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Nonostante le antiche tradizioni etiche delle imprese presenti a livello mondiale, gli Stati Uniti sono generalmente considerati come la patria della RSI perché proprio lì le responsabilità specifiche delle aziende sono emerse a livello gestionale e a livello accademico, riflettendo temi legati alla cultura, all‟economia e alla politica.

Fattori culturali

Negli Stati Uniti, un certo numero di fattori culturali ha distinto le relazioni tra imprese e società anche da altri sistemi capitalistici democratici. Innanzitutto, i sociologi hanno osservato una cultura americana diversa che combina concetti di individualismo e di comunità, rinforzati dai miti della rivoluzione, mostrando in questo modo lo storico scetticismo nei confronti dello Stato, la cui gestione delle questioni pubbliche dovrebbe

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quindi essere nettamente distinta dalla responsabilità delle aziende, che è quella di creare ricchezza.

In secondo luogo, si è sviluppato da molto tempo un impegno per migliorare la gestione etica delle risorse in modo che gli individui che si vedono attribuita la responsabilità, spesso su base religiosa, usino al meglio e nel modo più responsabile le risorse di cui dispongono. Questa componente etica ha due aspetti: da un lato l‟immediatezza a vedere la realizzazione di profitti come un fattore legato alla società e come un servizio alla società, un punto di vista che prese forza nel XIX secolo dai contributi delle grandi imprese alla creazione degli stati nazionali. Dall‟altro lato, la gestione etica delle risorse ha portato allo sviluppo di un concetto filantropico tale da far sì che ci si aspetta che le persone benestanti utilizzino la loro ricchezza a beneficio della comunità. Questo concetto è descritto nella sua forma più estrema nel libro Gospel of Wealth di Andrew Carnegie: “to make money is only half of the task, the other half is to use it well” ovvero “fare soldi non è tutto, l‟importante poi è saperli usare bene”. All‟inizio il modello di gestione etica delle risorse permetteva di pensare che la responsabilità riguardasse i singoli proprietari d‟impresa, come nel caso di Carnegie, mentre successivamente l‟aspettativa riguardava l‟intera impresa moderna.

La crescita economica e le nuove imprese

Verso la fine del XIX secolo negli Stati Uniti emerse una nuova tipologia di imprese poiché, rispetto a quanto accadeva in precedenza, per formare un‟impresa erano necessari minori requisiti e anche perché vennero consolidati i diritti costituzionali delle imprese. Innanzitutto furono considerate le vere e proprie dimensioni delle nuove imprese, in particolare di quelle ferroviarie, siderurgiche e delle telecomunicazioni, mostrando il loro ruolo nella costruzione degli stati nazionali a livello continentale. George Perkins della U.S. Steel, produttrice di acciaio, disse che “più grande l‟impresa diventa, più aumentano le responsabilità verso l‟intera comunità”.

Una seconda fase di espansione delle imprese è avvenuta durante lo sviluppo della produzione di massa a partire dal 1920, periodo rimasto famoso perché associato al fordismo: Furono portati alle famiglie dei lavoratori non solo nuovi prodotti, ma anche

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un nuovo modo di concepire la responsabilità aziendale. Henry Gantt, conosciuto per il suo diagramma eponimo, elaborò una propria visione che fu ampiamente condivisa: “il sistema delle imprese ha avuto origine nel servizio che prestano verso la comunità e per quanto riguarda la comunità, essa non ha ragione di esistere eccetto per il servizio che può dare”.

Vennero però individuati anche i rischi sociali delle nuove imprese. J. Maurice Clarke, padre fondatore della corporate governance ossia del governo d‟impresa, era particolarmente turbato dallo sproporzionato potere socio-politico delle imprese, ma al contempo dimostrava entusiasmo per il potenziale delle aziende di creare benessere per la comunità. Queste preoccupazioni portarono altri a concludere che i manager fossero responsabili del bilanciamento delle attività della comunità, delle imprese e degli azionisti: la gestione, insomma, si basava sulla fiducia. Per alcuni questo dovere di fiducia era sentito solamente verso i proprietari, altri invece, come John D. Rockefeller, fondatore della Standard Oil, una compagnia petrolifera e H. J. Heinz, dovettero adottare una sorta di “approccio verso gli stakeholder primari” secondo il quale i manager hanno obblighi verso proprietari, clienti, dipendenti e comunità. I manager erano visti anche come “amministratori” di un pubblico ampio (ad esempio, questo fu il caso di Frank Abrams, anche lui presidente della Standard Oil). Persino il management scientifico, che aveva il solo scopo di migliorare la produttività aziendale, sviluppò una dimensione “umana” che si è poi estesa a questioni riguardanti i benefici sociali della responsabilità sociale dell‟impresa per il benessere dei dipendenti.

Nonostante gli accademici si siano impegnati in dibattiti sulla responsabilità d‟impresa e alcuni dipartimenti di economia aziendale si siano occupati di questioni di etica e responsabilità, la RSI non è veramente emersa come concetto accademico fino al periodo del dopoguerra. Questo è stato ampiamente spiegato nel libro The Responsibilities of the Businessman (sic) di H.R. Bowen del 1953 in cui successivamente descriveva l‟uomo d‟affari come “scettico e prudente sebbene speranzoso”. Nel libro si notano due caratteristiche tipiche della RSI degli Stati Uniti ossia la religione, infatti il libro è stato incluso in una raccolta intitolata “Christian

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Ethics and Economic Life” e la filantropia, tanto è vero che la raccolta fu elaborata dalla Fondazione Rockefeller. Bowen definì le responsabilità sociali d‟impresa come:

i doveri dell‟uomo d‟affari di attuare tali politiche, per prendere decisioni o seguire quelle linee d‟azione che sono desiderabili in termini di obiettivi e valori della nostra società.

Bowen vedeva la RSI come uno di una serie di modi per migliorare il benessere sociale e una via di mezzo tra socialismo e capitalismo laissez-faire, infatti giustificò gli uomini d‟affari che prendevano seriamente la responsabilità sociale sia in termini strumentali per legittimare il capitalismo sia in termini di doveri che si accompagnano al potere delle imprese e alla professionalizzazione del management.

L‟attenzione a questioni di responsabilità da parte di leader aziendali, commentatori e accademici americani non significa che la materia non sia controversa tanto è vero che la RSI è stata politicizzata negli Stati Uniti.

Il ruolo della politica nella RSI

Lo sviluppo dell‟impresa moderna ha portato a una serie di dibattiti politici sul suo ruolo sociale. A cavallo del XX secolo, con il crescente progresso si è assistito a un aumento dello scetticismo verso l‟impatto sociale delle grandi imprese. Un nuovo gruppo di giornalisti, soprannominati “muckraker” ossia coloro che amano divulgare notizie scandalose, come Upton Sinclair, Ida M. Tarbell e Lincoln Steffens, sviluppò un progetto per ottenere accountability e uguaglianza con metodi democratici, attirando in questo modo l‟attenzione su casi di irresponsabilità d‟impresa e mettendo in dubbio i presupposti che si hanno sulla responsabilità verso l‟ambiente che le grandi imprese dovrebbero avere. Quindi, per quanto il mondo delle aziende sia visto in modo positivo negli Stati Uniti, la RSI fu oggetto di indagini, controlli accurati e di scetticismo non solo con l‟accelerazione del progresso, ma anche durante la Grande Depressione del 1929 e il New Deal tra il 1933 e il 1936, e successivamente anche negli anni ‟60 e ‟70 del ‟900, come dimostra il consumerismo di Ralph Nader. Il lavoro dei “muckraker”, giornalisti e scrittori che all‟inizio del ‟900 furono artefici di indagini e inchieste, è stato portato avanti anche recentemente dalle ONG negli Stati Uniti e da attivisti come Michael Moore.

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