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Galtellì abbreviato in Galte, il paese in cui si svolge la vicenda, è ben conosciuto dalla scrittrice, come dimostrano le accurate descrizioni che compaiono nel romanzo.

Galte è ricordata soprattutto per le paludi formate dal ristagno del fiume Cedrino, causa principale della malaria di cui sono vittime anche alcuni dei protagonisti dell‟opera, oltre che per gli importanti ritrovamenti archeologici.

In passato, grazie alla presenza del Barone e del Vescovo il paese aveva goduto di un notevole benessere economico, che è venuto meno dopo il loro allontanamento. La Deledda, ambientando la vicenda a Galte, ci mostra il passaggio dall‟economia feudale a quella di mercato, di cui si fanno portavoce figure come quella di don Predu e del Milese. Le stesse sorelle Pintor, discendenti dai Baroni di Galte, ormai prive di qualsiasi ricchezza, non potendo vantare più alcun prestigio economico, vengono rispettate dalla gente del popolo solo in nome di quell‟antica ascendenza.

Altrettanto interessante risulta il motivo del pellegrinaggio di Efix nei Santuari, in quanto offre alla scrittrice la possibilità di dimostrare la propria conoscenza dei luoghi della Baronia e delle Barbagie. I paesi citati, quali il monte Albo, Valverde, Fonni, il monte Gonare, il monte Orthobene, Mamoiada, Bitti, sono situati nella loro precisa posizione geografica che, grazie anche alla dovizia di particolari con cui sono arricchite le descrizioni, consente al lettore di ricostruire un tragitto percorribile ancora oggi.

Il legame tra i personaggi che popolano i romanzi e il paesaggio che li circonda è uno degli elementi chiave delle opere deleddiane. In Canne al vento assume addirittura un ruolo essenziale, divenendo parte integrante del racconto. Vediamo alcuni esempi:

Lunghe muriccie in rovina, casupole senza tetto, muri sgretolati, avanzi di cortili e di recinti, catapecchie intatte più melanconiche degli stessi ruderi fiancheggiano le strade in pendio selciate al centro di grossi macigni; pietra vulcaniche sparse qua e là dappertutto danno l‟idea che un cataclisma abbia distrutto la città e disperso gli abitanti; qualche casa nuova sorge timida fra tanta desolazione, e pinte di melograni e di carrubi, gruppi di fichi d‟India e palmizi danno una nota di poesia alla tristezza del luogo.

Ma a misura che Efix saliva questa tristezza aumentava, e a incoronarla si stendevano sul ciglione, all‟ombra del Monte, fra siepi di rovi e di euforbie, gli avanzi di un antico cimitero e la Basilica pisana in rovina.172

Il brano citato coincide con la descrizione dei luoghi attraversati da Efix, per recarsi dalle sue Padrone che hanno ricevuto una lettera dal Continente.

L‟uomo, nonostante si sia assicurato da Zuannantonì circa lo stato di salute delle tre donne, è colto da una profonda inquietudine alla notizia perché teme sia stata inviata da Giacinto, il nipote delle Pintor. L‟ansia che lo tormenta trova un corrispettivo nella desolazione delle strade che percorre; e il cataclisma di cui si parla nella citazione rimanda a quello che sta per colpire la famiglia a cui è legato da profondo affetto.

Altrettanto significativa, per mettere in luce la correlazione tra lo stato d‟animo dei personaggi e gli elementi naturali, è la descrizione di Noemi colta nella solitudine della sua stanza, mentre le sorelle sono andate alla festa di Nostra Signora del Rimedio:

Ai primi di maggio donna Noemi rimase sola in casa perché le sorelle andarono alla festa di Nostra Signora del Rimedio, come usavano tutti gli anni, da tempo immemorabile, per penitenza-dicevano- ma anche un poco per divertimento.

Noemi non amava né l‟una né l‟altro, eppure, mentre sedeva all‟ombra calda della casa, in quel lungo pomeriggio luminoso, seguiva col pensiero nostalgico il viaggio delle sorelle. Rivedeva la chiesetta grigia e rotonda simile a un gran nido capovolto in mezzo all‟erba del vasto cortile, la cinta di capanne in muratura entro cui si pigiava tutto un popolo variopinto e pittoresco come una tribù di zingari, il rozzo belvedere a colonne, sopra la capanna destinata al prete, e lo sfondo azzurro, gli alberi mormoranti, il mare che luccicava laggiù fra le dune argentee. Pensando a queste dolci cose, Noemi sentiva voglia di piangere, ma si morsicava le labbra, vergognosa davanti a sé stessa della sua debolezza. Tutti gli anni la primavera le dava questo senso d‟inquietudine. I sogni della vita riaffioravano in lei, come le rose fra le pietre dell‟antico cimitero; ma ella capiva che era un periodo di crisi, un po‟ di debolezza destinata a cessare coi primi calori estivi, e lasciava che la sua fantasia viaggiasse, spinta dalla stessa calma sonnolenta che stagnava attorno, sul cortile rosso di papaveri, sul Monte ombreggiato dal passaggio di qualche nuvola, sull‟intero villaggio metà dei cui abitanti era alla festa..173

172 Grazia Deledda, Canne al vento, introduzione, antologia critica e bibliografia di Vittorio Spinazzola, Mondadori, Milano, 1980, pp. 44-45.

L‟atmosfera primaverile rievoca nella donna i ricordi legati all‟adolescenza, facendola sprofondare in una cupa tristezza e lasciando emergere la fragilità celata dietro l‟orgoglio che la caratterizza.

Noemi è consapevole che la primavera della vita oramai appartiene al passato e il rimpianto di non avervi preso parte la tormenta tutte le volte che nel paesaggio davanti alla sua finestra si risvegliano gli elementi della natura. Alla più giovane delle sorelle Pintor è mancato il coraggio dimostrato da Lia di ribellarsi alle imposizioni paterne, rimanendo vittima delle leggi del villaggio, la donna può rifugiarsi solo nel passato, in cui era ancora possibile sognare.

La corrispondenza tra l‟interiorità di Noemi e il paesaggio viene chiaramente espressa in un altro luogo del testo, che mette in evidenza l‟abilità della scrittrice di creare un parallelismo tra i protagonisti e l‟ambiente che li circonda:

La giornata era stata caldissima e il cielo d‟un azzurro grigiastro pareva soffuso ancora della cenere d‟un incendio di cui all‟occidente si smorzavano le ultime fiamme; i fichi d‟India già fioriti mettevano una nota d‟oro sul grigio degli orti e laggiù dietro la torre della chiesa in rovina i melograni di don Predu parevano chiazzati di sangue. Noemi sentiva entro di sé tutto questo grigio e questo rosso.174

La protagonista e il paesaggio sardo che si dispiega davanti ai suoi occhi condividono il medesimo cromatismo; il senso d‟inquietudine e di solitudine che accompagna le sue riflessioni viene enfatizzato dalla natura, che in questo brano diviene un vero e proprio specchio delle sensazioni e dei sentimenti vissuti dal personaggio in questione.

Come ho già avuto modo di sottolineare, il ruolo assunto dall‟ambiente naturale in Canne

al vento potrebbe trovare altre numerose esemplificazioni; per concludere vorrei riportare

all‟attenzione l‟ultima descrizione che accompagna l‟imminente morte di Efix, in cui la Deledda realizza uno dei momenti più intensi di tutta l‟opera:

Verso sera il cielo si schiariva, tutto l‟argento delle miniere del mondo s‟ammucchiava a blocchi, a cataste sull‟orizzonte; operai invisibili lo lavoravano, costruivano casa, edifizi, intere città, e subito dopo le distruggevano e rovine e rovine biancheggiavano allora nel crepuscolo, coperte di erbe dorate, di cespugli rosei; passavano torme di cavalli grigi e neri, un punto giallo brillava dietro un castello

smantellato e pareva il fuoco di un eremita o di un bandito rifugiatosi lassù: era la luna che spuntava. Piano piano la sua luce illuminava tutto il paesaggio misterioso e come al tocco di un dito magico tutto spariva; un lago azzurro inondava l‟orizzonte, la notte d‟autunno limpida e fredda; con grandi stelle nel cielo e fuochi lontani sulla terra, stendevasi dai monti al mare. Nel silenzio il torrente palpitava come il sangue della valle addormentata. Ed Efix sentiva avvicinarsi la morte, piano piano, come salisse tacita dal sentiero accompagnata da un corteggio di spiriti erranti, dal batter dei panni delle panas giù al fiume, dal lieve svolazzare delle anime innocenti tramutate in foglie, in fiori…175

Dopo il lungo pellegrinaggio, Efix ritorna al poderetto, ma ben presto le sue condizioni di salute si aggravano, a causa della malaria di cui soffre già da diverso tempo. L‟uomo sente avvicinarsi l‟ora della morte, che trova qui un parallelismo con la luna che spunta dietro la collina. Come si può vedere, ancora una volta, la scrittrice sceglie di rappresentare le sensazioni provate dal protagonista attraverso un elemento della natura.

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