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PAESAGGI LAZIALI E CAMPAN

Nel documento Luigi Basiletti (pagine 54-56)

CAPITOLO II: PRODUZIONE ARTISTICA, SUDDIVISA PER TEM

PAESAGGI LAZIALI E CAMPAN

Come sappiamo, Basiletti si recò a più riprese in Campania, tra il 1807 e il 1809.

I pittoreschi dintorni della città e le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei divengono soggetti per acquarelli e disegni spesso di piccole dimensioni, antesignani delle moderne cartoline. Molti di essi, conservati presso la Pinacoteca bresciana, sono dedicati alla costiera di Pozzuoli con le isole di Nisida e di Ischia, presenti anche nel dipinto.

Molti disegni sono dedicati a Tivoli (anche se non sono in relazione diretta con quest'opera), e due tele in particolare sono sviluppate attorno al medesimo soggetto: 1) La Cascata dell'Aniene a Tivoli (Milano, Civiche Raccolte d'Arte Deposito della Pinacoteca di Brera, inv. 295). 133x95, iscriz. In basso a sx, Basiletti di Brescia, data attribuita 1809-10.

48Non datata, per alcuni sarebbe corrispondente al Paese a olio con macchiette esposto

a Brera nel 1816 o alla Caduta d'acqua presente in Pinacoteca dal 1823. Dall'aspetto nordico e romanticheggiante, la tela è considerata a metà strada tra il tedesco Koch e il francese Michallon.

49Eseguito durante il soggiorno romano, fu esposto e acquistato dal vicerè Eugenio nel

1810. Risente delle influenze permeate dalla cerchia olandese e tedesca, da Verstappen a Voogd, da Hackert a Martin von Rohden

2) La Veduta di Tivoli (Pinacoteca Tosio-Martinengo), catalogato come Paesaggio

laziale con rovine, è un dipinto firmato e datato 1821, che ritrae la valle dell'Aniene con la

Grande cascata (sulla sinistra) e le Cascatelle grandi.

La veduta è dominata dalla presenza imponente degli alberi, mentre un uomo e una donna a cavallo ammirano il paesaggio. Il fiume che scorre tumultuoso sembra sollevare una cortina di goccioline che fa sfumare in lontananza le forme delle rovine romane.

Probabilmente è identificabile col dipinto Veduta della campagna di Roma presa da

Tivoli, presentato nel 1825 alla grande esposizione organizzata in onore della visita

dell'Imperatore d'Austria (ed affiancato dalla Veduta del Castello di Brescia dalla parte di

Settentrione).

La tela, eseguita dal Basiletti una volta tornato dal terzo soggiorno romano, è pervenuta alla famiglia Martinengo-Villagana per via ereditaria del pittore stesso.

Nei Ricordi di viaggio sono presenti numerosi disegni a matita e acquerelli dedicati a Tivoli, oltre a vari schizzi eseguiti "sul motivo". Presso due collezioni private (una a Brescia e l'altra a Gussago) sono conservati, sostiene Mondini, due studi preparatori inediti realizzati dal vero, che presentano uno la stessa angolazione, l'altro un punto di vista leggermente più frontale rispetto alle cascate.

L'opera dimostra inoltre la somiglianza tra Basiletti e i paesaggisti nordici presenti a Roma. Il punto di ripresa del paesaggio è identico a quello delle Cascate presso Tivoli realizzate da Johann Martin von Rohden nel 1819 (ora a Berlino, National-Galerie). A differenza di quest'ultimo, però, Basiletti riesce a coniugare l'obiettività vedutistica con una composizione ancora di stampo classicheggiante e con elementi che rimandano alla contemporaneità e all'atmosfera "pittoresca" dei luoghi (si vedano il turista accompagnato dalla guida e il gruppo di vendemmiatrici).

48 Dai Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1991, p.75.

Il Tempio della Fortuna (o della Sibilla) a Tivoli reca, in alto a sinistra, la dicitura

"BASILETTI / 1821": esso ritrae uno dei luoghi maggiormente raffigurati dai paesaggisti d'epoca neoclassica, cioè il tempio dedicato a Vesta (detta la Sibilla), collocato proprio sopra le cascatelle di Tivoli.

Basiletti sembra volersi avvicinare ad una maggiore aderenza vedutistica, evidenziata dalla meticolosa cura nei dettagli e nella resa degli effetti atmosferici, caratteristiche che lo accomunano ai paesaggisti nordici attivi a Roma già da inizio secolo. Il dipinto ha un aspetto quasi fotografico: i resti dell'edificio, con le sue eleganti colonne corinzie, contrastano col degrado ambientale circostante, deturpato dalle recenti costruzioni e dai panni stesi ad asciugare. Un raggio di sole illumina diagonalmente la scena, mentre in basso scorre un impetuoso torrente50.

Nella Veduta di Ischia ritorna l'onnipresente albero in primo piano, mentre al di sopra dell'isola, immersa in una luce diafana, grava un cielo minaccioso.

Sullo sfondo si notano le imbarcazioni a vela e gli edifici. La vegetazione, all'interno della quale sono immersi i villici intenti ad accudire il bestiame, crea uno stacco tonale.

Le figurette danzanti, in basso, conferiscono alla tela una nota locale di sapore folcloristico. Secondo Mondini (in "Paolo Tosio...", Brescia 1981, p. 52), il loro modello sarebbe derivato dalle incisioni popolaresche del romano Bartolomeo Pinelli.

Tra le marine è da segnalare la Veduta di Napoli (esposta in Ateneo nel 1833, ora ai Musei Civici), dove risalta il mare tempestoso con le imbarcazioni in difficoltà di manovra. A sinistra si staglia la costiera napoletana coi suoi edifici ben disegnati, che danno un senso di profondità, mentre in lontananza si scorge l'imponente Vesuvio sbuffante di vapore. In primo piano stanno seduti dei contadini e lungo il viottolo, che si inoltra nel fogliame, si scorge la figura di un viandante munito di bastone.

Risulta invece dispersa la Vista della campagna di Roma dalle falde dell'Aventino, commissionata dal conte Ippolito Fenaroli ed esposta all'Ateneo nel 1831.

La Veduta della campagna romana con rovine di acquedotti fu esposta all'Ateneo nel 1837 e ora è collocata presso i Civici Musei (dono di Antonio Pitozzi).

La visione è organizzata su due livelli: in alto, un cielo che si sta incupendo per via dell'imminente temporale, mentre in basso il paesaggio è dominato dalle rocce. A fungere da elemento divisorio si inseriscono i ruderi dell'antico acquedotto romano.

Della Veduta delle cascate del Velino presso Terni, infine, esistevano in origine due versioni, realizzate a vent'anni di distanza l'una dall'altra; quella più recente, databile attorno al 1839, ora in collezione privata, è ispirata a un'opera del 1819 circa, presentata all'Ateneo di Brescia ma ora dispersa.

Probabilmente coeva è la Veduta di Roma con Porta S.Paolo e la valle del Tevere; anche di essa esistono due versioni, una delle quali è dispersa, mentre l'altra (di dimensioni ridotte), si trova in collezione privata.

2.5 ALTRI PROGETTI

Nel documento Luigi Basiletti (pagine 54-56)