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ottobre ti ho visto alla conferenza del professor Bonesso era interessante?

Senegalesi con attività commerciali su aree pubbliche

Il 29 ottobre ti ho visto alla conferenza del professor Bonesso era interessante?

“Certo che era interessante, hai sentito quante cose hanno detto in nostro favore? Speriamo che siano attuabili e che le istituzioni italiane ci possano aiutare.”

Anche tu parli benissimo l’italiano, hai avuto difficoltà a impararlo?

“Imparare la lingua italiana non è stato difficile, parlo bene anche il francese - la nostra lingua nazionale il Wolof, l’arabo, l’inglese e il tedesco, anche se lo sto un po’ dimenticando perché non ho più modo di parlare con i tedeschi. In Senegal chi fa l’autista di auto pubbliche deve conoscere le lingue degli altri Stati.”

Mi hai detto che sei anche al mercato di Spinea?

“Si la mia licenza è interinale. Il lunedì sono a Mirano, ma lavoro anche a Marghera e in altri paesi del Veneto. La gente mi aspetta per acquistare le borse. Qualcuno mi ordina modelli particolari, ma non contraffatti.”

Quando sei partito da Touba per andare all’aeroporto di Dakar, che mezzi hai utilizzato?

“Ho preso un taxi, molto costoso, però in compenso si arriva a Dakar in poco più di tre ore. Con l’autobus non conviene, ci mette troppo tempo.”

Massaer mi ha detto che c’è anche un treno che fa servizio in Senegal, è vero?

“Per un periodo di tempo c’è stato un treno, si chiamava il “Treno Blu”, ma ora non c’è più: Dev’essere stato soppresso o eliminato, perciò bisogna usare l’autobus, il taxi o il “taxi brousse”, utilizzato per trasporto di frutta, ortaggi, animali e persone.”

Grazie per le informazioni.

“Ascolta, quando hai bisogno di informazioni di qualsiasi tipo vieni a trovarmi al mercato, che sarò sempre a tua disposizione.”

Ho trovato un altro amico, “Mohamadou”.

1 – Franca Tamisari – La logica nel sentire nella ricerca sul campo. Verso una fenomenologia dell’incontro

28 – 17.06.2014 - Mafal

È nato in un villaggio a Sud della città di Kaolack il 02.01.1964. Da ragazzo, come tutti i suoi compagni del luogo ha frequentato la Scuola Coranica. Non ha mai lavorato perché non c’era lavoro, ma in compenso aiutava la madre come agricoltore e nella raccolta di frutti ed erbe spontanee.

È sposato, come imposto dalla loro religione, ed ha anche un figlio. Poiché non riusciva a trovar lavoro per mantenere la famiglia, consigliato dai parenti e dal marabat del villaggio, nel 1986 ha deciso di venire in Italia.

Prima di partire andò dal marabat, del suo villaggio, che ha un potere assoluto su tutto, il quale gli consegnò una bottiglia con del liquido e un foglio con molte scritte coraniche per salvaguardarlo dalla magia nera e dai malefici, in modo che potesse aiutarlo a superare qualsiasi ostacolo che avesse incontrato.

Naturalmente tutto questo a pagamento, più scritte coraniche ci sono più si deve pagare per preservarsi da tutto ciò che può capitare, specialmente quando una persona parte dal paese senza conoscere lo stato dove andrà.

Arrivato a Roma con l’aereo e un permesso turistico, si trovò subito a disagio a causa degli inevitabili problemi di lingua. Non sapeva dove andare, per vivere, aiutato da altri senegalesi cominciò la vendita abusiva itinerante di borse, non aveva alloggio e così dormiva in stazione a Roma con altri connazionali. In seguito si trasferì a Mestre e continuò la vendita abusiva di borse, comperate da negozianti cinesi.

Qualche anno dopo riuscì ad ottenere il permesso di soggiorno, trovò lavoro in una fabbrica nel bellunese dove rimase per circa un anno. Non era però soddisfatto, così tornò a Mestre e ricominciò, aiutato da altri senegalesi, la vendita di borse.

Nel frattempo, però, le cose erano cambiate, c’era molto più controllo da parte delle forze dell’ordine e aveva bisogno dei documenti per il rinnovo del permesso di soggiorno. Tornò quindi a lavorare nella fabbrica nel bellunese, ma anche questa volta rimase poco tempo, ritornò a Mestre a fare il solito lavoro di venditore itinerante abusivo di borse.

A Mestre conobbe una signora italiana della sua stessa età, dopo breve tempo si sposò legalmente e con rito religioso coranico, con il suo aiuto aprì un Centro di Benessere a Venezia, regolarmente iscritto alla Camera di Commercio di Venezia.

L’attività andava bene, era seguita dalla moglie, ogni mese mandava soldi al marabat del suo villaggio che doveva consegnarli alla sua famiglia, trattenendo una parte per sé per le preghiere e le pratiche che continuava a fargli in modo che tutto andasse bene nella sua vita.

In generale, i senegalesi che ho incontrato sono molto legati alla loro famiglia, quindi non fui stupito quando Mafal mi disse che a un certo punto decise di fare una vacanza in Senegal, tornando al villaggio con la sua moglie italiana. Arrivato al villaggio, disse alla moglie italiana che la prima moglie era deceduta, per tanto era vedovo, e le fece conoscere il figlio. Quando rientrò in Italia fece arrivare anche il figlio, che oggi ha 18 anni e dopo aver studiato, fa ora il cuoco in una trattoria.

Essendo un tipo molto irrequieto non era molto soddisfatto della sua attività, pensava di aprire un’agenzia import-export di auto di grossa cilindrata da mandare in Senegal, soprattutto nella città di Saint Louis, dove questo genere di vetture ha un mercato molto ricco. Purtroppo la cosa non si concretizzò e quindi dovette abbandonare l’idea.

Non smette mai di girare, oggi fa parte di un’orchestra jazz come batterista e suona i suoi tamburi

djembe e ndend, importati dal Senegal. Gli hanno insegnato a suonare quando andava alla Scuola

Coranica, è molto bravo visto che suona strumenti a percussione molto difficili.

La moglie, intanto, continua l’attività di estetista nel loro centro benessere, ma, dato il comportamento del marito, ultimamente si è rivolta ad un giudice islamico per chiedere il divorzio, che però non le è stato concesso.

Parte 7^

Senegalesi regolari occupati in lavori diversi