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Gli ospedal

Nel documento San Leonardo al Frigido e le sue sculture (pagine 33-142)

Con la progressiva scomparsa del culto pagano, si ebbero l’avvento e lo sviluppo di una nuova religione, sempre più diffusa, e seguita in quei territori, che secoli la avevano vista come bandita e perseguitata: la religione cristiana.

Con lo sviluppo della dottrina cristiana, nacquero anche nuovi principi fondamentali della religione in questione: uno tra tutti l’aiuto verso il prossimo e il più debole, e fu così che seguendo questo principio nacquero i primi Ospedali.

Partendo da uno dei principi fondamentali del cristianesimo, e cioè: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”45, più volte

ribadito dai padri della chiesa, nel Medioevo nascono le varie strutture di carità, accoglienza e rifugio per i più deboli e per i

45 Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo, ed. Città nuova,

Roma 2003, vol. 3, pag. 133.

più emarginati; nascono appunto quelle istituzioni che gestite dai vari ordini religiosi prenderanno il nome di Ospedali.

Gli ospedali, in epoca Medievale, erano luoghi di sosta per i viandanti e servivano come strutture adibite a ricovero di persone ma anche di merci e animali. Qui i pellegrini e i viandanti trovavano ospitalità e un luogo al riparo dagli agenti atmosferici e dai vari pericoli, ad esempio i briganti che durante la notte infestavano le vie di pellegrinaggio, saccheggiando e derubando i poveri malcapitati.46

Questi ospedali erano gestiti dai vari ordini religiosi con il principale obbiettivo di dare aiuto a chi ne aveva bisogno. Oltre alle varie funzioni di ospitalità gli ospedali offrivano anche un luogo di culto annesso alla struttura47.

Le persone che venivano ospitate nei vari ospedali potevano essere sia poveri, cioè persone nullatenenti che vivevano di elemosina e di opere caritatevoli, sia viandanti sia pellegrini, persone che viaggiavano lungo le varie strade di pellegrinaggio quali ad esempio il cammino di Santiago de Compostela oppure le vie Francigene. 48

Gli ospedali in epoca medievale potevano sorgere nelle città, ma potevano anche nascere fuori dalle mura cittadine, con la funzione di dare ai pellegrini rifugio, anche se quest’ultimi

46 Giovanni Todaro, Lupi & Briganti, ed. Lulu, Raleigh 2011, pp. 10-29. 47

Renato Stopani, Il diario di pellegrinaggio a Roma di Nikulas di

Munkathvera , abate islandese, in, La via Francigena: una strada europea nell’italia del Medioevo, ed. Le lettere, Firenze 1992, cit. pp.118-122.

48 Paolo Cucchi von Sauken, Guida del pellegrinaggio di Santiago: libro

quinto del codex Calixtinus, secolo XII, ed. Jaca Book Spa, Milano 2010,

fossero giunti a tarda sera, quando le porte delle città erano ormai erano state chiuse. 49

Per evitare appunto che le città di notte venissero assediate da malintenzionati quali briganti oppure nella peggiore delle ipotesi per evitare l’assedio o l’attacco di un esercito rivale, sfruttando l’oscurità del buio, i portoni d’ingresso delle città venivano infatti chiusi e presidiati dall’esercito, che controllava quel determinato territorio o città.

Nel Medioevo, si potevano trovare varie tipologie di ospedale: quelli chiamati xenodochii, riservati ai forestieri, quelli chiamati ptochi che erano riservati ai poveri e quelli riservati agli infermi, cioè quei poveri che avevano malattie o menomazioni non curabili, come ad esempio i ciechi, e gli storpi. Frequentemente però non era raro trovare nello stesso ospedale le funzioni citate sopra, tale servizio però, veniva dato in locali separati.50

Gli ospedali nel Medio Evo erano gestiti da organi religiosi, spesso appartenenti ad un monastero o a una parrocchia, si auto- mantenevano mediante redditi ricavati da donazioni di comuni cittadini oppure da elemosine. Queste strutture non offrivano molto: generalmente la loro ospitalità consisteva in un letto o, più spesso, un pagliericcio collocato in uno stanzone comune. Quando gli ospedali non sorgevano vicino ad un monastero o ad

49

Gabriella Piccinni, Mille anni di Medioevo, ed. Paravia Bruno Mondadori, Milano 2000, pag.175.

50 Jacques Le Goff, Il corpo nel Medioevo, ed. Laterza, Bari 2005, cap.2; Italo Moretti, su voce Ospedale, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, VIII, Roma 1997, pp. 906-917.

una chiesa, al loro interno trovava posto una piccola cappella. Generalmente, l’ospitalità dell’ospedale non prevedeva l'offerta di cibo ai pellegrini, mentre per i poveri e gli infermi ogni singolo ospedale si comportava a seconda delle proprie possibilità.

Come riportato in un documento del 16 gennaio 1346, relativo all'Ospedale della Misericordia in Ivrea, si legge: "si dà a ciascun infermo da mangiare secondo le possibilità della casa e, quando ciò non è possibile, si preparano loro dei buoni letti… ai poveri non si dà il vitto tutti i giorni, perché, quando possono camminare, vanno a chiedere l'elemosina e alla sera tornano ai loro letti". Nello stesso documento inoltre, per quanto riguarda gli infermi, si legge: "quando è necessario, si manda a chiamare il medico per curarli". Questo documento, ma soprattutto quest’ultima frase è importante, perché ci aiuta a capire, che anche l'ospedale per gli infermi non era, come intendiamo noi, cioè un luogo di cura, ma soltanto un luogo di assistenza e il medico veniva chiamato solo in caso di bisogno51.

Diversa invece, era la situazione degli ammalati ricoverati negli ospedali dei monasteri e delle abbazie, perché all’interno di queste strutture c’ erano monaci esperti nella raccolta e coltivazione di erbe medicinali, che alloro volta con l’utilizzo di erbe medicinali potevano preparare primordiali rimedi medici.

51

Simone Biondi, Studio paleobiologico degli inumati di età medievale dell’

Ospitale di San Bartolomeo a Spilamberto di Modena, tesi di laurea, relatore

Prof. S. Gelichi, Venezia: Università Cà Foscari, anno accademico 2015- 2016, cit. IV, pp. 7-8.

Ospedale Gerosolimitano

L’ordine gerosolimitano è un antico ordine religioso, fondato durante il periodo delle crociate, che la Chiesa inviò in Terra Santa per liberare il Santo Sepolcro dall’occupazione dell’Islam.

L'Ordine ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme, fu riconosciuto come autonomo e indipendente attraverso la bolla papale di papa Pasquale II del 111352.

Nella medesima bolla si riconobbero i primi insediamenti gerosolimitani in Italia ad esempio quelli di Messina, Taranto, Otranto, Bari, Pisa, Asti e Prato; sulla tunica dei monaci fu inserita una croce bianca simile a quella della Repubblica di Amalfi.

Da quel momento in poi le proprietà e gli insediamenti in Italia diventarono sempre più frequenti, favoriti anche dall’aumento dei pellegrinaggi per la riconquista della Terrasanta, aumentando anche l’incremento di considerevoli donazioni.

Nel 1319 si decise di riunire gli ospedalieri in varie compagnie, che presero il nome di "lingue", che corrispondevano ai vari paesi di provenienza, come la Provenza, Francia, Italia, Inghilterra, Alemagna, l’attuale Germania, la Castiglia e successivamente il Portogallo. Ogni lingua al suo interno racchiudeva priorati o gran priorati, baliaggi e

52

Kristjan Toomaspoeg, su voce, Ospitalieri di San Giovanni di

commende53.

L'ospedale gerosolimitano di San Leonardo, e la Chiesa di San Leonardo al Frigido in epoca medievale sorgevano vicino al fiume Frigido, nel luogo in cui, come si è detto, in epoca romana c'era una mansio, la “Ad Tabernas Frigidas” citata nella Tavola Peutingeriana.

Questa struttura altro non era che un ricovero per i viandanti. Della mansio romana, ma anche dell’ ospedale non vi sono più tracce: possiamo vedere solo parte della chiesa in stile romanico, ad un'unica navata, che faceva parte della struttura ospedaliera.

L'ospedale medievale, oltre che quella di ricovero per viandanti, pellegrini e poveri, aveva anche la funzione di controllo e manutenzione all'unico ponte che attraversava il fiume Frigido in pianura. Viene citato per la prima volta nel 1191 all’interno di una cronaca inglese che descrive il ritorno dalla terza crociata54 di Filippo Augusto. Il sito, come si è detto,

viene citato con il nome di Seint Leonard.

Nel corso del XIV secolo, se non dalle origini, l’ospedale era gestito e controllato dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, ma non si sa con certezza se agli stessi gerosolimitani fossero stati anche gli artefici della sua fondazione.

53

Kristjan Toomaspoeg, cit. 54

Richardus Divisiensis, Chronicon de rebus gestis Richard 1 (1189 –

Secondo lo storico Bertozzi55 le sculture del portale, databili

al XII secolo, sono in conflitto con l’insieme architettonico della chiesa, che sembra potersi anticipare a prima del X secolo, mentre secondo l'archeologo Quiròs Castillo56 la costruzione va

spostata all' XI secolo. Entrambe le datazioni degli storici, comunque, precedono di uno o due secoli gli anni di attività di maestro Biduino, autore delle sculture del portale. Quindi si può ritenere che la fondazione dell'ospedale si possa collocare prima della realizzazione del portale marmoreo di Biduino. Per quanto riguarda la committenza gerosolimitana del portale stesso possiamo solo avanzare ipotesi perché non esistono prove concrete. L'ospedale di San Leonardo, si trova citato nelle decime bonifaciane, dall'estimo di Massa Lunense del 1398- 1401, fino all'estimo della Chiesa di Luni del 1470-7157, come

ente esente, e questo ci fa dedurre quindi senza ombra di dubbio che era gestito, almeno dalla fine del XIV secolo, da un ente diverso dal vescovato di Luni. Per quanto riguarda i documenti, solo un testo del 133358, frammento di un catasto dei beni

dell'Ordine ospitaliero di Gerusalemme, fornisce la prima prova certa dell'appartenenza della struttura ai gerosolimitani. Nel 1433 la chiesa e l'ospedale di San Leonardo cosi come la

55

Augusto C. Ambrosi, Massimo Bertozzi e Giovanni Manfredi, Massa

Carrara. Pievi e territorio della provincia., ed. Pacini, Pisa 1989, pp. 39-42.

56 Augusto C. Ambrosi, Massimo Bertozzi e Giovanni Manfredi, id ibidem, ove per la datazione, si ringrazia J. A. Quiros Castillo.

57

Franca Leverotti, Lestimo di Massa Lunense (1398-1401),tesi di laurea, relatore Prof. M. Luzzati, Pisa: Università degli Studi, anno accademico1973- 1974, cit. III pp. 625-626.

58 Le proprietà del 1333 sono state esaminate da Poggi, Le terre di San

cappella di Santa Margherita a Montignoso, erano amministrati da frate Ludovico degli Enrighini dell'Ordine gerosolimitano sotto il controllo del priorato di Pisa. Nel corso del XV secolo la giurisdizione dell'Ordine sull'ospedale e le due chiese di Massa e di Montignoso vennero contestate dai monaci olivetani di san Venerio del Tino, che identificarono per errore San Leonardo con il loro distrutto ospedale di Santa Maria Maddalena de Cerbaria59.

Malgrado ciò, i monaci vinsero la causa e ne ottennero l’assoluto controllo della struttura e dei suoi beni.

59

Ospedale e chiesa situato presso il fiume il Frigido a Massa, detto anche de Cultrexana. Enrica Salvatori, Presenze ospedaliere in Lunigiana, in

Riviera di Levante tra Emilia e toscana: un crocevia per l’ordine di San Giovanni, ed. Istituto Internazionale di studi Liguri, Genova 1999, pp. 189-

Gli ospedali storici del territorio di Massa

La chiesa di San Leonardo al Frigido, come si è detto, sorgeva sul percorso medievale dell’antica via Francigena, che ancora oggi è percorribile attraverso gli storici sentieri; nel lungo cammino possiamo ancora riassaporare quella spiritualità religiosa fatta di silenzio e meditazione; e possiamo ancora godere di quei panorami mozzafiato visibili lungo le mulattiere che si arrampicano sulle montagne delle Apuane, o presso le più facili strade che seguono il territorio costiero toccando l’antico centro di Luni, oppure dentro le mura delle città medievali ancora oggi presenti e ammirabili, con palazzi suntuosi e monumenti realizzati con quel marmo bianco di Carrara già conosciuto dai Romani.

Lungo il percorso della via Francigena, dove il viandante poteva trovare rifugio e ricovero, in attesa di ripartire, si trovavano numerosi ospedali, a capo dei quali erano membri dei vari ordini e confraternite religiose.

Esiste un’accurata lista degli ospedali60 che in epoca

medievale sorgevano lungo il percorso della via Francigena, dalla Lunigiana fino alla Versilia. Qui di seguito, viene fornita una breve lista degli ospedali, facenti parte dell’attuale territorio massese.

Con l’attuale conoscenza della via Francigena e con l’aiuto della lista, è possibile fissare un accurato e veritiero percorso

60

con ipotetiche soste per rifocillarsi e luoghi religiosi ove potersi fermare in preghiera, così come poteva vedere un qualsiasi pellegrino che percorreva la via Francigena in Lunigiana e nel territorio di Massa.

La suddetta lista vuole dare una visione più ampia di tutti gli ospedali dislocati lungo la via Francigena in epoca medievale presenti nel territorio in esame.

La lista viene sviluppata secondo un ordine alfabetico per titolatura e località. Nella lista completa vengono presi in considerazione i confini della Lunigiana storica. I documenti che ci danno maggiori notizie sugli istituti religiosi della diocesi di Luni sono presenti nelle decime bonifaciane del 1296-97, 1298- 99 e 1303, e nell'estimo del 1470-7161.

ospedale di Nara: questo ospedale sorgeva nel territorio dell’attuale comune di Massa, precisamente nel confine dei territori dell’attuale comune di Montignoso; la sua esistenza viene certificata nei libri di gabella lucchesi dell'inizio XV secolo62 .

ospedale di Revosgia: questo ospedale, nella decima del 1296-97, viene dichiarato sotto le dipendenze del vescovo di Luni, invece nelle decime del 1298-99 viene elencato semplicemente come cappella di Ronoschia. Successivamente lo troviamo negli estimi del 1470-71

61

Si veda Enrica Salvatori , www.web.arte.unipi.it/salvatori/luni/spedali.htm 62

Franca Leverotti, Massa di Lunigiana alla fine del Trecento. Ambiente,

identificato come cappella di Ravoschia.

In un documento del 1333 relativo ai beni di San Leonardo al Frigido, lo storico Roberto Ricci63 individua

l’ospedale sotto il nome di Reposcha, il documento in questione collocherebbe l'ospedale lungo i confini tra gli odierni territori di Massa e di Montignoso.

Ss. Giacomo e Cristoforo di Massa: le prime notizie storiche dell’ospedale risalgono al 126264, quando in un

documento storico viene citato col titolo di San Giacomo di Altopascio, successivamente viene ricordato nell’estimo della Vicaria di Massa del 1398-140165,

collocandolo in località Prato nella pieve di San Vitale. Secondo il Matteoni si hanno già notizie a partire dal 1092, ma non documenta l'informazione di questa sua affermazione66. Nelle decime bonifaciane, la struttura

non viene nominata anche se l'estimo lunense del 1470 annota una cappella dedicata a san Giacomo situata nel piviere di Massa.

S. Giacomo al Prato: questo ospedale sorgeva nel territorio di Massa, precisamente nella località denominata al Prato; probabilmente questo ospedale

63

Roberto Ricci, Topografia massese e toponimi locali, in "Bollettino

storico di Massa e Carrara", I (1994), pp. 23-25.

64 Il cartulare di Giovanni di Giona di Portovenere (sec. XIII), a cura di G.

Falco e G.. Pistarino, Torino 1958. 65

G. Sforza, Scritti e documenti su la storia di Massa, manoscritto miscellaneo a Biblioteca "U. Mazzini" della Spezia (MS IV 27); Bondielli,

L'extimum, cit., p. 32. Leverotti, L'estimo, cit., II, pp. 672-673.

66

Giovanni Antonio Matteoni, Guida delle chiese di Massa Lunense, ed. San Pietro, Massa 1879.

dipendeva dalla chiesa di San Giacomo di Groppino, che sorgeva vicino alla rocca. L’ospedale viene citato alla fine del XIV secolo67.

S. Leonardo al Frigido: questo sito nasce nel luogo dove in età antica era un albergo denominato sotto il vocabolo di Taberne frigide o Taberna frigida riscontrabile nella Tavola Peutingeriana68. Questo

ospedale oltre che ricovero per i pellegrini svolgeva anche la funzione di appoggio all'unico ponte in pianura che permetteva l’attraversamento del fiume Frigido69. Le

prime notizie storiche di questo ospedale risalgono alle cronache di viaggio di Filippo Augusto nel 1191 durante il ritorno dalla terza crociata70. Durante il XIV secolo

l’ospedale appartiene e viene gestito dall'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, ma non è certo però se quest’ultimi furono anche gli artefici della sua fondazione. L'ospedale di San Leonardo, viene citato inoltre nelle decime bonifaciane, nell'estimo di Massa Lunense del 1398-1401, fino all'estimo della Chiesa di

67 Leverotti, Massa, cit., pag. 115. 68

Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana

contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, Firenze 1833, 6 voll. 1, pp. 346, 680; G. Sforza, La stazione romana 'ad taberna frigida' e lo spedale di S. Leonardo al Frigido,

manoscritto alla Biblioteca "U. Mazzini" della Spezia (MS IV 27 - 2); U. Formentini, Le tre pievi del Massese e le origini della città di Massa, in "Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province Modenesi", s. 8ª II, 1949, pp. 16-18. Nel 1950 alcune ricerche archeologiche hanno portato al rinvenimento, nell'area antistante l'attuale chiesa di S. Leonardo, di tre selciati romani sovrapposti, fondazioni murarie e frammenti di lapidi romane e medioevali (Leverotti, Massa, cit., p. 112).

69

Leverotti, Massa, cit., pag. 111. 70

Luni del 1470-71 come ente esente, un testo frammentario di un catasto dei beni dell'Ordine ospitaliero di Gerusalemme, fornisce per la prima volta nel 1333 la prova dell’appartenenza dell’ospedale ai Gerosolimitani. In questo documento vengono elencati tutti i beni di proprietà dell'ospedale. Tali beni si trovano ancora nell'estimo della vicaria di Massa del 1398- 140171. Nel 1433 la chiesa e l'ospedale di San Leonardo

cosi come la cappella di Santa Margherita di Montignoso, erano amministrati da frate Ludovico degli Enrighini dell'Ordine gerosolimitano della commenda di Pontremoli, sottoposto al priorato di Pisa. Durante il XV secolo, l’amministrazione dell'Ordine, sull'ospedale e le due chiese di Massa e di Montignoso, venne contestata dai monaci olivetani di San Venerio del Tino, che per un errore identificarono la struttura di San Leonardo con il loro distrutto ospedale di Santa Maria Maddalena de Cerbaria. I monaci vinsero la causa ottenendo il controllo della struttura e dei suoi beni fino al 1773 quando li cedettero a Domenico Ricci, provveditore delle guarnigioni militari modenesi a Massa72 .

S. Maria di Calcaiola: le prime notizie storiche dell’ospedale risalgono al 1220, precisamente in una bolla di Onorio III al monastero del Tino, il papa

71

Leverotti, L'estimo, cit., III, pp. 626-365. Le proprietà del 1333 sono state esaminate da Poggi, Le terre di San Leonardo, cit.

72

conferma al cenobio i possedimenti, in particolare l'ospedale de Calcarola e di beni situati in Corsica e nella Palmaria73. Un laico, Bonaventura figlio di Arrigo

Guercio di Lucca, nel 1290 dà facoltà a frate Antonio, che vive “ad hospitale Sancte Marie de Calcaiola districtus Masse lunensis diocesis,” di poter affittare le terre e i possedimenti74 dell’ospedale in questione. Ed è

con molta probabilità che nel 138875, un discendente di

Bonaventura, il prete Alessandro, figlio di un nuovo Arrigo Guercio di Lucca, fosse il rettore dell’ospedale. La struttura viene chiamata come hospitale de

Calcaiola/Calcagiola, e viene inserita tra quegli gli enti

che sono esenti alle decime bonifaciane della fine XIII e inizio XIV secolo e nell'estimo del 1470-7176. E’ un po’

più difficile però poter dire se a questo poteva farne parte anche l’ospedale di Santa Maria di Massa citato nell'estimo del 1398-140177.

S. Maria di Forno: questo ente era gestito dall'Opera di Santa Maria di Forno78. Lo troviamo citato nel 1398-

1401 precisamente nell'estimo di Massa Lunense, in questo documento si fa riferimento anche ai

73

Le carte del monastero del Tino (1220-1300), cit., n. XXIV.

74

Ibidem n. CCLIX, L'ospedale è nominato anche in un atto del 1259

(Ibidem n. CXXXII).

75 Archivio di Stato di Torino, S. Venerio del Tino, Mazzo V, n. 64 (1388 luglio 27). SFORZA, La stazione, cit., pag. 97.

76

Leverotti, Massa, cit., p. 115. Sforza, Un sinodo, cit., pag. 250. 77

Leverotti, L'estimo, cit., I, pp. IX, 665. 78

possedimenti dei Malaspina79.

S. Maria di San Vitale: ospedale situato a Massa, precisamente nella zona di San Vitale, viene citato per la prima volta verso la fine del XIV secolo. L’ente era sotto la dipendenza dell'Opera di Santa Maria80.

S. Maria di Massa: questa struttura la troviamo citata alla fine del XIV secolo precisamente nella zona di Ponte, in una costruzione che apparteneva per metà al marchese struttura cioè una casa in vicina Furni deputata “pro hospitali”.81 Non è chiaro se sia da

identificarsi con le strutture precedenti.

S. Maria Maddalena di Cerbaria: la struttura ospedaliera, così come la chiesa, sorgeva presso il Frigido a Massa, ed era conosciuto all’epoca anche sotto il nome di de Cultrexana, de Comitissa, de Carçala82.

La sua fondazione risale al 1210 quando donnicella

79

M. Lallai, La chiesa colleggiata di S. Pietro a Massa, in "Giornale storico

Nel documento San Leonardo al Frigido e le sue sculture (pagine 33-142)

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