TESTI E FOTO DI: Walter Nicoletti walter@girovagandointrentino.it
qui che nasce la Casetta, cono- sciuta anticamente anche come Maranela, dal nome di una famiglia di Marani di Ala che l’avrebbe trovata nei boschi della sovrastante valle di San Va- lentino prima di adattarla alla coltivazio- ne e moltiplicarla per la produzione. Fra i sinonimi la ritroviamo con il nome di Ambrosca a foja tonda o ancora Lam- brusco a foglia tonda per distinguerlo dell’altra vitis silvestris della zona, me- glio conosciuta come Lambrusco a fo- glia frastagliata o Enantio. Certo è che se l’origine silvestris dei due vitigni viene confermata dagli studi genetici e ampe- lografici, altrettanto sicura è la mancanza di un legame di parentela fra la Casetta e l’Enantio.
Ad unirli c’è, da circa una decina di anni, la Doc superiore Terra dei Forti, che ha inteso riscoprire e valorizzare questi viti- gni, simbolo unico ed irripetibile del loro territorio. Ed è grazie soprattutto alla passione e alla ricerca di uomini come Tiziano Tomasi, vignaiolo nonché eno- logo e ricercatore presso l’Unità di mi- glioramento genetico della vite alla Fon- dazione Mach, che si deve la riscoperta
della Casetta accanto ad una trentina di altri vitigni autoctoni, storici e tradizio- nali della nostra provincia.
Un lavoro di ricerca e selezione che è ini- ziato alla fine degli anni Ottanta grazie ad un’iniziativa promossa dall’Unione Europea che ha permesso la catalogazio- ne di antichi interpreti della biodiversità storica trentina, quali Groppello di Revò, Pavana, Lagarino, Negrara e Rossara ed i meno noti Biancaccia, Paolina, Verdeal- bara, Maor, Negron, San Lorenzo, Fran- conia e molti altri.
Di questo significativo patrimonio sto- rico viticolo è stato recuperato il germo- plasma attraverso un attento lavoro di raccolta delle gemme e la loro coltivazio- ne in un apposito vigneto sperimentale di San Michele all’Adige dove sono stati selezioni i genotipi più significativi. «Si può fare innovazione anche con an- tichi vitigni – ribadisce Tiziano Tomasi – attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie analitiche e informatiche per caratteriz- zare e selezionare le piante migliori di queste varietà. Per la Casetta infatti, at- traverso un lavoro di diversi anni si sono potuti selezionare quindici biotipi con
caratteristiche migliori da un punto di vista qualitativo. Il percorso che è stato fatto è iniziato nel 2007 con la raccolta e la selezione di 193 biotipi nei vigneti dei comuni di Rovereto, Mori, Ala, Avio e Dolcè. Nel 2009, di questa selezione sono stati piantati 67 biotipi esenti da vi- rus, nell’ordine di 25 piante per ogni bio- tipo. Nel corso dei quattro anni successi- vi sono stati controllati tutti i parametri produttivi, qualitativi e sanitari (zucche- ri, pH, acidità totale, polifenoli totali, an- tociani, fertilità, peso del grappolo, tolle- ranza a Botritis …), per arrivare nel 2014 alla selezione di 15 biotipi con caratte- ristiche qualitative migliorative. Ora ini- zierà la fase di micro vinificazione dove sarà possibile inserire ancora innovazio- ne, per creare dei vini che rappresentino il passato, ma in chiave moderna». I risultati di tutto il lavoro di ricerca e catalogazione sono contenuti nel libro “Antichi vitigni del Trentino” curato da Marco Stefanini e Tiziano Tomasi che rappresenta un punto di riferimento es- senziale per tutti coloro che hanno a cuo- re la riscoperta degli autoctoni.
«I vitigni storici – sostiene Tiziano
È
Tiziano Tomasi in vendemmia
Tomasi – possono fornire un contributo essenziale alla valorizzazione dell’identi- tà vitienologia del Trentino innalzando il valore della biodiversità e contribuendo a conferire un carattere distintivo alle no- stre produzioni».
Accanto al tema del recupero degli anti- chi vitigni si è proseguito in questi anni con la messa a punto di altri vitigni inno- vativi di tipo intraspecifico ed interspe- cifico resistenti alle più comuni malattie fungine, al fine di migliorare il patrimo- nio viticolo a disposizione sia rispetto alle esigenze di diversificazione qualitativa del vino, sia rispetto alle esigenze di ri- spetto ambientale e salutistico del pro- dotto finale. Il coronamento di lunghi anni di lavoro ha portato recentemente alle prime iscrizioni dei nuovi vitigni al Registro Nazionale delle Varietà di Vite: Iasma ECO 1 e Iasma ECO 2 (incroci di Teroldego x Lagrein), Iasma ECO 3 e Ia- sma ECO 4 (incroci di Moscato ottonel x Malvasia aromatica).
La Casetta, grazie anche all’intrapren- denza di altri vignaioli della Vallagarina quali Albino Armani e Ezio Marsilli vie- ne coltivata in piccole superfici in vigneti
di 20-70 anni lungo la valle dell’Adige fino alla provincia di Verona con risultati enologici molto apprezzati.
Il vino, il cui vitigno appartiene geneti- camente al gruppo degli antichi vitigni della Valpolicella (quali la Quaiara, la Cimesera, la Denega) ed al Teroldego, presenta, dopo un medio periodo di in- vecchiamento, delle note complesse e speziate che gli conferiscono un carattere decisamente unico. Le uve, oltre alla vi- nificazione in purezza, si adattano bene anche alla produzione di uvaggi o alla produzione di vino da taglio per ottenere vini rossi strutturati ed adatti ad un me- dio invecchiamento.
Accanto al tema della ricerca e della sperimentazione Tiziano Tomasi ha poi realizzato il grande sogno di una can- tina che interpreta il pro- prio territorio. Nasce così la Cadalora, l’azienda di famiglia gestita in questi anni assieme al padre Ma- rio, al fratello Rodolfo e al figlio Michele.
Alla Cadalora si respira certo
l’aria del Garda, l’Ora appunto, ma so- prattutto si assapora tutto il gusto e lo stile della Borgogna, regione che firma le bottiglie in stile francese oltre natu- ralmente alla passione per i Cru e tutto quanto fa terroir. Si è affermato così un metodo di lavoro che crede nella tradi- zione, ribadita ad esempio dall’assoluta fedeltà alla Pergola trentina, ma che si rinnova continuamente grazie alla ri- cerca della qualità globale nel vigneto e a pratiche agronomiche che seguono il metodo biologico.
Un esempio su tutti è quello del cru Vi- gnalet, un Pinot nero che riassume ed interpreta il limine fra pianura e monta- gna con un connubio travolgente fra lo speziato del Mediterraneo ed il fruttato
delle Alpi.
S. Margherita