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CAPITOLO 3 IL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE COME INDICE

3.2 Q UESTIONARIO

3.2.2 Organizzazione del questionario

Il questionario è stato aperto il 12 luglio 2016 e chiuso il 30 febbraio 2017, in totale è stato compilato da 913 volontari di protezione civile della regione Emilia-Romagna. I dati riportati in seguito corrispondono ai dati dei volontari che hanno compilato il questionario.

Il questionario è stato suddiviso in cinque blocchi così definiti:

3.2.2.1 Informazioni volontari e rapporto con organizzazione 3.2.2.2 Conoscenza e rapporto col territorio

3.2.2.3 Formazione e valori 3.2.2.4 Anagrafica

3.2.2.5 Resilienza

3.2.2.1 Informazioni volontari e rapporto con organizzazione

Questa prima parte racchiude le domande che riguardano il rapporto tra il volontario e la sua organizzazione, indagando sulla tipologia di organizzazione alla quale il volontario è iscritto, da quanto tempo è iscritto, quali attività ha svolto e il ruolo che ricopre all’interno dell’organizzazione stessa. Il 35,6% dei volontari risultano iscritti in un periodo che varia tra 1 e 5 anni mentre il 33,1% dei volontari risultano iscritti da più di 10 anni.

Figura 3-6

L’organizzazione alla quale sono iscritti risulta all’interno del loro Comune per il 66% dei volontari, mentre il 34% sono iscritti ad organizzazioni presenti in altri Comuni81.

Figura 3-7

Il 51,6% dei volontari risulta iscritto alla propria organizzazione per fare attività di prevenzione sul territorio.

81 All’interno del questionario è stato specificato che per Comune si intende il Comune dove

Figura 3-8

Il 74,9% dei volontari ha partecipato in prima persona ad un’emergenza, di cui 495 per svolgere attività di volontariato di protezione civile, il restante come cittadino o con attività lavorative private e nella pubblica amministrazione. Il 55,4% ha partecipato a un’emergenza nel territorio della Regione Emilia-Romagna, il 34% ha partecipato ad un’emergenza che ha coinvolto il suo Comune, il 33,3% ha partecipato ad un’emergenza in altre regioni, e il 3,1% all’estero.

Figura 3-9

Il 40% dei volontari è un volontario generico all’interno della propria organizzazione, il 29,4% è un volontario specializzato. C’è molta differenza nelle ore mensili dedicate all’organizzazione, il 30,6% dedica meno di 5-6 ore mensili, e il 28,3% dedica più di 20 ore mensili.

Figura 3-10

3.2.2.2 Conoscenza e rapporto col territorio

Questa parte indaga sulla conoscenza che i volontari hanno del piano d’emergenza comunale (Riferito al Comune dove normalmente risiedono) e delle persone fragili82 all’interno dello stesso. Alcune domande esaminano la conoscenza che hanno i volontari dei rischi presenti sul territorio italiano confrontandola con la conoscenza dei rischi presenti all’interno del loro territorio di appartenenza. Infine vengono esaminate le attività di prevenzione e di monitoraggio svolte dai volontari stessi, la diffusione della cultura di protezione civile e la comunicazione del rischio. L’85% dei volontari è consapevole che il suo Comune ha un piano d’emergenza ed il 63,3% sa dove trovarlo, il 43,5% lo ha letto e il 18,6% ha partecipato alla sua realizzazione. I piani d’emergenza comunali rappresentano l’insieme delle procedure operative necessarie per far fronte a una calamità in uno specifico territorio. Il piano è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso alla

82 Per fragili in questo contesto si intendono le persone che possono avere maggiori difficoltà

durante un’emergenza, sono state scelte le seguenti categorie: bambini, anziani, stranieri, disabili, allevatori.

popolazione e alle strutture. Come definito dal sito del Dipartimento Nazionale della protezione civile il piano d’emergenza comunale è articolato in tre parti83:

1. Parte generale: raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio;

2. Lineamenti della pianificazione: stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un’adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori;

3. Modello d’intervento: assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni. Obiettivi del piano. Un piano per le operazioni di emergenza è un documento che:

• assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni

specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un’emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione;

• descrive come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni; • descrive in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di

emergenza e di disastri;

• identifica il personale, l'equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse

disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta;

• identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli

eventuali evacuati dalle loro abitazioni.

Figura 3-11

83 http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/piano_emergenza.wp visitato l’ultima volta il 9

I volontari hanno definito con risultati differenti la conoscenza delle persone fragili all’interno del loro territorio.

I volontari hanno specificato la conoscenza che hanno delle buone pratiche da attuare in caso di evento e il grado di rischio che secondo loro è presente nel loro comune per la classificazione di eventi84 così definiti:

• evento sismico, • eruzione vulcanica, • evento meteo, • evento idraulico, • evento idrogeologico, • maremoto, • incendio, • emergenza sanitaria, • incidente nucleare, • incidente ambientale, • incidente industriale.

Riguardo alla diffusione della cultura di protezione civile e di conseguenza di comunicazione del rischio, il 41% dei volontari ha svolto attività di formazione- informazione nelle scuole, il 66% ha svolto attività di prevenzione e 56,2% ha svolto attività di monitoraggio, il 51,4% ha partecipato a campagne di prevenzione e in particolare il 50,7% di loro conosce la campagna “Io non rischio” ed il 42,8% vi ha partecipato.

Figura 3-13

La campagna “Io non rischio” è una campagna di comunicazione promossa dal Dipartimento nazionale della protezione civile sulla conoscenza e le buone pratiche riguardante i rischi che colpiscono il territorio italiano. Per ora la campagna comprende solamente il rischio sismico, il rischio alluvione e il rischio maremoto. La campagna ha

un sito dedicato85, ed ogni anno vengono svolte attività di formazione per i volontari a diverso livello. A livello nazionale vengono formati i volontari formatori che a loro volta svolgeranno attività di formazione per i volontari che realizzeranno i banchetti di informazione alla popolazione nelle piazze delle principali città italiane. Nel 2017 la campagna si svolgerà ad ottobre solamente nelle città capoluogo. La particolarità di questa campagna è che nasce con l’intento che siano proprio i volontari di protezione civile a svolgere comunicazione del rischio e ad informare i loro concittadini sulle buone pratiche in materia di protezione civile.

3.2.2.3 Formazione e valori

Questa parte indaga sulla formazione che i volontari hanno ricevuto, quanto questo abbia influenzato sulla loro conoscenza e capacità di affrontare i rischi possibili e sui valori che hanno sviluppato e migliorato grazie all’attività di protezione civile. Il 76,6% dei volontari ha partecipato al corso base. Il corso base è un corso obbligatorio che tutti i volontari devono fare entro sei mesi dall’iscrizione all’organizzazione per adempiere all’obbligo di formazione in materia di sicurezza dei volontari stessi e dei cittadini destinatari di soccorso. Il 51,6% dei volontari ha partecipato anche ad altri corsi promossi dalla sua Organizzazione, il 30,8% ha partecipato a corsi promossi dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, il 12% ha partecipato a corsi promossi dal Dipartimento nazionale della protezione civile e il 7,2% ha partecipato a corsi realizzati dal suo Comune.

Figura 3-14

Il 90,4% dei volontari sostiene di aver migliorato la sua capacità di affrontare l’emergenza grazie alla formazione ricevuta, e il 55,8% dichiara di aver migliorato, grazie alle attività di protezione civile, il rapporto con le Istituzioni.

Figura 3-15

La maggior parte dei volontari definisce gli altri come amici, familiari e colleghi e consiglierebbe soprattutto ad amici, concittadini, figli e compagni di iscriversi ad un’Organizzazione di volontariato di protezione civile. Di seguito il grafico con la scala dei valori che i volontari hanno definito nello svolgere attività di protezione civile, i valori più alti sono risultati: partecipazione, solidarietà, lealtà e onestà.

Figura 3-16

3.2.2.4 Anagrafica

Questa parte riguarda l’anagrafica base dei volontari, le domande sono state prese dal Censimento ISTAT del 2011. Il 71,1% dei volontari è di sesso maschile, l’età media dei volontari è compresa tra i 30 e 60 anni, e sono così suddivisi nel territorio regionale:

I dati dell’Elenco Regionale del Volontariato estratti da STARP riportano i seguenti numeri nella suddivisione provinciale:

Tabella 3-1

PROVINCIA NUMERO DI VOLONTARI ISCRITTI

Piacenza 707 Parma 2542 Reggio Emilia 2685 Modena 3012 Bologna 2565 Ferrara 1366 Ravenna 634 Forlì Cesena 1856 Rimini 1061

Il 58,4% dei volontari ha un titolo di studio di scuole superiori e il 24% ha un titolo di studio universitario

Figura 3-18

Il 68,6% dei volontari lavora e di questi il 39,1% svolge più di 40 ore settimanali, l’11,9% dei volontari sono pensionati e il 6,5% sono studenti.

Figura 3-19

3.2.2.5 Resilienza

Nell’ultima parte del questionario sono state sottoposte ai volontari nove domande, in ognuna delle quali vengono riportate due immagini a confronto chiedendogli di scegliere quella che secondo loro maggiormente corrisponde alla definizione di resilienza fornita dal Dottor. Elvezio Galanti: “La capacità di ogni comunità,

consapevole di convivere con i rischi accettabili, di reagire in modo attivo ed integrato con autorità locali”.

Di seguito le immagini e il grafico con la percentuale delle risposte

Figura 3-21

Figura 3-23

Figura 3-25

Figura 3-27

Figura 3-28

Risulta che la maggior parte delle fotografie scelte sono immagini all’interno delle quali si contraddistingue la presenza dei volontari di protezione civile, non sono quasi mai state scelte immagini che rappresentano la comunità post disastro nelle quali sono assenti i soccorritori. La preferenza nella scelta ricade sempre su eventi

territorialmente e temporalmente più vicini alle zone di appartenenza dei volontari che hanno risposto all’indagine.

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