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CAPITOLO 5 CONDIVISIONI E RELAZIONI (Parte II)

5.1. Oper-attori in un’associazione di volontariato

La scelta di affidarsi ad operatori esterni e retribuiti per la conduzione di queste attività, può essere considerata una scelta innovativa da parte dell’associazione: questa scelta testimonia la volontà di proporre nuovi strumenti per comunicare il proprio messaggio e anche la consapevolezza che “alcune dimensioni debbano non essere volontarie, ma affidate a professionisti attingibili sul mercato delle professioni, esperti della formazione (…)”408.

Un dirigente di Avis che conosce il progetto soprattutto per quanto riguarda la parte gestionale e amministrativa, tracciando le origini e le motivazioni alla base della nascita delle attività, afferma che la scelta di coinvolgere operatori esterni, non volontari e retribuiti, si inserisce nella logica stessa del progetto.

Dirigente: Fin dall’inizio la mia idea era che ci dovesse essere qualcuno che fa questo tipo di lavoro perché lo fa bene. (…) questo non è accettato da tutti, si possono avere più visioni al riguardo. Però abbiamo visto che nella scuola questo funziona.409

Nell’includere figure non volontarie all’interno del progetto, si esplicita, da un lato, la visione del valore riposto nell’attività di comunicazione all’interno delle scuole, considerata un lavoro che necessita di competenze specifiche, che richiede preparazione e relativi riconoscimenti. Riconoscimenti non scontati.

Dirigente:(…) questo non è accettato da tutti, si possono avere più visioni al riguardo. Però abbiamo visto che nella scuola questo funziona.410

408Magarotto Francesco, 1998, 25.

409 Si tratta di un dirigente di Avis che ha ricoperto negli anni vari ruoli a più livelli associativi. Conosce molto bene

l’Associazione sia a livello territoriale che nazionale. Per quanto riguarda il Progetto, è stato uno dei capisaldi della proposta di Avis nelle scuole e attualmente è attualmente ricopre funzioni gestionali e amministrative dello stesso. Per ragioni di privacy, per questa intervista e altre presenti nel capitolo, manteniamo l’anonimato. Intervista realizzata in data 28/05/2016.

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Intervista realizzata in data 28/05/2016. L’intervistato osserva che, dal suo punto di vista, il coinvolgimento di figure professionali “funziona anche in quella che è l’accoglienza e in certi contesti funziona anche con la chiamata”. Risulterebbe interessante quindi allargare questo aspetto alle diverse attività di cui l’associazione si fa promotrice e osservare le peculiarità dei diversi contesti, i livelli di organizzazione, le figure e i ruoli coinvolti. Più in generale uno dei temi che sembra trapelare da questa breve ricerca risulta essere quello della “professionalizzazione” in seno ad un’organizzazione di volontariato e alla volontà di “formazione” per i propri componenti.

Dall’altro lato, forse, questo coinvolgimento testimonia la progressiva complessità che investe un’associazione di volontariato come attore di welfare. Questo apre un primo punto critico di riflessione e differenziazione all’interno dell’associazione. Le proposte nelle scuole mettono in relazione Avis con gli istituti scolastici a cui si rivolge e tale relazione implica questioni burocratiche e organizzative che devono essere risolte. Un punto delineato con chiarezza dall’attuale presidente di Avis Veneto e che fa sorgere tematiche relative al rapporto con il pubblico e le competenze da mettere in campo.

Presidente: C’è un problema tecnico, cioè che quando entri nella scuola devi entrare con delle competenze e facendo tutti i passaggi istituzionali: siamo nel pubblico, una scuola ha i programmi didattici quindi bisogna condivider ee offrire un prodotto che sia accolto e condiviso dal collegio insegnanti e allo stesso tempo che dia un valor aggiunto a quello che è un programma ministeriale. Questa è la prima difficoltá.411

Magarotto,412 parla di “maturità dell’associazione” che, ad un certo punto, deve confrontarsi con la necessità di competenza.

“quanto più ampio diventa il raggio d’azione, quanto più sofisticato diventa il modulo d’azione, cresce l’organizzazione e con essa la “competenza” (…) C’è dunque, nella configurazione più compiuta, ossia nella maturità delle associazioni di volontariato, un nucleo non volontario che garantisce la durata dell’opera e la costanza delle iniziative”413

Sempre Magarotto continua osservando che, “per le associazioni di volontariato si pone (…) l’esigenza di ripartire i compiti ed introdurre “regole” che rendano più compatta l’organizzazione”. In ragione dell’ampiezza delle attività che un soggetto di volontariato è chiamato a svolgere, sembra che si esiga “competenza, efficienza, professionalità”. 414

“le condizioni ‘etiche’ devono essere rispettate: onestà, serietà, trasparenza, generosità. Devono essere rispettate anche le condizioni ‘tecniche’ e da questo punto di vista la qualificazione è un fatto strategico e fattore della sua persistenza”.415

All’interno di questa consapevolezza vi è anche l’obiettivo di “non essere considerati dei fornitori erogatori tout court, ma come dei soggetti che interagiscono direttamente con il sistema sanitario e

411Gino Foffano, Presidente Avis Veneto, intervista realizzata in data 30/05/2016.

412Magarotto Francesco, 1998, 25. Magarotto è stato presidente dell’Avis Provinciale di Padova dal 1993 al 1996 e Vice

Presidente Vicario Avis Regionale Veneto. E’ attualmente Presidente del Collegio Revisori dei Conti in Avis Veneto e componente della Conferenza Regionale Volontariato.

413Magarotto, 1998, 24.

414Rispetto a questo punto e alla disanima circa la richiesta di prestazioni di volontariato da parte dell’Ente Pubblico e

ciò che ne consegue a livello di “cultura del volontariato” si rimanda al primo capitolo.

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di welfare.”416 In particolare “a fronte dei rischi di strumentalizzazione che l’impresa sociale subisce – a causa dei processi di tendenziale ritirata del pubblico - di isomorfismo organizzativo rispetto al privato profit e di ibridazione dei valori di riferimento” le associazioni di volontariato si interrogano sulle dimensioni e le modalità del proprio ruolo. 417

“La sfida del futuro è costruire modelli di partecipazione che riconoscano l'autorevolezza che deriva dal farsi carico dell'interesse generale, il mondo del volontariato in un’ottica sussidiaria si propone richiamandosi all’articolo 118 della costituzione come soggetto che coadiuva – e non sostituisce – la pubblica amministrazione a svolgere i propri doveri istituzionali e a richiamarla nei troppi casi di deresponsabilizzazione”.418

“sorge la necessità di accompagnare i processi di transizione, tenendo ferma l’identità propria del volontariato”.419

Tutto questo, come osserva Saturni, attuale presidente di Avis Nazionale, per sostenere una visione che valorizzi il volontariato come motore di sviluppo sociale capace di creare reti solidali, aumentando il “capitale sociale”.420 Sostenere, cioè, l’insieme di quegli elementi dell’organizzazione sociale a cui si riferisce Putnam, intesi come motori di un’azione sinergica tra individui.

“(…) come la fiducia, lenorme condivise, le reti sociali, che possono migliorare l’efficienza della societànel suo insieme, nella misura in cui facilitano l’azione coordinata degli individui”.421

Il progetto nelle scuole, si trova calato in questo contesto, nel complicato quadro che problematizza e arricchisce lo sviluppo dell’associazione.

Con gli anni l’iniziativa cresce e si arriva a costituire una squadra di operatori che, prima su base provinciale e poi regionale, consolida e sperimenta pratiche che vanno a comporre l’intera offerta formativa. L’evoluzione delle attività, infatti, vedremo essere una variabile dipendente della preparazione e del coinvolgimento degli stessi operatori. Gli operatori conducono le attività, ma allo stesso tempo le plasmano, le creano e ne favoriscono l’evoluzione o comunque il cambiamento. Gli

416 Saturni, presidente Avis Nazionale, intervista reperibile on line su http://www.avis.it/notizie/24/110853/riforma-

terzo-settore-avis-in-audizione.

417 Marsico, 2013, 782. 418

Vincenzo Saturni, Relazione Assemblea Generale Avis, 16 – 18 maggio 2014. Reperibile on line su http://www.avis.it/userfiles/file/News/maggio%202014/Relazione%20Saturni.pdf

419 Marsico, 2013, 782.

420 Saturni, presidente Avis Nazionale, intervista reperibile on line su http://www.avis.it/notizie/24/110853/riforma-

terzo-settore-avis-in-audizione.

operatori risultano essere, come li definisce Ferrari, degli “artigiani del welfare, artefici del suo farsi continuo: attenti non solo alla sua manutenzione ordinaria ma alla potenziale introduzione di elementi innovativi, di individuazione di nuove soluzioni a nuove questioni”.422

Il progetto vive anche grazie alla capacità e alla voglia dei suoi operatori, delle sue operatrici e coordinatrici di alimentarlo. Questo si traduce nella disponibilità a livello lavorativo e operativo.

Operatore 3: In questi 8 anni ho potuto osservare che c’è stata un’evoluzione rispetto agli strumenti. (…)Direi che è stato frutto proprio (attraverso ovviamente la supervisione di chi ha creato il progetto) della sinergie degli operatori che gradualmente hanno portato le proprie osservazioni, difficoltà, perplessità etcetc.423

Operatore 1: Non c’è da scordare che Avis, una volta chiarita la tua partecipazione a livello di ore, chiede la disponibilità totale durante 8 mesi secondo i turni che vengono indicati mensilmente (…).424

Si intravede così una richiesta di impegno totalizzante, pur in una condizione di precarizzazione costante: allo stesso tempo, infatti, gli operatori sono tra i primi che vengono investiti da una situazione di continua ridefinizione di spazi e confini, lontana dall’ottica di progettazione condivisa, insieme a tutte le difficoltà che riguardano un progetto promosso da un attore del terzo settore.

Opeartore 3: Più che di evoluzione poi parlerei di involuzione. Un po’ sul rapporto di lavoro oggettivo, quindi i contratti e le condizioni di lavoro.. io credo che si sia deteriorato il rapporto perché non esiste una legislazione favorevole per riconoscere questo tipo di lavoro”425

Operatore 1:Prima eravamo sotto il provinciale. Lavoravamo con contratto a prestazione occasionale, poi con il regionale siamo passati al contratto a progetto (…)Praticamente a livello di coordinamento sono cambiati i soggetti con i quali noi operatori dovevamo confrontarci al momento dell’inizio della collaborazione.426

Questi, in bilico in una precaria (dis)integrazione, sono anche coloro i quali sperimentano pratiche di “auto-attivazione”, quelli che attuano “strategie di incontro e di avvicinamento reciproco”. Si tratta di modalità di azione che li portano ad attingere al proprio “repertorio di risorse-per-l’azione,

422 Ferrari, 2010, 210

423 Operatore 3, intervista effettuata in data 19/12/2016 424 Operatore 1, intervista effettuata in data 29/11/2016 425 Operatore 3, intervista effettuata in data 19/12/2016 426 Operatore 1, intervista effettuata in data 29/11/2016

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“attraversando quei confini organizzativi” che creano “ambivalenze, rigidità di ruoli, frammentazioni”.427

Ecco quindi entrare in scena quelle pratiche di azione e auto-attivazione che Ferrari definisce come “sconfinamenti”, proprio perché si tratta di movimenti personali, che conducono a superare i propri confini e quelli organizzativi e spesso avvengono all’insaputa del contesto formale.428

“E’ come se andassero in scena, negli interstizi del welfare locale, due tipi di rappresentazioni: la prima, esplicita, evidente, è quella sedimentata negli adempimenti formali, nei contratti, che definiscono i ruoli per i diversi attori (…). La seconda, più pervasiva e quotidiana, è quella che gli operatori – pubblici e privati – agiscono nella sfera della vita quotidiana, dove le fratture e le ricomposizioni si presentano come un flusso continuo e faticoso di tentativi basati su relazioni di fiducia o di mancata soluzione di aspettative”429

Gli operatori, naviganti che “sconfinano” tra gli interstizi dell’organizzazione, hanno la possibilità di agire in modo discrezionale, di intervenire, di “mettersi in gioco”.430

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