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La condizione attuale del sistema di accoglienza italiano

4.1. Panoramica generale.

Prima di procedere all’esame del sistema di accoglienza italiano, al fine di avere un quadro della situazione il più esaustivo possibile, è utile fornire alcuni dati relativamente ai flussi registrati, ai luoghi di sbarco, alle rotte percorse e alle principali nazionalità dei richiedenti.

In primo luogo, analizzando i dati relativi al 2015, si segnala una leggera flessione del trend degli sbarchi: 153.842, a fronte degli oltre 170.000 dell’anno precedente253. Tuttavia, tale flessione non ha determinato una diminuzione delle richieste di asilo, che al contrario sono aumentate, arrivando a 83.970254.

252 Ministero dell’Interno, Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia. Aspetti, procedure,

problemi, Roma, ottobre 2015, p. 5; V. anche: http://www.cir-onlus.org/it/comunicazione/statistiche.

253 V. http://www.interno.gov.it/sites/default/files/trend_sbrachi_migranti_2013-2014-2015.pdf. 254

V. http://www.interno.gov.it/sites/default/files/modulistica/riepilogo_dati_2014_2015.pdf. Secondo gli ultimi dati aggiornati, da gennaio a marzo 2016 i migranti sbarcati in Italia sono stati 9.307 e le domande di asilo presentate circa 16.000 (V. http://www.cir-onlus.org/it/comunicazione/news-cir/51- ultime-news-2016/2008-migranti-9-307-sbarcati-nel-2016-da-gennaio-16mila-le-richieste-d-asilo).

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I principali porti interessati dagli sbarchi sono stati nell’ordine: Lampedusa, Augusta, Reggio Calabria e Pozzallo255, confermando la Sicilia come la regione italiana destinataria del maggior numero di arrivi. Da ciò ne deriva che gran parte dei richiedenti asilo arrivati in Italia, lo hanno fatto percorrendo la rotta del Mediterraneo centrale, per lo più partendo dalla Libia. Ciò non significa che le altre rotte esistenti siano state abbandonate; al contrario, sia la rotta del Mediterraneo orientale sia quella balcanica, interessata da un boom di afflussi nel 2015, rimangono alternative molto utilizzate per fare ingresso in Europa.

Per quanto riguarda la composizione dei richiedenti asilo arrivati in Italia nel 2015, si evidenzia come la gran parte di essi siano uomini, mentre si registrano percentuali piuttosto basse di donne (7,6%) e di minori (6,8%)256. Le nazionalità dei richiedenti sono molto eterogenee, comprendendo un’estrema varietà di Stati di partenza, di cui i principali sono: Nigeria, Gambia, Pakistan, Senegal, Bangladesh e Mali257.

Un ulteriore fattore da considerare concerne le richieste di competenza e i trasferimenti eseguiti alla luce del vigente sistema Dublino. I dati del 2014, confermati da quelli (al momento parziali) del 2015, mostrano come la maggior parte delle richieste di competenza siano state trasmesse da parte di altri Stati membri all’Italia, in particolare Germania, Svizzera e Svezia. Ciò si riflette ovviamente anche nelle procedure di trasferimento attuate nei confronti dei cosiddetti “dublinanti”, che difatti comprendono in gran parte domande di protezione internazionale dichiarate di competenza italiana da parte delle autorità degli altri Stati. Da segnalare, comunque, che il numero di tali trasferimenti è decisamente inferiore rispetto alle richieste presentate, a dimostrazione della scarsa efficacia dei meccanismi di ripartizione attualmente in vigore258.

Queste cifre lasciano ragionevolmente presupporre la conferma dei numeri del 2015, se non un probabile aumento a seguito delle restrizioni poste sulla rotta balcanica.

255

Ministero dell’Interno, cit., p. 7.

256 Ivi, p. 15.

257 AIDA, Country report: Italy, dicembre 2015, p. 6. 258 Ministero dell’Interno, cit., p. 19.

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Nel capitolo precedente è stata analizzata l’evoluzione storica del sistema di accoglienza italiano, dalle origini fino all’esperienza dell’Emergenza Nord Africa. Come è stato appena illustrato, in Italia, a partire dal 2014, si è registrato un deciso aumento dei flussi, a cui il Ministero dell’Interno ha risposto predisponendo, mediante una circolare rivolta ai prefetti, l’ampliamento del numero dei centri di accoglienza. Nella circolare si esortavano le Prefetture a reperire delle « strutture – preferibilmente non alberghiere – messe a disposizione da enti pubblici o selezionate tramite indagine di mercato nell’ambito del privato-sociale, dando preferenza ai soggetti con comprovata esperienza in ambito SPRAR o in progetti di accoglienza similari destinati ai richiedenti protezione internazionale »259. A seguito della circolare dell’8 gennaio, le Prefetture hanno individuato 115 strutture in Sicilia, Puglia ed altre regioni, le quali hanno provveduto all’accoglienza di 5.500 persone260

. Tuttavia, l’aumento delle strutture si è rivelato insufficiente ad assicurare l’assistenza a tutti coloro che giungevano sulle coste italiane. Pertanto, poco più di due mesi dopo, si è reso necessario un nuovo intervento da parte del Ministero dell’Interno, il quale, mediante una nuova circolare, disponeva un piano di distribuzione regionale per un totale di 2.390 posti. Da segnalare che la circolare del 19 marzo precisava che la durata dell’accoglienza in tali strutture doveva essere limitata fino al 30 giugno 2014, in quanto la richiesta di attivazione di centri “straordinari” di accoglienza si rendeva necessaria in ragione della « perdurante impossibilità di attivare ulteriori posti ordinari di accoglienza nel sistema SPRAR »261.

Al fine di dare un assetto il più possibile coerente al sistema di accoglienza nazionale, non considerando il semplice aumento di posti disponibili una soluzione soddisfacente al problema, il 10 luglio 2014 la Conferenza Unificata sanciva una “Intesa tra il Governo, le Regioni e gli Enti locali sul piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati”. L’intento era superare l’approccio emergenziale attuato durante l’ENA, che, secondo il Rapporto sull’accoglienza redatto dal Ministero dell’Interno, aveva

259 Circolare del Ministero dell’Interno dell’8 gennaio 2014, “Afflusso di cittadini stranieri richiedenti

protezione internazionale. Individuazione di strutture di accoglienza”.

260 Circolare del Ministero dell’Interno del 19 marzo 2014, “Afflusso di cittadini stranieri a seguito di

ulteriori sbarchi sulle coste italiane”.

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ostacolato « l’affermarsi di una visione complessiva e strutturata »262

in merito alla questione dei flussi migratori. A tal proposito, il Piano Operativo Nazionale stilato dalla Conferenza Unificata affermava che l’azione delle istituzioni coinvolte avrebbe dovuto ispirarsi ad uno « spirito di leale e solidale collaborazione »263 e proponeva di affrontare la questione assolvendo alle esigenze di accoglienza nei confronti di quanti arrivavano sulle coste italiane e nei luoghi di frontiera e parallelamente impostando un piano strutturato al fine di gestire i flussi in maniera ordinaria e programmabile264. Nel Piano erano delineate le diverse fasi in cui il sistema avrebbe dovuto articolarsi: attività di soccorso, prima accoglienza e qualificazione, infine seconda accoglienza all’interno della rete SPRAR, quest’ultima definita come il « perno del sistema di accoglienza di secondo livello »265. Si stabiliva poi che l’intero sistema sarebbe stato coordinato dal Ministero dell’Interno, con il supporto del Tavolo di Coordinamento Nazionale, in modo tale da includere nel processo decisionale gli altri soggetti coinvolti, ovvero ANCI, UPI e Conferenza delle Regioni. Tale collaborazione avrebbe dovuto trovare applicazione anche a livello regionale, con il Prefetto del Comune capoluogo incaricato di presiedere i Tavoli di coordinamento regionali266, in modo tale da applicare le linee guida elaborate a livello nazionale267.

Nel 2015, è stato elaborato un nuovo Piano Operativo Nazionale, approvato il 17 giugno, i cui punti salienti riguardavano l’analisi della situazione internazionale e dei suoi riflessi sui flussi migratori in Italia, la verifica dello stato di attuazione del Piano del 2014, una raccolta di dati relativi al sistema di accoglienza al 31 dicembre 2014, un calcolo del fabbisogno del sistema di accoglienza per il 2015268. Inoltre, a settembre dello stesso anno entrava in vigore il decreto legislativo n. 142, con il quale si provvedeva a riformare il sistema di accoglienza nazionale, includendovi sia le

262 Ministero dell’Interno, op. cit., p. 23.

263 Presidenza del Consiglio dei Ministri - Conferenza Unificata, “ Intesa tra il Governo, le Regioni e gli

Enti locali sul piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati”, 10.07.2014.

264 Ivi. 265 Ivi.

266 Composti da Regioni, Province, Comuni. 267

Quanto previsto dal Piano del luglio 2014 ha trovato attuazione, ad ottobre dello stesso anno, mediante l’istituzione di un Gruppo di lavoro per il coordinamento nazionale e di Gruppi di lavoro e di coordinamento regionali.

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disposizioni previste dalle direttive europee sia quanto elaborato nel luglio 2014 dall’Intesa in sede di Conferenza Unificata.

Infine, poche settimane dopo l’entrata in vigore del d.lgs. 142/15, il Ministero dell’Interno stilava una Roadmap, ovvero una tabella di marcia in cui erano contenute le principali azioni da realizzare in materia di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, di procedure di riconoscimento dello status, nonché di relocation ed approccio “Hotspot”.