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che dal papà hanno ereditato la passione per questo lavoro e i castagneti di: Lucia Facchinell

Nel documento Il lago di Tovel tutto l'anno (pagine 30-32)

Foto di: Alice Chiarani

Alice, castanicoltrici con tua sorella Giulia sulle orme di papà Carlo: passione o tradizione famigliare?

Ho iniziato dall’anno scorso ad occuparmi direttamente del ca- stagneto, dopo la morte di papà. Fin da piccole io e mia sorella siamo sempre state immerse in questa realtà, sia con nostro nonno, che con papà. Entrambi hanno sempre dedicato la loro vita alla coltivazione delle casta- gne e per noi è naturale seguire le loro orme.

Cosa significa per lei la castanicoltura?

Quando sentiamo parlare di castanicoltura tutto ci ricorda il nostro papà. Quando parla- va dei suoi castagni si illumi- nava, sapeva tantissime cose, era esperto e si teneva ag- giornato sia dal punto di vista delle nozioni tecniche che per quel che riguarda la coltiva- zione in generale. Ancora oggi ci domandiamo come avesse fatto ad assimilare così tante informazioni. La sua passione era talmente grande da farlo diventare punto di riferimen- to per tanti castanicoltori del posto. Fu lui infatti il fondatore della co- operativa, guidata oggi da Stefano Pradi. Siamo consapevoli che noi non potremmo mai arrivare al suo livel- lo e ci dispiace che, purtroppo, non abbia fatto in tempo ad insegnarci e trasmetterci tutto ciò che sapeva. É stato in grado, però, di trasmetterci l’amore e la passione per queste piante.

Ogni volta che andiamo nel castagneto ci sentiamo a casa e tutto ci ricorda la nostra infanzia e il rapporto speciale che avevamo con lui. Da poco sono entrata a far parte del diret- tivo della Cooperativa Castanicoltori anche per aver modo di conoscere meglio questa realtà, questo modo di vivere la vita a contatto con la natura. Ho scelto anche di cominciare gli studi alla Facoltà di Agraria proprio per riuscire a preparami a quello che papà ci ha lasciato.

Che tipo di lavoro richiede curare un castagneto?

Fortunatamente i castagneti non hanno bisogno di alcun trattamento. L’unico intervento che è richiesto è la potatura

e lo sfalcio d’erba per tener pulito sotto le piante. Per la giovani piante è richiesto l’innesto e lo spargimento del con-

cime naturale.

Quanto fatto fino ad oggi in regione è sufficiente per sviluppare e salvaguardare tale coltura o servirebbero altri interventi mirati?

Grazie alla Cooperativa Casta- nicoltori si è fatto e si sta facen- do ancora tanto, soprattutto per quel che riguarda la promozio- ne e il ritorno a questa antica coltura. I castanicoltori aderenti sono seguiti e aggiornati circa i problemi del settore e le dina- miche commerciali. Ma come in ogni situazione si può sempre cercare di fare meglio, trovando belle idee che consentano anche di migliorare la produzione e quindi l’offerta per i consuma- tori.

Quale obiettivo si prefigge coltivando castagne?

Sarebbe nostro desiderio pro- seguire con l’attività di nostro padre, proprio per portare alto il suo nome, i suoi sacrifici e per l’amore che aveva per que- ste piante. Sappiamo che non sarà fa- cile, ma cercheremo di fare del nostro meglio. La castanicoltura nella nostra regione è una realtà da salvaguardare vista la qualità e la meraviglia delle no- stre coltivazioni.

Quali sono i ricordi di papà Carlo Chiarani, precursore e primo sostenitore della coltura della castagna in Trentino ?

Per il papà il castagno era vita. Aveva una passione tale da occuparlo quasi ogni giorno. Diceva che solo ad avvi- cinarsi alle piante venivano trasmesse emozioni particolari. Mi ricordo che quando eravamo piccole, spesso ci portava con lui e ci spiegava ogni volta qualcosa sulle piante. Ha sempre cercato di trasmetterci la sua passione e l’a- more per la natura. Mi piaceva seguirlo quando andava a fare gli innesti e camminare con lui in mezzo al castagneto per controlla- re le piantine che, puntualmente, qualche capriolo “spellava” con le sue corna.. e allora lo sentivo arrabbiarsi e, insieme, mettevamo l’ennesima rete intorno alla piantina per proteggerlo. Ci diceva che quelle piante ancora piccole che innestava, lui grandi non le avrebbe mai viste.. Ma forse addirittura nemmeno i nostri figli. Nel castagneto infatti sono presenti piante secolari. Ci ricordia- mo che ogni volta ribadiva il fatto che lui coltivava maroni, non castagne! Spiegava a tutti questo concetto e guai dimenticarlo. Quando lo seguivamo durante la raccolta mi ricordo che difen- deva a spada tratta le sue piante, partendo all’”attacco” ogni volta che vedeva qualche “intruso” nel suo castagneto.

da questa consapevolezza che nasce il libretto a fumetti inti- tolato “A scuola nel castagneto”, pubblicato dall’associazione Tutela Marroni di Castione e magistralmente illustrato da Carlo Mihelcic, che ne ha curato anche i testi. Un libro illu- strato appunto, dove delle simpatiche castagne spiegano ai bambini la storia, la coltura, i diversi utilizzi e le principali distinzioni che caratterizzano le castagne in senso

generale. Il libro a fumetti, si in- serisce in un contesto progettuale che coinvolge a livello nazionale molte regioni e scuole, finalizzato alla diffusione e al recupero della coltura tradizionale del castagno, fortemente voluto e portato avan- ti dall’associazione presieduta da Fulvio Viesi. Spiegare la castani- coltura a dei bambini, presuppone fra l’altro un avvicinamento all’e- sperienza del vivere il bosco, con i suoi abitanti e le diversi specie ve-

getali e animali. Un percorso per educare sin dall’infanzia a scoprire le potenzialità dell’ambiente boschivo, e delle castagne, un tempo considerate preziose per l’alimentazione umana al pari di mais e patate.

Il progetto è stato adottato da diverse scuole anche in Trentino e Mihelcic vi partecipa accompagnando le scolaresche in visite gui-

Un fumetto

Nel documento Il lago di Tovel tutto l'anno (pagine 30-32)