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Parigi, 22 Xbre 1808

« Amico carissimo,

« Il Sig. Antonio Brignole Sale mi ha rimesso la Car.ma v.tra del 30

p. p- Non ho potuto rispondervi fino a questo momento. Se conosceste il vortice in cui sono avvolto e l’immensità della corrispondenza da cui sono oppresso, compatireste un poco il vostro povero amico. Se il Gran Maestro

mi

interpellerà, come effettivamente mi ha fatto sperare, cosa potrei farvi di meno che rendervi la giustizia che vi è dovuta? E se non mi interpellerà, perchè non replicherei attivamente gli uffizi che ho già interposti presso di Lui e presso i! mio ottimo collega M r. Foureroy, le di cui informazioni, comunque esca di carica, vi potranno sempre esser utili? Vi prego di credere che sarà una fortuna per me il potervi dar qualche prova degli antichi miei sen­

timenti per voi.

« Gradite, ve ne prego, i felici auguri che mi sono più particolarmente inspirati dalla circostanza delle prossime feste e della ricorrenza dell’anno nuovo, e credetemi sempre

v ro buon amico L. Co r v e t t o (3)

(1) Gazzetta di Genova, n. 62, 8 agosto 1807, pag. 259.

(2) Elogi di Liguri Illustri, III, 255; Gazzetta di Genova, n. 71, 3 settembre 1808, pag. 291.

(3) Autografo in Archivio Sauli.

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Se quella fu veramente l’aspirazione dello Scassi, rimase delusa; ma l’opera dell amico potè giovargli perchè poco dopo, appena presentatasi l’occasione, gli fosse dato un compenso. A Rettore infatti fu nominato G irolam o Serra, attratto anche lui, come il Pareto, per necessario adattamento, entro l’orbita dell Impero. Era atto politico mostrar dimenticata l’opposizione e affidare a questi maggiori cittadini le più alte cariche, affatto decorative poiché i poteri e l’amministrazione erano effettivamente accentrati tutti nel gover­

no imperiale.

Nel novembre 1809 il Serra fu associato alla Commissione composta dell’illustre naturalista Cuvier, del Coiffier, ispettore generale degli studi, di Prospero Balbo, Rettore dell’Accademia imperiale di Torino, e incaricata dal Gran Maestro deH’Università imperiale di compiere un’ispezione per preparare l’organizzazione definitiva deH’Università, cioè la sua aggregazione a quella di Parigi, con la perdita di ogni autonomia (1). La commissione assistè anche a lezioni e ad esami (2) e nell’accomiatarsi il Cuvier pronunciò un notevole discorso, abile e dignitoso, nel quale, dopo aver accennato all’ordine del Gran Maestro di visitare l’Università « parce qu’il savait que votre situation ne répondait ni à vos talents ni à vos services et q u ’il désirait promptement connattre les moyens les plus surs de l’améliorer » affermò che aveva voluto partecipe il Rettore perchè l’indagine fosse più sicura, ed espresse la propria soddisfazione e la speranza di sorti sempre migliori nell’unificazione di tutti gli istituti scolastici e delle loro risorse, che era nei propositi dell’ Imperatore. « Création de ce mème génie, par qui nous avons vu renaìtre en quelques années ces prodiges que Rome n’exécuta q u ’en plusieurs siècles, l’université imperiale a pour but de multiplier les forces de l’esprit en les faisant concourir à la mème fin, comme tant d ’autres institutions politiques multiplient la force de l'Etat en les animant toutes d’une seule volonté ». Questa unità, aggiunge accorta- mente lo scienziato, non vuol significare sottomissione della scienza italiana alla francese. I Francesi non dimenticano che gl’italiani furono i loro maestri;

le scuole donde uscirono il Tasso e Galileo saranno unite a quelle che hanno dato Pascal e Racine; i maestri avranno eguali lavori ed eguali ricompense;

comunione di attività e di onori ci sarà anche tra gli alunni; le idee ristrette, i pregiudizi nazionali, ostacoli invincibili allo sviluppo della coltura, saranno banditi daH’insegnamento; sotto la guida di una religione santa e universale, non si guarderà che al benessere generale degli uomini. È insomm a il

pro-(1) Gazzetta di Genova, n. 90, 11 nov. 1809, pag. 462.

(2) Il Cuvier si recò più volte a udire le lezioni dello Scassi dichiarandosene ammirato;

Gazzetta di Genova, n. 66, 17 agosto 1836.

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-gram m a dell’impero universale applicato anche alla scienza e alla coltura, lo spirito di umanità al servizio della costruzione politica napoleonica, sino a rinnegare « i pregiudizi nazionali »: quelli degli altri, s’intende.

Un caloroso saluto al Rettore chiudeva l’abile e accorto discorso: il Serra rispose alcune parole convenzionali di ringraziamento e di saluto; accennò alle condizioni difficili dell’Università e all’aiuto che una mano paterna veniva a porgerle; ma che veramente il discorso udito soddisfacesse tutti i suoi voti, come diceva, è lecito dubitare (1).

I provvedimenti definitivi si fecero attendere un anno : il 3 novembre 1810 il Serra convocava tutti i professori per comunicar loro gli ordini del Gran Maestro dell’Università imperiale, gli statuti deH’Accademia, come ora si chiamava, e le nomine alle diverse cattedre delle quattro facoltà di diritto, medicina, scienze e lettere, in cui era divisa. « M. le Recteur a prononcé un discours intéressant et analogue a cet événement » diceva la

Gazzetta

(2).

11 corpo professorale rimaneva immutato con qualche aggiunta, come Biamon- ti e Ardizzoni nella facoltà legale, e con accresciuto numero di supplenti.

C on atto di giustizia, a Guglielmo Batt si dava il titolo di professore ono­

rario e posto e decorazione come se fosse in attività di servizio: riconosci­

mento delle sue benemerenze verso l'Università e della costante opera di scienziato e di filantropo. Nella facoltà medica G. B. Pratolongo rimaneva alla cattedra di anatomia e fisiologia, il Viviani alla botanica, Luigi De Ferrari alla chimica, il Mongiardini alla materia medica e alla medicina legale, lo Scassi all igiene e alla patologia, l’Olivari alla clinica interna, il Bonomi alla chirurgia e ostetricia, Giuseppe Guidetti alla clinica esterna, Giuseppe Mojon alla chimica farmaceutica. Il Pratolongo era poi designato decano per tre anni, col Viviani a segretario (3). Pochi giorni dopo il Pratolongo moriva colpito da apoplessia e Onofrio Scassi era chiamato a succedergli, mentre a Benedetto Mojon era conferita la cattedra di anatomia e fisiologia (4). Lo Scassi riacquistava così la preminenza su tutti i suoi colleghi di facoltà (5):

e in questa condizione lo trovò l’annessione al Piemonte.

(i) I discorsi in Gazzetta di Genova, n. 95, 29 novembre 1809, pag. 381 sgg. Quello del Cuvier è integralmente riportato dal B o r e l, pag. 96 sgg.

, . " ^ erra ne' suo discorso nominò con lode i maggiori uomini che onoravano I Università, ma non fece il nome di Scassi: piccolo ripicco, forse, per le aspirazioni di lui alla carica di rettore?

(3) Gazzetta, n. 88, 3 novembre 1810, pag. 347-8; n. 89, 10 novembre, pag. 351-52 (discorso Serra); Isna rd i- C e le sia , 11, pag. 231-2, con la data errata 1809.

(4) Gazzetta, n. 92, 17 nov. 1810, pag. 366,19 gennaio 1811, p. 22.

(5) < Le Recteur de I’Académie de Gènes, Officier de la Légion d’Honneur à Monsieur Scassi Professeur d’Higiéne et de Phathologie, Doyen de la Faculté de Médicine.

Monsieur. J’ai l’honneur de vous adresser une ampliation de l’article de l’Arrété de S. E. le Grand Maitre de l’Université Impériale, par le quel vous avez été nommé Doyen de

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-Anche questa volta non si era trattato di una profonda riforma orga­

nica nella costituzione e negli insegnamenti della facoltà, ma piuttosto di una sistemazione e di un ampliamento di ciò che già esisteva, cosicché hanno il solito carattere della denigrazione del passato per l’esaltazione del presen­

te le parole deH’Annuario statistico 1813: « Autrefois l’insegnament public confié aux membres de l’Academie de Gènes ne consistait q u ’en quelques cours de latinité, une chaire de droit, une classe de philosophie, une de mathematique trascendentale et une école de théologie » (1); dove è affatto dimenticata la medicina, che rimase immutata nelle cattedre e nell’ordinam en­

to avuto in gran parte per opera di Onofrio Scassi.

L’opera organizzatrice napoleonica, oltre che all’Università, si volse anche alle altre scuole. Fin dal 1805 era stata stabilita l’istituzione di un Liceo di seconda classe, con annesso collegio, che assorbì i collegi preesistenti, come quello dei Soldatini, e le fondazioni Invrea, Soleri e Durazzo: dapprima gli fu assegnato come locale il monastero dello Spirito Santo, poi fu traspor­

tato a Carignano e finalmente nel 1811 nel Monastero dei M inori Osservanti alla Nunziata, dove fu stabilmente ordinato e cominciò a funzionare regolar­

mente. Per aver parlato nel civico consiglio contro quel trasporto e quella desti­

nazione del convento, Nicolò Grillo Cattaneo fu mandato in esilio in Francia (2).

Notevole è anche il proposito, che non sembra aver avuto attuazione, di aggregare all’Università una scuola normale per la preparazione degli inse­

gnanti. La scuola, gratuita, doveva avere la durata di due anni; trattenen- dovisi di più, gli allievi assumevano le funzioni di ripetitori e si impegnavano in ogni caso di rimanere almeno dieci anni nell’insegnamento (3).

Uomo colto e poeta, il Lebrun, che, dopo la nomina dei Prefetti nei tre dipartimenti, era rimasto qualche mese in Liguria come comandante della 28’ Divisione, mostrò di volersi occupare non solo degli ordinamenti am ­ ministrativi ed economici, ma di tutto quanto si riferisse agli istituti di beneficenza e di coltura e anche alle memorie del passato (4). C osì

fa-la Faculté de Médicine en rempfa-lacement de M. Pratolongo, decedè. Agréez, Monsieur le Doyen, l’assurance de ma considération trés distinguée. Gènes, le 15 janvier 1811. Serra >. Unita a questa comunicazione è la copia del decreto del Gran Maestro De Fontanes, in data 13 novembre 1810; Archivio Sauli.

(1) Annuaire statistique du département de Gènes pour l’an 1813, A Gènes, de I’impri- merie de la Gazzette, pag. 36.

(2) Gazzetta di Genova, n. 99, 16 dicembre 1807, pag. 407; 31 lu g lio 1811, p. 247; 29 febbraio e 15 aprile 1812, pag. 68 e 124; B o r e l, 95; Elogi di Liguri Illustri, III, 256.

(3) Gazzetta, n. 41, 23 maggio 1810, pag. 161.

(4) Bo r e l, pag. 74 sgg. Chiese nel febbraio 1806 di essere richiamato; Napoleone lo invitò a rimanere ancora qualche mese, partì infatti nel maggio, Ibid., pag. 74 e 218; Gazzetta 22 febbraio 1806, pag. 61; G. Ro b e r t i, L'Arcitesoriere Lebrum a Genova, Giornale ligustico, 1905, pag. 339.

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-vorì la scuola dei Sordo-Muti, fondata dal benemerito P. Assarotti delle Scuole Pie, protetta anche da Napoleone e servita di esempio alle altre del genere (1). Nominò poi una commissione (Agostino Pareto, Girolamo Serra, Pietro Paolo Celesia, Cottardo Solari, Agostino Maglione) incaricata di rac­

cogliere nomi, statue, ritratti, ricordi di ogni sorta degli uomini illustri di Genova e di comporre iscrizioni sui fatti principali, da collocarsi nel palazzo già del Governo e nei luoghi più cospicui. Per sua cura dovevano essere restaurate le statue di Andrea Doria e del Maresciallo Richelieu, secondo l’ordine lasciato da Napoleone (2).

Quale sia stata l’opera di questa commissione non risulta, ma era un po’ strano e amaro che si pensasse a onorare nei suoi maggiori eventi la morta repubblica proprio da chi ne aveva voluto la fine e che fossero chiamati a un tale lavoro uomini come il Serra e il Pareto, che all’annes­

sione erano stati avversi. Tanto più poi che proprio in quei giorni il Lebrun ordinava che gli atti del cessato governo « qui concernent Padministration général et les intérèts politiques de la cidevant Republique Ligurienne, seront remis aux archives de PEmpire » (3), principio di quella spogliazione che dopo la visita di Salvestro De Sacy agli Archivi genovesi nel 1808 e nel 1812 e per ordine diretto di Napoleone (4) portò a Parigi il codice ori­

ginario di Caffaro, i Libri lurium e una cospicua raccolta di documenti pre­

ziosi, soltanto in piccola parte restituiti dopo il 1814 (5). Ed è noto che, come i codici e i documenti, anche numerosi quadri presero la via di Parigi. La lettera del Prefetto che annunciava al Maire la decisione imperiale è un capolavoro di improntitudine offensiva. Comunicato che molte opere sono state ritenute degne di ornare il Museo Napoleone a Parigi e di esser collocate accanto ai capolavori dei più celebri maestri, il Prefetto avverte che la città avrà in cambio un ritratto di Sua Maestà Imperiale e Reale. « Je suis autorisé à lui annoncer cette haute faveur et c’est avec un plaisir tout

(1) Bo r e l, pag. 95 e Gazzetta di Genova, Giugno 1916, pag. 4; V. necrologio del P.

Assarotti in Gazzetta, 1829, pag. 8 e 16, le storie già ricordate del Dra g o e del Mon a c i e G. B. Ma r c h is io, Umili glorie genovesi: il P. G. B. Ottavio Assarotti, Genova, 1923.

(2) Gazzetta di Genova, suppl. al n. 8, 7 agosto 1805, pag. 68.

(3) Archivio di Stato, Genova, Elenchi delle carte trasportate a Parigi e ritorno loro, mazzo XVI, num. gen. 326.

(41 D e S a c v , Rapport sur les recherches faites dans les archives du Gouvernement et autres dépòts publics de Gènes, in Histoire et Mémoires de l’Institut Royal de France, classe d’Histoire et de Littérature ancienne, t. Ili, Paris, 1816, pag. 86; Correspondance de Napoléon,

XVI, n. 13692; anche in Bo r e l, pag. 221.

(5) V. su questo la prefazione del Belo r a n o agli Annali Genovesi, ediz. Istituto Stor.

Ital., voi. I, Roma, 1890, pag. XLII sgg.; Vit a l e, Intorno ai Libri lurium, Gior. Stor. Letter.

della Liguria, 1927, pag. 135 sgg. Sugli oggetti restituiti e tornati da Torino nel 1816, v.

Gazzetta di Genova, aprile-giugno 1816, pag. 133,141, 189.

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particulier, Mr le Maire, que je m’aquitte de cette agréable commission » (1).

Burlone il Prefetto; ma chi riceveva così fatte comunicazioni doveva restare con la bocca amara.

Lunga corrispondenza ci fu poi per un altro quadro, raffigurante la cessione della Liguria all’impero opera di Michele Rago, pittore genovese a Parigi, che doveva essere ritirato dallo Schiaffino della direzione generale della stampa e libreria, probabilmente il genero di Corvetto (2).

Anche l’istituto Nazionale fu trasformato: già quell’attributo non an­

dava più e doveva sparire. L’articolo 34 della legge 4 luglio sull’Università aveva provveduto appunto al mutamento del nome.

La prima seduta di cui rimanga il verbale dopo la trasformazione politica ebbe luogo l’i l dicembre 1805, presidente il Pareto. Ma ce ne do ­ vette essere un’altra, nella quale si comunicò l’invito dell’Arcitesoriere a nom i­

nare una commissione per il nuovo regolamento dell’istituto, da chiamarsi, se­

condo la volontà imperiale, Accademia di Scienze, Lettere ed Arti. La commissio­

ne fu costituita dal Pareto, dal Mongiardini, dallo Sconnio, ai quali il Lebrun aggiunse Girolamo Serra e Cottardo Solari. Nella seduta del dicembre fu discusso il regolamento che divideva i 72 membri dell’Accademia in due classi, di scienze fisiche e matematiche, di letteratura e belle arti: i medici furono ascritti alla prima (3).

L’11 dicembre fu anche nominata una commissione che doveva pre­

sentare entro quindici giorni sei temi da mettere a concorso- Alla seduta e alla discussione partecipò lo Scassi, che per un voto non entrò nella com ­ missione (4). Nella stessa seduta si procedette alla elezione di tre nuovi ac­

cademici ai posti vacanti. Furono designati Girolamo Serra, che ormai vi apparteneva di fatto se non di diritto, Nicolò Grillo Cattaneo e il P. G iusep­

pe Solari, professore di lingua e letteratura latina e greca all’Università; e nella successiva adunanza del 21 dicembre fu comunicata l’approvazione del Lebrun

(5\

A questa seguì ancora una riunione il 4 gennaio 1806, in cui furono discussi e votati i temi proposti. Con essa cessò la vita del vecchio Istituto, che non aveva mai potuto pubblicare le sue Memorie; per gli aiuti del Governo soltanto nel 1806 era stampato il primo volume con

(1) Collezione di Appunti e Documenti storici, Mss. Bibl. Univ., voi. 21, c. 285. Cfr.

Le spoglie della Liguria a Parigi nel secolo XIX, in Giornale degli Studiosi, 1869, n. 25;

M. Labò, Depredazioni napoleoniche in Liguria, in Gazzetta di Genova, agosto 1921.

(2) Archivio del Comune di Genova, Registro Corrispondenza 1814-15, febbraio 1814, n. 89, 92, 175 ecc.

(3) Projet d’un Reglement pour UAccadèmie de Gènes à S. A. VArchitre'sorier de VEmpire, Gènes, 1806.

(4) Processi Verbali dell’istituto Nazionale, Ms. Bibl. Univ. di Genova, F. V. 21, c. 95.

(5) Ibid., c. 97; Gazzetta di Genova, n. 41, 24 dicembre 1805, pag. 245.

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un'am pia introduzione e con la storia dei lavori dovuta a Paolo Sconnio (1).

Delle sedute deM’Accademia non rimane, almeno non mi è stato possibile trova­

re, il registro dei verbali e le notizie si ricavano soltanto dalla relazione premes­

sa dallo Sconnio al secondo volume delle Memorie (2) e da frequenti ac­

cenni della

Gazzetta.

L’inaugurazione avvenne il 23 gennaio in forma so­

lenne e ufficiale con l’intervento del Lebrun (3), e Cottardo Solari vi lesse l’orazione inaugurale sul tema che non basta esser dotti ma bisogna ancora esser savi. Ovvio argomento, ma che aveva una portata precisa nel motivo allora tanto comune degli eccessi dell’età rivoluzionaria e della necessità del­

l’ordine e della saggezza; contrapposto che, condannando il recente tumultuoso passato, giustificava ed esaltava il presente. E Cottardo Solari, deplorando gli errori e le esagerazioni rivoluzionarie, doveva pensare a se stesso e ricordare che, indulgendo alle teoriche del momento, anch’egli aveva scritto, e letto appunto all’istituto, un suo Catechismo del Cittadino (4).

I lavori delPAccademia, per dichiarazione dello stesso segretario, non poterono essere nè continui nè organici, ma i due volumi di Memorie pub­

blicati nel 1809 e nel 1814 attestano una notevole attività e contengono studi di vario genere, che, se hanno allo stato attuale della scienza un valore puramente storico, non erano allora privi di importanza. Tali, per tacere delle scienze esatte e dei numerosi lavori di medicina, gli studi del Serra sulla patria di Colombo, sulle monete antiche di Genova, sulla tavola della Polcevera; del Marrè sulle tre Meropi; del Carrega su Tacito; le indagini del Pareto sul commercio e le colonie dei Genovesi, e altre non poche.

Anche i cenni necrologici offrono interessanti notizie: l’elogio di Pietro Paolo Celesia fatto da Agostino Bianchi rivela una figura di diplomatico e di politico, amico dei maggiori filosofi, ambasciatore a Londra e a Madrid, consigliere sagace e inascoltato del governo aristocratico, che meriterebbe di essere richiamata dall’oblio

(5)-(1) Memorie dell’istituto Ligure, Genova, Stamperia dell’istituto, 1806. La relazione Scon­

nio comprende le pag. 1-86. La Gazzetta dava l’annuncio di questa pubblicazione il 31 gennaio 1807 nel n. 9, pag. 33. Un discorso sui lavori dell’istituto Ligure aveva tenuto all’istituto stesso e pubblicato nel 1802 l’ab. Francesco Carrega.

(2) Memorie dell’Accademia Imperiale, Genova, 1809, voi. II, pag. Ili sgg.

(3) Gazzetta di Genova, 29 gennaio 1806, pag. 33. Il Lebrun visitò nuovamente l’Ac- cademia nel maggio; ibid., 3 maggio, pag. 141.

(4) Memorie dell’istituto Ligure, voi. I, pag. 52 sgg. Nel 1801 il Solari era stato nomi­

nato dalla Commissione di governo istoriografo della Repubblica, con l’assegno di L. 1000, per continuare gli zinnali, specialmente della rivoluzione. Arch. di Stato, Sala 50, n. 98, Decreti della Commissione di Governo, 18 ottobre 1801.

(5) Memorie deWAccademia, voi. II, pag. 138 sgg. Necrologio in Gazzetta di Genova, 1806, pag. 37; notizie in G r i l l o , Abbozzo di un calendario storico della Liguria, pag. 19 segg.;

Atti della Società Ligure di Storia Patria, voi. XLVI, fase. I, pag. LXVIII segg. Molte lettere

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