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L’opportunità mancata dell’UE e gli interessi geopolitici di Russia, Cina e Turchia

CAPITOLO III: Le sfide sul cammino dell’integrazione europea

III.8. L’opportunità mancata dell’UE e gli interessi geopolitici di Russia, Cina e Turchia

L’integrazione europea e la stabilità dei Balcani occidentali è oggi sfidata dall’affermarsi di interessi geopolitici diversi, e spesso contrastanti, nella regione. Mentre l’Unione si trovava impegnata a

273 Redazione OBC, Open Balkan, tra successo e rassegnazione, «Osservatorio Balcani e Caucaso», 6 agosto 2021 https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Open-Balkan-tra-successo-e-rassegnazione, consultato il 23 novembre 2022.

274 A. Veshi, op. cit., p. 164.

275 Redazione OBC, Open Balkan, si approfondisce la cooperazione, «Osservatorio Balcani e Caucaso», 25 dicembre 2021 https://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Open-Balkan-si-approfondisce-la-cooperazione, consultato il 23 novembre 2022.

276 R. Radovic, Open Balkan shows no sign of delivering promised freedoms, «Balkan Insight», 16 June 2022 https://balkaninsight.com/2022/06/16/open-balkans-shows-no-sign-of-delivering-promised-freedoms/, consultato il 23 novembre 2022.

fronteggiare una serie di spinose questioni sul piano interno, come la crisi dell’eurozona e in Grecia, la Brexit, la crisi dei rifugiati e la diffusione di movimenti euroscettici e sovranisti in Europa, gli equilibri dell’area sono cambiati. Lo stallo nel processo di allargamento e la conseguente disillusione degli Stati balcanici riguardo la prospettiva europea ha dato l’opportunità ad altri Paesi di riaffermare la loro influenza e rafforzare il loro ruolo nella regione. Uno di questi è la Russia, che negli ultimi anni è stata capace di riempire il vuoto lasciato dalle istituzioni dell’UE e sfruttare la loro disattenzione rispetto ai Balcani occidentali. L’Unione Europea rimane il maggiore partner commerciale ed economico per la regione, i cui sistemi monetari e finanziari restano fortemente dipendenti dall’euro. Nel 2018 l’UE rappresentava il 67,2% delle importazioni totali e il 73,1% delle esportazioni totali dei Paesi dei Balcani, mentre la Russia solamente il 2,3% e il 3,5%277. Tuttavia, il Cremlino ha saputo alimentare, a diversi livelli, la percezione che la sua forza nella regione sia maggiore rispetto a quella che in realtà possiede. Negli ultimi anni Mosca ha investito in aree strategicamente sensibili ed è diventata una presenza significativa in pochi settori chiave come l’energia, il trattamento del combustibile, il turismo e i beni immobili278. In aggiunta a questi strumenti di leva economica e politica, la Russia esercita anche sulla regione un soft power, derivante dai tradizionali legami di natura storica, religiosa e culturale che condivide con molti dei Paesi dei Balcani occidentali. Finché l’integrazione all’UE rimarrà una prospettiva lontana, Mosca sarà in grado di alimentare il sentimento antieuropeo nell’area e screditare le istituzioni dell’Unione. Come sottolineato da Srdjan Darmanovic, ex ministro degli Esteri del Montenegro: «the EU is aware that it has strong competitors in the Balkans, There’s no vacuum in international relations. If one pulls out or doesn’t want to act, somebody else will»279.

Un altro importante competitor dell’Unione Europea nei Balcani è la Cina, che è riuscita a sfruttare le occasioni offerte dalla pandemia da Covid-19 per espandere le sue influenze geopolitiche nel Vecchio Continente. Mentre i Paesi balcanici criticavano l’inerzia dell’UE di fronte all’emergenza, la diplomazia sanitaria cinese veniva molto apprezzata in Europa, in particolare dal premier serbo Aleksandar Vučić280. In risposta all’attivismo cinese nella regione l’Unione ha lanciato, il 29 aprile 2020, un pacchetto di aiuti da 3,3 miliardi di euro per aiutare i Paesi balcanici a far fronte alle immediate esigenze sanitarie e umanitarie derivanti dalla pandemia, nonché per sostenere la loro

277 R. Panagiotu, The Western Balkans between Russia and the European Union: perceptions, reality, and impact on enlargement, «Journal of Contemporary European Studies», 29 July 2020, p. 7.

278 Ibidem, pp. 11-12.

279 Ivi.

280 P. Gauttam, B. Singh, J. Haur, COVID-19 and Chines Global Health Diplomacy: Geopolitical Opportunity for China’s Hegemony?, Punjab, «Millenial Asia», 2020, p. 10.

ripresa sociale ed economica. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen in quest’occasione ha commentato:

We have a special responsibility to assist in this pandemic our partners in the Western Balkans, as their future clearly lies in European Union. The EU is mobilising a substantial financial package, confirming the strong solidarity. Together we will overcome this crisis and recover. And beyond that, we will continue to support the region, including with the reforms needed on their EU path, as the recovery will only work effectively if the countries keep delivering on their commitments281.

Ma la “diplomazia delle mascherine” è solo l’ultimo dei rapporti che Pechino coltiva nei Balcani occidentali. Grazie alla sua ingente disponibilità economica, essa si è fatta carico di numerosi finanziamenti a infrastrutture in Croazia, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Albania e Bosnia Erzegovina e partecipa agli appalti per la loro costruzione. Nel 2014 Podgorica ha iniziato i lavori per la costruzione dell’autostrada A-1, che prevede di collegare la città costiera di Bar fino al confine nord con la Serbia. Il progetto da 1 miliardo di dollari è stato interamente finanziato dall’Export-Import Bank of China e oggi il Montenegro si trova in una situazione di debt trap, perché non è in grado di sostenere finanziariamente il debito nei confronti di Pechino. Le autorità montenegrine si sono rivolte all’Unione Europea, ma al momento questa si è rifiutata di intervenire con un finanziamento. Anche l’aeroporto internazionale di Tirana, affidato per la ristrutturazione e gestione nel 2004 ad un consorzio tedesco-statunitense, nel 2016 è passato nelle mani del gruppo China Everbright, con un investimento che si stima di 80-90 milioni di euro. La gestione è poi passata nel 2020 al gruppo albanese Kastrati, che l’ha acquistata dall’azienda cinese per 71 milioni di euro282. Strettamente legato a queste infrastrutture è anche il progetto della Belt and Road Initiative o Nuova Via della Seta cinese, che vede nei Balcani un importante punto di approdo e testa di ponte dei progettati corridoi terrestre e marittimo verso il continente europeo. Forte di alcuni investimenti come il porto del Pireo ad Atene e la linea ferroviaria Belgrado-Budapest, la presenza di Pechino nell’area sta crescendo283.

281 Western Balkans’ leaders meeting: EU reinforces support to address COVID-19 crisis and outlines proposal for

post-pandemic recovery, Press release, Brussels, 29 April 2020

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_777, consultato il 26 novembre 2022.

282 M. Torri, La Cina nei Balcani occidentali, «Osservatorio Balcani e Caucaso», Dossier, 9 giugno 2021 https://www.balcanicaucaso.org/Dossier/La-Cina-nei-Balcani-occidentali, consultato il 25 novembre 2022.

283 F. Martino, La Via della seta passa dai Balcani, «Osservatorio Balcani e Caucaso», 1° dicembre 2017 https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/La-Via-della-seta-passa-dai-Balcani-184431, consultato il 25 novembre 2022.

Sullo scacchiere balcanico muove i suoi pezzi anche la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, i cui rapporti nella regione si strutturano attraverso due direttrici: la prima è di natura commerciale, la seconda di carattere politico-diplomatico. Negli ultimi dieci anni Ankara, in virtù di accordi di libero scambio, ha notevolmente intensificato la propria influenza economica su tutti i Paesi balcanici e il presidente turco, dalla sua ascesa, cerca di ergersi a guida delle comunità musulmane dell’area. Le ricadute di tale approccio, però, sono dirette per lo più alla politica interna: l’obiettivo è quello di presentarsi all’elettorato come un leader di carisma internazionale in grado di tutelare gli interessi del Paese in una sua storica area d’influenza284. Tuttavia, i musulmani della regione traggono poco vantaggio dalla politica di Erdogan, dal momento che il volume degli scambi commerciali tra Ankara e i singoli Paesi dei Balcani non è direttamente proporzionale ai cittadini di fede islamica: infatti la Turchia commercia molto di più con Serbia e Bulgaria, che con Albania e Bosnia Erzegovina, dove la popolazione è a maggioranza musulmana285.

In Albania, che nel 2008 firmò un accordo di libero scambio con Ankara, la presenza turca si è fatta più insistente in tempi recenti. Sul piano delle telecomunicazioni un importante ruolo è svolto dalla turca Çalik Holding, che controlla sia la società di telefonia fissa AlbTelecom che Eagle Mobile, il terzo operatore del Paese delle aquile. Per quanto riguarda gli istituti di credito è utile ricordare che è controllata da un gruppo turco anche la Banca nazionale del risparmio (BKT), la più grande d’Albania. Ma l’influenza di Ankara su Tirana passa anche per la cultura e la religione: è in costruzione nel pieno centro della capitale schipetara la Grande moschea, finanziata dalla Direzione Affari Religiosi (Diyanet) turca. Di enorme importanza è anche il ruolo giocato dagli istituti e dalle scuole turche, che con la qualità dei loro corsi si stanno aggiudicando la formazione della nascente borghesia tiranese e della probabile, futura, classe dirigente. Pare però che questo risultato oggi non sia visto di buon occhio da Erdogan, perché ascrivibile alla presenza e alla rilevanza del movimento gülenista286, che in Albania cominciò a operare sin dagli anni Novanta287. Il graduale ritorno

284 G. Fruscione, Gli obiettivi e i limiti della spinta turca nei Balcani occidentali, «Aspenia online», 24 luglio 2022 https://aspeniaonline.it/gli-obiettivi-e-i-limiti-della-spinta-turca-nei-balcani-occidentali/, consultato il 26 novembre 2022.

285 G. Fruscione, L’in(de)finita transizione, a cura di M. Napolitano, Nova Gorica, Bottega Errante Edizioni (BEE), aprile 2021, p. 71.

286 Il movimento gülenista o Hizmet (servizio) è un’organizzazione incentrata sull’importanza dell’educazione fondata da Muhammad Fethullah Gülen, predicatore e politologo turco. All’inizio degli anni Novanta erano oltre cento le scuole fondate in Turchia dai membri di Hizmet, accanto a numerosi centri studi e corsi per la preparazione all’esame di accesso alle università. Con l’ascesa di Erdoğan, divenuto primo ministro della Turchia nel marzo 2003 grazie alla vittoria alle elezioni politiche del novembre 2002, il Movimento gülenista e il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) legato al premier coltivarono ulteriormente le relazioni positive che già in precedenza avevano iniziato a tessere. Il sodalizio tra Gülen e il presidente turco è entrato tuttavia successivamente in crisi fino a deflagrare nel dicembre del 2013, quando Erdoğan, implicato in uno scandalo di corruzione che aveva travolto il suo esecutivo, ha accusato il predicatore di essere al vertice di uno “Stato parallelo” operante all’interno delle istituzioni turche con l’obiettivo di destituirlo.

287 N. Pedrazzi, Albania: candidata all’Europa o provincia ottomana?, «Osservatorio Balcani e Caucaso», 19 giugno 2019 https://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/Albania-candidata-all-Europa-o-provincia-ottomana-195112, consultato il 27 novembre 2022.

dell’Albania nell’orbita di Ankara è anche sancito dall’accordo di cooperazione militare siglato a inizio 2020 ed entrato in vigore ad agosto dello stesso anno. Tale rapporto ha conosciuto a inizio luglio uno sviluppo ulteriore, con lo stanziamento da parte del Parlamento di Tirana dei fondi necessari all’acquisto dei droni Bayraktar Tb2, di fabbricazione turca288.

Il 17 gennaio del 2022 Erdogan si è recato in Albania, dove, insieme al primo ministro albanese Edi Rama, ha inaugurato a Laç un grande complesso residenziale, parte di un investimento da 42 milioni di euro donati al Paese delle aquile in seguito al devastante terremoto del novembre 2019. In quest’occasione sono stati anche firmati tra i due Paesi sette accordi bilaterali riguardanti la cooperazione nei campi di gestione dei disastri naturali, le agenzie di stampa governative, il protocollo diplomatico, la formazione delle forze dell’ordine, gli archivi di stato e la cultura. Questa visita ha contribuito a rafforzare i rapporti tra Tirana e Ankara, che vede nel piccolo Stato balcanico anche un importante sbocco nell’Adriatico orientale289.