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Stamperia della Gazzetta Nazionale

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corso di pubblico colto, nella sala dell’ istituto Nazionale — riferendo sui lavori del quadrimestre. « Si udì fra le altre cose col m aggior piacere la risposta che la detta Società ha dato alla Commissione centrale di Sanità, la quale aveva voluto interpellarla sulle voci che si erano sparse di una nuova epidemia di febbri nervose, voci che dalla Società sono state intera­

mente smentite » (1).

Ma i timori ricomparivano poco dopo e la Commissione centrale, cui una nuova legge subordinava tutte le autorità municipali e gli uffici in materia sanitaria, mandava Onofrio Scassi quale suo Commissario a Nervi, dove erano molto diffuse certe febbri intermittenti, perchè riferisse e prendesse gli opportuni provvedimenti. Il suo rapporto le dichiarava perni­

ciose, importate da marinai tornati dalla Maremma, non epidemiche e non estese al resto della popolazione (2).

Nello stesso anno la Società ottenne per gli uffici dello Scassi una sede propria e stabile nel locale già dei PP. delle Scuole Pie coll’attigua scuola di rettorica (3) ed egli vi lesse due memorie, l’una dal titolo:

Storia di un ammalato con calcoli biliari,

e l’altra:

Dell’uso del muriato di barite nei mali scrofolosi

(4); ma anche più importante è la lettura sulla vaccinazione, fatta il 15 aprile 1801 all'istituto, perchè tocca l’argomento a cui maggiormente si rivolse l’attenzione di lui in questi anni che appaiono i più ricchi di intensa attività professionale e scientifica.

Dice l’Isnardi che Onofrio Scassi « non senza buone ragioni credeva di essere il primo che inoculasse la vaccina in Italia » e che pubblicò una piccola opera:

Réflexion sur la methode de vacciner.

L’opera, della quale una copia è alla Biblioteca Universitaria di Genova, è in italiano col ti­

tolo.

Riflessioni sulla vaccina;

porta la data del 1801 e contiene le sue considerazioni e le avvertenze necessarie per la vaccinazione, servite poi, come egli stesso dice, di norma a tutti i vaccinatori; ma quel vanto che spesso ripete, come nella memoria in difesa della facoltà genovese di medicina contro le accuse comparse in un giornale di Edimburgo (« il suo nom e è notissimo per essere stato il primo vaccinatore in Italia come lo attestano tutti

(1) Gazzetta Nazionale, n. 47, 1 maggio 1802, pag. 371. Fecero comunicazioni il Batt, il Mongiardini, G. Mojon, Silvani, Massa, Viviani. Sul Massa, chimico, uom o di vita fortu­

nosa, v. Giornale Stor. Letter. della Liguria, 1903, pag. 353; sul Viviani la biografia del Pe- s c e t t o (1879); N e r i, in Giornale Ligustico, 1879, pag. 21 sgg.; e Rivista Ligure, 1911; Elogi dei Liguri illustri, III, 295; Atti Soc. Ligure di Storia Patria, XLVI, parte I, pag. L X X IX sgg.;

Saggio bio-bibiografico degli Scienziati di Lunigiana, La Spezia, 1929, pag. 47.

(2) Gazzetta Nazionale, n. 16, 2 ottobre 1802, pag. 128; n. 18, 16 ottobre, pag. 142.

(3) Archivio di Stato, Genova, Decreti Commissione di Governo, n. 98; 25 giugno 1802, (4) I s n a r d i , Storia deli Università di Genova, II, 177-178.

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gli scrittori sulla vaccinazione ») (1), lascia sulle prime perplessi, poiché riesce assai difficile determinare con esattezza la precedenza tra i medici italiani benemeriti dell’umanitaria applicazione. Ma le dimostrazioni che egli dà ac­

crescono probabilità a quell’affermazione, mentre rendono indubitabile il suo merito di aver introdotto la vaccinazione in

Liguria-Di fronte alle frequenti rovinose epidemie di vaiolo e talune gra­

vissime ne aveva avute anche Genova nel secolo XVIII — si era venuta diffondendo la pratica della inoculazione del pus ricavato dalle pustole artificiali e dalla polvere delle croste. Ardente sostenitore di questa pratica fu Angelo Galli, morto nel 1798, uno dei più insigni medici del tempo, che pubblicò in proposito uno scritto a Parigi nel 1763, l’anno successivo a Bruxelles le « Riflessioni sui pregiudizi che si oppongono alla inoculazione » e « Nuove riflessioni sulla pratica dell’inoculazione » tradotte in inglese, in tedesco e in italiano nel 1767 (2).

L’uso si diffondeva subito anche in Italia, come è attestato dalla celebre ode pariniana (3), ma trovava ostacoli e resistenze fortissime, anche ufficiali. Così in una grave epidemia a Genova nel 1779 il Magistrato di Sanità non solo impediva ai giovani colpiti l’accesso alle scuole e alle chiese ma proibiva sotto severissime pene l’inoculazione (4). Soprav­

veniva intanto la scoperta di Jenner, che inoculò il vaccino la prima volta a un bam bino nel 1796, e subito il metodo si diffuse. Nel 1799 il me­

dico svizzero Giovanni de Careno praticava le prime vaccinazioni a Vienna;

in Italia Luigi Sacco è considerato il coraggioso e audace propugnatore della vaccinazione e uno dei maggiori e più ferventi apostoli dell’opera dello Jenner, e certo primo inoculatore del vaccino in Lombardia. Ma poiché sono del 1800 le sue

Osservazioni sul vaccino

pubblicate a Milano e del 1809 il

Trattato sulla vaccinazione

(5), è ingiusto il silenzio degli storici della medicina intorno all’opera dei medici genovesi e dello Scassi in particolare, che appunto nel 1800 scriveva le proprie

Riflessioni,

.stampate al principio dell’anno successivo. Cosicché, se non il primo in Italia, egli è certo dei primi, e, col suo amico e consigliere Batt, indubbiamente il primo in Liguria.

E questo merito gli riconosceva qualche anno dopo il chiaro naturalista

(1 ) Difesa di Onofrio Scassi contro l’articolo del Dottor Oppenheim: Colpo d’occhio sullo stato attuale della Medicina in Italia, riportato dal Giornale di Medicina e di Chirurgia di E dim burgo (aprile 1826) in Archivio Sauli.

(2) L. C a s t i g l io n i , Storia della Medicina, Milano, Unitas, 1927, pag. 652 sgg.

(3) A l Signor Dottore Giovanni Maria Binetti - dé Buttinoni - Che - Con felice suc­

cesso - Eseguisce e promulga - L'innesto del vainolo - Canzone ■ diG iu s e p p e P a r in i, Milano, Oaleazzi, 1765.

(4) G a g g i e r o , Compendio delle Storie di Genova dal/777 al 1797,G enova, 1851, pag. 14.

(5) C a s t i g l i o n i , pag . 653 sgg.

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genovese ioacchino Ponta, autore di un poemetto in sei canti in ottava urna su a vaccinia, nel quale faceva le lodi dei più zelanti fautori della vaccinazione a Genova; Batt, Mongiardini, Luigi De Ferrari, Marchelli,

Bene-Tu primo, o Scassi, alle materne arene Dalla Senna recasti il dono e il lume Del Vaccino tesor, cui l’alta spene Della vita e del bello affidò il nume:

A te per l’are di Liguria Imene Offra pingui olocausti oltra il costume, E t’applaudan dai circhi e dalle culle I nostri pargoletti e le fanciulle (1).

« Il sig Onofrio Scassi di Genova — commenta lo stesso autore — fu il primo che reduce da Oxford e Parigi recasse in patria l’uso d ’inne­

stare il vaccino » (2). Qui c’è indubbiamente un equivoco, perchè al suo ritorno dalle isole britanniche il metodo Jenner non era ancora trovato, e di una dimora a Parigi in quel tempo non è notizia; tuttavia più tardi, come lo stesso Scassi racconta con compiacimento, per le beneme­

renze in questo campo il suo ritratto fu inciso in rame e pubblicato a Parigi, per ordine del governo, con quelli di Jenner e del francese La Rochefaucault (3).

Sulla parte avuta nella diffusione del metodo di Jenner egli parla più volte con giustificato orgoglio, intervenendo a chiarire dubbi, a cor­

reggere errori, a diffondere il suo entusiasmo per la benefica scoperta.

Ai primi dell’ottobre 1800 la

Gazzetta

pubblica una lettera sulla vaccina scritta da un medico ginevrino a un membro dell’istituto: i nomi non sono fatti, ma probabilmente si tratta dell’Odier e dello Scassi; un altro articolo sulla stessa materia ha il giornale una settimana dopo (4). A que­

sto risponde lo Scassi con una lettera che rivendica l’opera propria e le benemerenze e giustifica con ragioni tecniche la preferenza pel sistema della vaccinazione in confronto dell’inoculazione del vaiolo (5).

(1) II Trionfo della Vaccinia, Poema di G io a c c h in o P o n t a genovese, Parma coi tipi Bodoniani, M D C C C X , canto VI, strofa LXXXI, pag. 265. È una bellfssima e rara edidone ne furono tirati 250 esemplari) della Bibl. Univ. di Genova segnata 4 R IV 53

(2) Nota 24, pag. 283.

(3) Difesa cit. in Archivio Sauli.

(4) Gazzetta Nazionale, n. 15, 4 ottobre 1800, pag. 115; n. 16, 11 ottobre pag 126 Un terzo articolo è nel n; 30 del 17 gennaio 1S01, pag. 234 e vi si parla anche di un opu­

scolo dell’Odier in vendita appunto nella stamperia della Gazzetta.

(5) Gazzetta Nazionale, n. 19, 1 novembre 1800, pag. 147.

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-« Cittadino Estensore,

« La vostra

Gazzetta

sempre interessante per gli articoli che liguar- dano le arti e le scienze ne ha inserito uno utilissimo sulla Vaccina.

Questa bella scoperta, che tramanderà in caratteri d’oro alla posterità il nome del Dottor Jenner estende i suoi vantaggi anche alla Liguria, e potremo rendere in avvenire immuni in questa guisa i lineamenti de nostri bam bini dalla deformità, che frequentemente era la conseguenza del vajuolo spontaneo.

« Nel 1798 sul principio del mese di ottobre mi fu dato dal dottis­

simo mio amico, medico Batt, il trattato del Dott. Jenner sulla vaccina.

Abbiamo allora desiderato con impazienza di averne ulteriori informazioni, e di poterci procurare qualche filo impregnato della materia della Vaccina per l’innesto; ma le interrotte comunicazioni pel difficile carteggio ce ne hanno privati Iongamente con grave rammarico. Finalmente in aprile p. p. da Ginevra ebbi il piacere di sentire, che il celebre Professore Odier andava facendo delle osservazioni, ed era riuscito a confermare colle proprie esperienze quanto ne aveva detto l’inventore. Lo stesso Professore mi ha graziosamente mandato delle file impregnate di questa materia, ed io ne ho inoculato per la prima una bambina di mesi 32, figlia del rispettabile negoziante Tollot (1) ed indi il figlio di tre anni dell’ex rappr. Marrè. Ne ho inoculato succes­

sivamente altri due, e in questa settimana altri sei; a tutti gl’inoculati farò indi l’innesto del vajuolo, e vi dirò in appresso il risultato.

« L’inoculazione della vaccina dev’essere generalizzata come il sicuro preservativo del vajuolo, tanto nocivo alla popolazione.

« C hiunque volesse avere del filo per questo innesto io ne ho molto, e gliene farò parte volentieri. Vi comunico un quadro di paragone fra il Vajuolo e la Vaccina d’uno de’ più rinomati medici, che ho conosciuto in Inghilterra.

(1) Egli non dice qui, ma secondo il Ponta avrebbe sperimentato per la prima volta sulla signora Tollot l’inoculazione del vaccino in donne incinte. Il Trionfo della Vaccinia, pag. 81, nota 12.

- 117 — garantirlo dopo un’infinità di esempi. Ho inoculato a diverse riprese il Vajuolo a’ bambini che avevano avuto la Vaccina, gli ho fatti giocare e dormire con altri attaccati e coperti di Vajuolo confluente; gli ho fatto toccare le loro pu­

stole ad una ad una, e replicate volte, senza che alcuno fra essi abbia preso il Va­

juolo. Mi ha egualmente dimostrato un gran numero ben considerevole di

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