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L’ambiente della città, osserva Rauterberg sulla falsariga di Augé, è saturo di cartelli e prescrizioni, che determinano l’accesso o il divieto allo spazio pubblico e ne stabiliscono il grado di ‘apertura’, ovvero in che modo esso sia utilizzabile e quali attività sia possibile svolgervi. Tali ingiunzioni discendono dall’autorità delle istituzioni politiche e vengono messe in atto in forza della legge: potere giuridico e politico fissano e regolano i confini della città, e la vita urbana si articola nella conflittualità tra libertà e prescrizione22. Accanto alle forze politiche, sono gli interessi economici e commerciali a ridisegnare i confini urbani e modificare l’accesso a luoghi pubblici, in cui grosse imprese investono capitali e assumono il diritto di intervenire su quegli spazi, ridisponendoli in funzione del potenziale attrattivo, e regolandoli in base ad interessi economici:

Zwar ist es nach wie vor ein von Regeln und Konventionen geprägter Raum, und mehr denn je drängen die Interessen des Marktes in ihn hinein. Manche Stadtviertel nennen sich nun Business Improvement District, was bedeutet, dass die Anrainer, in der Regel Geschäftsleute, dort viel Geld ausgeben, damit ihre Straßen attraktiver wirken. Dafür bekommen sie öffentliche Hoheitsrechte übertragen, mancherorts werden Obdachlose oder Bettler von privaten Sicherheitsdiensten vertrieben.23

È questo esattamente il caso, già discusso, dei presupposti che hanno preceduto la riedificazione di Potsdamer Platz. Analogamente, la Unterklasse urbana composta da clochard e mendicanti, menzionata da Rauterberg come esempio di categoria sociale esclusa dai luoghi pubblici privatizzati, riguarda nello specifico la società berlinese, di cui costituisce una fetta non trascurabile. Aspetti simili si riconoscono

22 «Städtischer Raum ist immer auch eine Sache, nämlich des Rechts und der politischen Macht. Was

erlaubt ist und was nicht, wo das private Eigentum beginnt und der öffentliche Grund aufhört, ob auf einem Platz demonstriert, gebettelt oder Alkohol getrunken werden darf, all das ist gesetzlich geregelt. Der offene Raum steckt voller Vorschriften und Gebote. Und nicht selten zeigt sich in ihm sehr konkret, welche Interessen die politisch und wirtschaftlich Mächtigen verfolgen. Wenn bestimmte Straßen besser gepflegt sind als andere, wenn manche Plätze in die Obhut privater Geschäftsleute gegeben werden, wenn die Polizei mancherorts Bettler oder Prostituierte auffordert, sich in andere Stadtteile zu verziehen, dann zeigt sich rasch, wie offen der öffentliche Raum tatsächlich ist. Mit diesem Spannungsfeld aus Freiheit und Vorschrift, aus individuellen Interessen und kollektiven Absprachen haben die Städte zu tun.» in Rauterberg 2013, cit., pp. 32-33.

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nella finzione letteraria di Peltzer: nel prologo di Teil der Lösung, senzatetto e mendicanti vengono chiamati in causa come fattori di disturbo e, pertanto, si osservano nel romanzo gli stessi meccanismi di esclusione.

Dopo aver presentato la scena dell’ambiente interno del Sony Center, dapprima ‘inquadrando’ l’interno buio e angusto di una sala di sorveglianza e poi allargando la prospettiva con una panoramica sui luoghi dello shopping24, Peltzer mostra i connotati ‘atmosferici’ del centro commerciale, dove la garanzia dell’ordine e della

sicurezza consiste nell’eliminazione di qualsiasi interferenza o minaccia rispetto

all’immagine complessiva di benessere e decoro, adatta ai fini di uno spazio del consumo:

Einer leert Müllkörbe, ein anderer sammelt mit einem Scherenarm Kippen und Papierschnipsel auf, gepflegt gekleidet, sauber rasiert, als gehörten sie zu den Gästen in ihren Freizeitsachen dazu. Nirgends ein Bettler zu entdecken, oder Betrunkene, nur Standard auf sämtlichen Schirmen, keine Hektik und keine irreguläre Geschwindigkeit.25

In questa scena, anche gli addetti alle pulizie devono aderire a standard estetici, curando il proprio aspetto per integrarsi senza differenze nel paesaggio umano dei consumatori, e per aderire all’apparenza generale di un ambiente tranquillo, ordinato, che Peltzer mostra regolarizzato persino nel ritmo appiattito del movimento. La tendenziale omologazione degli spazi urbani, in particolare quelli concepiti per l’intrattenimento, il consumo e il turismo, ad un’estetica ‘esemplare’ emerge in modo evidente in questo passaggio, mostrando il meccanismo, a cui si è fatto riferimento, attraverso cui la società globalizzata nasconde le disuguaglianze sociali dietro un’immagine normalizzata nell’equivalenza. Tuttavia, dietro questa apparente uguaglianza, come denuncia Augé, si delineano divieti ed esclusioni: anche nel Sony Center raccontato in Teil der Lösung non è assolutamente consentito l’accesso a mendicanti o ubriachi, che, infatti, non sono visibili negli schermi tenuti d’occhio dai guardiani.

24 Cfr. par. Dentro il Sony Center: un mondo nel mondo.

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Poche pagine più avanti, si legge una rapida, pittoresca carrellata di potenziali

esclusi, in quanto potenziali pericoli per l’ordine e alla sicurezza di un ambiente

controllato, come quello del Sony Center:

Männer, die sich am Brunnenrand waschen, selbst im Sommer mit Mänteln bekleidet, deren Taschen prall gefüllt sind, andere Habseligkeiten in Plastiktüten verstaut, Gruppen von Jugendlichen, die Passanten anrempeln, durch die Menge streifende Gestalten in schlechtsitzenden Sakkos, zu zweit, zu dritt auf der Suche nach unbewachten Dingen, sorglos deponierten Geräten, Einkäufen, Rucksäcken, ein in Europa zerstreutes Heer, mit dessen stammesartiger Verstohlenheit man zu rechnen hat, zu jeder Zeit und an jedem Ort. (TL 13)

Queste figure, osservate restituendo il punto di vista dei sorveglianti, vengono presentate come una sorta di mandria errante per l’Europa: clochard che si lavano nelle fontane, vagabondi mal vestiti, giovani che turbano la quiete dei passanti. L’ombra di questa immensa Unterklasse sovranazionale – scrive Peltzer – non incombe solo sul Sony Center, ma affolla le metropoli europee, e in tal modo la scena presentata dall’autore tedesco richiama il pensiero di Augé: la società globale uniformata cela una condizione altrettanto globale di discriminazioni e disuguaglianze.

Il principale pericolo rappresentato da questa sottoclasse globale è relativo alla

proprietà privata: da quella dei singoli visitatori e clienti del centro, che devono

guardarsi dai furti, a quella dello spazio privatizzato, le cui norme ne disciplinano rigorosamente l’ordine e il funzionamento, vincolando preventivamente l’accesso a permessi o concessioni, come emerge poco più avanti nel brano di Peltzer:

Was geht, ist vorgeschrieben, erste Frage immer die nach einer Genehmigung, Antwort stets, man habe keine, fliegende Schmuckhändler und Sandwichverkäufer. Der mit Verweis auf die Hausordnung, manchmal mit etwas Handgreiflichkeit ausgesprochenen Bitte, das Gelände zu verlassen, kommen sie meist sofort nach, die wenigsten leisten Widerstand. Einer im März mit einem Messer, den eine Ladung Pfefferspray außer

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Gefecht setzte. Es gibt Befugnisse, es gibt Grenzen, es gibt Kooperation. Das nächste Revier ist das auf der Friedrichstraße. (TL 13-14)

La prospettiva, in questo passo, è quella di Kremer, il guardiano che apre il romanzo come ombra anonima, alienato dal proprio lavoro davanti ai monitor di controllo, meccanicamente dedito all’esecuzione delle proprie mansioni26. Anche rispetto alle norme di sicurezza si pone con la stessa apatia di giudizio, assumendone la validità e l’efficacia e limitandosi a metterle in pratica. Ma il suo flusso di coscienza rivela un meccanismo oscuro: l’uso della legge, invocato a tutela del rispetto delle regole, si fonda su una Hausordnung, un regolamento interno non meglio precisato, che confonde la sfera del potere giuridico statale con un potere privato, e allo stesso tempo rende più ambiguo il limite d’apertura dello spazio urbano pubblico, il cui accesso è regolato da indefinite autorizzazioni («erste Frage immer die nach einer Genehmigung»). Un altro segnale significativo, che emerge in queste righe, è la frase «es gibt Befugnisse, es gibt Grenzen»: l’imposizione di condizioni di accesso si esplicita quindi sotto forma di confine urbano, stabilito dall’alto in forza di un potere giuridico autodeterminato27.

L’ambiguità che risiede nella definizione di condizioni d’accesso sulla superficie pubblica di una città deriva sostanzialmente dall’esistenza di luoghi che invitano i cittadini ad attraversarli o visitarli, sebbene essi siano spazi vincolati a proprietà private. Rauterberg mette in luce questa sorta di paradosso ingannevole, sottolineando come diversi edifici appartenenti ad enti, imprese o istituzioni, colgano il vantaggio di garantirsi un afflusso di avventori, e per questo strutturino al proprio interno passaggi pubblici che, tuttavia, risultano ugualmente soggetti alle limitazioni imponibili in virtù dell’autorità che deriva dalla proprietà privata, producendo pertanto un caso di mera «permeabilità apparente» (Scheindurchlässigkeit), come si legge di seguito:

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Cfr. par. Dentro il Sony Center: un mondo nel mondo.

27 Häußermann prende i centri commerciali come esempi di spazi privatizzati, la cui natura include la

facoltà di autoregolamentarsi e stabilire regole interne, per lo più in base ai fini legati criteri commerciali: «Shopping Malls sind einleuchtende Beispiele für die These von der zunehmenden Privatisierung des öffentlichen Raumes. Juristisch stehen sie unter dem privaten Hausrecht des Eigentümers, funktional ist der Markt um sein zentrales Prinzip, die Konkurrenz, bereinigt, sozial sind es exklusive Räume, und baulich wird durch Einhausung und Gestaltung die Assoziation einer familialen, nichtöffentlichen Umwelt geweckt.» in Häußermann 2008, p. 311.

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Gewiss handelt es sich in vielen Fällen um symbolische Einrichtungen, denn diese Passagen, Lobbys und Foyers sind nicht für alle jederzeit frei zugänglich, sondern werden privat kontrolliert. Es ist eine Form von Scheindurchlässigkeit […]. Doch eine Geste ist immerhin eine Geste, das Bauwerk möchte dazugehören, es macht einen einladenden Eindruck, und zumindest eine schwache Form von Öffentlichkeit ist dank dieser Art von Firmenarchitektur mitunter möglich.28

Il riferimento alle Firmenarchitekturen risponde alle caratteristiche del Sony Center, che offre un passaggio pubblico entro una struttura privata, afferente ad una multinazionale (Sony), controllata all’interno e all’esterno per mezzo di una fitta sorveglianza elettronica. Si tratterebbe, stando a quanto scrive Rauterberg, di forme

deboli di spazio pubblico, o, per usare una definizione di Elmar Kossel, di una

tipologia di spazio semipubblico29.

Il controllo, esercitato sugli accessi alle aree urbane, da parte delle autorità politiche o, in maniera crescente, delle forze economiche private, attraverso divieti o limitazioni d’accesso, determina ovvie implicazioni relative ad un diverso bilanciamento del rapporto fra spazio pubblico e privato. In Stadtpolitik, Häußermann interpreta lo spostamento del confine pubblico-privato come indice di una corrente ‘americanizzante’ nelle città europee, poiché la privatizzazione della

città nell’Europa postmoderna sarebbe infatti ispirata all’urbanismo radicale

americano:

Diese Stadt der »moderaten Moderne« droht sich aufzulösen, die privatisierte Stadt der Postmoderne weist viele Züge der amerikanischen Stadt der radikalen Moderne auf. Nicht nur die stärkere Rolle der privaten Investoren in der Stadtentwicklung und der Abbau der öffentlichen Boden- und Wohnungsbestände weisen in diese Richtung. Es gibt eine ganze Reihe von Entwicklungen, die sich entlang dieser Logik ordnen und einordnen lassen: Die Privatisierung der öffentlichen Sicherheit gehört in erster Linie

28 Rauterberg 2013, cit., p. 131.

29 E. Kossel, Berlino e la simulazione della storia, in M. Haidar, Città e memoria. Beirut, Berlino,

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dazu, die der öffentlichen Dienstleistungen ebenfalls. Durch die Garantie von Sauberkeit, Ordnung und Sicherheit in den privat kontrollierten Räumen der Einkaufzentren und Unterhaltungseinrichtungen, die durch Videokontrollen und private Sicherheitsdienste sichergestellt werden, verändern sich die Qualität und das Image der öffentlichen Räume, für die ein solcher Aufwand nicht betrieben werden kann und auch nicht betrieben werden darf. Schönheit, Sauberkeit und Sicherheit werden zu Qualitäten der privaten Stadt, die von Konsumenten begeistert begrüßt werden – ohne dass man öffentlich darüber diskutiert, was auf Dauer aus jenen Bevölkerungsgruppen und jenen Räumen wird, die aus diesem Regime ausgegrenzt bleiben30.

L’indagine proposta da Häußermann è particolarmente rilevante per comprendere il caso del Sony Center, soprattutto per come esso viene ‘letto’ e scritto da Peltzer: la città privatizzata non sarebbe soltanto l’esito dell’intensificazione degli investimenti privati nello sviluppo urbanistico e del conseguente smantellamento del suolo pubblico; bensì, essa dipenderebbe anche da altri fattori, primo fra questi, la privatizzazione della sicurezza pubblica.

Sicurezza, pulizia e ordine negli ambienti dei centri commerciali e dei luoghi di intrattenimento, assicurate attraverso il videocontrollo da parte di privati – aspetti chiaramente visibili nel testo di Peltzer – rientrano nel quadro della gestione dei nuovi spazi privatizzati, i cui modelli incidono, in definitiva, sulla struttura dell’intera metropoli. Infatti, seguendo l’analisi di Häußermann, l’intero sistema- città si configura esso stesso come spazio privato del consumo31, mentre resta ignorato il dibattito pubblico su come risolvere, a lungo termine, il problema degli spazi urbani e delle fette di popolazione che restano esclusi da questo sistema.

30 Häußermann 2008, cit., p. 299.

31 Dalla prospettiva di questa analisi sembrerebbe, dunque, invertito il vettore nel rapporto

proporzionale tra spazio circoscritto del consumo (come quello di un centro commerciale) e città globale: secondo queste riflessioni di Häußermann, sarebbe il primo a diffondere i propri schemi di funzionamento nel macrocosmo-città, piuttosto che, viceversa, rappresentarne un microcosmo. Al di là delle possibili interpretazioni, gli spazi della città globalizzata sembrano, piuttosto, riprodurre gli stessi meccanismi su vari livelli e in base a varie manifestazioni della vita urbana.

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Sorveglianza globale: dalla società di controllo alla telepresenza