superfici irrigate ed irrigabili nelle aree extracomprensoriali con delle indicazioni relative alla distribuzione di alcune principali classi di uso del suolo irriguo (seminativi, vigneti, oliveti, frutteti, pascoli, aree miste) in funzione della scala di lavoro adottata.

Occorre considerare, infatti, che la cartografia tematica è una rappresentazione della realtà tanto più precisa quanto più grande è la scala di riferimento, la quale condiziona fortemente il livello di dettaglio ottenibile. Nelle aree irrigue del mezzogiorno – caratterizzate spesso da un elevato livello di frammentazione della struttura di uso del suolo - la verità a terra sull’uso reale del suolo agricolo è ottenibile con scale uguali o maggiori di 1:10.000, mentre per il presente Progetto, la scala di riferimento è di 1:50.000, corrispondente ad una superficie minima cartografabile pari a 6,25 ha. Ne deriva che in un poligono di 6,25 ha, soprattutto nelle aree ad orticoltura intensiva, possono coesistere diversi appezzamenti, irrigui e non irrigui, a differente investimento colturale. In tali situazioni si è cercato di ricorrere il meno possibile al codice “2.4” (superfici eterogenee), ma dove ciò non fosse stato possibile, sono state valutate, durante i sopralluoghi di controllo, le caratteristiche del poligono e la diffusione delle aree irrigate rispetto alla superficie totale, cercando di attribuire il codice più opportuno. Le caratteristiche considerate, per discriminare questi casi, al momento dell’interpretazione e dei controlli a terra, sono state tra l’altro, l’andamento orografico, la presenza di aree naturali, la presenza di una urbanizzazione diffusa ovvero di una agricoltura a carattere familiare.

In linea generale, è stato riscontrato che le classi miste localizzate in aree collinari o pianeggianti sono per lo più irrigue (ad esempio l’area della pianura di Nola), mentre quelle situate in aree con pendenze più accentuate sono soprattutto non irrigue, come ad esempio la costa tirrenica calabrese – area appunto non irrigua perché molto accidentata.

Può sussistere, inoltre, un certo grado di errore dovuto sia all’utilizzo come supporto geometrico delle ortofoto AGEA del 1997, sia alla differenza temporale tra fotointerpretazione e rilievi in campo, sia all’andamento climatico. Tale errore è concentrato essenzialmente nelle aree attigue alle città per la presenza di nuove costruzioni; nel caso di un’espansione vasta e continua (zone industriali, aeroporti) la stessa è stata rilevata tramite le immagini satellitari e quindi cartografata durante la digitalizzazione. In caso di aree ad urbanizzazione diffusa, con caratteristiche, tuttavia, ancora agricole, le stesse sono state classificate come “eterogenee prevalentemente non irrigue”.

Per quanto riguarda le zone agricole, si è cercato di ovviare all’errore con la definizione di numerose chiavi interpretative, controlli in campo ed interviste ad agricoltori locali per avere conferma delle colture effettivamente presenti.

Si può dire, tuttavia, che l’errore tematico si può concentrare maggiormente in alcune classi piuttosto che in altre. Ad esempio, nelle aree tradizionalmente vocate per colture protette, in cui si hanno significative superfici a serra mobile o fissa, ma con distribuzione frammentata sul territorio, non è stato materialmente possibile perimetrare (se non in minima parte) poligoni a serra inglobandoli in genere tra i seminativi irrigui.

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Un ulteriore approfondimento merita la problematica legata alla distinzione tra superfici “irrigate” e “superfici irrigue”. Come già accennato, mentre sui seminativi si determinano le superfici effettivamente irrigate, sulla base dell’esame della risposta spettrale della vegetazione al momento della ripresa del satellite, per gli arboreti la distinzione viene fatta in base alla presenza, rilevabile da ortofoto o a terra, di strutture per l’irrigazione (laghetti, pozzi, condotte e bocchette di distribuzione, tubazioni mobili per l’irrigazione localizzata, ecc).

In sostanza, anche se tali superfici non sono irrigate per uno o più anni, potrebbero esserlo in presenza della risorsa acqua, e quindi considerate “potenzialmente irrigabili”.

L’analisi dettagliata per singolo poligono di vigneto ed oliveto nelle aree extracomprensoriali, ha determinato una certa diminuzione della superficie irrigua di tali colture rispetto alla fotointerpretazione effettuata nell’ambito del precedente studio.

In alcune zone, peraltro non segnalate all’INEA dai Consorzi, è stata riscontrata la presenza di tipiche utenze consortili, tuttavia non esiste la certezza che in tali zone il servizio irriguo sia attivo, ovvero sussista ancora un’irrigazione di carattere privato.

La tabella seguente riporta le superfici relative alle aree agricole irrigue extracomprensoriali.

Tabella 3.1 - Regioni Obiettivo 1: Aree agricole extracomprensoriali

Superficie agricola extracomprensoriale Superficie agricola irrigua extracomprensoriale Incidenza percentuale Di cui nel perimetro consortile Incidenza percentuale

(ha) (ha) (%) (ha) (%)

Regione (a) (b) (b/a) (c) (c/b)

Abruzzo 334.039 35.969 10,8 34.652 96,3 Molise 181.881 8.652 4,8 7.636 88,3 Campania 605.274 66.072 10,9 65.138 98,6 Puglia 1.336.257 175.222 13,1 174.000 99,3 Basilicata 291.000 18.824 6,5 9.824 52,2 Calabria 442.403 38.151 8,6 37.000 97,0 Sicilia 1.459.009 112.897 7,7 112.897 100,0 Sardegna 514.101 44.993 8,8 19.916 44,3 TOTALE 5.302.113 500.781 9,4 449.152 92,1

Dall’analisi dei dati riportati in tabella si osserva come circa il 10% - 500.781 ha - della superficie agricola esterna ai comprensori attrezzati, sia interessata dalla pratica dell’irrigazione.

Il fenomeno interessa tutte le regioni, pur con delle differenze anche notevoli tra le stesse - dal 4,8 del Molise al 13% della Puglia - denotando un’esigenza degli imprenditori agricoli di avere una maggiore flessibilità nella scelta degli ordinamenti produttivi, potendo orientarsi verso produzioni a maggior valore aggiunto (ortofrutta, viticoltura ecc.), svincolandosi, attraverso il ricorso all’irrigazione, dalla scarsità ed incertezza degli apporti idrici derivanti dalle precipitazioni.

Tuttavia questo tipo di irrigazione, sfuggendo al controllo della gestione pubblica della risorsa idrica, può influire negativamente su problemi di carattere agro – ambientale in primo luogo la salinizzazione delle falde.

Inoltre, più del 90%, pari a 449.152 ha, di tale superficie si localizza all’interno dei perimetri amministrativi dei Consorzi di Bonifica, cioè nelle zone che pur essendo di competenza territoriale dei Consorzi, sono sprovviste di strutture di distribuzione della risorsa idrica ad uso irriguo, con percentuali

che, nelle Regioni in cui il territorio è completamente (Sicilia) o in maggior parte (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia) interessato da competenza amministrativa dei Consorzi di Bonifica, oscillano tra il 90 ed il 100%.

Il seguente grafico illustra la ripartizione della superficie irrigata extracomprensoriale nelle diverse regioni.