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4. IL RUOLO DELLA GOVERNANCE

4.3. Pianificazione e progettazione proattiva per la Sharing Mobility ed elettrificazione

4.3.1. Partnership pubblico-privato per la Sharing Mobility

Le partnership europee nei servizi di mobilità pubblici e privati devono spesso aderire ad un ambiente normativo molto stratificato, che comprende i livelli di supervisione municipale, regionale, nazionale e della Commissione Europea. Se da un lato questo ambiente normativo a più livelli può presentare delle sfide, dall’altro può anche tradursi in efficaci collaborazione con chiari obiettivi di pubblica utilità e regole di performance che soddisfino gli obiettivi di pianificazione a lungo termine e altri obiettivi sociali.

Il Comune di Milano ha emesso una serie di Request for Proposal (RFP) per i servizi di mobilità condivisa, tra cui una per il car sharing nel 2013, nonché una RFP aggiornata nel 2016 che ha incentivato il car sharing elettrico, e una serie di RFP per scootersharing, bikesharing free floating e quadricicli. Queste RFP servono sia per concedere in licenza alle aziende di sharing mobility di operare in città, sia per incentivare i modelli operativi che meglio rispondono all’interesse pubblico e agli obiettivi di mobilità della città.

Ad esempio, la RFP 2013 del car sharing ha richiesto agli operatori del car sharing di soddisfare i seguenti requisiti:

• Almeno 1 veicolo su 100 per utenti con disabilità fisiche;

• Richiesta copertura di speciali aree geografiche della città per garantire una maggiore equità di accesso;

• Segnalazione periodica dei dati e proprietà di un sottoinsieme di dati da parte della città (numeri di iscritti, utenti, veicoli, origine e destinazione dei viaggi);

• Una tassa di 1.100€ per ogni veicolo per operare in città, e una tassa fortemente ridotta per i veicoli completamente elettrici;

• Completo accesso alle zone a traffico limitato e permessi di parcheggio nelle aree con parcheggi limitati;

Nel 2016, il Comune di Milano ha rivisto il suo RFP, introducendo nuovi incentivi per favorire la promozione e il successo del car sharing. Sono state incluse le seguenti nuove norme:

• Composizione minima della flotta incrementata da 80 a 400 unità;

• Una tassa addizionale di 100€ per ogni veicoli con motore a combustione interna;

• Sconti sui costi dei permessi per veicolo per aumentare i servizi in più comuni, con uno sconto fino al 30% per operare in 15 o più comuni;

• Sconti per i fornitori di servizi che offrono incentivi agli utenti per:

o Lasciare i veicoli in “Aree di Mobilità” o spazi ad uso comune predefiniti, con relativa garanzia di ricavi;

o Utilizzo del servizio in orari non di punta.

o Dimostrare lo scarto di un veicolo immatricolato a loro nome senza l’acquisto di un nuovo veicolo.

o Dimostrare il possesso di un abbonamento annuale all’operatore del trasporto pubblico locale.

Insieme al modello di licenza del car sharing di Milano, la città è stata proattiva nel concedere licenze anche ad altri servizi di mobilità emergenti quali il bike sharing free floating e lo scooter elettrico. Ad esempio, Milano ha emesso un RFP per il bikesharing dockless, che ha portato due società, MoBike e Ofo (adesso non più presente), ad operare all’interno della città. Grazie a questa collaborazione la città cattura una tassa di 30 euro per ogni bicicletta senza banchina e impone restrizioni sulle dimensioni della flotta (1.000-4.000 biciclette) per operatore al fine di evitare un sovraffollamento di biciclette.

Il caso di Milano evidenzia un passo importante verso il supporto ai servizi di sharing mobility che vengono considerati quindi come veri alleati per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi riguardo il taglio delle emissioni e la riduzione del traffico veicolare e non solo aziende il cui scopo principale è fare un utile positivo.

L’adozione del RFP per determinare gli operatori di sharing nella città consente agli enti pubblici di essere attivi sostenitori e partner della mobilità condivisa, fornendo alle amministrazioni la possibilità di negoziare e regolare aree come i requisiti di parcheggio e i requisiti per le operazioni.

Gli elementi chiave che possono essere inclusi in un processo di RFP sono i seguenti:

• Posizione: identificare il focus dei servizi di mobilità condivisa da parte dei comuni cercando una distribuzione equa che possa dare accesso alla mobilità anche a distretti di riqualificazione o comunità a basso reddito,

• Conformità all’accessibilità: richiedere che gli operatori della mobilità condivisa forniscano anche attrezzature, come comandi manuali, per utenti con disabilità motorie;

• Manutenzione: richiedere che gli operatori si assumano la responsabilità della manutenzione delle strutture e delle attrezzature per la mobilità condivisa, come la rimozione della neve e il trasferimento delle attrezzature per consentire la pulizia delle strade;

• Coinvolgimento del pubblico: assicurarsi che gli operatori della mobilità condivisa sollecitino il feedback del pubblico prima di localizzare i servizi in siti particolari;

• Segnalazione e valutazione: richiedere agli operatori della mobilità condivisa di riportare i dati e/o calcolare gli impatti su base trimestrale, annuale o su altre basi temporali;

Nel valutare le RFP, gli enti pubblici potrebbero voler considerare i seguenti criteri di valutazione: fattibilità economica e a lungo termine del programma;

innovazioni emergenti non presenti sul mercato; costo per l’ente pubblico e gli utenti; ubicazione dei servizi proposti; impatto ambientale dei servizi proposti;

servizi per le popolazioni con esigenze speciali (ad es, utenti a basso reddito, isolati dal punto di vista linguistico e anziani) e modello di business (ad esempio, a scopo di lucro, senza scopo di lucro, sotto forma di società per azioni).

I governi e le pubbliche amministrazioni possono sostenere la mobilità condivisa fornendo anche assistenza marketing e amministrativa. Ad esempio, i comuni possono impegnarsi in campagne di marketing congiunte con gli operatori di sharing mobility e garantire che i programmi abbiano visibilità sui siti web delle agenzie pubbliche e nelle newsletter, nei materiali di divulgazione e nei comunicati stampa.

Sovvenzioni e prestiti a basso interesse o senza interessi da parte dei comuni e delle agenzie locali agli operatori sono un altro modo per sostenere la mobilità condivisa. Questi fondi possono fornire il capitale di partenza per le spese in conto capitale che potrebbero non essere disponibili attraverso il settore privato. I

finanziamenti possono anche essere utilizzati per finanziare studi di fattibilità e programmi pilota che potrebbero portare poi ad una implementazione vera e propria.